ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 8 settembre 2011

l'olmo inaridito

Congresso Eucaristico e Olmi
08-09-2011

Caro direttore,

Ascolto da qualche giorno le notizie alla radio sul Congresso eucaristico. Si parla di povertà, di disoccupazione, e così via. Non sento parlare di altro. Non posso fare a meno di pensare al racconto della moltiplicazione dei pani nel Vangelo di Giovanni. (Cap.6)

Saziati del pane gli uomini vogliono fare Gesù re, e lui fugge sul monte da solo a pregare. 
Quanto scende rimprovera la folla: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato e  vi siete saziati. Cercate non il pane che perisce, ma quello che dura  per la vita eterna”. 

Il rischio grandissimo è quello di trasformare l’Eucarestia in un simbolo per parlare di altro: dei beni terreni, del cibo che sazia il corpo, non l’anima. Il processo dovrebbe essere esattamente l’opposto: non l’Eucaristia simbolo del pane terreno, bensì il pane terreno segno del Cibo per la vita eterna. 

Su questa strada è inevitabile finire alle conseguenza che ha descritto Ermanno Olmi nel suo ultimo film. La Chiesa senza più Crocifisso né Tabernacolo non serve ad altro che ad accogliere degli extracomunitari e non ha altro da offrire che un rifugio ed una “salvezza” terrena. 
La Chiesa non più navicella di Pietro che approda nel porto sicuro della Vita eterna, ma zattera di disperati abbandonati alla deriva del mondo presente.

Il film di Olmi (non l’ho  visto, ho letto degli articoli in internet) non è purtroppo la sola farneticazione di un improbabile"cattolico", ma la visione immaginifica, simbolica di ciò a cui già molto, moltissimo cristianesimo si è già ridotto. E sarà sempre peggio.


Luce Zareschi


ma come ti commenta la RV (radio Vaticana) ? ecco!

del grande regista bergamasco, aiutato questa volta, nella scrittura, dalle considerazioni del cardinale Gianfranco Ravasi e dello scrittore Claudio Magris. Il servizio di Luca Pellegrini: ascolta

Deve ricordare, il vecchio prete inginocchiato davanti all’altare: sono istanti faticosi, dolorosi. Deve ricordare il Cristo appeso sopra di lui, i banchi vuoti dietro di lui. La sua chiesa, per ragioni che non sappiamo, è presa d’assedio: le ruspe incombono, gli operai entrano violentando il sacro, violentando la casa di Dio. Rimane uno spazio vuoto e una sconsolata solitudine, quella che assale spesso l’anima, insieme al dubbio, quando anche gli ultimi punti di riferimento visibili spariscono. Ermanno Olmi con “Centochiodi” aveva già spogliato la cultura dai libri, la dottrina dalla complessità delle formule, andando all’essenza del messaggio cristiano. Ora, a ottant’anni compiuti, questo suo procedere nella nudità delle forme e nell’essenzialità del pensiero, si fa radicale, assillato anche lui dall’incombente minaccia che grava sulla umanità: ritrovarsi a suonare a vuoto – scrive San Paolo – come un rame o un cembalo inutili, quando una vita o una missione sono gravate dell’ultima, fatale spoliazione, quella della carità. E l’incombente pericolo oggi è quello di non capire i rischi che corriamo, sopraffatti dalle parole e dalle ipocrisie: c’è una povertà, al di là del mare, quella degli ultimi dell’Africa, quella degli immigrati che invadono nella notte la sua chiesa, per trovare protezione e rifugio, costruendo tra i banchi il loro villaggio di cartone. Olmi spoglia l’edificio anche della liturgia – la sua destinazione principale – correndo un rischio personale ma coerente, e spoglia anche il cinema di qualsiasi ultimo barlume di piacere narrativo: mette in scena, come una nuda e sacra rappresentazione, il confronto dialettico tra persone, tra gruppi, tra idee. Tra il rigore del Sacrestano, Rutger Hauer, che si fa ottuso Caino pur di salvare le apparenze e il vecchio ordine, e gli occhi del vecchio prete, Michael Lonsdale: sul letto di una morte aspettata e temuta, ricorda gli occhi di una ragazza. Provato nel fisico, provato nello spirito, si affida ancora a Cristo, cercandone il volto sulla Croce, chiedendosi oggi quel volto dov’è, mentre giù, nella sua chiesa, i clandestini ricominciano un esodo e gli uomini della legge si preparano all’ultimo, definitivo assalto.

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