(di Fabrizio Cannone) La stampa italiana “Repubblica”, “Corriere della Sera”, etc. e internazionale “Le Monde” da qualche settimana non fa che criticare e censurare duramente le legittime proteste scatenatesi a Parigi a causa dell’opera teatrale, blasfema e provocatoria, del “regista” italiano Romeo Castellucci.
L’opera, dal titolo Sul concetto di volto nel figlio di Dio, è stata rappresentata per qualche tempo al Théatre de la Ville di Parigi e ora si è sposata a Rennes, per fare in seguito, pare, il giro dei teatri francesi di maggior notorietà. Da subito numerosi (e pacifici) militanti cattolici, di varia estrazione e sensibilità, hanno reagito organizzando manifestazioni di protesta sia davanti al teatro che nei luoghi simbolici della capitale francese.
L’idea di mettere sullo sfondo di un’opera teatrale una gigantografia di Gesù, come rappresentato da Antonello da Messina, potrebbe sembrare qualcosa di bello e di “spirituale”, ma la pièce non tratta direttamente di temi religiosi e descrive il rapporto morboso e ambiguo tra un padre incontinente e l’unico figlio, costretto a svolgere mansioni di infermiere e di domestico.
La fine dell’opera, in un crescendo di non-senso tipico dell’arte moderna, mostra dei bambini che, inopinatamente, lanciano contro il Sacro Volto che giganteggia alle loro spalle, escrementi, liquami vari ed ogni infame sostanza, offendendo evidentemente, oltre allo spirito cristiano, anche il senso naturale di decoro e la stessa dignità della vera arte.
Alcuni ambienti cattolici francesi hanno realizzato fin da subito dei reportage sull’opera (cfr. “Présent”, “Avenir de la Culture”, etc.) dimostrando in modo chiaro il significato non solo meramente blasfemo e dunque offensivo della pièce, ma anche il suo carattere gnostico e “satanico”, consistente nell’attribuire a Dio il male presente nel mondo.
Sul quotidiano “La Repubblica” (1 novembre 2011) tre pagine sono state dedicate alla querelle, distorcendo completamente la realtà dei fatti e trasformando i manifestanti cristiani in violenti integralisti o addirittura in “crociati” (p. 30).
Davanti a queste forme “culturali” di anti-cristianesimo, o di “cristianofobia”, che dovrebbero fare i cattolici (e tutte le persone di buon senso e di retti costumi)? Starsene passivi a casa? Arrivare a giustificare la pubblica offesa a Cristo, come ha tentato di fare il quotidiano francese di ispirazione cattolica “La Croix”?
Certamente se il laicismo aggressivo, di cui il Papa parla spesso in termini di “dittatura del relativismo”, non sarà combattuto e bilanciato da manifestazioni di questo tipo, esso diverrà sempre più arrogante e violento, perseguitando la Chiesa, i cattolici e tutti i credenti.
Non può non destare meraviglia inoltre che un noto sociologo come Massimo Introvigne, ufficialmente impegnato in sede europea a denunciare le manifestazioni di intolleranza verso i cristiani, assuma una posizione intermedia tra i cattolici indignati e gli anticlericali laicisti (cfr. “Bussolaonline”, 5 novembre 2011).
Se da un lato egli minimizza la gravità dell’opera teatrale, quasi che lanciare escrementi sul Volto di Cristo non costituisca oltraggio e discriminazione anti-cristiana, dall’altro censura i manifestanti, i quali sarebbero marginali nella Chiesa e nella società, e avrebbero posizioni non sempre condivisibili.
Oggi, in realtà, sono tutti i cattolici, in Europa, e non solo i più intransigenti, a subire una feroce emarginazione da parte del potere laico egemone Ciò accadrà sempre più se mancheranno le proteste davanti agli attacchi continui fatti alla Chiesa, al Papa e alla fede cristiana. (Fabrizio Cannone)
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