«Tintin? Macché razzista, è un eroe cattolico»
«Tintin eroe cattolico»: è il titolo dell’Osservatore Romano che dedica ampio spazio al personaggio dei fumetti nato 1929 dalla matita di Georges Prosper Remi, in arte Hergè, riportato in auge dal regista Steven Spielberg, che si è ispirato a Tintin per il suo film, in questi giorni sui nostri schermi. Oltre a una recensione della pellicola, il giornale vaticano pubblica integralmente la voce dedicata a Tintin dal Dictionnaire amoureux du catholicisme, in cui si legge tra l’altro: «Tintin è un cavaliere occidentale dei tempi moderni, un cuore senza macchia in un corpo invulnerabile; attraversa come una meteora l’umanità comune - la sua geografia, la sua psicologia - doppiamente esaltato dal gusto profano del mistero e dal sacro imperativo morale: salvare l’innocente, vincere il Male». «Tintin - rileva l’Osservatore romano - non è un personaggio noto al pubblico di oggi, e non solo in Italia. E anche tra gli adulti, i ragazzi di qualche decennio fa, non era tra i più in voga. Tuttavia aveva un seguito di appassionati. E sono loro, crediamo, quello zoccolo duro - grazie anche ai figli al seguito, perplessi all’inizio - che ha comunque garantito un onorevole piazzamento al cinebox». Da notare che nei giorni scorsi il quotidiano vaticano aveva difeso Tintin dalle accuse di razzismo rivoltegli dalla critica in Gran Bretagna (ogni tanto si ritira fuori la storia del razzismo del collaborazionista Hergé...) parlando di «integralismo politicamente corretto» e sottolineando l’incapacità di ricollocare il personaggio nella sua dimensione storica e culturale.
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L''Osservatore romano' coglie l'opportunità dell'uscita del film di Steven Spielberg per dedicare diversi articoli della propria edizione quotidiana al personaggio di Tin Tin che - recita un titolo di prima pagina - è "un eroe cattolico". Il quotidiano vaticano ripropone, in particolare, la pagina del 'Dictionnaire amoureux du catholicisme' dedicata al personaggio creato nel 1929 dal disegnatore belga Hergé. "Tintin è un cavaliere senza macchia esaltato dal gusto per il mistero e dall'imperativo di proteggere i deboli", vi si legge. "Tintin non è un cattolico identificabile come tale. Non prega mai Dio quando la morte lo sfiora, e non lo si vede mai in una chiesa. Una breve allusione a san Giovanni Evangelista tradisce appena un residuo di catechismo. L'angelo custode del capitano Haddock e quello di Milou, in guerra aperta con un diavolo immaginario, fanno sorridere. La religione - Incas, culto del Sole, buddisti, musulmani - è quella degli altri, bisogna rispettarla, essa perpetua una cultura, e, su questo piano, Hergé sarebbe piuttosto relativista". Eppure "Tintin è un eroe del cattolicesimo, imbevuto dell'ideale dello scoutismo di cui si conosce l'importanza nella formazione di Hergé". Ad ogni modo, "accanito anticomunista fin dal suo Tintin chez les Soviets, dove il giornalista belga non è ancora un superman comico, Hergé sfianca senza pietà le satrapie dei latinos, i capitalisti yankee e i trafficanti al loro soldo". Più mitigato il giudizio sul film di Spielberg: "Scritta, cancellata, riscritta, per poi diventare il primo capitolo di un'ideale trilogia per ora solo ipotizzata, la sceneggiatura firmata dal duo inglese Steven Moffat e Edgar Wright non convince del tutto". Più in generale, "l'impressione è quella di una briosa introduzione al personaggio. Di un progetto ambizioso e ricco di potenzialità allo stato embrionale. E forse troppo preoccupato di non scontentare il grande pubblico americano, ancora in buona parte digiuno del personaggio belga, e viceversa abituato a farsi offrire dai produttori solo quello che conosce già alla perfezione".
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