ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 30 dicembre 2011

LETTERA APERTA A "SI' SI' NO NO"

di P. Giovanni Cavalcoli, OP
Cari Amici,
ho letto l’articolo “Punti fermi” del 31 ottobre scorso. La firma “Dominicus” in una trattazione così sensibile al tema della verità in teologia e nella nostra santissima fede cattolica, con citazioni di autori tomisti, come è il vostro solito, mi ha fatto subito pensare alla mia missione di Figlio di San Domenico, che voi già conoscete e che avete citato altre volte nel vostro Periodico, per cui colgo l’occasione per ringraziarvi nuovamente, da Domenicano docente emerito di teologia a Bologna, che vi segue da molti anni, sin da quanto lavorò, negli anni ’80, in Segreteria di Stato, dove pure arrivava il vostro interessante Bollettino.
Da tempo c’è tra noi una franca discussione su temi importantissimi di attualità ecclesiale, in particolare come interpretare e che valore dare ad alcuni insegnamenti dottrinali del Concilio Vaticano II, i quali presentano una novità rispetto dalla Tradizione e al precedente Magistero della Chiesa, novità la quale fa pensare ad una “rottura” o ad una “contraddizione”, come a dire che il Concilio si sia sbagliato o insegni il falso, in riferimento alla verità immutabile ed irreformabile della dottrina precedente, la quale o è di fede definita (dogma) o comunque, anche se non definita come di fede, è comunque materia di fede. La prima, come sapete bene voi che conoscete l’ermeneutica tradizionale, è de fide credenda o fede divino-teologale, la seconda è de fide tenenda o di fede ecclesiastica.
So bene che voi insistete con molti argomenti tratti dalla Tradizione, dalla Scrittura, dal Magistero precedente e dai teologi, in particolare l’Aquinate, e più recentemente citando le opere di Mons.Gherardini, eminente e dottissimo teologo del quale mi onoro di essere amico, insistete, dicevo, nel sostenere la tesi della “rottura” o della “contraddizione”, cioè mi par di capire, anche se noto in voi un
certo pudore o ritrosia nel dirlo, che secondo voi il Concilio contiene delle eresie e quindi con esso i Papi e la Chiesa stessa docente hanno abbandonato il sentiero della verità di fede precedentemente definita, ci stanno guidando per sentieri fuorvianti, hanno tradito la Tradizione ingannandoci con vuote e non dimostrate assicurazioni di “continuità” adducendo il pretesto del “progresso” o “sviluppo” dottrinale che fa piacere ai modernisti, e questo si può capire perché il Concilio stesso ha ceduto al modernismo(1).

Nel contempo però voi vi considerate e volete essere cattolici romani, riconoscendo l’autorità del Papa come Successore di Pietro e Vicario di Cristo, interprete infallibile in ultima istanza della dottrina di Cristo, Maestro al quale si deve obbedienza in materia di fede; riconoscete l’autorità dei Concili ecumenici, nonché la divinità della Chiesa “colonna e fondamento della verità” e luce delle genti.
Ora io mi domando come mettete assieme queste due convinzioni: “il Concilio sbaglia però noi crediamo all’indefettibilità della Chiesa e vogliamo essere cattolici”, anzi è nel nome del nostro essere cattolici fedeli alla Tradizione e al Vangelo che noi diciamo che il Concilio sbaglia in fatto di dogma e di dottrina della fede.
Voi sostenete che con la scusa di una malintesa “pastoralità” il Concilio e i Papi susseguenti in realtà hanno manipolato la dottrina, hanno deviato dalla verità, hanno mutato ciò che non bisognava mutare, vogliono propinarci novità dottrinali che smentiscono ciò che la Chiesa ha sempre, dovunque ed universalmente insegnato in materia di fede.
Il Concilio, voi dite, ci propone una falso concetto di Chiesa, che non è più quello vero precedentemente insegnato. Non è più la “Chiesa di sempre”. Ha falsificato il concetto di Rivelazione. La Messa che ci propone è una Messa mezzo protestante, non è più la “Messa di sempre”. Ci propone una collegialità conciliarista, un ecumenismo che sa di indifferentismo, una “libertà religiosa” che sa di relativismo. Il Concilio è inquinato dagli errori dell’illuminismo, della Rivoluzione Francese, dell’antropocentrismo, del naturalismo, del liberalismo, del panteismo, del protestantesimo, insomma da tutti gli errori della modernità. Ma tutte queste dottrine sono o false o eretiche. Dunque il Magistero conciliare ci insegna delle eresie. Allora la Chiesa non è più lumen gentium e non è più colonna e sostegno della verità?
Ma - voi dite - noi crediamo nell’indefettibilità della Chiesa in quanto soggetto docente, ma non in rapporto all’oggetto insegnato ossia la dottrina. Ma questa è la stessa distinzione dell’eretico Küng, con la differenza, che mentre per lui, storicista com’è, il Magistero è fallibile perché non esiste una verità immutabile, per voi che credete ad una verità immutabile, il Magistero è fallibile perché può allontanarsi da questa verità.
Osservo che non ha senso questa distinzione tra soggetto e oggetto quando si tratta di insegnare verità di fede o connesse alla fede o che riprendono o spiegano o sviluppano verità precedentemente definite o insegnate dalla Scrittura o dalla Tradizione. Qui l’oggetto, ossia l’insegnamento dottrinale è regola del soggetto: il soggetto è indefettibile perché insegna infallibilmente la verità. Nell’oggetto la Chiesa non può sbagliare, altrimenti dovremmo dire che Cristo l’ha ingannata quando le ha promesso di assisterla sino alla fine dei secoli e di condurla alla pienezza della verità.
Voi insistete sul fatto che il Concilio non ha voluto definire nuovi dogmi per negare l’infallibilità delle sue dottrine, ossia, come lasciate intendere ma non avete il coraggio di dirlo apertamente, per concludere che le dottrine del Concilio sono false, sbagliate, eretiche. Questa mancanza di coraggio, “coraggio” che in realtà sarebbe uno scandalo degno di protestanti, o modernisti, è quello che in qualche modo vi salva. Ma ciò non impedisce di lasciar intravedere la vostra falsa convinzione. Non vi rendete conto infatti che nel vostro ragionare qualcosa non va? Il Magistero della Chiesa in fatto di fede è infallibile o è fallibile? Dovete scegliere.
E’ qui che si vede se siete veramente cattolici oppure criptoprotestanti o, nonostante la vostra intenzione contraria, criptomodernisti. Ma almeno i modernisti sono coerenti: essi per principio hanno una gnoseologia relativista ed evoluzionista. Ma come fate, voi tomisti che vi dichiarate per l’esistenza di una verità immutabile e certa e tutto sommato vedete la Chiesa come maestra della verità, come fate poi a finire con protestanti e i modernisti col dire che la Chiesa in fatto di dottrina della fede può sbagliare?
Il Magistero non è infallibile soltanto quando proclama o definisce un dogma, ma anche quando semplicemente insegna una verità di fede o prossima alla fede senza dichiarare di voler definire. Basta che si tratti di materia di fede, come è il caso delle nuove dottrine conciliari. E’ questo l’insegnamento che risulta dall’Istruzione Ad tuendam fidem, che voi certamente conoscete. Del resto, quando voi negate l’infallibilità, certo con ciò non identificate sic et simpliciter il fallibile con l’attualmente falso. Eppure non escludete il poter sbagliare, non negate che in futuro ciò cheoggi è insegnato diventi falso o si mostri falso.
Ora ciò contrasta con la missione divina di insegnamento del Vangelo affidata da Cristo alla Chiesa. Dunque negare l’infallibilità del Magistero è contro la fede e quindi è eresia. Nel momento in cui voi accusate, magari velatamente, il Concilio di essere caduto nell’eresia, non vi accorgete di esserci caduti voi stessi.
Se la Chiesa non può che essere infallibile nella dottrina (definita o non definita), può sbagliare nella pastorale. E su questo punto è consentito criticare il Concilio. Per esempio esso ha un atteggiamento troppo ottimista nei confronti del mondo moderno ed è troppo vago ed indulgente nel condannare e confutare gli errori. Il suo linguaggio manca di forma giuridica, è a volte impreciso ed equivoco e si presta ad interpretazioni moderniste. Ma il modernismo è un’eresia e quindi non ha senso accusare il Concilio di eresia. Bisogna interpretarlo in linea con la Tradizione.
Tali errori o imprudenze, poi, invece di esser stato corretti nel postconcilio, sono stati ulteriormente peggiorati, sino a giungere alla situazione attuale nella quale circolano liberamente eresie di ogni genere senza che intervenga nessuno. Io ho bensì scritto un libro per trattare di questo grave problema pastorale, che mi permetto di segnalarvi: La questione dell’eresia oggi, Edizioni Vivere In, Monopoli (BA), 2008.
Voi dite che oggi la situazione è disastrosa, il modernismo è imperante, l’eresia dilaga, gli ortodossi sono emarginati, i pastori non intervengono o addirittura vanno fuori strada e quindi danno scandalo. Tutto ciò è vero, ma voi cosa fate per rimediare questa situazione? Certo la fede nell’indefettibilità della Chiesa va bene, ma la Chiesa è indefettibile innanzitutto nell’insegnare la verità.
La fiducia in Maria Ss.ma va benissimo, ma Maria, Madre della Verità e del Fondatore della Chiesa, desidera da voi che accogliate docilmente e fiduciosamente non solo il Magistero preconciliare ma anche quello postconciliare, sforzandovi di vedere la continuità e vedendo inesso una migliore conoscenza della Parola di Dio.
Per rimediare a questa situazione la strada è precisamente la retta interpretazione e l’applicazione del Concilio, come vanno dicendo i Pontefici da cinquant’anni. Il problema è che Roma stenta ad intervenire per correggere le deviazioni perché non ha l’appoggio dell’episcopato.
Il modernismo è effettivamente diffuso e trova il suo massimo esponente in Karl Rahner(2). Ma il modernismo può essere sconfitto non col tornare indietro, ma con un sano richiamo alla Tradizione e proprio applicando il Concilio che ci insegna una sana modernità. Siamo infatti cristiani del sec.XXI e non del ‘800 o del ‘500 o del medioevo.
Chiediamo semmai al Santo Padre che ci spieghi, ci chiarisca, o ci interpreti in modo definitivo, inequivocabile e preciso i punti controversi, dove hanno buon gioco i modernisti, ma facciamolo con fiducia non partendo dalla falsa convinzione che in realtà la continuità non c’è.
E’ vero che la continuità va dimostrata, ma è assolutamente indimostrabile che la continuità non c’è. Se ci pare che non ci sia la continuità non è perché essa oggettivamente non c’è, ma è perché siamo noi, soggettivamente, che non capiamo. Altrimenti, lo ripeto ancora una volta, dovremmo concludere che Cristo ci ha ingannati. Vogliamo giungere a questa conclusione? Vogliamo noi correggere la Chiesa che è uscita dalla verità? Ma allora chi è infallibile? La Chiesa o lo siamo noi?
Un fraterno saluto
P.Giovanni Cavalcoli,OP

Santo Natale 2011

NOTE
1) Come saprete io, col Papa, sono sostenitore della continuità e credo di poterla dimostrare nel mio recente libro Progresso nella continuità. La questione del Concilio Vaticano II e del postconcilio, Edizioni Fede&Cultura, Verona 2011.
2) Mi permetto di segnalare la mia critica a rahner contenuta nel libro Karl Rahner. Il Concilio traditio, Edizioni Fede&Cultura, Verona 2009

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