ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 5 settembre 2011

Il tabernacolo conciliato


ANTONIO SOCCI SUL TRAGICO OCCULTAMENTO DEI TABERNACOLI


Tabernacolo di Star Treck del Santuario di Fatima

Cari amici, qui sopra vedete una foto della cosiddetta "Cappella del SS. Sacramento" del nuovo - diabolico - santuario di Fatima (Chiesa della SS. Trinità). La cappella si trova nel sotterraneo del santuario. All'interno dell'enorme chiesa consacrata dal Card. Bertone, non esiste il tabernacolo. Quello della cappella sotterranea non è un tabernacolo ma un abominio geometrico che sembra realizzato più per una divinità massonica che per Cristo... E' uno dei tanti esempi di dislocazione perversa del Tabernacolo in angoli inaccessibili delle nostre chiese.

A tal riguardo qui di seguito potete leggere lo splendido e tragico articolo di Antonio Socci apparso oggi su Libero. Una voce autorevole si leva contro il vezzo di anteporre i contenuti della "nota pastorale" della CEI del 1996 sull'adeguamento liturgico all'esempio pratico e magisteriale di Papa Benedetto XVI (Sacramentum Caritatis del 2007). Speriamo che i Vescovi italiani e qualche competente dicastero vaticano (Congregazione per il Culto Divino) sappiano raccogliere l'appello al ripristino della centralità del Tabernacolo nelle nostre chiese. Un ripristino che non può essere emotivo o temporaneo, ma che andrebbe sancito nero su bianco in documenti e decreti ben più solidi di una vaga "nota pastorale" assurta a legge federale dei Vescovi italiani. Buona lettura!

Francesco Colafemmina

Talis pater?


Aiuto, sta per scoppiare lo scisma nella chiesa del discepolo di Ratzinger

“E’ il momento della verità”, scrive il settimanale cattolico inglese Tablet in merito alle proteste dei 329 preti austriaci (tanti sono diventati da inizio luglio, quando erano soltanto in 150, a oggi) che ancora minacciano, a pochi giorni dall’arrivo di Papa Benedetto XVI nella vicina Germania, di uscire dalla chiesa cattolica se non vedranno Roma cedere alle loro richieste: sì alle donne prete, basta col celibato sacerdotale e con le misure restrittive per i divorziati risposati.
Il rischio è niente meno che uno scisma, uno strappo contro il quale il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, sta cercando di opporre tutta l’arte diplomatica di cui è capace.
Ma non è facile. L’antiromanità da sempre presente in parte del cattolicesimo di area tedesca, e spinta con forza dai settori protestanti, è viva e decenni dopo decenni non promette di diminuire.
Uno dei più influenti abati dell’Austria, Martin Felhofer dell’abbazia di Schlägl, ha detto nelle scorse ore che lo scisma “è vicino” e che per scongiurarlo Schönborn può fare ben poco a meno che vescovi, religiosi e preti del paese non si siedano attorno a un tavolo e trovino una soluzione.
Per tutti il pericolo maggiore è uno: che i 329 arrivino alla rottura definitiva il prossimo 22 settembre, ovvero il giorno in cui Benedetto XVI atterrerà nella sua terra natale. I 329 hanno ricevuto recentemente una lettera dell’arcivescovo di Vienna che chiedeva loro di obbedire a Roma. La risposta altro non è stata che un rinnovato appello alla disobbedienza, con richiesta esplicita che di qui in avanti siano i laici a guidare le parrocchie. A loro dire altra soluzione non vi è per contrastare il disastro della carenza generalizzata di vocazioni sacerdotali.
Secondo un sondaggio effettuato nei giorni scorsi in Austria circa il 76 per cento degli interpellati (cittadini austriaci di diversa estrazione) vede con favore le rivendicazioni dei ribelli. Non così le gerarchie cattoliche.
Queste vedono tutto il movimento di protesta con profonda apprensione tanto che il teologo Paul Zulehner, amico di Schönborn e insieme vicino al movimento Noi siamo chiesa, ha chiesto di offrire risposte in tempo breve, per evitare lo scisma.
Schönborn è stato pochi giorni fa a Castel Gandolfo per partecipare all’annuale appuntamento di studio che il Papa organizza con i suoi ex allievi e non ha mancato di riferire degli avvenimenti austriaci come in precedenza aveva fatto in curia. Da Roma l’indicazione è di “resistere”, ma nello stesso tempo di fare di tutto per evitare la rottura definitiva. Un’impresa che, visto come stanno andando le cose, sembra essere al limite del possibile.
A guidare il dissenso in Austria è un ex collaboratore di Schönborn, ovvero Helmut Schüller, ex vicario generale di Vienna. La sua spinta riformatrice è una spina nel fianco della chiesa austriaca e soprattutto di Schönborn. Recentemente era circolata la notizia di una marcia indietro dei riformatori: “Nemmeno per sogno”, ha subito fatto sapere ai media proprio Schüller.
Pubblicato sul Foglio sabato 3 settembre 2011

domenica 4 settembre 2011

Il priore all'acqua di bose


Irene – simulazione del castigo divino

Guai ad affermare che Dio ci castiga: è una bestemmia che ha creato più atei che certe filosofie dell’800 su cui abbiamo scaricato la colpa dell’ateismo militante e dell’indifferenza attuale. I Cristiani, con l’immagine di un Dio che va in collera, di un Padre che era peggiore e più esigente dei padri umani, hanno creato il rifiuto di Dio in molti…
Affascinante, energico, sconvolgente, dirompente, assoluto e imbarazzante. Sì, lo gnosticismo ingenuo di Fratelenzo a volte è proprio imbarazzante (Enzo Bianchi 11.03.99 – meditazione sul Figlio prodigo… pardon, sul Padre Misericordioso).
Insomma la ritrita tesi per cui la Chiesa è all’origine dell’apostasia, mentre Nietzsche – se solo lo avessimo lasciato leggere ai nostri adolescenti – avrebbe rinvigorito la fede dei popoli. Imbarazzante ed ingenuo. Ingenuo ed assurdo. Così assurdo da parer vero, degno erede di Deridda e Foucault il decostruzionismo di Fratelenzo acceca i semplici e ammutolisce i dotti.

venerdì 2 settembre 2011

Ad pejora!

Video: neocatecumenali, dov'è l'Adorazione? Ma non c'è neanche l' "allegria"...
Nel primo dei video sotto inseriti osserviamo una "liturgia" neocatecumenale svoltasi a Pamplona durante la GMG. Facce depresse, fiacchi battimani. L'architettura classica della chiesa e le riprese col grandangolo contribuiscono a rendere ogni scena surreale. Verso i 2 minuti e 40 secondi si vedono chierici e laici (!?) 'spezzare' i pani. Orribili quelle insalatiere sull'altare che dovrebbero ospitare il Sangue di Cristo.
Il popolo intorno sta comodamente seduto: naturalmente nessuno si inginocchia, vorrete mica inginocchiarvi di fronte al Signore presente nel Sacramento? Gli inginocchiatoi sono lì ma guai a chi osasse utilizzarli... Verso i 3 minuti e 38 c'è la distribuzione delle ostie (o meglio delle pagnotte spezzate e sbriciolate): comodamente seduti ci si alza in piedi a ricevere il proprio pezzo di Pane e immediatamente ci si siede di nuovo, come se non si trattasse del Sacramento ma di un commestibile qualsiasi. E poi, vorrete mica che consumino subito come si fa in tutta la Chiesa cattolica? Macché! Si siedono lì a guardarlo, per poi assumerlo tutti insieme, mentre la guarnigione di schitarranti continua ad annoiare con qualche nenia a velocità di moviola.

Nel minuto successivo c'è tutta una rassegna di facce che tutto indicano tranne devozione e desiderio. Verso i 5'15" comincia il secondo giro, quello delle insalatiere. Si vede uno dei camerieri liturgici che non si prende nemmeno la briga di pulire eventuali tracce di saliva (verso i 6'30" c'è uno che lo fa). Continua poi per parecchi minuti lo schitarramento della canzonetta funebre kikiana che mette tanta tristezza (e si vede!) Dopo 9'45" i sacerdoti escono dalla scena e arriva la vera animazione: si formano chiassosamente trenini e girotondi attorno all'altare (che dico: la 'mensa'), i fedeli sembrano essere usciti dal letargo. Ma (come specialmente si vede attorno ai 10'18") salvo rari sorrisi di circostanza, non hanno facce che sprizzano la tanto decantata "allegrìa". Più che un balletto di allegria (come vorrebbe Kiko), sembra piuttosto l'esecuzione di un cerimoniale che non ha nemmeno nulla di gioioso. Qualcuno trova finalmente fiato e prende a cantare la canzonetta kikiana, il cui suono è sempre attorno ad un "uoòòò" calante e triste, per ancora parecchi minuti fino a quando fanno un applauso finale e termina la messinscena. Niente a che vedere con il grande dono che ci ha consegnato nostro Signore...

Povero lui ..e noi!


Quando un prete cerca l’applauso

Pubblicato su palazzoapostolico.it giovedì 1 settembre 2011

mercoledì 31 agosto 2011

Silenzi dai modernisti



Ancora su Flores d’Arcais e su chi era Gesù

Prima di Paolo Flores d’Arcais e della sua indagine intorno a Gesù (era il Messia o è tutta un’invenzione?), ha scritto in merito non pochi libri Antonio Socci.
In queste ore sono andato a riguardarli. E’ qui che molti critici e scettici intorno alla pretesa contenuta nei Vangeli (era Gesù davvero il figlio di Dio?) possono trovare ampie e documentate risposte.