ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 18 settembre 2011

Strani Gesuiti


I gesuiti lo fanno strano. Indissolubilità del matrimonio, unioni gay e progressismi vari. Storia della lunga (e cruenta) guerra tra i figli americani di Ignazio e l’ex Sant’Uffizio. La peggiore grana teologica di Ratzinger

Non c’è soltanto parte della chiesa tedesca che, come dimostra la recente intervista rilasciata al settimanale Zeit dal capo dei vescovi Robert Zollitsch, chiede al Vaticano un ripensamento circa le norme adottate da tempo nei confronti dei divorziati risposati. Ci sono anche i gesuiti statunitensi a chiedere a Roma continue riforme fino a teorizzare, con più articoli pubblicati sul prestigioso mensile Theological Studies con sede a Milwaukee, la possibilità che la chiesa riveda interamente la dottrina circa l’indissolubilità del matrimonio.

Questa è proprio bella!






15/9/2011
Padre Pio,Gemelli non fu il nemico
NON FU LUI A PROVOCARE LA TEMPESTA DEL SANT'UFFIZIO CONTRO IL CAPPUCCINO
VATICANISTA DE LA STAMPA
Non furono le prime allarmanti confidenze di padre Agostino Gemelli, nella vulgata il 'detrattorè di
Padre Pio, a provocare l'indagine del Sant'Uffizio nel 1921 su di lui. Nè il suo primo incontro con il cappuccino avvenne «su incarico» del Sant'Uffizio. Furono invece le dichiarazioni giurate - del luglio 1920, acquisite dal vescovo di Foggia Salvatore Bella e finite a Roma - a scatenare la tempesta:quella del farmacista Domenico Valentini Vista e della cugina Maria De Vito, avanzanti il sospetto che Padre
Pio si procurasse da sè con l'acido fenico e la veratrina richiesti in segreto, le presunte stimmate. Così, da subito, la storia prese una piega differente da quella auspicata da Gemelli che chiedeva, tra l'altro, l'invio di tre specialisti: «uno psicologo, un medico, un teologo», nonchè di «ingessare un arto superiore e uno inferiore» del cappuccino. Ad avanzare le nuove tesi, appoggiandosi a lunghe ricerche specie negli archivi di quella che oggi si chiama la Congregazione per la dottrina della fede, ma anche dell'Archivio Segreto Vaticano (accessibili sino all'anno 1939), è don Francesco Castelli. Con il suo nuovo libro «Padre Pio e il Sant'Uffizio (1918-1939)» pubblicato dalle Edizioni Studium (pagine 257, euro 20), secondo le anticipazioni fornite da «Avvenire» e «Osservatore Romano», offre documenti inediti su fatti e comportamenti di insospettati personaggi dell'intricata vicenda, scagionando Padre Gemelli dall'accusa di essere stato il nemico giurato di Padre Pio.La scelta assunta per l'indagine - con il ricorso a un visitatore apostolico dai pieni poteri - fu ritenuta meno invasiva rispetto al metodo che Gemelli riteneva utile a dissipare i dubbi. Metodo, che, del resto, morto Benedetto XV nel gennaio 1922, anche durante il pontificato del successore Pio XI fu ininfluente nelle decisioni sul caso assunte dai cardinali, talora «congelate» dallo stesso pontefice: tutt'altro che «interventista a priori» nell'affaire o «pilotato da Gemelli», come pure si ripete.Castelli si sofferma sulla scelta del Sant'Uffizio (dopo la prima consulenza chiesta al domenicano Joseph Lèmius che scartò le proposte di Gemelli) del vescovo di Volterra Carlo Raffaello Rossi (già visitatore nei seminari pugliesi, e censore di opere di Semeria e Buonaiuti) quale «uomo delle indagini» (e che,dopo la sua ispezione, quanto alle stimmate elencherà «argomenti teologici» sfocianti nella convinzione: «sembri non manchino motivi per far propendere in favore del dono sovrannaturale»).Castelli ricorda anche la dichiarazione su Padre Pio da parte
del Sant'Uffizio nel 1923 che, a partire da una corretta interpretazione del «non constare» - qualcosa da tradurre più come «non risulta» invece che «si esclude» - esprimeva un pronunciamento sospensivo e non un giudizio sui fatti relativi al cappuccino (tesi, secondo Castelli, confermata dai provvedimenti
contestualmente adottati). Altro punto: la decisione unanime dei cardinali del marzo 1931, con la proibizione a Padre Pio di celebrare in pubblico e di confessare, disposizione (da intendersi più come argine al devozionismo e per sottrarre il frate ai minacciati disordini di alcuni esaltati) sospesa da Pio XI deciso a ricorrere a Benito Mussolini dopo i vani tentativi di trasferire il cappuccino. Nè Castelli dimentica di analizzare, nella storia processuale, lo stile - analitico e cauto- di papa Ratti: che mai ratificò sistematicamente le decisioni dei cardinali (anzi, su trenta sedute - concentrate soprattutto nel primo decennio del pontificato - almeno in tredici Pio XI intervenne a modificare, integrare, sospendere i decreti cardinalizi). Delle tre lettere inedite di Gemelli riportate nel nuovo libro (sinora erano note le due da lui inviate all'assessore del Sant'Uffizio monsignor Carlo Perosi nel 1920, il testo destinato sempre allo stesso Dicastero nel 1926 e le due al gesuita Cirillo Martindale del 1952), attira qui l'attenzione di Castelli quella per l'assessore del Sant'Uffizio monsignor Nicola Canali, scritta il 16 agosto 1933 e motivata dall'uscita del volume di Giorgio Festa «Tra i misteri della Scienza e le luci della fede», «con un capitolo ingiurioso» a detta di frà Agostino nei suoi confronti. Padre Gemelli lamentato il fatto di non aver mai pubblicato nulla su Padre Pio e ritenendo l'attacco infondato, ricorda quanto aveva sostenuto nel 1924 a proposito delle stimmate del Poverello: «Le stigmate di s. Francesco non presentano solo un fatto distruttivo, come in tutti gli altri, ma bensì anche un fatto costruttivo. Questo è un fatto assolutamente inspiegabile della scienza, mentre invece le stigmate distruttive possono essere spiegate con processi biopsichici». «Evidentemente» - continua Gemelli cercando di decifrare perchè Festa lo contesti proprio a riguardo di padre Pio - «l'autore del presente volume, dr. Festa, ha giudicato che con tale mia assolutezza di giudizio io mi riferissi al Padre Pio. La illazione è ingiusta....». «Ciò lascia supporre, come avremo modo di verificare in un prossimo studio, che frate Agostino non pensasse a padre Pio quando riferì, nel 1924, di alcuni presunti stimmatizzati esaminati e ritenuti non autentici», chiosa Castelli alla fine del libro. Nel frattempo l'interrogativo è lanciato: Padre Pio fra il Sant'Uffizio e Gemelli è una storia da riscrivere?

Per chi vuole documentarsi seriamente puà sfogliare gli articoli a puntate su P.Pio pubblicati da
http://www.chiesaviva.com/CHIESA%20VIVA.htm

 ad esempio  http://www.chiesaviva.com/435%20mensile.pdf




Fra modernisti ci si aiuta!


"Riaprire caso Fogazzaro"
LO SCRITTORE FU VITTIMA DI «UNA PREVARICAZIONE ANCORA SANGUINANTE», EVIDENZIA IL MINISTRO VATICANO DELLA CULTURA,GIANFRANCO RAVASI 

VATICANISTA DE LA STAMPA
Dopo il «caso Gaileo», la Chiesa dovrebbe riaprire anche il «caso Fogazzaro», lo scrittore vicentino le cui opere furono messe all'Indice dei libri proibiti con l'accusa di «modernismo». Per il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, è tempo di una rilettura degli eventi culturali ed ecclesiali di cui fu protagonista Antonio Fogazzaro (1842-19119, l'autore del romanzo «Piccolo mondo antico» di cui quest'anno ricorre il centenario della
morte.
  In uno scritto che appare nella nuova edizione di «La vita di Antonio Fogazzaro» di Tommaso Gallarati Scotti (Morcelliana, pagine 512, euro 30,00), il cardinale Ravasi ricorda il «mea culpa» del Giubileo del 2000, quando Papa Giovanni Paolo II chiese perdono per i peccati commessi dalla Chiesa durante la sua storia bimillenaria.   

venerdì 16 settembre 2011

Mantua infelix

 “meno Messe, più Messa”, ma i conti non tornano…

«Meno messe, più messa» recitava uno slogan più o meno di trent’anni fa. Di cui oggi si pagano le conseguenze, come testimonia la reazione di una piccola comunità del Mantovano, quella della frazione di San Giacomo di Cavriana, trovatasi di punto in bianco senza il «servizio liturgico domenicale».
L’unica S. Messa, dopo tre secoli, è stata sospesa. «Un vero e proprio sopruso», scrivono i fedeli, che precisano come l’ordine sia giunto dall’alto, «Vescovo in primis e sacerdoti dell’unità pastorale». Senza «alcuna ragione realistica», bensì con un atto definito «autoritaristico», benché sempre più frequente in quella Diocesi: situazioni simili vi sarebbero a Volta Mantovana, Goito e Castiglione delle Stiviere.

Austria infelix?


Shuller




Austria, qualcuno vuole lo scisma

di Vito Punzi
15-09-2011

Appena due mesi fa il cardinale di Vienna Christoph Schönborn si è ritrovato nel duomo di Santo Stefano a celebrare il funerale di Ottone d’Asburgo, l’ultimo appartenente all’antica famiglia imperiale. Non pochi hanno voluto vedere in quella cerimonia la fine del glorioso cattolicesimo austriaco.

Nella capitale governata da decenni da amministratori di stampo socialista, Schönborn, l’allievo ed amico di Ratzinger, discendente di un’antica famiglia aristocratica, è da giugno sotto pressione a causa di una “Iniziativa per la disubbidienza”, che vede protagonisti ormai più di trecento sacerdoti austriaci. Guidati da Helmut Schüller, già uomo di fiducia e vicario generale del cardinale, sempre più uomini di chiesa azzardano un’opposizione al sistema di governo ecclesiastico che loro definiscono come “rifiuto romano ad effettuare una riforma da tempo necessaria”.

Chissà chi lo sa...


Quando Fellay disse: “Restiamo fuori”

Dopo aver letto il comunicato di ieri relativo all’incontro avvenuto in Vaticano tra la Dottrina della fede e i lefebvriani mi domando cosa succederà. E, soprattutto, mi chiedo: quanto i lefebvriani sono cambiati rispetto a quattro anni, fa quando per il Riformista intervistai il loro attuale capo, Bernard Fellay. Quanto sono disposti ad accettare il Concilio come la Santa Sede chiede loro?
Ecco di seguito l’intervista. Era il 25 ottobre 2007.
IL MOTU PROPRIO NON BASTA. I LEFEBVRIANI RESTANO FUORI

mercoledì 14 settembre 2011

I semi dei frutti


titolo l'azione giudaico-massonica al concilio

di Autori Vari 1

massoneria e giudaismo al concilio


Durante il Concilio Vaticano II, soprattutto in previsione della ratifica del Decreto Nostra Ætate, un documento dedicato ai rapporti con l'ebraismo e con le altre religioni non-cristiane, un'équipe di sacerdoti messicani, guidata dal gesuita Padre Joaquín Sáenz y Arriaga, iniziò a distribuire ai Padri conciliari alcuni documenti, uno dei quali è lo scritto raccolto in questo opuscolo. Lo scopo era di mettere al corrente la Gerarchia riunita in Concilio degli incontri segreti intercorsi tra il Cardinale Augustin Bea, presidente del Segretariato dell'Unità dei Cristiani, e i suoi collaboratori, e alcune potentissime lobby ebraiche come il B'nai B'rith o il Congresso Mondiale Ebraico. Obiettivo di questi accordi segreti era la rimozione di ogni responsabilità ebraica nella Passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo...

lunedì 12 settembre 2011

Un bel trio


Ravasi, Magris e Olmi contro la Chiesa cattolica


Ermanno Olmi ha presentato al Festival del Cinema di Venezia il suo nuovo film, che ha visto la collaborazione del cardinale Gianfranco Ravasi e dello scrittore Claudio Magris. Presentando il film, Olmi ha raccontato (ancora una volta) la sua consueta visione protestante (il primato dell'uomo, le chiese che devono stare spoglie e senza "orpelli"). Fin qui è la solita tiritera buonista alla quale Olmi ci ha purtroppo abituato. Stupisce però la presenza del cardinale Ravasi come collaboratore: almeno poteva tentare di convincere il regista a non attaccare in questo modo la Chiesa cattolica.