Parte 1: Ieri vi ho parlato dell'abuso che viene fatto, sia in ambienti laici che "religiosi", del rito di esorcismo e dell'imposizione delle mani; come una "goccia cinese", si è scatenata la reazione - via mail e su qualche forum - dei soliti noti: esoteristi, pseudo carismatici, laici che si definiscono "illuminati", religiosi disobbedienti e sensazionalisti vari. L'articolo, intitolato " CHI PUO' PRATICARE L'ESORCISMO? CHI PUO' IMPORRE LE MANI?" (in basso, per approfondimenti, c'è il link), facendo riferimento a fonti ufficiali della Chiesa cattolica, in sintesi voleva fare chiarezza e definire dei paletti ben solidi nel vasto ambiente dei cosiddetti carismatici ed occultisti, in cui spesso le persone bisognose vengono letteralmente circuite e derubate, entrando in un circolo che si può definire solo come satanico e truffaldino. Ribadiamo il concetto che l'esorcismo pubblico, sia esso maggiore o minore, può essere praticato solo dai Vescovi o dai sacerdoti che, per particolari virtù, attitudini e condotte di vita "santa" accertate, ne vengono autorizzati per iscritto; l'imposizione delle mani, diversamente, può essere fatta solo dai sacerdoti e mai, ribadisco mai, da laici o religiosi che non hanno ricevuto l'Ordine sacro.
Quest'oggi approfondirò ulteriormente il discorso basandomi su altri documenti ufficiali della Chiesa, quali: - il Catechismo della Chiesa cattolica; - il Codex iuris canonici; - il De exorcismis et supplicationibus quibusdam; - le disposizioni disciplinari della Congregazione per la Dottrina della Fede del 14 settembre 2000; - i Praenotanda, V, De aptationibus quae Conferentiae Episcoporum competunt del Rituale Romanum; - le norme stabilite dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nell'Istruzione del 30 marzo 1992; - quanto promulgato dalla CEI nelle premesse generali n°18 al Benedizionale. Fonti extra: - il Decreto Diocesano circa gli esorcismi e le preghiere di liberazione, a cura di sua Eccellenza Mons. Andrea Mugione Arcivescovo Metropolita; - l'enciclopedia Treccani. Tutti sappiamo che, per rientrare nei ranghi della Chiesa cattolica, senza se e senza ma, bisogna rispettare ed obbedire a quanto è prescritto nel Magistero, diversamente, senza il pastore - la Chiesa cattolica - siamo come pecore allo sbando, pertanto sbagliamo e pecchiamo, apriamo la nostra anima a Satana e radichiamo i nostri vizi che, alla lunga, diventeranno pertinaci e tenaci, quindi ci condurranno al male, a colui il quale ci tenta e ci seduce: al demonio. Il rispetto del Magistero, a cui tutti noi membri della Chiesa cattolica siamo tenuti ad obbedire con grande gioia, rientra nel concetto di ortodossia della fede, difatti, nella teologia cattolica, ortodossia è l’accettazione completa della dottrina rivelata da Cristo e insegnata dal Magistero della Chiesa romana. Il concetto nasce nelle prime comunità cristiane a significare l’unità della fede contro le tendenze giudaizzanti, scismatiche ed eretiche, secondo l’enunciato dell’epistolario paolino: «Un Signore, una fede, un battesimo». Nell’età patristica la preoccupazione di conservare intatta la fede ricevuta da Cristo e dagli apostoli si accentuò nella lotta contro le eresie. S. Agostino, usando espressamente il termine ortodossia, notò appunto che solo nell’ortodossia c’è la salvezza. Lo stesso principio è ribadito nei simboli della fede e nei decreti del Magistero della Chiesa, a partire dal simbolo atanasiano (Quicumque vult), probabilmente del 5° secolo. La Chiesa, tuttavia, con la stessa chiarezza con la quale afferma la necessità dell’ortodossia per salvarsi, afferma anche il principio della salvezza per quanti la ignorano completamente, o per quanti, in buona fede, sono fuori del suo corpo visibile (attenzione a non confondere mai l'ignoranza o inconsapevolezza, con la furbizia). Alla luce di quanto detto ed alla luce delle fonti magisteriali che andrò ad elencare, si sappia che quando si va oltre l'obbedienza, in senso contrario (disobbedienza), si soggiace allo spirito del mondo e si fa, della superbia, la propria fede che è sbagliata, fuorviante e, in molti casi, direttamente ispirata dal maligno. Ricordiamo le parole del profeta Geremia: "«Ascolta, Anania! Il Signore non ti ha mandato e tu induci questo popolo a confidare nella menzogna; perciò dice il Signore: Ecco, ti mando via dal paese; quest'anno tu morirai, perché hai predicato la ribellione contro il Signore». Il profeta Anania morì in quello stesso anno, nel settimo mese" (Geremia 28,15-17). Per approfondimenti vi rimando ai link in calce all'articolo e veniamo al punto: chi disubbidisse al Magistero, imponendo le mani pur non avendo carisma o praticando esorcismo senza autorizzazione, è potenzialmente un eresiarca o un protestante, pertanto seguendo le indicazioni pastorali di Papa Pio XI, "è chiaro che la Sede Apostolica non può in nessun modo partecipare alle loro riunioni e che in nessun modo i cattolici possono aderire o prestare aiuto a siffatti tentativi; se ciò facessero, darebbero autorità ad una falsa religione cristiana, assai lontana dall’unica Chiesa di Cristo" (Lettera Enciclica Mortalium Animos).Discorso valido anche per la partecipazione ai riti delle false religioni. Nella presentazione della versione italiana del Nuovo Rito degli esorcismi («De exorcismis et supplicationibus quibusdam», promulgato con decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il 22 novembre 1998), è affermato che “Il nuovo «Rito degli esorcismi» vede la luce in una situazione culturale segnata da una larga diffusione di pratiche cultuali deviate o apertamente superstiziose. La carenza in molte persone di un’incisiva esperienza di fede e di solide convinzioni religiose, la perdita di alcuni importanti valori cristiani e l’oscurarsi del senso profondo della vita concorrono a creare un clima di incertezza e di precarietà, il quale a sua volta favorisce il ricorso a forme di divinazione, a pratiche religiose venate di superstizione, a espressioni rituali di magia e talora perfino a riti estremamente aberranti, come quelli del culto a Satana”. Compito della Chiesa è anche quello di accogliere le persone che chiedono di essere liberate e guarite dal maligno o dai suoi lacci, in quanto sono sempre persone bisognose di aiuto. A volte si tratta anche di persone povere di fede e di cultura, altre volte di persone toccate dal dolore e dalla sofferenza fisica e psicologica. Nei loro confronti la Chiesa ha sempre il dovere che nasce dalla carità di accoglierle, ascoltarle, illuminarle, sostenerle e aiutarle affinché siano effettivamente liberate da ansie e paure, sofferenze e schiavitù. La guarigione dell’uomo si compie per mezzo della grazia di Cristo, che si comunica per la potenza dello Spirito Santo, attraverso i sacramenti. E’ attraverso di essi che l’uomo debole e peccatore entra in contatto con l’opera della redenzione e viene guarito e salvato. Nell’ambito dell’azione sacramentale della Chiesa i riti di benedizione manifestano lo splendore della salvezza del Risorto ormai presente nella storia come un principio nuovo di trasfigurazione della vita dell’uomo e del cosmo. Benedire è infatti un atto sacramentale in cui si manifesta la fede nella presenza operante di Dio nel mondo e la vittoria pasquale del Signore Gesù. La forza salvifica di Gesù raggiunge il suo vertice non nell’esorcismo ma nei sacramenti. Contro l’influsso del demonio il primo e principale rimedio va ricercato in una vita spirituale impegnata, nell’assidua frequenza ai sacramenti, nella preghiera fervorosa e incessante, nell’ascolto docile della Parola di Dio. Ci sono poi, alcuni casi particolari in cui, accanto a questi rimedi, la Chiesa è chiamata a liberare gli oppressi mediante le preghiere di liberazione e anche la pratica dell’esorcismo. Bisogna però attentamente discernere se si tratti di una reale presenza diabolica oppure di una malattia psichica. In quest’ultimo caso la preghiera di esorcismo è assolutamente da evitare perché arrecherebbe ulteriori danni alla salute dei fedeli. Per questo è sempre bene ricercare la collaborazione di medici e specialisti capaci di affiancare il sacerdote in un sano ed equilibrato discernimento. Le disposizioni disciplinari della Congregazione per la Dottrina della Fede (14 settembre 2000) Nell’intento di regolamentare lo svolgimento delle preghiere di guarigione e la pratica degli esorcismi, la Congregazione per la dottrina della Fede ha emanato una Istruzione “Circa le preghiere per ottenere da Dio la guarigione”, contenente le seguenti disposizioni disciplinari: Art. 1 - Ad ogni fedele è lecito elevare a Dio preghiere per ottenere la guarigione. Quando tuttavia queste si svolgono in chiesa o in altro luogo sacro, è conveniente che esse siano guidate da un ministro ordinato. Art. 2 - Le preghiere di guarigione si qualificano come liturgiche, se sono inserite nei libri liturgici approvati dalla competente autorità della Chiesa; altrimenti sono non liturgiche. Art. 3 - § 1. Le preghiere di guarigione liturgiche si celebrano secondo il rito prescritto e con le vesti sacre indicate nell’Ordo benedictionis infirmorum del Rituale Romanum. § 2. Le Conferenze Episcopali, in conformità a quanto stabilito nei Praenotanda, V, De aptationibus quae Conferentiae Episcoporum competunt, del medesimo Rituale Romanum, possono compiere gli adattamenti al rito delle benedizioni degli infermi, ritenuti pastoralmente opportuni o eventualmente necessari, previa revisione della Sede Apostolica. Art. 4 - § 1. Il Vescovo diocesano ha il diritto di emanare norme per la propria Chiesa particolare sulle celebrazioni liturgiche di guarigione, a norma del can. 838 § 4. § 2. Coloro che curano la preparazione di siffatte celebrazioni liturgiche, devono attenersi nella loro realizzazione a tali norme. § 3. Il permesso per tenere tali celebrazioni deve essere esplicito, anche se le organizzano o vi partecipano Vescovi o Cardinali. Stante una giusta e proporzionata causa, il Vescovo diocesano ha il diritto di porre il divieto ad un altro Vescovo. Art. 5 - § 1. Le preghiere di guarigione non liturgiche si realizzano con modalità distinte dalle celebrazioni liturgiche, come incontri di preghiera o lettura della Parola di Dio, ferma restando la vigilanza dell’Ordinario del luogo a norma del can. 839 § 2. § 2. Si eviti accuratamente di confondere queste libere preghiere non liturgiche con le celebrazioni liturgiche propriamente dette. § 3. E’ necessario inoltre che nel loro svolgimento non si pervenga, soprattutto da parte di coloro che le guidano, a forme simili all’isterismo, all’artificiosità, alla teatralità o al sensazionalismo. Art. 6 - L’uso degli strumenti di comunicazione sociale, in particolare della televisione, mentre si svolgono le preghiere di guarigione, liturgiche e non liturgiche, è sottoposto alla vigilanza del Vescovo diocesano in conformità al disposto del can. 823, e delle norme stabilite dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nell'Istruzione del 30 marzo 1992. Art. 7 - § 1. Fermo restando quanto sopra disposto nell’art. 3 e fatte salve le funzioni per gli infermi previste nei libri liturgici, nella celebrazione della Santissima Eucaristia, dei Sacramenti e della Liturgia delle Ore non si devono introdurre preghiere di guarigione, liturgiche e non liturgiche. § 2. Durante le celebrazioni, di cui nel § 1, è data la possibilità di inserire speciali intenzioni di preghiera per la guarigione degli infermi nella preghiera universale o “dei fedeli”, quando questa è in esse prevista. Art. 8 - § 1. Il ministero dell’esorcismo deve essere esercitato in stretta dipendenza con il Vescovo diocesano, a norma del can. 1172, della Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede del 29 settembre 1985 e del Rituale Romanum. § 2. Le preghiere di esorcismo, contenute nel Rituale Romanum, devono restare distinte dalle celebrazioni di guarigione, liturgiche e non liturgiche. § 3. E’ assolutamente vietato inserire tali preghiere di esorcismo nella celebrazione della Santa Messa, dei Sacramenti e della Liturgia delle Ore. Art. 9 - Coloro che guidano le celebrazioni di guarigione, liturgiche e non liturgiche, si sforzino di mantenere un clima di serena devozione nell’assemblea e usino la necessaria prudenza se avvengono guarigioni tra gli astanti; terminata la celebrazione, potranno raccogliere con semplicità e accuratezza eventuali testimonianze e sottoporre il fatto alla competente autorità ecclesiastica. Art. 10 - L’intervento d’autorità del Vescovo diocesano si rende doveroso e necessario quando si verifichino abusi nelle celebrazioni di guarigione, liturgiche e non liturgiche, nel caso di evidente scandalo per la comunità dei fedeli, oppure quando vi siano gravi inosservanze delle norme liturgiche e disciplinari. La situazione della Diocesi di Benevento, che più o meno rispecchia la realtà di tutto il sud Italia, secondo sua Eccellenza Mons. Andrea Mugione è la seguente: - è in continuo aumento il numero di fedeli che si recano da sacerdoti, e a volte anche da laici, per chiedere di essere liberati da possessioni e infestazioni diaboliche di vario genere causate, a loro dire, da malefici e fatture; - ancora più alto è il numero delle persone che si recano da maghi e chiromanti nell’intento di ottenere benefici di varia natura e guarigioni da malattie e sofferenze, ma, non di rado, anche per cercare di colpire e fare del male ad altre persone attraverso malefici; - alla crescente richiesta da parte dei fedeli cercano di rispondere alcuni sacerdoti, tutti animati da buona volontà e dal desiderio di recare conforto e aiuto a queste persone bisognose, che si rendono disponibili ad accoglierle, ascoltarle, benedirle e, a volte, anche ad esorcizzarle. In concreto, tali sacerdoti, che non agiscono in maniera uniforme e coordinata, intervengono in vari modi celebrando Messe e recitando preghiere di liberazione e, in qualche caso, praticando preghiere di esorcismo; - esiste in Diocesi qualche caso di fedeli laici che guidano preghiere di liberazione aventi la presunzione di assimilarsi a veri e propri esorcismi, con tanto di imposizione delle mani e benedizioni; - spesso le preghiere di liberazione vengono recitate nelle chiese davanti all’Eucarestia solennemente esposta, in adunanze pubbliche, con il rischio di alta spettacolarizzazione e con il pericolo di grave disorientamento dei semplici fedeli. Non di rado durante queste celebrazioni il sacerdote passa tra i fedeli benedicendoli uno per uno con il Santissimo Sacramento e quasi sempre si verificano fenomeni quali urla, parolacce, bestemmie e cose del genere che turbano non poco i fedeli presenti e specialmente i bambini e i più deboli; - altre volte tali preghiere avvengono in case private guidate da laici, qualche volta anche assistiti da sacerdoti, spesso all’interno di incontri di preghiera pubblici anch’essi altamente spettacolarizzati e con gesti e riti che alimentano superstizione e fanatismo; - non di rado, durante questi incontri, vengono presentate fotografie di persone assenti per chiedere preghiere di liberazione e ottenere “diagnosi” di possessioni diaboliche o di presenza di malefici. Disposizioni Normative Di fronte a tanta sofferenza unita a confusione e mancanza di chiarezza, il Vescovo e Pastore della Chiesa diocesana ha il dovere di fare chiarezza affinché si possa realmente aiutare i fedeli che ne abbiano effettivo bisogno con sistemi e mezzi approvati dalla Chiesa e in linea con il suo insegnamento e la sua Tradizione. NB: Leggere la Parte2 dell'articolo. Parte 2: Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (M.S.M.A) Fonti: - Catechismo della Chiesa cattolica; - Codex iuris canonici; - De exorcismis et supplicationibus quibusdam; - Disposizioni disciplinari della Congregazione per la Dottrina della Fede del 14 settembre 2000; - Praenotanda, V, De aptationibus quae Conferentiae Episcoporum competunt del Rituale Romanum; - Norme stabilite dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nell'Istruzione del 30 marzo 1992; - Quanto promulgato dalla CEI nelle premesse generali n°18 al Benedizionale. - Decreto Diocesano circa gli esorcismi e le preghiere di liberazione, a cura di sua Eccellenza Mons. Andrea Mugione Arcivescovo Metropolita; - Enciclopedia Treccani. Link per approfondimenti: |
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