ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 24 marzo 2012

Il primo frutto dell'albero massonico piantato a Porta Pia...

.. e da allora un continuo peggioramento!

Lo scandalo della Banca Romana
di Francesco Mario Agnoli - 23/03/2012

Fonte: Arianna Editrice [scheda fonte] 


Si sia trattato di mera casualità o della maligna intenzione di qualche dirigente  Rai non sufficientemente coeso alle direttive del presidente Napolitano, Rai Premium ha scelto proprio la ricorrenza della chiusura delle celebrazioni del 150° unitario (17 marzo) per riproporre ai telespettatori, attraverso le due puntate  della omonima miniserie televisiva del 2010 (protagonista principale Giuseppe Fiorello), lo scandalo della Banca Romana, uno degli episodi-clou del  neonato Stato unitario e tuttavia poco o nulla ricordato nel corso delle celebrazioni.

   Episodio clou, ma tutt'altro che unico, dal momento che lo avevano preceduto (per limitarsi ai più famosi – e tuttavia a loro volta trascurati dai celebranti dei riti unitari -), a unificazione politica appena raggiunta,  gli scandali  delle Ferrovie  Meridionali e della  Manifattura Tabacchi. Anche di questi, come di quello della Banca Romana, che coinvolse  tre presidenti del consiglio e sfiorò la persona del Re, furono protagonisti, oltre a potenti uomini d'affari, numerosi parlamentari ed altri esponenti di  quella  classe politica risorgimentale che, come scrisse Gramsci, dopo avere fatto l'Italia si era affrettata a passare all'incasso.
     Dopo i primi arresti furono posti sotto processo con grande clamore 130 personaggi, quasi tutti esponenti di primuissimo piano della classe dirigente (politica e finanziaria) dell'epoca, ma tutti finirono assolti perché – si scusarono i magistrati – nel frattempo gran parte del materiale di accusa era andato perduto (evidentemente i “servizi” avevano lavorato bene e a pieno regime). 
   Storia passata e dimenticata  si obietterà e si potrebbe  anche credere, seguendo l'esempio del Comitato celebrativo presieduto da Giuliano Amato, da non rivangare per amor di patria  se non fosse che proprio in  questi giorni  l'intera penisola è scossa, dall'Alpi al Lilibeo,  da quello che è stato definito un autentico terremoto, un  movimento tellurico con faglie improvvise di corruzione  che ogni giorno si aprono per ogni dove.
    Senza distinzione fra Nord e Sud, fra Destra e Sinistra  (molto giustamente è stato detto e ripetuto che nell'attuale melassa  partitico-tecnocratica questa ormai archeologica contrapposizione  ha perso qualunque ragion d'essere), uomini politici di ogni rango e livello, in Lombardia come  in Campania, in Emilia-Romagna come in Puglia, in Toscana  come in Sicilia, per non parlare ovviamente di Roma,  centro e punto di raccolta di ogni sommovimento, vengono posti sotto accusa per fatti  nonm tutti di uguale importanza e gravità, ma tutti  riassumibili sotto il segno  della corruzione o della gestione del denaro altrui (quasi sempre quello pubblico, quindi, dei cittadini) a favore proprio e dei propri sodali o della propria parte politica.
   Episodi corruttivi e abusi di potere certamente non sono una  triste prerogativa dell'Italia. Resta il fatto che ancora oggi il nostro paese  non solo occupa un posto di tutto riguardo  nelle classifiche  internazionali xdella corruzione, ma si trova a pochi passi  dal primato, salvata a stento  da alcuni (pochi) paesi del  cosiddetto Terzo Mondo. Il guaio è che, convinti di essere un  paese di santi eroi, poeti e navigatori, ci siamo sempre rifiutati (e continuiamo ostinatamente a farlo, come insegnano le celebrazioni del centocinquantenario, ultima occasione perduta) di fare i conti con il nostro passato. Un rifiuto che, impedendo  di accertare  le cause del fenomeno e di approntare  adeguati rimedi, ha consentito a una delle peggiori classi politiche della storia  di non emendarsi ed anzi di riprodursi sostanzialmente immutata  fino ai nostri giorni, passando indenne  attraverso guerre e rivoluzioni.
   Per questo tutto sommato non abbiamo diritto di lamentarci del governo tecnico e della sospensione della democrazia. Soltanto una meritata punizione.  

                                     http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=42929

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