ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 12 marzo 2012

Nemo propheta (quominus ateus?)

Le dimissioni del Papa

Benedetto XVI è il più vecchio Pontefice regnante dai tempi di Leone XIII. Rivendica di essere spiritualmente libero di abdicare. Noterelle apologetiche sul significato del gesto

Le dimissioni del Papa regnante non sono all’ordine del giorno. La chiesa è l’ordine dei secoli, non dei giorni. Quando Giovanni Paolo II portò alle estreme conseguenze la sua teologia del corpo offrendo la misura del dolore personale come pegno universale di sofferenza e riscatto scrivemmo contro le vociferazioni più o meno curiali intorno alla imminenza o auspicabilità delle dimissioni del Pontefice. Non è questione di diritto divino, come per i monarchi, ma il vicariato di Gesù Cristo in terra è tema troppo delicato per affidarlo alle cure della medicina, alle diagnosi, alle fasi terminali dell’esistenza di un regno e del suo titolare per diritto elettivo assistito, letteralmente o metaforicamente, dallo Spirito Santo. L’afasia o l’immobilità di un Papa sono un modo di parlare e di muoversi, sono una modulazione omiletica, una via di predicazione e conversione, e questo ci sembrava appena ovvio nel caso di Karol Wojtyla, atleta di Dio impedito nelle facoltà fisiche e indebolito nella pratica della lucidità, ma di singolare, potentissimo e (forse) irrinunciabile carisma.

Le dimissioni del Papa sono state messe all’ordine del giorno, nonostante le note esplicative e avversative appena esposte, da una autorevolissima ed esplicita dichiarazione in tal senso affidata da Benedetto XVI a Peter Seewald in un recente libro-intervista, e sono state esplicitamente collegate alla capacità psico-fisica (ma non solo) di guidare la chiesa da parte di un vescovo di Roma che è a oggi il Papa più vecchio in carica da cent’anni e oltre a questa parte. 
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