ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 25 aprile 2012

Piccoli Bianchi a scuola di..


Quel gran satanasso di Martin Lutero...

Nel discorso del Papa del 23 Settembre 2011 CON I RAPPRESENTANTI ERETICI E' SCISMATICI DEL CONSIGLIO DELLA "CHIESA EVANGELICA IN GERMANIA"  veniva "lodata" la figura del satanasso Martin Lutero, eresiarca impenitente. Inoltre la Grarchia modernista Post conciliare stà preparando insieme a questi eretici, la commemorazione congiunta delle tesi dell'eretico Lutero: " (Chiesa e Post Concilio) La dichiarazione comune, preparata dalla Commissione internazionale luterano-cattolica sull'unità, dovrebbe leggere l'evento della Riforma alla luce dei 2000 anni di storia cristiana, di cui 1500 prima della divisione tra cattolici e protestanti. Per il porporato, la divisione della Chiesa non era l'obiettivo dell'azione di Lutero.

Secondo il cardinale Koch, la commemorazione comune della Riforma potrebbe essere l'occasione di arrivare ad una comune ammissione di colpa da parte delle due parti, sulla scia della richiesta di perdono fatta da papa Giovanni Paolo II nel 2000 per il ruolo cattolico nelle “divisioni della Chiesa”. «Senza una consapevolezza comune, ha detto il card. Koch, senza una purificazione comune della memoria e senza una ammissione di colpa da entrambe le parti, secondo me non ci può essere una sincera commemorazione della Riforma ».

Il porporato ha anche sottolineato che è stato proprio papa Ratzinger, che da tedesco è cresciuto in un Paese la cui popolazione è divisa pressochè equamente tra cattolici e protestanti, a chiedere che il dialogo ecumenico avesse un ruolo più centrale nella sua visita in Germania del prossimo settembre.
Durante l'udienza al vescovo Younan dello scorso 16 dicembre, papa Ratzinger aveva anticipato che il documento per il 500.esimo anniversario delle 95 tesi avrebbe documentato “ciò che i luterani e i cattolici sono capaci di dire insieme a questo punto, guardando alla nostra maggiore vicinanza dopo quasi cinque secoli di separazione”. Nell'anniversario del 1517, aveva aggiunto, “i cattolici e i luterani sono chiamati a riflettere nuovamente su dove il nostro cammino verso l'unità ci ha portato e per invocare la guida di Dio e il suo aiuto per il futuro”.
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Ora per meglio comprendere la figura del satanasso di lutero proponiamo un interessante studio sulla figura di questo eresiarca, tratte dal sito "Progetto Barruel", subito sotto proponiamo delle celebri frasi di lutero:
Ecco una piccola selezione delle sue tirate contro il Papa. Nel suo Sermone per la crociata contro i Turchi del 1529 si legge:
"Penso che il Papa è un diavolo incarnato e mascherato perché è l'Anticristo".
Dalla sua opera Contro il Papato fondato dal diavolo del 1545 derivano le seguenti citazioni:
"... Essi [i Papi] si adornano con il nome di Cristo, di san Pietro e di Chiesa, anche se sono pieni dei peggiori diavoli dell'inferno, pieni, pieni, e così pieni che non possono né espellere né vomitare né starnutire nessun diavolo. ... Ora vediamo che egli [il Papa] con i suoi cardinali romani non è nient’altro che un ladro disperato, nemico di Dio e dell'uomo, distruttore del cristianesimo e vivente dimora di Satana... "
"Il diavolo, che ha fondato il papato, parla e agisce sempre attraverso il Papa e la Sede romana."
"Vuoi sapere che cosa è il Papa e da dove viene? È un abominio di idolatria, prodotto da tutti i diavoli dalla fossa dell'inferno."
"Colui che è obbediente al Papa, è benedetto, ma lui, il Papa stesso, come roccia, non deve essere sottomesso e obbedire a nessuno. Dal quel momento tu hai il sacro diritto di considerare, alla luce di tutte le decretali, che il Papa, e il suo papato, è uno spettro demoniaco, che tira la sua origine da una comprensione sbagliata di Matteo 16; vale a dire da bugie, e da bestemmia, come nato dal posteriore del diavolo. "
"Nessuna buona coscienza cristiana può credere che il Papa sia il capo della Chiesa cristiana, né il vicario di Dio o di Cristo, ma è il capo della chiesa maledetta dei peggiori banditi della terra, vicario del diavolo, nemico di Dio, un avversario di Cristo e distruttore della Chiesa di Cristo, maestro di menzogna, di blasfemia e di idolatria, brigante e rapinatore della Chiesa e del signore laico, assassino di re e causa di tutti i tipi di spargimento di sangue, una puttana sopra ogni puttana, impegnata nella sua fornicazione, un anticristo, un uomo del peccato e figlio della perdizione, un lupo mannaro vero e proprio. "
"Ciò che viene dal Papa è il male assoluto sulla terra... Che Dio ci aiuti, Amen."
(Citazioni raccolte dalle Opera Omnia di Martino Lutero, edizione di Weimar)
Lutero
La Messa non è un sacrificio... chiamatela benedizione, Eucaristia, tavola del Signore, cena del Signore, memoria del Signore, o come più vi piace, purché non la sporchiate col nome di sacrificio o azione “.

«Affermo che tutti gli omicidi, i furti, gli adulterii sono meno cattivi che questa abominevole Messa… (Lutero.Sermone della 1° domenica d’Avvento)
...”la loro Messa è sacrilega e abominevole. Io dichiaro che tutti i bordelli, gli omicidi, i furti, gli assassinii e gli adulterii sono meno malvagi di quella abominazione che è la messa papista  ( Trattato contra Henricum )
Già nel 1522, prima ancora del suo matrimonio ‘ufficiale’ con la monaca Catherine Bora, scriveva al suo amico Spalatino: “Poiché mi chiedi una prova [dell'amante che sono], eccone una davvero potente: sebbene io mi goda tre donne contemporaneamente (2), le ho amate così intensamente che vorrei cederne due così che altri mariti se le possano godere... (De Wette, vol. II, pag 646 Berlin).
Ripensata, certo, in modo da renderla sfigurata, espressione blasfema di un Cristo che 'se l’è intesa’ con le donne peccatrici che lui assolveva e di un Dio crudele che dopo averci creati ci costringe in Adamo a peccare e per salvarci costringe Giuda a tradire il ‘maestro’! (citazioni dai ‘ Discorsi a Tavola’ , in ‘Luther’ di Funck-Brentano, Grasset, Paris).
Un uomo davvero nuovo! Tanto da fa dire a Melantone: “Lutero fu un uomo estremamente frivolo. Le monache che lui faceva uscire dai conventi gli tendevano furbescamente trappole [alle quali lui cedeva ben volentieri...]. I suoi frequenti commerci con esse, avrebbero effeminato anche l’uomo più forte e di animo più nobile“ (Melanchton, Brief an Camerarius uber Luthers heirat vom 16 Juni 1525).
E quanto alle crapule, così scriveva nel 1534 alla sua [fortunata davvero!] mogliettina Catherine: “Qui me la mangio come un Boemo e me la bevo come come un todesco: che Dio sia lodato!” (Burkhardt Dr. M. Luther, Briefwechsel, Leipziz 1866 ).
 E come 'nuovo pensatore' della fede da buon padre spirituale così consigliava un suo discepolo, Jerome Weller: «Quando il diavolo ti tormenta con questi pensieri cerca subito la compagnia di amici, o mettiti a bere senza freni, o cerca di divertirti in un qualche modo– oppure commetti qualche peccato come segno di disprezzo e di odio verso il Diavolo, così da non lasciare spazio nella tua coscienza a scrupoli tormentosi per questioni così ridicole… D’accordo, se il Diavolo ti dice : “Non bere!”, tu devi ribattergli: “Proprio perché me lo proibisci, io berrò ancora di più, nel nome di Cristo!"(3) In tal modo tu farai sempre il contrario di quello che il diavolo ti proibisce…»(4) ( De Wette, vol. IV, pag.188 ).
il card. Willebrands bello bello afferma “che nessuno potrebbe ardire di negare(9) che Lutero fu un uomo profondamente religioso, una personalità che cercava il messaggio del vangelo onestamente e con abnegazione [!!!] e che fu capace di preservare una notevole parte delle ricchezze dell’antica fede”
   Io non ammetto, scrive nel giugno del 1522, che la mia dottrina possa essere giudicata da alcuno, neanche dagli angeli. Chi non riceve la mia dottrina non può giungere alla salvezza (15) (cit. in Jacques Maritain, Tre Riformatori. Lutero, Cartesio, Rousseau, pag. 54 ).
Anche se la Chiesa, Agostino, i dottori Pietro e Paolo o anche un Angelo del cielo dovessero insegnare il contrario, solo la mia dottrina esalta la grazia e la gloria di Dio e condanna la sapienza della giustizia umana (14) (M. Luther, Werke, Weimar: Kritische Gesamtausgabe, 1883-1914)
Chiunque non creda come me è destinato all’inferno. La mia dottrina e quella di Dio sono la stessa cosa. Il mio giudizio è il giudizio di Dio (Weimar, vol. X, p. 2, Abteitung 107 
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La Civiltà Cattolica, anno XXXIV, serie XII, vol. IV (fasc. 801, 24 ott. 1883) Firenze 1883, pag. 257-271.

R. P. Raffaele Ballerini S.J.

CHI FOSSE MARTIN LUTERO

I.

In questo mese di novembre tutto quello che, dentro e fuori del protestantesimo, suol chiamarsi mondo moderno, festeggia, per diverse ragioni, nella Germania segnatamente, con dimostrazioni di pompa e di gioia, il quarto genetliaco secolare di Martin Lutero, decantato a piena bocca quale iniziatore del gran moto di civiltà, che ai dì nostri è sul toccare l'apice dell'altezza, nella universale anarchia del socialismo. Agl'inni dei protestanti tedeschi, dei razionalisti e dei liberali d'ogni paese, che tanto incenso bruciano a quest'idolo adorato, bene sta che si aggiunga la voce altresì dei cattolici, la quale, fra gli strepiti dei menzogneri elogi, così faccia intendere la verità, come puramente si trae da una storia, che quattro secoli di studii e di esperimenti hanno oltre ogni evidenza illustrata.
Che uomo fu egli adunque Martin Lutero? Qual è propriamente il merito dell'opera sua nel cristianesimo?
Ecco due quesiti ai quali, per occasione dell'odierno suo centenario, tornerà utile fare breve ma irrefutabile risposta.

II.

Costui, nato il 10 novembre 1483 in Islebio [Eisleben, N.d.R.], contado di Mansfeld nella Sassonia, da un povero scavator di miniere, si ascrisse nel 1501 all'università di Erfurt. Dopo quattro anni vi divenne maestro e per volontà dei parenti suoi si dedicò allo studio della legge. Si narra che, mentre egli passeggiava un giorno con un amico, sorto un temporale, questi fu da un fulmine colpito al suo fianco. Preso da spavento, Martino fece voto di darsi a Dio: e di fatto, contro il divieto irragionevole del padre, nel 1506 entrò nel convento degli Agostiniani di Erfurt.
Secondo che scrive ed osserva il Döllinger [1], grande nocumento gli arrecò il P. Staupitz, suo provinciale: giacchè non solo dispensò lui, novizio e bisognoso in estremo di esser tenuto umile, perchè inclinatissimo ad orgoglio, dagli esercizii di umiltà prescritti nelle costituzioni dell'Ordine, ma dopo un anno di leggiero noviziato, lo fece ascendere al sacerdozio senza che il giovane vi fosse congruamente apparecchiato. Lutero stesso più tardi riconobbe gl'inconvenienti di questa fretta; e non esitò a dichiarare che, per mero effetto della pazienza di Dio, la terra in quel punto non inghiottì lui ed il vescovo che lo ordinava. Nè pago di questo, lo Staupitz (forse troppo sedotto dall'ingegno di Lutero) gli procurò subito la cattedra di dialettica e di etica e poi di teologia nell'università di Wittemberg, eretta di fresco, dove il mal formato maestro cominciò ad insegnare brutti errori e strani.
Dalle confessioni del medesimo Lutero, sappiamo che in questo tempo egli si lasciava vincere, non pur dalle tentazioni della carne, ma dalla collera, dall'odio e dall'invidia; e che queste spirituali sconfitte, provenienti certo da mancanza di virtù e di orazione, lo conducevano quasi a disperare. In una lettera al P. Staupitz, manifesta ch'egli era privo dell'amor di Dio: che ipocritamente fingeva di averlo: che faceva penitenza solo a parole: che nel convento era così avverso a Gesù Cristo, che all'aspetto del Crocifisso si sgomentava, abbassava gli occhi ed avrebbe preferito di vedere il diavolo[2].
Il turbamento della coscienza, che pur sempre lo agitava, gli era accresciuto dalla continua molestia che egli diceva darglisi da cotesto diavolo, il cui nome aveva incessantemente nella bocca e sulla punta della penna. A leggere gli scritti suoi o i suoi detti, notati da altri, fa meraviglia questo perpetuo suo commercio col demonio, ch'egli si vantava di vincere anche sempre, avvegnachè in forme visibili lo assediasse e gli stesse accanto e persino dormisse con lui, come con un familiarissimo amico. «Io ho provato qual compagno sia il diavolo, sclamava un giorno a mensa; egli mi ha date strette tali, che io non sapevo più se fossi vivo o morto. Alle volte mi ha gittato in un così fatto abisso di disperazione, che ero al punto d'ignorare se vi fosse un Dio[3].» Certo è ch'egli usciva da queste battaglie spossato e bagnato di sudore; e tra per questo e pei rimorsi della coscienza, nè di giorno nè di notte non aveva più requie.
Per quietarsi, venne escogitando un argomento che diventò poi come primo germe delle altre mille sue teologiche enormità: e fu di esagerare e falsare l'articolo del simbolo: «Io credo la remissione dei peccati» in modo che e da lui e da tutti si avesse da credere necessariamente per fede, che i peccati proprii erano di fatto da Dio perdonati. Di qui il suo fondamentale errore della giustificazione per la sola fede, secondo cui prese a interpretare le Scritture, spregiando qualsiasi altra interpretazione dei Padri e dei Dottori.

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