ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 16 maggio 2012

Chi torna?


I lefebvriani vicini al ritorno, tra abbracci da figliol prodigo e incubi di prelature

L’ha detto più volte Loris Capovilla, già segretario di Giovanni XXIII che aprì quel Concilio Vaticano II la cui attuazione non è ancora completata: “Occorre avere rispetto per chi torna in seno alla chiesa cattolica come figliol prodigo”. Parole riferite ai lefebvriani i quali, nonostante le divisioni interne relative all’opportunità di accettare il Concilio in ogni sua parte, sono oggi a un passo dal ritorno alla piena comunione con Roma.
La conferma è anche tra le righe di un auspicio che in queste ore fa Nicola Bux, consultore della Congregazione per la dottrina della fede, teologo stimato dal Pontefice.

A poche ore dall’odierna riunione della Feria quarta della Dottrina della fede nella quale verrà con ogni probabilità licenziato (e dunque inviato al Papa) il testo definitivo del preambolo dottrinale che il Vaticano aveva proposto come condizione “sine qua non” per la riconciliazione, Bux spiega che “questo è il momento favorevole”. “L’oggi di Dio non è rinviabile – dice – bisogna approfittare del momento in cui il Signore bussa. Il segnale si può cogliere nel gesto del Papa di revoca della scomunica nel 2009, che ha consentito di avviare il confronto per ricucire lo strappo e di operare per la riconciliazione. Bisogna evitare che la separazione con la Fraternità si consolidi e si irrigidisca, come è avvenuto con le chiese orientali”.
La linea del Papa è una: riconciliazione. Una linea che l’ha portato a scelte clamorose: non solo l’apertura ai lefebvriani, definiti dal teologo ribelle Hans Küng “l’ala antiriformista” della cristianità. Ma anche i tradizionalisti anglicani, il settore più conservatore della chiesa protestante anglosassone. Aperture contestate che hanno fatto dire ancora a Küng: “Il pescatore di uomini pesca soprattutto sulla sponda destra del lago. Ma lì l’acqua è torbida”.
Ma il Papa non si cura delle contestazioni e procede oltre. Se per gli anglicani ha immaginato un ordinariato ad hoc, per i lefebvriani si dice egli abbia in mente una prelatura personale, sul modello dell’Opus Dei. Una prelatura che li obbligherebbe a obbedire ai vescovi locali. Di questo, a Econe, si dice siano preoccupati tanto che è ancora un punto critico all’ordine del giorno delle trattive.
Nei giorni scorsi sono stati il National Catholic Reporter e il Catholic News Service a leggere un convegno sul Vaticano II organizzato a Roma proprio dall’ateneo romano dell’Opus Dei, come una presa di distanza dall’eventuale prelatura concessa ai lefebvriani. Padre Johannes Grohe ha difeso l’autorità del Vaticano II insistendo sul fatto che il suo insegnamento è “vincolante” e “deve essere accettata da coloro che vogliono entrare in comunione”. Grohe ha chiesto la “professione di fede”, compresi gli insegnamenti del Concilio, per tutti coloro che vogliono unirsi alla chiesa. Nel convegno ha parlato anche padre David Maria Jaeger. Riflettendo sulla Nostra Aetate, Jaeger ha criticato “la tendenza… a guardare con indulgenza quei gruppi marginali che denunciano la dottrina del Concilio”.
Pubblicato sul Foglio mercoledì 16 maggio 2012
Palazzo Apostolico – Diario Vaticano di Paolo Rodari


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