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mercoledì 30 maggio 2012

Cosa prova un papa, quando è derubato in casa

gabriele
A cinque giorni dall’arresto del maggiordomo del papa, Paolo Gabriele, “L’Osservatore Romano” ha rotto il totale silenzio fin qui mantenuto sul caso, nel numero che porta la data del 30 maggio.
L’ha fatto con un’intervista del direttore, Giovanni Maria Vian, al sostituto della segreteria di Stato per gli affari generali, l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu.
Ecco le due domande e risposte centrali dell’intervista.
D. – Come ha trovato Benedetto XVI?
R. – Addolorato. Perché, stando a quanto sinora si è potuto appurare, qualcuno a lui vicino sembra responsabile di comportamenti ingiustificabili sotto ogni profilo. Certo, prevale nel papa la pietà per la persona coinvolta. Ma resta il fatto che l’atto da lui subito è brutale: Benedetto XVI ha visto pubblicate carte rubate dalla sua casa, carte che non sono semplice corrispondenza privata, bensì informazioni, riflessioni, manifestazioni di coscienza, anche sfoghi che ha ricevuto unicamente in ragione del proprio ministero. Per questo il pontefice è particolarmente addolorato, anche per la violenza subita dagli autori delle lettere o degli scritti a lui indirizzati.

D. – Può formulare un giudizio su quanto avvenuto?
R. – Considero la pubblicazione delle lettere trafugate un atto immorale di inaudita gravità. Soprattutto, ripeto, perché non si tratta unicamente di una violazione, già in sé gravissima, della riservatezza alla quale chiunque avrebbe diritto, quanto di un vile oltraggio al rapporto di fiducia tra Benedetto XVI e chi si rivolge a lui, fosse anche per esprimere in coscienza delle proteste. Ragioniamo: non sono state semplicemente rubate delle carte al papa, si è violentata la coscienza di chi a lui si rivolge come al vicario di Cristo, e si è attentato al ministero del successore dell’apostolo Pietro. In parecchi documenti pubblicati, ci si trova in un contesto che si presume di totale fiducia. Quando un cattolico parla al romano pontefice, è in dovere di aprirsi come se fosse davanti a Dio, anche perché si sente garantito dalla assoluta riservatezza.
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Il testo integrale dell’intervista:

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