ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 24 maggio 2012

Dulcis in fundo?

Tra le bizzarre abitudini dei neocatecumenali c'è quella di distribuire latte e miele alla fine della Messa dell'Ottava di Pasqua ai "camminanti" che hanno concluso tutti i passaggi e che perciò hanno l'onore di indossare la vestina bianca griffata da Kiko. Questa messinscena di creatività liturgica viene giustificata dicendo che sarebbe un segno della Terra Promessa "dove scorrono latte e miele" (cfr. Esodo 3,8 ma cfr. anche il Corano, sura LV, "fiumi di latte e miele").

Prima del termine della Messa, cioè prima della benedizione, passa il "ministro" a presentarsi con la coppa di latte (di materiale trasparente, come i piatti che si usano nel forno a microonde), si piazza davanti al neocatecumeno e dice: «gusta e vedi quant'è buono il Signore» e questi risponde: «beato l'uomo che in Lui si rifugia» (cfr. Salmo 34,9) e poi procede a bere.

Vediamo cosa dice in merito l'istruzione Redemptionis Sacramentum al numero 96:
[96.] Va disapprovato l’uso di distribuire, contrariamente alle prescrizioni dei libri liturgici, a mo’ di Comunione durante la celebrazione della santa Messa o prima di essa ostie non consacrate o altro materiale commestibile o meno. Tale uso, infatti, non si concilia con la tradizione del Rito romano e reca in sé il rischio di ingenerare confusione tra i fedeli riguardo alla dottrina eucaristica della Chiesa. Se in alcuni luoghi vige, per concessione, la consuetudine particolare di benedire il pane e distribuirlo dopo la Messa, si fornisca con grande cura una corretta catechesi di questo gesto. Non si introducano, invece, altre usanze similari, né si utilizzino mai a tale scopo ostie non consacrate.
Al numero 3 l'istruzione precisa che le norme non sono affatto facoltative: [3.] Le norme contenute in questa Istruzione si considerino inerenti alla materia liturgica nell’ambito del Rito romano e, con le opportune varianti, degli altri Riti della Chiesa latina giuridicamente riconosciuti.

E così abbiamo capito da che parte sta l'abuso liturgico.

Il nostro discorso non ha il sapore giuridico di uno sterile richiamo alle regole, ma è mosso da questo principio: «... A nessuno è concesso di sottovalutare il Mistero affidato alle nostre mani: esso è troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non ne rispetterebbe il carattere sacro e la dimensione universale». [Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 52]

In effetti la Santa e Divina Liturgia non è né una rappresentazione né un intrattenimento; ma è l'autentico culto a Dio, suo ius divino e funzione primaria della Chiesa,  per di più identificato nel Santo Sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo ri-presentato al Padre ogni volta che lo si celebra: Actio divino-umana del Signore con noi e per noi. Inquinarlo con qualsiasi arbitraria modifica che ne alteri la mirabile 'forma', che è un crescendo che non prevede interruzioni, è una profanazione. Certi 'segni', che in ogni caso la matrice ebraica ci fa ritenere superati e insignificanti - soprattutto nella liturgia, in relazione a ciò che si sta celebrando - potrebbero esser riservati a qualunque altra occasione; ma mai alla Santa Messa. È uno dei tanti inquietanti segnali di giudaizzazione del cristianesimo. [vedi anche]
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Per questa pagina ringraziamo il blog Crux Sancta.


Nel frattempo chiediamo gentilmente ai nostri cari fratelli neocatecumenali come mai sui loro siti web (ufficiali e "non ufficiali") ancora non è comparsa la notizia del provvedimento sulla liturgia del Cammino preso da un arcivescovo filippino.

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