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lunedì 28 maggio 2012

Pecunia laica


Il primo golpe laico allo IOR
Bisogna aver seguito – come il vostro anziano cronista – le vicende dell'Istituto per le Opere di religione dall'inizio degli anni '80, dall'era Marcinkus, per poi continuare fino a oggi, per capire appieno il valore di quello che è successo qualche giorno fa al Board della banca vaticana.



                       
Bisogna aver seguito – come il vostro anziano cronista – le vicende dell’Istituto per le Opere di religione dall’inizio degli anni ’80, dall’era Marcinkus, per poi continuare fino a oggi, per capire appieno il valore di quello che è successo qualche giorno fa al Board della banca vaticana. Un vero e proprio “golpe” laico, assolutamente impensabile fino a qualche anno fa, quando il card. Sodano, che aveva un interesse preciso e particolare per lo Ior aveva re-instaurato la figura del “prelato”, non casualmente caduta in disuso dopo la stagione di mons. Donato De Bonis.

L’ultima cosa che il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, avrebbe voluto in questi giorni di corvi svolazzanti ovunque, e in particolare vicino alle sue orecchie sarebbero state le dimissioni di Ettore Gotti Tedeschi. E infatti, dopo averlo messo a capo dell’Istituto, dopo aver assistito al deterioramento dei rapporti, presentendo la tragica fine vicina negli ultimi tempi aveva cercato di riaprire ponti di dialogo. Il Board temeva questo, e cioè una soluzione diplomatica; e perciò si è mosso, all’unanimità, con grande abilità e decisione, come dimostra anche l’intervista rilasciata da Carl Anderson, Cavaliere di Colombo e segretario del Board, a Marco Bardazzi su questo giornale.

Il Board ha voluto mettere tutto per iscritto, perché non si fidava della “debolezza” politica di Bertone, che forse sarebbe stato pronto a soluzioni più compromissorie; e hanno stilato uno per uno i punti della loro insoddisfazione per battere in breccia quella che prevedevano sarebbe stata - come puntualmente è avvenuto – la difesa del manager cacciato. E cioè che Gotti Tedeschi sarebbe una vittima del suo desiderio di trasparenza, e dei contrasti relativi all’affare San Raffaele. Stilando, e chiedendo che il comunicato venisse reso pubblico poche ore dopo il voto di sfiducia, il Board ha voluto chiarire che non è la trasparenza – che anch’essi vogliono – il problema, e che dei contrasti, se ci sono stati, sul San Raffaele proprio non gliene importa nulla. A loro interessa il buon funzionamento dello Ior, e per carenze in questo senso Gotti Tedeschi è stato sfiduciato. Non volevano apparire complici di una gestione che non appariva all’altezza.

E si sono mossi, fatto senza precedenti, nella storia della Banca vaticana, mettendo i loro referenti in talare davanti al fatto compiuto. Nel frattempo Gotti Tedeschi metteva in atto, grazie ai rapporti giornalistici coltivati da sempre, la sua campagna mediatica. Ma anche se qualcuno c’è cascato, la tempestività e la chiarezza dei laici del Board gli ha tagliato l’erba sotto i piedi. E anche sotto quelli di Bertone, che, dicono alcuni, la mattina della sfiducia era estremamente preoccupato. Con tutti i problemi sul tappeto, ci mancava solo che si aprisse il fronte dello Ior.


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