Sabato
scorso, a San Giovanni Rotondo, il Segretario di Stato Vaticano,
cardinal Bertone, ha commemorato i dieci anni della canonizzazione di
San Pio da Pietrelcina. Nella sua omelia, ha detto, parola più o meno:
Padre Pio soffrì come soffre oggi la Chiesa cattolica. Vero. Padre Pio
dovette subire la umiliazione dell'oscuramento, della proibizione della
confessione e della messa in pubblico quasi fosse un malfattore. Lo si
accusò, da parte di una fetta del clero di allora (Papa Giovanni XXIII
in testa), di essere una specie di galoppino dei soldi, di abusare della
credulità popolare, di simulazione e di isteria, persino di love storie
nel confessionale. Di tutto, neppure Odifreddi sarebbe arrivato a
tanto. La Chiesa di allora, sì. Dunque, Padre Pio, i siluri più robusti
li ebbe dal clero, da certi confratelli e dall'invidioso vescovo di
Manfredonia. Oggi, Padre Pio, il santo più popolare, viene ancora
calunniato, da scrittori senza cognizione, razionalisti, massoni ...
... e anche da qualche prete, di quelli che avrebbe definito "macellai della messa" di sempre.
Nella sua diagnosi, dunque Bertone ha ragione. Ma oggi chi percuote la Chiesa e fa soffrire il Papa?
Certo, la Chiesa cattolica subisce violenze in terre
lontane, persecuzione da mezzi di informazione prevenuti e pronti allo
scandalo, ma alcune volte fa poco per evitare le maldicenze.
Ci riferiamo a cattivi uomini di Chiesa che hanno
abusato, forse coperti da prelati vicini al santo subito, di bambini di
sesso maschile nel 90% dei casi, altri che hanno malversato denaro,
altri ancora scelgono la via della calunnia o delle denuncia anonima per
regolare conti imbarazzanti.
La storia di Padre Pio, dunque, si ripete; ci fa
rivedere quello che ci auguravamo fosse finito. La Chiesa soffre, ma
solo per i mali del mondo o anche per le colpe di alcuni suoi uomini e
per la sua fragilità interna?
Bertone ha compiuto una buona analisi, manca la conclusione ed i rimedi da adottare.
La ramazza e la scomunica per molti eretici
conclamati come Gallo, Maggi, De Capitani, Tettamanzi, Ravasi, Martini
ed altri. Se non si farà pulizia non ci sarà ristoro e comunione, perché
sono uomini come questi che impediscono l'unità nella Chiesa, date le
loro posizioni.
Bruno Volpe, Tommasi dott. R.
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