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sabato 9 giugno 2012

Milano val bene un movimento...

"Stima per Martini e Tettamanzi"
Scola chiede chiarimenti a Carròn

Il cardinale interviene dopo la lettera dei 550 a difesa dei vescovi che lo hanno preceduto
“Quel che penso sui miei predecessori l’ho detto in più occasioni, anche davanti al Papa”

di ZITA DAZZI
«Quello che penso e la stima che ho per i miei due predecessori, l’ho detto in più occasioni, e l’ho ribadito nei giorni scorsi, davanti al Santo Padre. Se c’è qualcuno che la pensa diversamente, dovrà dare chiarimenti. Chiederò agli attuali dirigenti di Comunione e Liberazione di venire a spiegarsi». È il senso delle parole che l’arcivescovo Angelo Scola ha pronunciato davanti al consiglio presbiterale, il 'senato' della chiesa ambrosiana, 74 membri, fra preti, religiosi, monsignori, dirigenti di Curia ed enti apostolici. Una difesa a tutto campo dell’operato e dell’eredità degli arcivescovi emeriti Martini e Tettamanzi, pesantemente messi in discussione in una lettera riservata con cui Juliàn Carròn, il presidente di Cl, sollecitava il nunzio apostolico Giuseppe Bertello, ai tempi delle consultazioni per il nuovo arcivescovo di Milano, di scegliere un nome «in discontinuità» rispetto ai vescovi degli «ultimi 30 anni».

Il documento dei 550 cattolici

La lettera di Carròn è del marzo 2011. Un mese fa è stata divulgata dai 'corvi' vaticani, innescando l’ennesima diatriba interna alla chiesa. Per questo 550 cattolici hanno reso pubblico un documento di protesta contro Carròn, che accusava Martini e Tettamanzi di aver provocato 
«una rottura nella tradizione ambrosiana di comunione fra fede e vita». I 550  intellettuali laici, fedeli, sacerdoti, alcuni dirigenti di primo piano di Caritas Ambrosiana, Acli e Curia, storici collaboratori di Martini e Tettamanzi – rispondono a Carròn che il «ministero dei due Pastori è stato un lungo e indimenticabile tesoro di grazia».

Identiche parole di condanna arrivano da 'Noi siamo chiesa', associazione di cattolici di base. A chiudere il cerchio, è arrivata la parola dell’arcivescovo. «Taluni sono venuti di persona a parlarmene o mi hanno scritto, altri stanno prendendo delle posizioni pubbliche. Quello che ha scritto don Carrón è il suo pensiero», ha preso le distanze Scola, che pure viene da quel movimento religioso ed è ancora molto vicino al popolo di Cl. «Quel che io penso dell’eredità ricevuta dai miei predecessori risulta con chiarezza anche soltanto rifacendosi a quanto ho detto davanti al Papa», ha sottolineato il cardinale ieri (con soddisfazione di molti membri del consiglio presbiterale), rileggendo le frasi di elogio pronunciate davanti a Ratzinger, elogi rivolti anche all’organizzazione della Diocesi tramandata da Tettamanzi e Martini. 

Il cardinale Scola – si legge sul sito della Diocesi - sentito anche il consiglio dei vescovi milanesi, ha incaricato monsignor Mario Delpini, vicario generale, di incontrare a suo nome i due responsabili diocesani della fraternità di Cl e lo stesso don Julián Carrón per «chiedere i chiarimenti dovuti e perseguire quel processo di pluriformità nell’unità proprio della vita ecclesiale. Processo che richiede verità ed autenticità per realizzare quella comunione a priori di cui ci ha parlato anche il Santo Padre».

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