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sabato 9 giugno 2012

Monelli o corvi?

Ior, il memoriale di Gotti Tedeschi: “Cacciato perché chiedevo i conti dei laici”

La defenestrazione dell'ex presidente dell'Istituto per le opere di religione, secondo le carte citate dal Corriere della Sera, è iniziata quando il banchiere ha iniziato a interessarsi dei depositi intestati a politici, imprenditori, alti funzionari

In una dichiarazione della sala stampa vaticana, arrivata a fine giornata, la Santa Sede ha detto di aver “appreso con sorpresa e preoccupazione le recenti vicende in cui è stato coinvolto il professor Gotti Tedeschi”.
La Santa Sede “ripone nell’autorità giudiziaria italiana la massima fiducia che le prerogative sovrane riconosciute alla Santa Sede dall’ordinamento internazionale siano adeguatamente vagliate e rispettate”. Una dichiarazione che non lascia dubbi: se tra le carte sequestrate ci dovessero essere, come è stato scritto, documenti riservati, ad esempio riguardanti il Papa e la sua persona, questi devono essere trattati come prevede il diritto internazionale, in quanto attività di un capo di stato estero. Ma non solo: l’avvertimento ha due direzioni: Gotti Tedeschi stesso (collabori pure con gli investigatori, ma non parli di fatti che riguardano i Sacri Palazzi), ma anche i magistrati, come detto.
Nel memoriale Gotti rileva i conflitti interni. Innanzitutto con il direttore generale dello Ior Paolo Cipriani (circostanza già emersa nelle settimane scorse): Gotti Tedeschi, al contrario del dg, si sarebbe reso più disponibile a collaborare con i magistrati che hanno indagato entrambi per una sospetta violazione delle leggi sull’antiriciclaggio. Poi anche con il direttore di Rai Vaticano Marco Simeon, ritenuto vicino al segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Simeon, scrive il Corriere, vanta ottimi rapporti con il faccendiere Luigi Bisignani e con alcuni alti funzionari finiti agli arresti per corruzione nell’indagine sugli appalti dei Grandi eventi come l’ex provveditore alle opere pubbliche, Angelo Balducci.
Le inchieste condotte dai pm di Roma in realtà sono due. La prima portò nel settembre 2010 a iscrivere nel registro degli indagati, appunto, Gotti Tedeschi e Cipriani. Nel mirino, 23 milioni movimentati verso il Credito Artigiano e destinati parte a J.P. Morgan Frankfurt, parte alla Banca del Fucino. Un’operazione sospetta, secondo i pm, che disposero il sequestro della somma. Ai magistrati Gotti e Cipriani spiegarono che si trattava di normale operazione di tesoreria. Ma i 23 milioni furono dissequestrati solo nel giugno scorso, grazie anche all’iter intrapreso dalla Santa Sede per dotarsi di una normativa antiriciclaggio, in vigore dall’aprile 2011 e poi oggetto di una controversa fase interpretativa.
L’altra inchiesta coinvolge invece alcuni preti e le loro movimentazione di denaro in odore di riciclaggio. Tra questi don Evaristo Biasini, soprannominato “don bancomat”. Il suo nome comparve nelle indagini avviate a Perugia sulla cosiddetta “cricca” degli appalti per i grandi eventi: il sospetto era che il sacerdote, ex economo della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo sangue e amico di Diego Anemone, costruttore romano al centro dell’indagine, custodisse fondi neri. In varie operazioni da lui annotate ricorre anche la voce Ior. La vicenda che lo riguarda è finita per competenza alla procura di Roma, che nell’ambito della stessa inchiesta sta svolgendo accertamenti anche su altri religiosi indagati: Orazio Bonaccorsi, già processato e assolto a Catania per fatti analoghi ma secondo piazzale Clodio autore di altre operazioni di riciclaggio via Ior;Emilio Messina e Salvatore Palumbo.

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