ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 7 giugno 2012

Promossi e bocciati. Le pagelle degli ultimi arcivescovi di Milano


di Sandro Magister
 
ambrogio
In coda al viaggio di Benedetto XVI a Milano, “L’Osservatore Romano” ha dedicato il 6 giugno un’intera pagina agli arcivescovi succeduti nell’ultimo secolo sulla cattedra che fu di sant’Ambrogio e san Carlo.
Autore dei brillanti profili è Inos Biffi, teologo milanese, omonimo e amico, ma non parente, di un altro grande ambrosiano, il cardinale Giacomo Biffi.
Con rapide pennellate, Inos Biffi tratteggia di ciascun arcivescovo i punti di eccellenza e quelli di debolezza, con una franchezza inusuale su un organo vaticano.
Ecco in breve la pagella da lui data a ciascun arcivescovo. Compendiata da “Settimo cielo” in un voto.

ANDREA CARLO FERRARI. Arcivescovo di Milano dal 1894 al 1921. Carattere focoso. Iniziali incertezze. Maldestrezze. “Un gran buon cristiano ma pure un grande imprudente”, secondo il suo successore Achille Ratti. Ma poi si rivelò imitatore zelante e fedele di san Carlo. Vicino al popolo. Amato già in vita per la sua santità, e in seguito proclamato beato. Voto: 8.
ACHILLE RATTI. Arcivescovo di Milano per pochi mesi, tra il 1921 e il 1922, poi eletto papa col nome di Pio XI. Bloccò l’avvio della causa di beatificazione del predecessore. E sul successore, da Roma, fu “incombente e condizionante”. Giovanni Battista Montini lo definì: “Rex tremendae maiestatis”. Fu comunque “uno dei più grandi papi dell’epoca moderna”. Voto: 7.
EUGENIO TOSI. Arcivescovo di Milano dal 1922 al 1929. Mite e paziente. Patì molto la visita apostolica nei seminari milanesi ordinata da Roma e affidata a un abate benedettino di nome Ildefonso Schuster. Voto: 6.
ILDEFONSO SCHUSTER. Arcivescovo di Milano dal 1929 al 1954. Agli inizi più temuto che gradito. Dotto e austero. Aspro e sbrigativo. Autore di atti di governo “non tutti indovinati e pertinenti”. Ma poi ammirato e benvoluto. Riconosciuto come santo. Anche lui in seguito proclamato beato. Voto: 7.
GIOVANNI BATTISTA MONTINI. Arcivescovo di Milano dal 1954 al 1963. Pastore “moderno”, di grande e fine cultura, stimato, ascoltato. Rimasto a Milano “il tempo giusto per prepararsi al ministero pontificio”. Voto: 6.
GIOVANNI COLOMBO. Arcivescovo di Milano dal 1963 al 1979. “Per l’intelligenza acuta, la magia della parola, chiara e levigata, il giudizio penetrante e ponderato, la matura esperienza, il vivissimo senso ecclesiale, il limpido e rassicurante magistero, va senza dubbio annoverato tra i più illustri e avveduti successori di sant’Ambrogio”. Voto: 9.
Dopo Colombo vennero Carlo Maria Martini, Dionigi Tettamanzi e Angelo Scola. Ma – scrive Biffi – “sono tutti viventi e quindi la considerazione deve concludersi”.
Qui infatti si interrompe la sua rassegna, su “L’Osservatore Romano”.
Non è un mistero, però, la bocciatura data a Martini e Tettamanzi, in altri tempi e modi, sia da Inos che da Giacomo Biffi.
I quali hanno sempre mostrato di desiderare che, dopo questi due arcivescovi, arrivasse sulla cattedra di Milano un nuovo san Carlo Borromeo, anche lui “succeduto a due arcivescovi estensi, gli Ippolito, per fortuna quasi sempre assenti dalla diocesi, e sotto i quali la Chiesa di Milano visse una delle più buie e confuse stagioni della sua storia”:
Sarà capace l’attuale arcivescovo Scola di meritare buoni voti da due professori così esigenti?
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