Interrotti da due mesi i rapporti tra lo Ior e il colosso Usa. I giudici lavorano sull’ipotesi di riciclaggio sul conto dell’istituto bancario americano |
di Massimo Martinelli
ROMA
- C’era un conto corrente particolare presso la banca Jp Morgan di
Milano. Era il numero 1365, intestato allo Ior. In poco più di diciotto
mesi, da quando era stato aperto, cioè dal 2009, su quella linea di
credito è transitato più di un miliardo di euro.Un pozzo di San Patrizio
per qualsiasi banca, dunque. Che però Jp Morgan ha deciso di chiudere
alla vigilia della defenestrazione di Ettore Gotti Tedeschi, proprio
quando la Procura di Roma aveva cominciato a farsi pressante per sapere
cosa avveniva in quella filiale milanese. Fino a pochi mesi fa non c’era
mai riuscita, perché le richieste in Vaticano (triangolate attraverso
l’Unità di Informazione della Banca d’Italia) erano state respinte al
mittente. Da due tre giorni, invece, cioè da quando Ettore Gotti
Tedeschi è stato sentito dai pm romani e napoletani, molti degli
interrogativi sulla Jp Morgan potrebbero aver ricevuto risposta.
A insospettire i magistrati di piazzale Clodio era una particolare
caratteristica di quel conto 1365: la Jp Morgan prevedeva per il
correntista (lo Ior) un’opzione riservata agli investitori abituali. In
pratica, a fine giornata, tutte le somme eccedenti una determinata cifra
venivano automaticamente investite in una maniera prestabilita.
Tecnicamente si chiama «sweep facility» ed è un’operazione perfettamente
legale. La particolarità del conto 1365 era che la cifra che
rappresentava il tetto oltre il quale investire era «zero euro», e
l’investimento prestabilito era il versamento su un altro conto dello
Ior a Francoforte.
In altre parole per due anni, in chiusura di giornata, succedeva che il conto milanese dello Ior veniva azzerato e il denaro che era stato depositato quel giorno veniva trasferito in Germania. Per mesi, i magistrati hanno cercato di capire quale fosse la provenienza di quel fiume di denaro che usciva dall’Italia attraverso la porta dello Ior aperta a Milano nella filiale di Jp Morgan, senza mai riuscirci. E uno spezzone di indagine che si incrocia con quello napoletano con le tangenti sugli armamenti di Finmeccanica è arrivato ad ipotizzare che in quel fiume di denaro ci fossero anche le commesse per coloro che favorivano l’assegnazione di appalti per le consociate del colosso di piazza Montegrappa in India e in Africa.
I magistrati romani sono convinti che i vertici di Jp Morgan fossero assolutamente consapevoli della possibile opacità delle operazioni che avvenivano su quel conto corrente. E che abbiano deciso di interrompere unilateralmente ogni rapporto con lo Ior già alla fine di febbraio scorso, quando le richieste della procura di Roma si era fatte più insistenti. Ed evidentemente non si sentivano più tutelati da un presidente come Gotti Tedeschi che stava cercando di trasformare la banca vaticana in una casa di vetro, decisamente più trasparente. Come si è appreso ieri dalle colonne del Fatto Quotidiano, fin dal periodo natalizio l’ormai ex presidente dello Ior era finito nel mirino dell’ala «conservatrice» dell’Istituto per per Opere religiose, che addirittura in occasione di un rinfresco natalizio lo aveva sottoposto all’osservazione di uno psicologo aziendale che aveva poi stilato un sorta di perizia in cui parla di «tratti di egocentrismo, narcisismo e un parziale scollamento dal piano di realtà, assimilabile a una disfunzione psicopatologica nota come accidia sociale».
Ma non c’è solo il caso Jp Morgan nei fascicoli della procura di Roma. Nel suo incontro con i pm, Gotti Tedeschi avrebbe parlato che di incontri riservati avuti con politici di primo piano, riguardati probabilmente le linee di credito di compagini politiche aperte presso lo Ior. Anche questo argomento, probabilmente, sarà oggetto di accertamenti.
In altre parole per due anni, in chiusura di giornata, succedeva che il conto milanese dello Ior veniva azzerato e il denaro che era stato depositato quel giorno veniva trasferito in Germania. Per mesi, i magistrati hanno cercato di capire quale fosse la provenienza di quel fiume di denaro che usciva dall’Italia attraverso la porta dello Ior aperta a Milano nella filiale di Jp Morgan, senza mai riuscirci. E uno spezzone di indagine che si incrocia con quello napoletano con le tangenti sugli armamenti di Finmeccanica è arrivato ad ipotizzare che in quel fiume di denaro ci fossero anche le commesse per coloro che favorivano l’assegnazione di appalti per le consociate del colosso di piazza Montegrappa in India e in Africa.
I magistrati romani sono convinti che i vertici di Jp Morgan fossero assolutamente consapevoli della possibile opacità delle operazioni che avvenivano su quel conto corrente. E che abbiano deciso di interrompere unilateralmente ogni rapporto con lo Ior già alla fine di febbraio scorso, quando le richieste della procura di Roma si era fatte più insistenti. Ed evidentemente non si sentivano più tutelati da un presidente come Gotti Tedeschi che stava cercando di trasformare la banca vaticana in una casa di vetro, decisamente più trasparente. Come si è appreso ieri dalle colonne del Fatto Quotidiano, fin dal periodo natalizio l’ormai ex presidente dello Ior era finito nel mirino dell’ala «conservatrice» dell’Istituto per per Opere religiose, che addirittura in occasione di un rinfresco natalizio lo aveva sottoposto all’osservazione di uno psicologo aziendale che aveva poi stilato un sorta di perizia in cui parla di «tratti di egocentrismo, narcisismo e un parziale scollamento dal piano di realtà, assimilabile a una disfunzione psicopatologica nota come accidia sociale».
Ma non c’è solo il caso Jp Morgan nei fascicoli della procura di Roma. Nel suo incontro con i pm, Gotti Tedeschi avrebbe parlato che di incontri riservati avuti con politici di primo piano, riguardati probabilmente le linee di credito di compagini politiche aperte presso lo Ior. Anche questo argomento, probabilmente, sarà oggetto di accertamenti.
http://ilsismografo.blogspot.com/2012/06/vaticano-vaticano-dai-dossier-di-gotti.html
ROMA, 10 GIU – Cinque mesi fa aveva lanciato l'allarme: ''Dal Sacro Palazzo apostolico stavano uscendo documenti riservati. Speravo cosi' di attirare l'attenzione di qualcuno in Vaticano e di sollevare l'allerta della Gendarmeria ma cosi' non e' stato''. Antonio Parisi, giornalista e scrittore, nel suo libro "E liberaci dal male" edito da Alberti e uscito alla fine di febbraio anticipava lo scandalo dei 'corvi' in Vaticano che ha portato all'arresto di Paolo Gabriele, maggiordomo del Papa e alla sfiducia all'ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, anche se le due cose non vengono poste in relazione.
''Ora che alcune carte riservate sono sparite persino dalla scrivania del Papa qualcuno si ricorda della mia denuncia. Questo scandalo che sta attraversando la Chiesa – sottolinea Antonio Parisi- e' il risultato di una guerra tra cardinali, prelati e poteri forti che ha tra gli obiettivi finali quello di condizionare perfino il nome del prossimo successore del Papa''. Antonio Parisi, dichiarato 'indesiderabile' in Vaticano dopo l'uscita del suo libro, e' fortemente amareggiato. ''Io sono un cattolico tradizionalista e il mio intento era quello di allertare il Vaticano che gente senza scrupoli stava facendo uscire carte riservate ma alla fine sono stato messo all'indice. Quello che posso dire -conclude Parisi – e' che non e' ancora finita: presto ci saranno rivelazioni clamorose riguardanti cardinali che possano aspirare a divenire Papa così da bruciarne le possibilita'''.
http://ilsismografo.blogspot.com/2012/06/italia-vaticano-gia-5-mesi-fa-in-un.html
Vaticano: già 5 mesi fa in un libro lo scandalo dei 'corvi'
''Ora che alcune carte riservate sono sparite persino dalla scrivania del Papa qualcuno si ricorda della mia denuncia. Questo scandalo che sta attraversando la Chiesa – sottolinea Antonio Parisi- e' il risultato di una guerra tra cardinali, prelati e poteri forti che ha tra gli obiettivi finali quello di condizionare perfino il nome del prossimo successore del Papa''. Antonio Parisi, dichiarato 'indesiderabile' in Vaticano dopo l'uscita del suo libro, e' fortemente amareggiato. ''Io sono un cattolico tradizionalista e il mio intento era quello di allertare il Vaticano che gente senza scrupoli stava facendo uscire carte riservate ma alla fine sono stato messo all'indice. Quello che posso dire -conclude Parisi – e' che non e' ancora finita: presto ci saranno rivelazioni clamorose riguardanti cardinali che possano aspirare a divenire Papa così da bruciarne le possibilita'''.
http://ilsismografo.blogspot.com/2012/06/italia-vaticano-gia-5-mesi-fa-in-un.html
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