[...]
Il predicatore pur cercando goffamente di modernizzare - negando (non
si comprende bene data l’ambiguità di parte dell’omelia) - l’intrinseco,
ma inconfutabile, dogmatico principio dei castighi divini, pare essersi
dimostrato anche astuto, in quanto ha richiamato alla memoria gli
ammonimenti; in sostanza, egli non specificando la differenza fra
castighi ed ammonimenti (poi analizzeremo meglio), ma nel contempo
negando l’esistenza dei castighi di Dio stesso, non solo, a parer mio,
appare aver proferito pubblica eresia, parimenti sembra essersi
comprovato anche maldestramente scaltro e particolarmente pernicioso.
Egli sembra aver ricondotto la causa dei nostri mali esclusivamente
all’agire dell’uomo stesso e, se queste sono state le sue intenzioni, di
fondo si palesa un’ulteriore concetto già bollato come eretico.
Rileggendo con attenzione le parole del padre, mi sono tornati in mente
degli studi che feci sulla massoneria, ...
... pertanto perdonatemi questa digressione.
Queste le parole: «[...] terremoti, uragani e altre
sciagure che colpiscono insieme colpevoli e innocenti non sono mai un
castigo di Dio. Dire il contrario, significa offendere Dio e gli uomini.
Sono però un ammonimento: in questo caso, l’ammonimento
a non illuderci che basteranno la scienza e la tecnica a salvarci. Se
non sapremo imporci dei limiti, possono diventare proprio esse, lo
stiamo vedendo, la minaccia più grave di tutte [...]».
Ecco qui di seguito riportati degli appunti presi, tratti da un testo che analizza la massoneria.
Nel terzo momento di indottrinamento degli ex adepti,
ormai massoni già di rango elevato, si passa dagli insegnamenti
sincretici all’indottrinamento panteistico della vita e del Creato. Per
ora ci basti sapere che il pensiero massonico maturato negli alti gradi
della piramide, insegna agli eletti che la figura di Cristo e della
Chiesa cattolica sono espressioni di un oscurantismo pernicioso, di un
dogmatismo schiavizzante, di una intolleranza che colpevolizza l’uomo e
lo rende triste e incompiuto.
Dopo il 28° del Rito Antico e Accettato, l’alto
massone, potente e operativo nel tessuto sociale, viene educato a
considerare il Creato e il Creatore come emanazioni di un dio-pleroma,
da raggiungere attraverso un percorso gnostico-esoterico, capace di
liberare l’uomo dal giogo del cattivo Dio dei cristiani, ridotto a
demiurgo invidioso della originaria divinità dell’uomo e capace di
cancellarne il ricordo.
Il G. A. D. U. dei massoni è una forza progettuale
capace di portare l’uomo a comprendere la propria divinità, un uomo dio a
sé stesso, concetto spaventoso che l’alto iniziato matura completamente
nel quarto momento di indottrinamento e di esercizio.
Nella massoneria, il passaggio dal 28° fino al 33°
prevede anche la consapevolezza e la maturazione conoscitiva nel
diabolico Grande segreto, ossia quello che tutti gli studiosi
unanimemente definiscono Panteismo o Naturalismo panteista; vera
credenza dei massoni alti, è una religione dell’uomo che lo porta ad
autoproclamarsi dio, un dio che ha il potere di autoassolversi perché
nessuno è sopra di lui, un dio che è padrone del Creato e che può essere
causa di bene e male, proprio ciò che pare affermare il padre con la
nociva espressione precedentemente sottolineata.
Il massone Umberto Gorel Porciatti, nel suo testo
“Simbologia massonica Gradi Scozzesi” , spiega come - con il grado di
Maestro - l’adepto, dopo aver appreso che la natura è eterna e che la
vita si rinnova per generazione, è giunto alla soglia del proprio tempio
interiore e nel grado di Maestro Segreto, ne vede la parte più sacra;
comprende che lui stesso è esecutore di un principio elevato che è in
lui e non fuori di lui, che lui è padrone del mondo e che nessun dio
potrà mai modificare l’incedere degli eventi e l’incamminarsi del tempo,
né in ordine naturale e né metafisico.
Ecco liquidato il Dio Trascendente e nominato
l’eletto a dio di se stesso. La divinità dell’uomo viene celebrata nel
tempio massonico attraverso la simbologia grafica, un geroglifico
costituito da un triangolo racchiuso nel cerchio con al centro il
pentacolo che racchiude la lettera Z iniziale del termine ebraico zizan,
ovverosia scintilla della divinità dell’uomo, quindi esclusione
aprioristica di amore e di giustizia divina che, come leggeremo, si è
manifestata concretamente in vari modi.
In barba ai massoni, Dio continuerà, invece, a
manifestare dissenso od accettazione fino alla fine dei tempi, così come
fece in principio, castigando Adamo ed Eva, dunque espellendoli dal
cosiddetto - semplicemente - Paradiso terrestre.
Carlo Di Pietro
Fonti:
Carlo Di Pietro, I castighi di Dio, Ed. Segno, Tavagnacco (UD), 2012, p. 27 e succ.
Margherita Matris, Massoneria e controchiesa, Ed. Segno, Tavagnacco (UD), 2012, pp. 34 e 35
U. G. Porciatti, Simbologia massonica Gradi Scozzesi, Ed. Atanòr, Roma, 1948, pp. 59 e 60
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