ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 28 agosto 2012

Fauna vaticana

Istrici e talpe
Debellata l'invasione di istrici che avevano infestato la Catacomba dei Giordani a Roma e che provenivano dal soprastante parco di Villa Ada. Sconfitto anche "il flagello del punteruolo rosso" che ha colpito anche una delle quattro imponenti palme del quadriportico della basilica papale di San Paolo fuori le Mura: ma "con l'ausilio di una ditta specializzata si sta lottando per salvarla dalla totale essiccatura", riferisce il rapporto su «L'attività della Santa Sede 2011» pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana Tutt'altro che risolta, invece, l'emergenza provocata da talpe e corvi.
C'è molta attesa, infatti, per il processo pubblico, previsto in autunno, nei riguardi di Gabriele e Sciarpelletti, in cui saranno da chiarire anche ruoli come quello del "padre B", il confessore del maggiordomo che - secondo le deposizioni dell'imputato - ricevette e distrusse le copie dei documenti rubati e consigliò all'uomo di non parlarne con nessuno se non convocato direttamente dal Papa. O quelli dei testimoni W e X (così indicati nelle carte che sono state diffuse) che avrebbero preparato buste da consegnare a Gabriele. Ma è dagli ulteriori sviluppi dell'inchiesta che potrebbero emergere clamorose novità. Il tutto, naturalmente, procederà nel massimo riserbo: un riserbo, ad esempio, che nei primi due mesi e mezzo di istruttoria ha portato le autorità vaticane a negare che ci fossero altri indagati oltre a Gabriele, laddove invece un'altra persona era stata posta, almeno provvisoriamente, in stato d'arresto. Sono in tutto circa una ventina le persone nel mirino degli organi investigativi vaticani per quelli che saranno i futuri sviluppi dell'inchiesta Vatileaks, che nel suo primo filone - quello relativo all'appropriazione delle carte private del Papa - ha finora portato, due settimane fa, al rinvio a giudizio del maggiordomo Paolo Gabriele, con l'accusa di furto aggravato, e del tecnico informatico Claudio Sciarpelletti per favoreggiamento. Non si può ancora parlare di altre persone indagate, anche perchè la successiva fase dell'istruttoria non è formalmente aperta, nè si sa quante delle persone al centro delle attenzioni della Gendarmeria finiranno ufficialmente sotto inchiesta da parte dei magistrati, ma è certo che sono almeno venti i soggetti indiziati di aver avuto parte a vario titolo nella diffusione dei documenti riservati su cui «si stanno ulteriormente concentrando» le indagini alla ricerca delle prove. Che il rinvio a giudizio di Paolo Gabriele e Claudio Sciarpelletti rappresenti non certo un punto d'arrivo ma «solo l'inizio» della vicenda penale sullo scandalo Vatileaks è stato praticamente messo nero su bianco dal pm vaticano Nicola Picardi nella sua requisitoria del 4 agosto scorso spiegando che nel quadro dei reati segnalati dalla Gendarmeria, per i quali «l'istruttoria si presentava complessa e laboriosissima e quindi suscettibile di durare per un periodo molto lungo», si era data la precedenza alla trattazione del furto aggravato «anche perchè per tale reato vi erano due imputati in stato di detenzione». Sono rimasti fuori, e ancora da trattare, reati ben più gravi denunciati nel rapporto della polizia giudiziaria dopo le prime fughe di notizie e l'uscita del libro «Sua Santità» di Gianluigi Nuzzi: tra gli altri, delitti contro lo Stato, delitti contro i poteri dello Stato, vilipendio delle istituzioni dello Stato, calunnia, diffamazione, inviolabilità dei segreti. Tutte fattispecie penali su cui sia il pm Picardi sia il giudice istruttore Piero Bonnet devono ancora procedere, e sulle quali valuteranno le varie posizioni, appunto almeno venti, già poste sotto osservazione. E se per la parte relativa al furto dei documenti la procedura non si è resa necessaria, non è affatto escluso che nelle prossime settimane si avanzino anche richieste di rogatoria con l'Italia. Tra l'altro anche in questo torrido agosto, dopo il deposito della sentenza del giudice Bonnet a «chiusura parziale» dell'istruttoria, l'attività investigativa, incoraggiata con forza dallo stesso Benedetto XVI che ha invitato gli inquirenti ad andare avanti «con solerzia», si è tutt'altro che interrotta: basti pensare solo ai telefoni posti sotto controllo in maniera quasi generalizzata. Insomma, la Fase 2 dell'inchiesta Vatileaks è ormai nel vivo.

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