ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 7 agosto 2012

Il Tradizionamento?


LE FUTURIBILI MESSE TRIDENTINE DEL PAPA E IL TRADIZIONALISMO MA-ANCHISTA...

di Francesco Colafemmina

Voci di conciliaboli in merito ad una prossima messa in rito antico del Santo Padre si rincorrono negli ultimi giorni. A ciò si aggiunge la notizia di una petizione pubblica lanciata in Brasile affinché Papa Benedetto celebri almeno una messa secondo il messale del 1962 (ma il Papa legge le petizioni online?). Certo, sarebbe un magnifico exemplum, ma quanto gioverebbe alla causa dei cosiddetti "tradizionalisti"?

Immediatamente dopo l'intero mondo riverserebbe accuse di ogni genere sul Sommo Pontefice, i vari Bianchi, Melloni e Mancuso non esiterebbero a reiterare i propri affondi contro una Chiesa "retrograda" e anticonciliare. E di queste reazioni sarebbero inevitabilmente complici coloro che pur in buona fede stanno cercando di dar vita a questo evento. Evento che con tutta probabilità non andrà in porto perché il Papa non accetterà mai di sottoporsi al ludibrio progressista-giudaico-radicalchic.

Ma al di là degli strologamenti in merito ad una futuribile messa tridentina papale, va registrato il recente susseguirsi di riunioni segrete, riservate, esclusivamente su invito (un po' come accadeva ai tempi del pre-concilio, quando cospiravano i sabotatori della Santa Messa) per discutere tematiche (il Concilio Vaticano II) ed eventi (Pellegrinaggi tradizionali) che riguardano non certo consorterie o gruppi di eletti, bensì l'intero popolo di Dio.

Evidentemente il punto è un altro e ci arrivo subito. L'impressione, e mi auguro si tratti solo di una personalissima impressione, è che si stia armando un tradizionalismo "dal volto buono", che potremmo definire il "tradizionalismo maanchista" (secondo la famosa dizione veltroniana del "ma anche": "vetus ordo, ma anche novus", "tradizione, ma anche riforma", "il Vaticano II alla luce del magistero precedente, ma anche il magistero precedente alla luce del Vaticano II", etc. etc.) da contrapporre al "tradizionalismo dei duri e puri" ossia quello afferente alla Fraternità San Pio X. Nella prospettiva di un rifiuto da parte della Fraternità di sottoscrivere le condizioni vaticane, qualcuno ne approfitta per dimostrare che la Tradizione non è appannaggio dei lefebvriani, anzi essa può fare volentieri a meno di difensori d'ufficio peraltro accostati recentemente dal Cardinal Koch a dei "luterani" (strano, visti i buoni rapporti della Santa Sede con i figli di Lutero e viste le dolci parole del Papa pronunciate in Germania in ricordo dello stesso autore delle 95 tesi).

Questa forma blanda di tradizionalismo ha però un difetto essenziale, tutto italiano. Della tradizione ha una visione esclusivamente intellettualistica e formale (dibattito sul Concilio, messe in latino, pizzi e merletti, clericalismo autoreferenziale). Le manca invece la dimensione pastorale che è l'autentico valore della Fraternità San Pio X, fondata non certo per preservare esclusivamente un rito o una visione del mondo cattolico giurassica e immutabile, ma per custodire assieme al rito e alla dottrina una "vita cristiana" autentica. Questa vita cristiana è testimoniata dalle famiglie della Fraternità e dalla pastorale dei suoi sacerdoti. Ma questo aspetto sembra non interessare affatto i tradizionalisti de noartri. E tantomeno la Commissione Ecclesia Dei, impegnata in una partita di potere con gli eredi di Mons. Lefebvre, ignorando volutamente la sfida spirituale volta al bene delle anime e alla diffusione della Grazia sulla quale si concentra l'"inconcepibile" ostinazione di questi ultimi. Insomma, se i "tradizionalisti" grazie ai quali - e ciò è innegabile - abbiamo ottenuto il Summorum Pontificum, non sottoscriveranno i dictat di Roma, sarà pronto un nuovo movimento pronto ad assorbire i nostalgici tradizionalisti... forse in attesa che la tradizione scompaia, assorbita nel potpourri liturgico-spirituale del cattolicesimo contemporaneo.

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