Il 7 novembre prossimo a Roma, all'Ateneo Regina Apostolorum, si svolgerà un convegno interreligioso sulla Sindone, con la partecipazione di esponenti musulmani e israelitici.
MARCO TOSATTI
La Sindone, per molti aspetti ancora inspiegabile, è uno dei documenti più studiati al mondo e ancora oggi oggetto di indagine interdisciplinare. La giornata di studio, organizzata dal gruppo di ricerca universitario Othonia, in collaborazione con l’Istituto Scienza e Fede dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, offre un’occasione di confronto interreligioso tra alcuni esponenti del mondo ebraico, cristiano e musulmano, il 7 novembre prossimo a Roma. Saranno il Prof. Bruno Di Porto della comunità ebraica Lev Chadash, Barrie Schwortz, presidente STERA (in videoconferenza), l’Imam Yahya Pallavicini, Presidente CO.RE.IS. – Comunità Religiosa Islamica Italiana, il Prof. Bruno Barberis, Direttore del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino, Padre Gianfranco Berbenni ofm cap e Padre Rafael Pascual L.C, Direttore dell'Istituto Scienza e Fede dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum a partecipare all’incontro, in mattinata, riservato agli esperti e a porte chiuse.
Il dibattito approfondirà tre argomenti: l’approccio scientifico utilizzato per l’analisi di un documento storico soffermandosi sull’importante rapporto tra scienza e fede; l’immagine impressa sulla Sindone che porta a riflettere sul mistero della sofferenza e sul suo significato, che ognuna delle tre religioni offre all’umanità; la relazione tra l’uomo della Sindone e Gesù così come ciò che Egli rappresenta per gli ebrei, per i cristiani e per i musulmani. I risultati della tavola rotonda verranno presentati alla stampa e al pubblico alle ore 15:30 nell’Aula Magna dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in via degli Aldobrandeschi 190, 00163 Roma. speriamo che questo sia più serio..
La Sindone specchio del Vangelo
L’arcidiocesi di Torino e l’ateneo “Regina Apostolorum” organizzano un convegno a Gerusalemme
GIACOMO GALEAZZICITTA' DEL VATICANO
Dal Sacro Lino al Cristo dei vangeli: il mistero della Sindone nella città eterna. L'arcidiocesi di Torino e l'ateneo pontificio "Regina Apostolorum" organizzano una giornata di studi e preghiera a Santa Croce in Gerusalemme. Diceva Paul Claudel:"Un documento realista, fatto dalla natura, si resta conquistati dalla sua nobiltà, dalla sua maestà, dalla sua tristezza, è davvero il volto di un morto che è risuscitato".
Il convegno "La Sindone specchio del Vangelo, una proposta per l’Anno della Fede" riunisce il 27 ottobre nella basilica romana alcuni tra i maggiori esperti mondiali come Giuseppe Ghiberti e Roberto Gottardo, rispettivamente presidente e vicepresidente della commissione diocesana per la Sindone, Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma, Gian Maria Zaccone, direttore scientifico del Museo della Sindone di Torino, Bruno Barberis, direttore del centro internazionale di Sindonologia di Torino, il francescano Gianfranco Berbenni, docente di storia della Chiesa, Rafael Pasqual, Legionario di Cristo e direttore dell’istituto "Scienza e Fede" dell'università "Regina Apostolorum" e padre Héctor Guerra, anch'egli Legionario di Cristo e direttore dell'"Istituto Sacerdos". Ciascun relatore approfondirà e attualizzerà il significato e il messaggio del lenzuolo funerario.
Intanto i complessi interventi di restauro hanno reso più nitida l’immagine del corpo umano che vi è impresso in negativo, e sulla quale nel corso dei secoli sono state formulate controverse teorie, nessuna delle quali ha sino a oggi ottenuto il pieno consenso della comunità scientifica e degli organismi religiosi. La prima inconfutabile testimonianza storica della sindone di Torino risale comunque al 1353: essa è costituita dalla deposizione della sacra tela nella chiesa di Lirey, in Francia, a opera del cavaliere Geoffroy de Charny. Qui, sottolinea lo storico Silverio Novelli, essa rimase fino alla metà del XV secolo: nel 1453 fu ceduta ai Savoia. Il sudario è costituito da un tessuto di lino di buona qualità e non sottoposto a tintura che misura una lunghezza di 441 cm e una larghezza di 113 cm, su un lato del quale è impressa in forma scarsamente contrastata l’immagine frontale e dorsale del corpo di un uomo alto circa 1,80 m, di costituzione longilinea e con barba e capelli lunghi. Sulle sue membra sono evidenti i segni di numerose tumefazioni e ferite lacero-contuse, mentre macchie di colore rossastro (la cui analisi si è limitata a quelle sul volto, evidenziando che si tratta certamente di tracce di sangue umano traslato sul telo per contatto) si riscontrano particolarmente intense nella regione della fronte e della nuca, sul costato, all’altezza dei polsi e ai piedi. L’immagine del corpo avvolto nel sudario ricostruisce distintamente una morte violenta, avvenuta secondo gli studi medico-legali per asfissia e alterazioni circolatorie, a seguito di un trattamento particolarmente cruento, le cui evidenze indirette attestate dalle impressioni sulla tela ben si accordano con le pratiche storicamente documentate del flagellazione e della crocifissione.
Gli studi scientifici condotti sul lenzuolo funerario, realizzati già a partire dal 1898 sulla base del materiale fotografico prodotto dall’avvocato astigiano Secondo Pia, sono arrivati a comporre nel corso dei decenni un quadro estremamente complesso, che a tutt’oggi rende arduo assegnare una collocazione cronologica e una provenienza geografica certe alla tela, e dunque non consente di ritenerla inoppugnabilmente il sudario in cui venne avvolto il corpo di Gesù Cristo prima della Resurrezione. Le tappe di questi studi, evidenzia Silverio Novelli, sono segnate dalla costituzione della prima commissione scientifica di studio, istituita nel 1966, cui fecero seguito nel 1978 le analisi effettuate sul lenzuolo funerario dopo l’ostensione celebrata nel quarto anniversario del trasferimento della sindone da Chambery a Torino, e soprattutto le controverse datazioni ottenute nel 1988 da tre diversi laboratori specializzati (a Zurigo, Oxford e Tucson) grazie al metodo del radiocarbonio (14 C), utilizzato in archeologia per ubicare temporalmente i materiali di origine organica. Se, infatti, le analisi condotte sui pollini rinvenuti in microtracce sulla tela sembrerebbero circoscrivere la sua area di provenienza a una zona compresa tra Gerusalemme ed Ebron, concordando così con quanto riportato nei Vangeli, le datazioni radiocarboniche indicherebbero invece uno spazio temporale compreso tra il 1260 e il 1390. Tali datazioni sono state però accolte con riserva da numerosi studiosi sulla base di un duplice ordine di considerazioni: in primo luogo, la scarsa attendibilità del metodo di datazione per archi cronologici limitati, e secondariamente la possibilità che i campioni esaminati possano essere stati sottoposti a contaminazioni prodotte da agenti esterni.
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