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giovedì 25 ottobre 2012

Diario Vaticano


 Il concistoro dei sei cardinali
Nessuno di loro è di curia, o italiano, o di altri paesi europei. L'americano Harvey lascerà la carica di prefetto della casa pontificia. E col filippino Tagle riceverà la porpora un seguace della "scuola di Bologna"

di ***


CITTÀ DEL VATICANO, 24 ottobre 2012 – Con una mossa a sopresa Benedetto XVI ha annunciato questa mattina un concistoro per la creazione di sei nuovi cardinali.

Non che un nuovo concistoro fosse inatteso. Già prima dell’estate nei sacri palazzi si dava per altamente probabile una nuova infornata di porpore in novembre o al più tardi nel febbraio del 2013.

Quello che ha sorpreso è invece il fatto che tra i nuovi cardinali non ci siano né italiani, né europei, né curiali in senso stretto. Un'esclusione, questa, voluta con determinazione dal papa, che non ha ammesso eccezioni neanche per il proprio connazionale, il tedesco Gerhard Ludwig Müller, da lui chiamato a guidare la prima delle congregazioni vaticane, quella per la dottrina della fede.Il prossimo 24 novembre riceveranno infatti la porpora un nordamericano (l’arcivescovo James M. Harvey, 63 anni, degli Stati Uniti, prefetto della casa pontificia, un incarico di per sé non curiale), un latinoamericano (Rubén Salazar Gómez, 70 anni, arcivescovo di Bogotà), un africano (John Olorunfemi Onaiyekan, 68 anni, arcivescovo di Abuja in Nigeria) e ben tre asiatici (il patriarca maronita libanese Bechara Rai, 72 anni, l’arcivescovo maggiore Baselios Cleemis Thottunkal, 53 anni, dei siro-malankaresi in India, e l’arcivescovo Luis Antonio Tagle, 55 anni, di Manila nelle Filippine).

Bisogna risalire a Pio XI per trovare un altro concistoro senza nuove porpore a italiani e ad europei. Cioè al concistoro del 24 marzo 1924, quando papa Achille Ratti fece cardinali gli arcivescovi George Mundelein di Chicago e Patrick J. Hayes di New York. Mentre in quello del 19 dicembre 1927 diede la porpora a due francesi, un canadese, uno spagnolo e un ungherese.

Nei 33 successivi concistori celebrati in 85 anni da sei pontefici c’è sempre stato ogni volta almeno un nuovo cardinale italiano. Così avvenne anche in quello del 16 gennaio 1960, quando Giovanni XXIII, pur creando solo quattro cardinali, diede la porpora all'italiano Giuseppe Ferretto.

Insomma, Benedetto XVI sembra aver voluto integrare e bilanciare il concistoro dello scorso febbraio, che era stato criticato, anche da autorevoli membri della gerarchia, come troppo segnato da nomine italiane, europee e curiali.

E per rendere ancora più nitido il segnale, papa Joseph Ratzinger ha anche evitato di allungare l’elenco dei nuovi porporati con uno o più ultraottantenni, ipotesi che pure era stata presa in considerazione.

Ecco quindi spiegata la scelta, inusuale negli ultimi decenni, di compiere una nuova infornata di porpore solo pochi mesi dopo la precedente.

Era dal 1929 che non c'erano più state in uno stesso anno due differenti creazioni cardinalizie. Con Giovanni XXIII ci furono due concistori a soli tre mesi e mezzo di distanza, ma in anni solari diversi: il primo il 14 dicembre 1959 e il successivo il 28 marzo 1960.

Ferma restando la determinazione di Benedetto XVI di tener fuori italiani, europei e curiali, le scelte operate per le nuove porpore sono state quindi piuttosto prevedibili, eccetto quella di Harvey.

In America latina, la Colombia era l’unico grande paese a non avere più alcun cardinale elettore, cioè con meno di 80 anni, quando solo pochi anni fa ne aveva ben tre. Senza contare che il papa quest’anno ha avuto modo di conoscere da vicino i problemi di quella nazione, nel corso della visita "ad limina" del suo episcopato.

Pe quanto riguarda l’Asia, è facile comprendere come la scelta del patriarca maronita sia maturata sulla scia del viaggio del papa in Libano e alla luce della drammatica situazione in Siria. Mentre quella dell’arcivescovo maggiore siro-malankarese, nonostante la giovane età che lo fa diventare il più giovane membro del collegio cardinalizio, costituisce il riconoscimento del grande dinamismo pastorale di questa comunità.

Era naturale poi che le Filippine, l’unica grande nazione a maggioranza cattolica dell’Asia, avessero di nuovo almeno un cardinale elettore. Le possibilità erano due: Cebu, la diocesi più grande, o Manila, la diocesi della capitale. È prevalsa, con Tagle, la scelta di quest’ultima.

Come effetto collaterale di quest'ultima scelta il collegio cardinalizio avrà quindi tra i suoi membri anche uno degli autori della diffusa e discussa "Storia del Concilio Vaticano II" prodotta dalla cosiddetta scuola di Bologna, fautrice di una ermeneutica della "rottura".

Tagle infatti è stato l'autore, da semplice sacerdote, di un capitolo chiave del quarto volume edito nel 1999, quello intitolato: “La tempesta di novembre: la ‘settimana nera’”. Capitolo che l’arcivescovo di curia Agostino Marchetto, nel suo volume di stroncatura della storiografia bolognese ("Il Concilio Vaticano II. Contrappunto per la sua storia", stampato dalla Libreria Editrice Vaticana nel 2005) definisce come "studio pur ricco e anche approfondito, ma scentrato", scritto in "linguaggio giornalistico" e qua e là "mancante [di] quel tanto di obiettività richiesta al vero storico".

Le critiche di Marchetto non hanno comunque impedito che Tagle, dal 2001 vescovo di Imus, diventasse dapprima arcivescovo di Manila nel 2011 e oggi cardinale.

Tornando all’elenco dei nuovi cardinali c’è da notare poi che per il continente africano la scelta è caduta sull’arcivescovo della capitale federale della Nigeria, paese che ha già un cardinale nella persona dell’arcivescovo di Lagos. Anche in questo caso la volontà di raddoppiare la presenza cardinalizia non sorprende, vista l’attenzione e la partecipazione con cui la Santa Sede segue le cronache degli scontri etnico-religiosi tra musulmani e cristiani che insanguinano il grande paese africano.

Pe certi versi rimane invece sorprendente la nomina a cardinale dello statunitense Harvey. I due precedenti prefetti della casa pontificia hanno infatti ricevuto la porpora solo a fine carriera: Jacques Martin a 80 anni e Dino Monduzzi a 76. Harvey invece di anni ne ha 63 e il fatto che il papa, concedendogli la porpora, abbia annunciato la sua prossima nomina ad arciprete della basilica di San Paolo fuori le Mura, dovuta sostanzialmente a una salute piuttosto cagionevole, ha il sapore di una promozione, nonostante il suo nome negli ultimi mesi sia stato indicato tra quelli che, anni fa, avrebbero favorito l’infelice assunzione di Paolo Gabriele al ruolo di maggiordomo del papa.

Rimane ovviamente aperta la domanda su chi sarà il nuovo prefetto della casa pontificia. Ed è facile prevedere che sarà una scelta personalissima del papa. Scelta che però maturerà non prima del concistoro del 24 novembre.

Infine, si può notare che questa volta Benedetto XVI non ha voluto derogare al tetto dei 120 cardinali elettori. Tanti saranno infatti i cardinali con diritto di voto in conclave, nella data delle cerimonia.

Attualmente i cardinali elettori sono 116, ma due di loro supereranno gli 80 anni prima del concistoro: Francis Arinze il 1 novembre e Renato Raffaele Martino il 23.

Tra l’8 dicembre 2012 e il 25 dicembre 2013 altri undici cardinali compiranno 80 anni. E questo vuol dire che tra un anno potrà esserci un nuovo concistoro con una dozzina di nuove porpore.

Ma ora è troppo presto per fare previsioni al riguardo.


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