Al Sinodo dei vescovi si dibatte molto sulla Siria, e più in generale sui conflitti dell’area mediorientale. La linea del Papa è chiara: valutazione positiva del fenomeno delle primavere arabe, rifiuto della violenza, richiesta di riaprire il dialogo per uscire dall’impasse.
E’ per seguire questa linea che il Sinodo aveva annnunciato una settimana fa una missione vaticana ad alto livello in Siria. La delegazione guidata dal segretario di stato Tarcisio Bertone sarebbe dovuta partire oggi per Damasco.
Ma ieri, una breve dichiarazione del portavoce padre Federico Lombardi, ha fatto capire che i tempi non sono maturi: la missione, ha detto, “continua a essere allo studio e in preparazione”. L’obiettivo è di metterla in atto “quanto prima possibile”, ma la partenza “non sarà domani” (oggi per chi legge) e anzi la questione di quando “possa effettivamente avvenire” rimane “aperta”. A rendere più delicati i preparativi sono anzitutto i “gravissimi fatti avvenuti recentemente nella regione”, ovvero l’attentato di venerdì nel quartiere cristiano di Beirut, che ha provocato otto morti tra cui il capo dell’intelligence, generale Wissam al-Hassan. Le preoccupazioni della chiesa per il paese dei cedri sono del resto note da tempo.
Ma le difficoltà della missione riflettono anche le difficoltà che i vescovi riuniti a Roma hanno nell’adottare una linea comune non soltanto rispetto alla Siria e ai conflitti mediorientali, ma più in generale rispetto all’islam, fino a oggi l’unico tema che ha davvero infuocato i lavori del Sinodo. Dalla linea papale si è discostato il più alto esponente della gerarchia cattolica siriana, il patriarca melchita Gregorios III Laham. Lui, che durante il Sinodo aveva accolto piangendo l’annuncio della delegazione vaticana, durante un incontro organizzato da Aiuto alla chiesa che soffre due giorni fa, ha tracciato un quadro molto positivo della situazione in Siria senza però mai citare Assad. A suo dire la Siria è il paese “più libero” e avanzato del mondo arabo, la nuova Costituzione approvata in tutta fretta da Assad dopo l’esplosione della rivolta “include i principi della democrazia islamica” elaborati dall’Università al-Azhar dopo la “primavera” egiziana.
Le elezioni dello scorso maggio – in piena guerra civile, considerate un farsa dalla comunità internazionale e boicottate dall’opposizione – sono state per Laham “libere”. Quanto alla polizia segreta, era “terribile” sotto Hafiz el-Assad, padre di Bashar, mentre oggi si può parlare liberamente. “Ma d’altra parte – ha detto – anche in Europa se si vuole dire qualcosa contro gli ebrei, è meglio abbassare la voce…”. I ribelli, secondo Laham, sono “stranieri, controllati dagli stranieri e armati dagli stranieri. E’ assurdo dire che combattono per la libertà perché in Siria c’è già la libertà. Se vogliono la libertà, vadano in Kuwait o in Arabia Saudita e vedano quanta ne trovano…”.
Le parole di Laham non sono state accolte benissimo in segreteria di stato dove, non a caso, si prende tempo per far partire la delegazione. Valutazioni non omogenee i padri sinodali le stanno dando in questi giorni anche sul rapporto col mondo musulmano. Dopo il video proiettato in aula dal cardinale ghanese Turkson, presidente di Giustizia e pace, nel quale si mostra con preoccupazione l’espansione demografica dell’islam in Europa, e per il cui contenuto lo stesso cardinale si è dovuto scusare, le prese di posizione sono state disparate.
Secondo il reverendo Samir Khalil Samir, esperto di islam al Sinodo, alcuni vescovi hanno avuto una posizione “altamente critica” del video ma altri, come il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia e amico del Papa, l’hanno giudicato un “avvertimento” giusto. In scia a Turkson, in molti hanno denunciato l’espansione dei movimenti islamisti nell’Africa subsahariana. “La rapida espansione dell’islam e in particolare la diffusione del fondamentalismo in Africa occidentale preoccupa enormemente la chiesa”, ha detto il vescovo Nicodème Anani Barrigah-Benissan di Atakpamé, Togo. Dopo la primavera araba, ha avvertito il vescovo Cirillo Guglielmo di Assiut, in Egitto, “ogni giorno vediamo un nuovo tentativo di islamizzare le istituzioni statali”.
http://www.paolorodari.com/2012/10/23/dissidio-islamico-slitta-la-missione-di-bertone-a-damasco-elogi-del-patriarca-melchita-ad-assad-molti-dubbi/
e chiudendo gli occhi... mentre
Mentre se la fan sotto (la nuova evangelizzazione), torna comodo dar la colpa a chi non l'ha...:
Al Sinodo dei vescovi si dibatte molto sulla Siria, e più in
generale sui conflitti dell’area mediorientale. La linea del Papa è
chiara: valutazione positiva del fenomeno delle primavere arabe,
rifiuto della violenza, richiesta di riaprire il dialogo per uscire
dall’impasse.E’ per seguire questa linea che il Sinodo aveva annnunciato una
settimana fa una missione vaticana ad alto livello in Siria. La
delegazione guidata dal segretario di stato Tarcisio Bertone sarebbe
dovuta partire oggi per Damasco.Ma ieri, una breve dichiarazione del portavoce padre Federico
Lombardi, ha fatto capire che i tempi non sono maturi: la missione,
ha detto, “continua a essere allo studio e in preparazione”.
L’obiettivo è di metterla in atto “quanto prima possibile”, ma
la partenza “non sarà domani” (oggi per chi legge) e anzi la
questione di quando “possa effettivamente avvenire” rimane
“aperta”. A rendere più delicati i preparativi sono anzitutto i
“gravissimi fatti avvenuti recentemente nella regione”, ovvero
l’attentato di venerdì nel quartiere cristiano di Beirut, che ha
provocato otto morti tra cui il capo dell’intelligence, generale
Wissam al-Hassan. Le preoccupazioni della chiesa per il paese dei
cedri sono del resto note da tempo.Ma le difficoltà della missione riflettono anche le difficoltà
che i vescovi riuniti a Roma hanno nell’adottare una linea comune
non soltanto rispetto alla Siria e ai conflitti mediorientali, ma più
in generale rispetto all’islam, fino a oggi l’unico tema che ha
davvero infuocato i lavori del Sinodo. Dalla linea papale si è
discostato il più alto esponente della gerarchia cattolica siriana,
il patriarca melchita Gregorios III Laham. Lui, che durante il Sinodo
aveva accolto piangendo l’annuncio della delegazione vaticana,
durante un incontro organizzato da Aiuto alla chiesa che soffre due
giorni fa, ha tracciato un quadro molto positivo della situazione in
Siria senza però mai citare Assad. A suo dire la Siria è il paese
“più libero” e avanzato del mondo arabo, la nuova Costituzione
approvata in tutta fretta da Assad dopo l’esplosione della rivolta
“include i principi della democrazia islamica” elaborati
dall’Università al-Azhar dopo la “primavera” egiziana.Le elezioni dello scorso maggio – in piena guerra civile,
considerate un farsa dalla comunità internazionale e boicottate
dall’opposizione – sono state per Laham “libere”. Quanto alla
polizia segreta, era “terribile” sotto Hafiz el-Assad, padre di
Bashar, mentre oggi si può parlare liberamente. “Ma d’altra
parte – ha detto – anche in Europa se si vuole dire qualcosa
contro gli ebrei, è meglio abbassare la voce…”. I ribelli,
secondo Laham, sono “stranieri, controllati dagli stranieri e
armati dagli stranieri. E’ assurdo dire che combattono per la
libertà perché in Siria c’è già la libertà. Se vogliono la
libertà, vadano in Kuwait o in Arabia Saudita e vedano quanta ne
trovano…”.Le parole di Laham non sono state accolte benissimo in segreteria
di stato dove, non a caso, si prende tempo per far partire la
delegazione. Valutazioni non omogenee i padri sinodali le stanno
dando in questi giorni anche sul rapporto col mondo musulmano. Dopo
il video proiettato in aula dal cardinale ghanese Turkson, presidente
di Giustizia e pace, nel quale si mostra con preoccupazione
l’espansione demografica dell’islam in Europa, e per il cui
contenuto lo stesso cardinale si è dovuto scusare, le prese di
posizione sono state disparate.Secondo il reverendo Samir Khalil Samir, esperto di islam al
Sinodo, alcuni vescovi hanno avuto una posizione “altamente
critica” del video ma altri, come il cardinale Joachim Meisner,
arcivescovo di Colonia e amico del Papa, l’hanno giudicato un
“avvertimento” giusto. In scia a Turkson, in molti hanno
denunciato l’espansione dei movimenti islamisti nell’Africa
subsahariana. “La rapida espansione dell’islam e in particolare
la diffusione del fondamentalismo in Africa occidentale preoccupa
enormemente la chiesa”, ha detto il vescovo Nicodème Anani
Barrigah-Benissan di Atakpamé, Togo. Dopo la primavera araba, ha
avvertito il vescovo Cirillo Guglielmo di Assiut, in Egitto, “ogni
giorno vediamo un nuovo tentativo di islamizzare le istituzioni
statali”.
http://www.paolorodari.com/2012/10/23/dissidio-islamico-slitta-la-missione-di-bertone-a-damasco-elogi-del-patriarca-melchita-ad-assad-molti-dubbi/
.... e chiudere gli occhi su chi ce l'ha:
Al Sinodo dei vescovi si dibatte molto sulla Siria, e più in generale sui conflitti dell’area mediorientale. La linea del Papa è chiara: valutazione positiva del fenomeno delle primavere arabe, rifiuto della violenza, richiesta di riaprire il dialogo per uscire dall’impasse.E’ per seguire questa linea che il Sinodo aveva annnunciato una settimana fa una missione vaticana ad alto livello in Siria. La delegazione guidata dal segretario di stato Tarcisio Bertone sarebbe dovuta partire oggi per Damasco.Ma ieri, una breve dichiarazione del portavoce padre Federico Lombardi, ha fatto capire che i tempi non sono maturi: la missione, ha detto, “continua a essere allo studio e in preparazione”. L’obiettivo è di metterla in atto “quanto prima possibile”, ma la partenza “non sarà domani” (oggi per chi legge) e anzi la questione di quando “possa effettivamente avvenire” rimane “aperta”. A rendere più delicati i preparativi sono anzitutto i “gravissimi fatti avvenuti recentemente nella regione”, ovvero l’attentato di venerdì nel quartiere cristiano di Beirut, che ha provocato otto morti tra cui il capo dell’intelligence, generale Wissam al-Hassan. Le preoccupazioni della chiesa per il paese dei cedri sono del resto note da tempo.Ma le difficoltà della missione riflettono anche le difficoltà che i vescovi riuniti a Roma hanno nell’adottare una linea comune non soltanto rispetto alla Siria e ai conflitti mediorientali, ma più in generale rispetto all’islam, fino a oggi l’unico tema che ha davvero infuocato i lavori del Sinodo. Dalla linea papale si è discostato il più alto esponente della gerarchia cattolica siriana, il patriarca melchita Gregorios III Laham. Lui, che durante il Sinodo aveva accolto piangendo l’annuncio della delegazione vaticana, durante un incontro organizzato da Aiuto alla chiesa che soffre due giorni fa, ha tracciato un quadro molto positivo della situazione in Siria senza però mai citare Assad. A suo dire la Siria è il paese “più libero” e avanzato del mondo arabo, la nuova Costituzione approvata in tutta fretta da Assad dopo l’esplosione della rivolta “include i principi della democrazia islamica” elaborati dall’Università al-Azhar dopo la “primavera” egiziana.Le elezioni dello scorso maggio – in piena guerra civile, considerate un farsa dalla comunità internazionale e boicottate dall’opposizione – sono state per Laham “libere”. Quanto alla polizia segreta, era “terribile” sotto Hafiz el-Assad, padre di Bashar, mentre oggi si può parlare liberamente. “Ma d’altra parte – ha detto – anche in Europa se si vuole dire qualcosa contro gli ebrei, è meglio abbassare la voce…”. I ribelli, secondo Laham, sono “stranieri, controllati dagli stranieri e armati dagli stranieri. E’ assurdo dire che combattono per la libertà perché in Siria c’è già la libertà. Se vogliono la libertà, vadano in Kuwait o in Arabia Saudita e vedano quanta ne trovano…”.Le parole di Laham non sono state accolte benissimo in segreteria di stato dove, non a caso, si prende tempo per far partire la delegazione. Valutazioni non omogenee i padri sinodali le stanno dando in questi giorni anche sul rapporto col mondo musulmano. Dopo il video proiettato in aula dal cardinale ghanese Turkson, presidente di Giustizia e pace, nel quale si mostra con preoccupazione l’espansione demografica dell’islam in Europa, e per il cui contenuto lo stesso cardinale si è dovuto scusare, le prese di posizione sono state disparate.Secondo il reverendo Samir Khalil Samir, esperto di islam al Sinodo, alcuni vescovi hanno avuto una posizione “altamente critica” del video ma altri, come il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia e amico del Papa, l’hanno giudicato un “avvertimento” giusto. In scia a Turkson, in molti hanno denunciato l’espansione dei movimenti islamisti nell’Africa subsahariana. “La rapida espansione dell’islam e in particolare la diffusione del fondamentalismo in Africa occidentale preoccupa enormemente la chiesa”, ha detto il vescovo Nicodème Anani Barrigah-Benissan di Atakpamé, Togo. Dopo la primavera araba, ha avvertito il vescovo Cirillo Guglielmo di Assiut, in Egitto, “ogni giorno vediamo un nuovo tentativo di islamizzare le istituzioni statali”.
http://www.paolorodari.com/2012/10/23/dissidio-islamico-slitta-la-missione-di-bertone-a-damasco-elogi-del-patriarca-melchita-ad-assad-molti-dubbi/
.... e chiudere gli occhi su chi ce l'ha:
Continua la mattanza di religiosi e fedeli cristiani in Siria, per mano dei terroristi jihadisti armati da USA-Israele ~ (+4Video)
Continua la mattanza di religiosi e fedeli cristiani in Siria per mano dei terroristi jihadisti armati da USA-Israele
Nella parte nord di Damasco è stato oggi, 25 ottobre 2012, ritrovato il corpo senza vita di un monaco ortodosso (pope Fadi Haddad) che era stato rapito da gruppi armati di terroristi nei giorni scorsi.
Il corpo dell’uomo riportava chiari segni di terribili torture ed oltraggi, oltre ad essere mutilato orribilmente.
L’attacco alla comunità cristiana, in tutte le sue componenti, ortodosse e cattoliche, si sta in questi giorni accentuando, e si manifesta con particolare ferocia e accanimento nell’infierire crudelmente sui corpi dei poveri malcapitati rapiti, sacerdoti o semplici fedeli, i quali hanno l’unica colpa di essere cristiani e di appartenere ad una comunità tra le più pacifiche e tolleranti dell’area, secolarmente integrata in una naturale convivenza fianco a fianco con altre comunità ed etnie, le quali condividono tutte, cristiane e islamiche, l’onore e l’orgoglio di appartenere alla stessa terra, Nazione, Patria: la Siria.
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Questi gruppi di delinquenti comuni, che i media della propaganda occidentale e del Golfo ci presentano come “ribelli”, rapiscono le persone chiedendo inizialmente un riscatto in denaro di parecchie migliaia di lire siriano (o dollari), ma successivamente, vinti dall’odio razziale (i mercenari in Siria sono al 95% stranieri) e confessionale, e capendo che in realtà le loro vittime non appartengono a famiglie ricche o che si possono permettere di pagare esorbitanti riscatti, decidono di sfogare i loro istinti più bestiali sui corpi dei rapiti indifesi, facendo scempio dei loro corpi.
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Non si capisce bene a quale demone questi terroristi-mercenari-jihadisti si siano votati, ma una cosa è certa: i loro istinti e le loro azioni non possono essere considerate umane, e neppure bestiali, in quanto neppure le bestie agiscono in tali efferati modi, in quanto gli animali uccidono solo per difendersi o per cibarsi. Questi terroristi invece agiscono come posseduti da un esercito di demoni scatenati (video molto cruento e sconsigliato a persone sensibili), e non è certo Allah o Dio a guidare le loro azioni, ma uno spirito perverso e maligno.
Questa guerra quindi, come avvertì già San Paolo in una sua lettera agli Efesini, va oltre ogni comprensione puramente umana:
“Noi non dobbiamo lottare solo contro la carne e il sangue…, ma contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti maligni sparsi nell’aria. Rivestitevi dunque dell’armatura di Dio, per poter resistere nel giorno della prova, sostenere il combattimento fino alla fine, e rimanere in piedi, padroni del campo” (San Paolo, Efesini – 6,12-13).
Nella vicina Palestina occupata poi, a conferma del fatto che stiamo assistendo ad uno scontro che va oltre ogni spiegazione politica, economica e di potere, che per quanto possa essere giusta e azzeccata è sempre limitata, vediamo che è in corso una sfrenata colonizzazione, portata avanti da un gruppo di persone che idealmente è convinto di essere “Popolo Eletto da Dio”, e perciò legittimato a commettere qualsiasi tipo di azione, anche la più iniqua e sanguinaria, incluso l’omicidio, il furto, la tortura, e la riduzione in stato di schiavitù di intere famiglie e gruppi etnici.
C’è gran differenza tra il comportamento del “popolo eletto” che occupa la Palestina (che si espande sempre più avendo come progetto finale l’Eretz Israel) e i jihadisti “combattenti di dio” che hanno come mira di assogettare e “convertire” con la “spada dell’islam” gli altri popoli e nazioni??? Entrambe “in nome di Dio” pretendono di conquistare terre e popoli con la violenza e la prepotenza. Non sarà che invece hanno entrambe, sionisti e jihadisti, lo stesso demone guida che li ispira e possiede, con progetto finale per l’umanità qualcosa di disumano e tremendo?
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Quello che noi cristiani sappiamo con certezza è che questi “spiriti maligni sparsi nell’aria”odiano le creature umane in quanto odiano il Creatore in ogni sua manifestazione, quella umana per eccellenza, fatta a Sua immagine e somiglianza. È probabilmente in quest’ottica che dobbiamo interpretare la mattanza di persone innocenti in corso, nella quale intravediamo l’odio viscerale e atavico di queste entità malefiche, le quali si sono impossessate delle menti di questi “jihadisti & sionisti”, persone spiritualmente e psicologicamente deboli e influenzabili, le cui azioni dirigono a piacimento.
I media occidentali ovviamente tacciono e non esprimo ferme condanne e solidarietà con la Siria e la sua popolazione sotto attacco, minimizzando gli attacchi terroristici come provocati solo da “frange estreme”… mentre noi tutti sappiamo che non è così, e che se non fosse per il supporto finanziario e logistico occidentale (forniture di armi e attrezzature militari di alta tecnologia ai gruppi mercenari) questi gruppi di criminali neppure esisterebbero.
Anzi, i media occidentali fanno di peggio, ribaltano diabolicamente le responsabilità e le colpe, addossando gli eccidi e le atrocità commesse sul campo all’Esercito Arabo Siriano (composto da figli del popolo di ogni etnia e confessione religiosa) e al governo di Damasco che legittimamente resiste e reagisce agli attacchi terroristici esterni. Chi ha occhi per vedere intravede chiaramente di chi è la coda che si agita nell’ombra e si dibatte nel fumo della battaglia.
Ma gli uomini di buona volontà e i giusti di questo mondo, siriani, venezuelani, russi, palestinesi o italiani che siano, non si fanno intimorire da questa bestia e non demordono nella battaglia, avendo la certezza della vittoria finale, corazzati con “l’armatura di Dio”.
Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio.
~Filippo Fortunato Pilato TerraSantaLibera.org – 25/10/2012
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