ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 19 novembre 2012

"Fratelli maggiori" in action

Bagno di sangue a Gaza. Sotto falsi pretesti

La verità l'ha detta il pacifista ebreo Gershon Baskin (Dio lo benedica): «Ahmad Jaabri, il comandante militare di Hamas, è stato assassinato mentre negoziava una tregua con Israele». Baskin conosceva direttamente Jabari perché aveva mediato con lui, a suo tempo, la liberazione del soldato Shalit; ed aveva ricevuto dal comandante militare di Hamas a Gaza «una bozza di accordo per una tregua permanente». Una decisione, commenta Baskin nel suo elogio funebre all'amico, «di totale pazzia. Jaabri era quello che aveva fatto
rispettare tutti i recenti cessate-il-fuoco.
Mandava i suoi uomini a fermare i lanci di razzi ed era pronto a raggiungere un accordo di tregua di lungo termine. Era anche
l'interlocutore principali del servizio di intelligence egiziano nella mediazione per una
intesa di tregua» (Gershon Baskin mourns his friend Ahmed Jabari).
Ecco il vero «pericolo esistenziale» che il regime sionista ha scongiurato con l'assassinio di Jabari. Dimenticate i tremendi razzi islamici che, a dirlo è sempre l'informazione-propaganda israeliana
(unica fonte), «hanno raggiunto Tel Aviv» finendo uno in mare e uno in un prato. I nostri media si commuovono per i 3 morti israeliani, che gli israeliani dicono di aver subìto: l'equivalente di un
incidente d'auto, a cui Sion risponde con quella che chiama ­ senza vergognarsi ­ una guerra lungamente preparata, come vedremo.
Jabari è stato eliminato perché la sua proposta di tregua avrebbe Ahmed al-Jabari ostacolato la guerra.

L'auto in cui si trovava al-Jabari al momento del bombardamento
Naturalmente, la propaganda ebraica ­ e quindi i nostri media ­ hanno descritto Jabari
come «il feroce carceriere di Shalit», l'Osama Bin Laden di Gaza, il temibilissimo capo dei
lanciatori di razzi dal territorio assediato, che tanto angosciano i poveri ebrei, ancorché
vadano quasi sempre a vuoto. Nella realtà, Jabari era incaricato da Hamas di imporre la
tregua di fatto, disciplinando i gruppuscoli più piccoli e più estremisti e dei «Comitati
Popolari» antagonisti, che lanciano i razzi. Razzi che, sostiene Israele, sono forniti
dall'Iran; saremmo curiosi di ricevere qualche spiegazione su come missili iraniani
possano entrare a Gaza, territorio assediato dal 2006, dove Sion controlla ogni chilo di
merce che vi lascia entrare, e dove praticamente ognuno dei leader è controllato momento
per momento dai sistemi di spionaggio satellitari israeliani, come lo stesso assassinio
mirato di Jabari dimostra. Chi dà ai gruppuscoli fanatici i razzi, allora? A chi giova?
Jabari un ultra-terrorista? Aluf Benn, il direttore di Haaretz, l'ha chiamato invece «il sub-
contractor di Israele a Gaza, incaricato di frenare i gruppuscoli lanciarazzi». E spiega la sua
eliminazione con il fatto che Jabari «ha smesso di fare il suo lavoro, e dunque: "Hai fallito",
quindi sei morto. Ed ora, Israele dovrà trovarsi un altro sub-contractor» (Israel killed its
subcontractor in Gaza).
Ma anche questa interpretazione è ancora troppo israeliana, nel senso che s'immagina che
Israele abbia, in questo conflitto che ha aperto, un intento securitario. Non è così. Basta
andare al sito dell'Institute for National Security Studies (INSS), un think-tank giudaico
emanazione dell'intelligence militare ebraica, presso l'università di Tel Aviv, per leggervi
che «i veri obiettivi dell'Operazione `Colonna di Nube' sono accuratamente definiti:
restaurare la deterrenza di Israele di fronte ad Hamas assestando un colpo duro alle
organizzazioni terroristiche palestinesi nella Striscia di Gaza negando loro l'uso del loro
arsenale strategico di razzi a lungo raggio (sic)».
«Arsenale strategico», «missili a lungo raggio» sono ovviamente parto della fantasia
vittimistica ebraica, un pezzo di propaganda a cui piace loro credere per primi; Hamas non
possiede nemmeno un'arma pesante, nemmeno qualche mortaio, non una mitragliatrice;

Tsahal ha ammassato trentamila uomini alla frontiera, con l'appoggio di centinaia di carri
armati, e leva gli F-16 in continui bombardamenti a bassissima quota, contro un popolo
inerme e troppo a lungo martoriato.
Inermi? Non ditelo. Non dovete dirlo. Lo ingiunge l'articolo già citato dello INSS:
«L'Operazione è legittima sia moralmente sia legalmente. Non si tratta di assassinio
mirato o di ritorsione: parole tali semplicemente non hanno posto per descrivere la realtà
del fronte Sud. È invece lo scontro fra due eserciti: lo IDF (Israeli Defense Force) e
l'esercito terrorista palestinese. Si è trattato di colpire gli alti comandanti nelle file
nemiche e distruggere i depositi di armi strategiche del nemico».
Foto da Gaza
Abitanti di Tel Aviv sotto l'incubo dei missili strategici di Hamas...

Dunque, due eserciti: quello con 200-300 testate atomiche, aerei e carri armati ­ il terzo
esercito del mondo ­ e quello senza una mitragliatrice. Proseguendo il suo delirio, il sito
militarista giudaico si domanda se in questo caso il glorioso Tsahal godrà del «lusso di
combattere su un solo fronte» (abbiamo visto che per loro il tormento di Gaza è il «fronte
Sud»), senza che Siria ed Hezbollah aprano il «fronte Nord». L'eventualità è discussa
seriamente e poi, bontà loro, scartata: il regime siriano è impegnato da una guerra civile,
Hezbollah non ha l'appoggio sunnita...
E il bello è che il sito si auto-presenta come in qualche modo «moderato». Consiglia di
agire «con risolutezza, saggezza e rapidità deliberata», perché «la legittimazione di Israele
nell'arena internazionale si logora quanto più l'operazione dura, specie se ci sono vaste
perdite fra i civili palestinesi». S'intende che «se Hamas non consente al combattimento di
finire (continuando la guerra con il suo potente esercito, nonostante la volontà di pace di
Zion, ndr) lo IDF deve essere pronto ad un'offensiva di terra su larga scala nella Striscia».
Dunque, ricapitolando: Israele ha aggredito ancora una volta la gente di Gaza ­ tuttora
accampata sulle macerie prodotte da Piombo Fuso ­ al solo scopo di rinfrescare la sua
deterrenza, che ha bisogno di essere rinnovata spesso, non tanto per la gente di Gaza che
ha fresco il concetto, ma per gli stessi israeliani, altrimenti col tempo si dimenticano di
quanto fanno paura agli inermi. Ha aggredito prevenendo una proposta di tregua che
sapeva il capo militare di Hamas stava per portare, ammazzandolo.
E che questa ultima aggressione fosse pianificata da tempo, lo dice un altro gioiello
pubblicato dallo stesso INSS: la sua rivista «colta», Military and Strategic Affairs. Nel
numero di aprile 2012, vari autori con background militari discutono di come «combattere
in aree densamente popolate» e impegnare il glorioso Tsahal in «guerre asimmetriche»
(contro inermi) salvando la faccia (Military and Strategic Affairs).

Il generale Dan Harel ­ un criminale di guerra, essendo stato il
vice-comandante di Piombo Fuso ­ elenca tutte le debolezze di
Gaza: una striscia con larghezza media 6 chilometri dove si
affollano 1,6 milioni di persone, metà con meno di 15 anni, senza
risorse proprie, senza infrastrutture, nemmeno fognature; senza
né acqua, né cibo sufficiente, che dipende da Israele per tutto ciò e
anche per la fornitura di elettricità. Conclusione di Harel: «È la
Dan Harel
tipica situazione di un'area urbana densamente abitata (...) che
incide grandemente il modo con cui Israele combatterà in Gaza». È un guaio, perché «le
leggi di guerra sono state concepite quando era la Seconda Guerra Mondiale a servire da
esempio... esercito contro esercito». Oggi, Hamas si avvantaggia di questa sua debolezza
asimmetrica, che consiste nell'essere disarmata: guarda fino a che punto arriva la perfidia
islamista.
L'autore Gabi Simoni, nel suo articolo, annuncia che tuttavia «nel futuro prevedibile
l'esercito israeliano dovrà affrontare il nemico in aree densamente popolate». Un nemico
«che intenzionalmente piazza i suoi armamenti in mezzo alla popolazione civile». È
proprio il caso del perfido Hamas, che rinuncia a combattere, nei vasti spazi di cui dispone,
le leggendarie guerre di cingolati che trionfarono in Russia nel 1939-44, allo scopo di
cogliere il vantaggio asimmetrico di usare la popolazione «come scudo». Per questo, anche
con la morte nel cuore, il glorioso Tsahal dovrà anche in futuro «attaccare gli obbiettivi
piazzati nel cuore della popolazione civile che presentano un pericolo chiaro e presente,
anche se in aree densamente popolate». Poi, una volta eliminate quelle armi, l'umano IDF
«prenderà sotto la sua protezione la popolazione civile», concentrandola, onde poi «poter
condurre attacchi più estensivi». Eccetera. Continuate a leggere voi, se potete e volete; io
ho il vomito.
I testi, in ogni caso, dimostrano che la «guerra» a Gaza rinnovata e ricorrente è stata
pianificata, pensata e meditata. Sotto un pretesto qualunque. Non è solo per rinnovare la
deterrenza; Netanyahu affronta elezioni prossime, ed aveva bisogno di accrescere la sua
popolarità che ha sofferto, specie dopo la rielezione di Obama alla presidenza USA, contro
cui aveva scatenato tutte le potenze lobbistiche; e quale mezzo migliore di diventare più
popolari in Zion, che bastonando e martoriando un nemico innocuo, senza armamenti e
che dipende da te per ogni merce, energia e struttura? Inoltre, il progetto di attaccare le
centrali dell'Iran ha dovuto essere rimandato, ed occorreva trovare una compensazione
psicologica per il popolo eletto.

Notazione finale: l'operazione in corso, dapprima battezzata «Pillar of Cloud», ha cambiato
nome; nelle ore seguenti, è stato chiamato «Pillar of Defense». La prima rivelava troppo il
nisus messianico-apocalittico di tutti gli spargimenti di sangue ebraici: faceva riferimento
alla «colonna di nuvola» dentro cui nascosto, YHVH guidava gli ebrei comandati da Mosè
nel deserto del Sinai, indicando loro la via: Esodo 13, 21-22.
Non è questa la prima correzione per propaganda: anche la distruzione e la strage
chiamata «Piombo Fuso» dai nostri media servili, è una cattiva traduzione di «Cast Lead»:
che significa, letteralmente, «piombo colato». Colare piombo nella gola è prescritto dal
Talmud (trattato Sanhedrin) come metodo di esecuzione capitale dei goym (Judeo-
Christians and Messianic churches speak a new language) |(Pillar of Cloud, Pillar of
Defense).
Commenti
Così mi scriveva 3 anni fa, durante l'operazione Piombo fuso, il parroco di Gaza P. Manuel
Musallam. Le sue accorate parole non sono state ascoltate da nessuno. (qui riporto solo uno stralcio)
Nella mai mi allegava le foto raccapriccianti dell'intervento israeliano.
We do not know where to go. Noi non sappiamo dove andare.
Per 18 anni, noi abbiamo cercato pace e giustizia con Israele apertamente, faccia a faccia. Ci siamo
persi in un abisso di negoziati e di accordi. Israele vuole la pace, ma la pace non può essere
raggiunta senza la giustizia.
Israele dice: "È concepibile che uno stato democratico tolleri il bombardamento con razzi delle sue
città e dei suoi abitanti per 10 anni, con 11 persone uccise?"
Noi rispondiamo: è concepibile che un popolo accetti di rimanere per 60 anni sotto occupazione
senza resistere?
Il mondo ricorda I missili fabbricati a mano da Hamas, ma non ricorda i terribili missili al fosforo
dai quali siamo colpiti ogni giorno.
Se resistiamo, il mondo ci urla che siamo terroristi, ma non grida contro quelli che ci hanno
occupato per sei decenni. Non è un crimine contro l'umanità costringerci a vivere sotto occupazione
e sotto un umiliante assedio per tutto questo tempo, 60 anni?
Quando noi attacchiamo un insediamento che ci ha rubato la nostra terra e gli alberi che ci
alimentano, il mondo ci rimprovera e ci definisce assassini di gente innocente, ma il mondo non
alza un dito per rimuovere un insediamento che è riconosciuto illegale ed è un crimine di guerra
secondo la legge.
Tutti gridano: pace e sicurezza per Israele ma nessuno osa sussurrare: giustizia Gerusalemme e
ritorno per i Palestinesi.
Don Gianluigi

Maurizio Blondet 16 Novembre 2012

http://it.gloria.tv/?media=360511 

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