Se i Cardinali scavano oltre vatileaks
Vatileaks, la fuga di documenti trafugati dalla segreteria papale, lo scandalo scoppiato poco meno di un anno fa, che ha avuto il suo apice con la pubblicazione del libro “Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI” e l’arresto dell’aiutante di camera del Papa, Paolo Gabriele, non si è concluso. I processi che hanno portato alla condanna dell’ex maggiordomo, reo confesso, e del tecnico informatico Claudio Sciarpelletti coinvolto in modo molto minore per favoreggiamento, hanno rappresentato una tappa importante. Ma non definitiva.
Lo attesta il lavoro della commissione cardinalizia, svolto dai tre porporati Herranz, Tomko e De Giorgi. Benedetto XVI lo scorso aprile li aveva incaricati di svolgere un’indagine interna a tutto campo, riferendo soltanto a lui gli esiti. E così i tre anziani cardinali, tutti ultraottantenni, dunque esclusi da un futuro conclave e pertanto ancora più liberi di muoversi a tutto campo, hanno svolto molte audizioni. Lo scorso luglio hanno consegnato un rapporto scritto a Ratzinger. Ma il loro lavoro non si è fermato. E mentre l’attenzione mediatica era attratta dal ruolo di Paolo Gabriele e dei suoi eventuali complici, i tre porporati hanno continuato a indagare. Cercando di andare al fondo del malessere interno alla Curia romana e a ciò che i documenti pubblicati avevano in qualche modo scoperchiato.
Non c’è soltanto la fuga di documenti riservati, non c’è solo l’iniziativa del maggiordomo che ha copiato le carte per poi passarle all’autore del libro “Sua Santità”. La commissione ha raccolto testimonianze giurate su episodi che vengono citati nei documenti. E anche di questo sarebbero andati oggi a riferire al Papa, come potete leggere in questo articolo che ho appena pubblicato su Vatican Insider.
La grazia per Paolo Gabriele viene considerata probabile per Natale. Il Papa vuole chiudere questa triste vicenda. Ma non senza averne conosciuto prima tutti i contorni, gli antecedenti, certe cause scatenanti.
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