Nell’anno
cinquemilacentonovantanove dalla creazione del mondo, quando nel
principio Iddio creò il cielo e la terra; dal diluvio poi l’anno
duemilanovecentocinquantasette; dal nascimento di Abramo, l’anno
duemilaquindici; da Mosè e dalla uscita del popolo d’Israele
dall’Egitto, l’anno millecinquecentodieci; dalla consacrazione del Re
David, l’anno milletrentadue; nella settimana sessantesimaquinta,
secondo la profezia di Daniele, nell’Olimpiade
centesimanovantesimaquarta; l’anno settecentocinquantadue dalla
creazione di Roma; l’anno quarantesimosecondo dell’Impero di Ottaviano
Augusto, stando tutto il mondo in pace, nella sesta età del mondo, Gesù
Cristo, eterno Dio e Figlio dell’eterno Padre, volendo santificare il
mondo con la sua piissima venuta, concepito di Spirito Santo, e decorsi
nove mesi dopo la sua concezione, in Betlemme di Giuda nacque da Maria
Vergine fatto uomo.
La Natività di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne.
Auguri da Radio Spada per un Santo Natale.
http://radiospada.org/2012/12/25/nativita-di-nostro-signore/
Il segno della povertà di Dio
“L’angelo aveva indicato come segno ai pastori che avrebbero trovato un bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia. Questo è il segno di riconoscimento: una descrizione di ciò che si poteva constatare con gli occhi. Non è un ‘segno’ nel senso che la gloria di Dio si fosse resa evidente, così che si potesse dire con chiarezza: questi è il vero Signore del mondo. Niente di ciò. In tal senso, il segno è al contempo anche un non-segno: la povertà di Dio è il suo vero segno. Ma per i pastori, che avevano visto lo splendore di Dio sui loro pascoli, questo segno è sufficiente. Essi vedono dal di dentro. Vedono questo: ciò che ha detto l’angelo è vero. Così i pastori tornarono con gioia. Glorificano e lodano Dio per quello che hanno udito e visto”.
(Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù, p. 94)
Buon Natale a tutti i naviganti, ai visitatori e commentatori del blog, e alle vostre famiglie.
http://2.andreatornielli.it/?p=5461
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Natale 2012
In una lettera abbastanza nota di Ivan Illic al suo amico Helmut Becker, direttore dell’Istituto Max Planck di Berlino, il pensatore viennese scriveva queste belle parole: «nell’occasione del tuo settantesimo compleanno celebriamo l’ amicizia che ci permette di lodare Dio per la realtà sensibile del mondo». L’astrattismo d’ogni sorta, non solo l’arte senza figura, i corpi senza più genere, il pensiero svolazzante sul nulla, la religione svuota mente, la morale senza Inferno e Paradiso, il virtuale onnipresente, insomma tutti gli idoli del nostro tempo sono immiseriti dalla superba scena dei presepi: la nascita del divino nell’umano che si riflette nel povero mondo, che lo illumina, lo nobilita, lo rende attraente. Ai giorni nostri poveri d’arte anche queste messe in scena ingenue, ‘balocchi liturgici’ come si diceva un tempo, testimoniano di una rappresentazione possibile: il mistero si fa visibile attraverso il terrestre, il contadino, il comico, come attraverso il sublime degli angeli, lo spirituale celeste, e in mezzo c’è il puer divino, la scena del parto, la coppia dei genitori viandanti, l’animalità della stalla, lo splendore dell’astro speciale. Niente è più sensuale del cattolicesimo, e il Natale, la festa dell’incarnazione, lo è per eccellenza.
Ricordava
Giovanni Pozzi: «L’incarnazione del Verbo è il fondamento teologico sul
quale l’immagine trova la sua legittimazione accanto alla parola. San
Giovanni Damasceno, interrogandosi sulla possibilità di raffigurare Dio
invisibile, argomenta che, da quando l’incorporeo è diventato uomo e
l’invisibile s’è fatto vedere nella carne, raffigurando questa si
raffigura l’invisibile, l’incorporeo; Teodoro Studita vi aggiunge una
nota mariana quando prospetta che dal momento che Cristo è nato da una
madre raffigurabile, possiede una immagine rispondente a quella della
madre; perciò se non si potesse rappresentare nell’arte vorrebbe dire
che sarebbe nato dal solo Padre e non dalla madre. […] La parola
descrive il Verbo, l’arte figurativa il ‘factum est’ della carne».
Se
nella nostra epoca manca l’arte ci dovremo accontentare del presepio.
Lì comunque splende quella luce che non ha niente a che vedere con gli
isterici scintillii venduti nei negozi cinesi, prossima piuttosto alla
lux perpetua che auguriamo ai nostri morti.
Buon Natale brontolo sauro, ti auguro un 2013 degno del tuo spirito.
RispondiEliminaGrazie! scusa del ritardo con cui Ti invio un cordiale contraccambio ed augurio, ma ho letto la posta solo ora..
RispondiEliminaSpero che il Santo Natale abbia portato gioia e serenità anche a Te e ai tuoi cari Che lo Spirito di Nostro Signore, ci sostenga e ci conforti in questi tempi in cui il nostro spirito tenderebbe piuttosto a scemare....constatando la tristezza che ci portano tanti "uomini di Chiesa".