Riparte dagli Usa la battaglia per il sacerdozio delle donne
Un giornale cattolico lancia un appello contro il Vaticano: “Vietare le ordinazioni è un’ingiustizia”
Battaglia sul sacerdozio "rosa". Riparte dagli Usa la mobilitazione planetaria per aprire la strada verso l'altare all'altra metà del cielo. Un giornale cattolico indipendente pubblicato negli Stati Uniti ha lanciato ieri un appello per una vasta campagna di denuncia ai danni del Vaticano, che rifiuta le ordinazioni alle donne. "Interdire le ordinazioni delle donne è un'ingiustizia che non deve essere tollerata", ha scritto il National Catholic Reporter, tentando di attirare l'attenzione su uno dei principi strenuamente difesi dalla Chiesa cattolica. La chiamata al sacerdozio "è un dono di Dio", sottolinea il giornale, e impedire alle donne di rispondere a questa chiamata "non ha alcun fondamento nelle Scritture, né alcuna altra ragione convincente".
Al momento non c'è stata alcuna reazione ufficiale della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, che difende una posizione conservatrice sulla questione e su altri temi quali la contraccezione, l'aborto e il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Alla base della polemica del giornale cattolico c'è la scomunica e l'espulsione, il mese scorso, di padre Roy Bourgeois che, nel 2008, aveva partecipato all'ordinazione di una donna nel Kentucky. L'ordine di Maryknoll, al quale apparteneva, ha giustificato la decisione spiegando che il prete aveva agito "senza permesso" del vescovo locale, "ignorando la sensibilità dei fedeli in tutto il paese".
Otto mesi fa già Martha Heizer, docente di religione a Innsbruck, co-fondatrice e direttrice di «Noi siamo Chiesa», sfidò il Vaticano e annunciò la sua intenzione di celebrare messa anche a costo di rischiare la scomunica. In realtà la questione è chiusa definitivamente in seguito alla risposta dell’allora prefetto dell’ex Sant’Uffizio, Joseph Ratzinger circa la dottrina della lettera apostolica «Ordinatio sacerdotalis». Il dubbio sollevato riguardava la facoltà della Chiesa di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne. Il no della dottrina alle donne prete, chiarì l’attuale Pontefice, è «definitivo» in quanto tale dottrina è fondata nella Parola di Dio scritta e costantemente conservata e applicata nella Tradizione della Chiesa fin dall'inizio. Essa è stata proposta infallibilmente dal magistero ordinario e universale (costituzione dogmatica «Lumen gentium» del Concilio Vaticano II).Radicato nel Nuovo Testamento, il ministero sacerdotale cristiano, fin dal principio, si conferiva solo agli uomini.
La teologa tirolese Martha Heizer e il suo gruppo di credenti propone di rendere possibile l’eucaristia senza sacerdoti, grazie a forme private di celebrazione. Si tratta di una prassi da riferire immediatamente alla Santa Sede in quanto rientra tra i delicta graviora. «I sette punti contenuti nell’appello alla disobbedienza dei parroci promotori della Pfarrer-iniziative sono da esaminare singolarmente e non come un unico pacchetto- sottolinea l’agenzia cattolica, Adista-.La comunione ai divorziati risposati, ad esempio, potrebbe essere concessa, anche se a determinate condizioni».
Nell’aprile del ’95, un piccolo gruppo di cattolici di Innsbruck, guidato da Thomas Plankesteiner e appunto da Martha Heizer, promosse un “Appello dal popolo di Dio” in cinque punti ( più democrazia nella Chiesa, maggiore ruolo della donna, celibato facoltativo dei preti, diversa morale sessuale ). Esso era rivolto alla gerarchia della Chiesa cattolica nella fiducia di ottenere risposte concrete. I consensi furono amplissimi in Austria (505.000 firme, in Germania 1.800.000, mentre furono minori negli altri paesi europei ma sempre decine di migliaia, 35.000 in Italia ). Le firme furono consegnate in Vaticano nell’ottobre del ’97 da circa cinquecento delegati di tutta Europa. Fu scritta una lettera a papa Wojtyla, che non rispose. «Nessuna delle riforme proposte è stata attuata ma, nonostante le frustrazioni per questo insuccesso, peraltro prevedibile, dall’Appello è sorto un movimento internazionale», riferisce Adista. La sigla è IMWAC (International Movement We Are Church) a cui partecipano le sezioni nazionali (“Noi Siamo Chiesa” in Italia, Somos Iglesia in Spagna, Wir Sind Kirke nei paesi di lingua tedesca, Nous Sommes aussi L’Eglise in Francia , We Are Church nel Regno Unito e in USA).
Nel luglio scorso la questione dell’ordinazione femminile era stata motivo di polemica anche in Portogallo. Il Cardinale José Policarpo, Patriarca di Lisbona fu costretto a diffondere una lettera per puntualizzare che sull'ordinazione sacerdotale di donne è «in comunione con il Papa». Il Patriarca dovette far fronte alla polemica suscitata da alcune sue dichiarazioni («non esiste alcun ostacolo teologico fondamentale» all'ordinazione di donne, anche se sottolineava che «non c'è alcun Papa che abbia potere a questo proposito. Nella sua spiegazione, il cardinale Policarpo riconobbe che egli stesso non aveva mai “trattato sistematicamente la questione”. E specificò: «Il fatto che non ci siano donne tra questi successori e cooperatori non significa una minimizzazione della donna, ma la ricerca di quella complementarietà tra il maschile e il femminile pienamente realizzata nella relazione di Cristo con Maria». Nei primi tempi della Chiesa, puntualizzò il porporato, «è nota l'armonia tra il fatto del sacerdozio apostolico conferito agli uomini e l'importanza e la dignità delle donne nella Chiesa». Per il Cardinal Policarpo, una delle cause della rivendicazione del sacerdozio femminile è «la perdita di consapevolezza della dignità sacerdotale di tutti i membri della Chiesa, riducendo l'espressione sacerdotale al sacerdozio ordinato».Ad ogni modo, il Magistero più recente dei Papi interpreta questa tradizione ininterrotta di ordinare solo uomini «non solo come un modo pratico di procedere, che può cambiare al ritmo dell'azione dello Spirito Santo, ma come espressione del mistero stesso della Chiesa, che dobbiamo accogliere nella fede». Quindi, «siamo quindi invitati a rispettare il magistero del Santo Padre, nell'umiltà della nostra fede, a continuare ad approfondire la relazione del sacerdozio ministeriale con la qualità sacerdotale di tutto il Popolo di Dio e a scoprire il modo femminile di costruire la Chiesa, nel ruolo decisivo della missione delle nostre sorelle, le donne».
GIACOMO GALEAZZICITTÀ DEL VATICANO
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