Novembre 23, 2012 Redazione
Il
filosofo e conservatore inglese Roger Scruton è anglicano e in un’intervista
prova a spiegare quello che sta succedendo dentro la Chiesa di Stato inglese,
dopo la bufera per la votazione del Sinodo contro l’ordinazione vescovile delle
donne.
«La Chiesa anglicana
rappresenta un compromesso storico, un tentativo di conciliare una visione
essenzialmente cattolica del cristianesimo, fondata sull’Eucaristia, con
l’obbedienza al potere temporale. Una tale Chiesa è inevitabilmente vulnerabile
alla secolarizzazione del potere temporale e all’affermarsi di una visione
dell’ordine politico di tipo liberal-socialista». Il filosofo e conservatore
inglese Roger Scruton è anglicano e oggi in un’intervista ad Avvenire prova
a spiegare quello che sta succedendo dentro la Chiesa di Stato inglese.
DONNE VESCOVO, LA
TEOLOGIA NON C’ENTRA.
Dopo che il Sinodo ha respinto pochi giorni fa l’ordinazione
vescovile delle donne, si sono levate nella società e dall’interno della Chiesa
stessa critiche a non finire. Tutti, compreso il 74 per cento degli anglicani,
volevano che fosse permessa l’ordinazione vescovile delle donne di diventare
vescovi. Non è stato così per soli sei voti. Il premier inglese David Cameron
ha detto che «
«CHIESA VULNERABILE ALLA SECOLARIZZAZIONE». Tutti parlano
della Chiesa anglicana come se fosse un partito politico o un ufficio statale
(del resto ogni decisione deve essere approvata in ultima istanza dalla regina
Elisabetta II). Secondo Scruton, che ha appena pubblicato il libro Our
Church, non bisogna stupirsi: «Una tale Chiesa è inevitabilmente
vulnerabile alla secolarizzazione del potere temporale e all’affermarsi di una
visione dell’ordine politico di tipo liberal-socialista. È anche vulnerabile
per il declino della sovranità nazionale e la posizione incerta della monarchia
in un’età egualitaria come la attuale. Ma la Chiesa anglicana resta qualcosa di più di una
Chiesa di Stato: è una Chiesa cattolica legata a doppio filo a una cultura
vivente (ma anche morente) e parla ancora a tutti coloro che la condividono».
«MA SENZA LA
CHIESA NON ESISTE L’EUROPA». Se dai litigi
post-Sinodo sembra che la
Chiesa anglicana sia più attenta ai temi sessuali e di
genere, piuttosto che alla verità, a Gesù o al Vangelo, per Scruton «il
problema è che, in parte anche per l’influenza americana, le questioni della
sessualità e del genere sono arrivate a dominare la vita politica dei Paesi
anglosassoni. I cristiani sono costretti a ritirarsi ed è pericoloso cercare di
far sentire la propria voce in ogni ambito in cui gay o femministe rivendichino
dei diritti». La Chiesa
di Stato inglese, dunque, non può che essere soggetta e succube di quanto
succede nella società ma questo non toglie che «sia una comunione che vive ed è
ancora importante per molte genti di lingua inglese, e in un certo senso ancor
più per le persone che non credono al suo messaggio che per quelle che vi
credono. Perché dentro di essa è racchiuso il continuum dell’esperienza
storica di un Paese, il suo importantissimo sistema giuridico e la sua grande
cultura. Penso che tutte le Chiese europee debbano trasmettere il messaggio
che, senza di loro, l’Europa non esiste. Le nostre società sono creazioni
cristiane, che dipendono su ogni singolo punto da una rivelazione che è stata
mediata dalle Chiese e che ha assunto una dimensione sacramentale. Negare
questo vuol dire eliminare ogni barriera rispetto a quell’entropia globale che
minaccia anche l’Europa. Affermarlo, vuol dire iniziare a riscoprire le cose
per cui dobbiamo lottare e che dobbiamo difendere dalla corruzione».
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