ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 16 dicembre 2012

Quando la Chiesa era Santa



Pontifex.Roma“Ad perpetuam rei memoriam” Esordio: Impedire il Magistero dell’errore Poiché, a causa della carica d’Apostolato affidataci da Dio, benché con meriti non condicevoli, incombe su di noi il dovere d’avere cura generale del gregge del Signore. E siccome per questo motivo, siamo tenuti a vigilare assiduamente per la custodia fedele e per la sua salvifica direzione e diligentemente provvedere come vigilante Pastore, a che siano respinti dall’ovile di Cristo coloro i quali, in questi nostri tempi, indottivi dai loro peccati, poggiandosi oltre il lecito nella propria prudenza, insorgono contro la disciplina della vera ortodossia e pervertendo il modo di comprendere le Sacre Scritture, per mezzo di fittizie invenzioni, tentano di scindere l’unità della Chiesa Cattolica e la tunica inconsutile del Signore, ed affinché non possano continuare nel magistero dell’errore coloro che hanno sdegnato di essere discepoli della verità. ...

... 1 - Finalità della Costituzione: Allontanare i lupi dal gregge di Cristo.
Noi, riteniamo che una siffatta materia sia talmente grave e pericolosa che lo stesso Romano Pontefice, il quale agisce in terra quale Vicario di Dio e di Nostro Signore Gesù Cristo ed ha avuto piena potestà su tutti i popoli ed i regni, e tutti giudica senza che da nessuno possa essere giudicato, qualora sia riconosciuto deviato dalla fede possa essere redarguito (possit a fide devius, redargui), e che quanto maggiore è il pericolo, tanto più diligentemente ed in modo completo si deve provvedere, con lo scopo d’impedire che dei falsi profeti o altre persone investite di giurisdizione secolare possano miserevolmente irretire le anime semplici e trascinare con sé alla perdizione ed alla morte eterna innumerevoli popoli, affidati alle loro cure e governo per le necessità spirituali o temporali; né accada in alcun tempo di vedere nel luogo santo l’abominio della desolazione predetta dal Profeta Daniele, desiderosi come siamo, per quanto ci è possibile con l’aiuto di Dio e come c’impone il nostro dovere di Pastore, di catturare le volpi indaffarate a distruggere la vigna del Signore e di tener lontani i lupi dagli ovili, per non apparire come cani muti che non hanno voglia di abbaiare, per non subire la condanna dei cattivi agricoltori o essere assimilati al mercenario.
2 - Approvazione e rinnovo delle pene precedenti contro gli eretici.
Dopo approfondito esame di tale questione con i nostri venerabili fratelli i Cardinali di Santa Romana Chiesa, con il loro parere ed unanime consenso, Noi, con Apostolica autorità, approviamo e rinnoviamo tutte e ciascuna, le sentenze, censure e pene di scomunica, sospensione, interdizione e privazione, in qualsiasi modo proferite e promulgate contro gli eretici e gli scismatici da qualsiasi dei Romani Pontefici, nostri predecessori o esistenti in nome loro, comprese le loro lettere non collezionate, ovvero dai sacri concili ricevute dalla Chiesa di Dio, o dai decreti dei Santi Padri, o dei sacri canoni, o dalle Costituzioni ed Ordinamenti Apostolici, e vogliamo e decretiamo che essi siano in perpetuo osservati e che si torni alla loro vigente osservanza ove essa sia per caso in disuso, ma doveva essere vigenti; inoltre che incorrano nelle predette sentenze, censure e pene tutti coloro che siano stati, fino ad ora, sorpresi sul fatto o abbiano confessato o siano stati convinti o di aver deviato dalla fede, o di essere caduti in qualche eresia, od incorsi in uno scisma, per averli promossi o commessi, di qualunque stato (uniuscuiusque status), grado, ordine, condizione e preminenza essi godano, anche se episcopale (etiam episcopali), arciepiscopale, primaziale o di altra maggiore dignità (aut alia maiori dignitate ecclesiastica) quale l’onore del cardinalato o l’incarico (munus) della legazione della Sede Apostolica in qualsiasi luogo, sia perpetua che temporanea; quanto che risplenda con l’autorità e l’eccellenza mondana quale la comitale, la baronale, la marchionale, la ducale, la regia o imperiale.
3 - Sulle pene da imporre alla gerarchia deviata dalla fede. Legge e definizione dottrinale: privazione «ipso facto» delle cariche ecclesiastiche.
Considerando non di meno che, coloro i quali non si astengono dal male per amore della virtù, meritano di essere distolti per timore delle pene e che i vescovi, arcivescovi, patriarchi, primati, cardinali, legati, conti, baroni, marchesi, duchi, re ed imperatori, i quali debbono istruire gli altri e dare loro il buon esempio per conservarli nella fede cattolica, prevaricando peccano più gravemente degli altri in quanto dannano non solo se stessi, ma trascinano con se alla perdizione nell’abisso della morte altri innumerevoli popoli affidati alla loro cura o governo, o in altro modo a loro sottomessi; Noi, su simile avviso ed assenso (dei cardinali) con questa nostra Costituzione valida in perpetuo (perpetuum valitura), in odio a così grave crimine, in rapporto al quale nessun altro può essere più grave e pernicioso nella Chiesa di Dio, nella pienezza della Apostolica potestà (de Apostolica potestatis plenitudine), sanzioniamo, stabiliamo, decretiamo e definiamo (et definimus), che permangano nella loro forza ed efficacia le predette sentenze, censure e pene e producano i loro effetti, per tutti e ciascuno (omnes et singuli) dei vescovi, arcivescovi, patriarchi, primati, cardinali, legati, conti, baroni, marchesi, duchi, re ed imperatori i quali, come prima è stato stabilito fino ad oggi, siano stati colti sul fatto, o abbiano confessato o ne siano stati convinti per aver deviato dalla fede o siano caduti in eresia o siano incorsi in uno scisma per averlo promosso o commesso, oppure quelli che nel futuro, siano colti sul fatto per aver deviato dalla fede o per esser caduti in eresia o incorsi in uno scisma, per averlo suscitato o commesso, tanto se lo confesseranno come se ne saranno stati convinti, poiché tali crimini li rendono più inescusabili degli altri, oltre le sentenze, censure e pene suddette, essi siano anche (sint etiam), per il fatto stesso (eo ipso) e senza bisogno di alcuna altra procedura di diritto o di fatto, (absque aliquo iuris aut facti ministerio) interamente e totalmente privati in perpetuo (penitus et in totum perpetuo privati) dei loro Ordini, delle loro chiese cattedrali, anche metropolitane, patriarcali e primaziali, della loro dignità cardinalizia e di ogni incarico di Legato, come pure di ogni voce attiva e passiva e di ogni autorità, nonché‚ di monasteri, benefici ed uffici ecclesiastici (et officiis ecclesiasticis) con o senza cura di anime, siano essi secolari o regolari di qualunque ordine che avessero ottenuto per qualsiasi concessione o dispensa Apostolica, o altre come titolari, commendatari, amministratori od in qualunque altra maniera e nei quali beneficiassero di qualche diritto, benché‚ saranno parimenti privati di tutti i frutti, rendite e proventi annuali a loro riservati ed assegnati, anche contee, baronie, marchesati, ducati, regni ed imperi; inoltre, tutti costoro saranno considerati come inabili ed incapaci (inhabiles et incapaces) a tali funzioni come dei relapsi e dei sovversivi in tutto e per tutto (in omnibus et per omnia), per cui, anche se prima abiurassero in pubblico giudizio tali eresie, mai ed in nessun momento potranno essere restituiti, rimessi, reintegrati e riabilitati nel loro primitivo stato nelle chiese cattedrali, metropolitane, patriarcali e primaziali o nella dignità del Cardinalato od in qualsiasi altra dignità maggiore o minore, (aut quamvis aliam maiorem vel minorem dignitatem) nella loro voce attiva o passiva, nella loro autorità, nei loro monasteri e benefici ossia nella loro contea, baronia, marchesato, ducato, regno ed impero; al contrario, siano abbandonati all’arbitrio del potere secolare che rivendichi il diritto di punirli, a meno che mostrando i segni di un vero pentimento ed i frutti di una dovuta penitenza, per la benignità e la clemenza della stessa Sede, non siano relegati in qualche monastero od altro luogo soggetto a regola per darsi a perpetua penitenza con il pane del dolore e l’acqua dell’afflizione.
Essi saranno considerati come tali (relapsi e sovversivi) da tutti, di qualunque stato, grado, condizione e preminenza siano e di qualunque dignità anche episcopale, arciepiscopale, patriarcale, primaziale o altra maggiore ecclesiastica anche cardinalizia, ovvero che siano rivestiti di qualsiasi autorità ed eccellenza secolare, come la comitale, la baronale, la marchionale, la ducale, la regale e l’imperiale, e come persone di tale specie dovranno essere evitate (evitari) ed escluse da ogni umana consolazione.
4 - Estinzione della vacanza delle cariche ecclesiastiche.
Coloro i quali pretendono di avere un diritto di patronato (ius patronatus) e di nomina delle persone idonee a reggere le chiese cattedrali, comprese le metropolitane, patriarcali, primaziali o anche monasteri ed altri benefici ecclesiastici resisi vacanti a seguito di tali privazioni (per privationem huiusmodi vacantia), affinchè‚ non siano esposti agli inconvenienti di una diuturna vacanza (vacationis), ma dopo averli strappati alla servitù degli eretici, siano affidati a persone idonee a dirigere fedelmente i popoli nella via della giustizia, dovranno presentare a Noi o al Romano Pontefice allora regnante, queste persone idonee alle necessità di queste chiese, monasteri ed altri benefici, nei limiti di tempo fissati dal diritto o stabiliti da particolari accordi con la Sede, altrimenti, trascorso il termine come sopra prescritto, la libera disposizione, delle chiese e monasteri, o anche dei benefici predetti, sia devoluto di pieno diritto a Noi od al Romano Pontefice suddetto.
5 - Pene per il delitto di favoreggiamento delle eresie.
Inoltre, incorreranno nella sentenza di scomunica «ipso facto», tutti quelli che scientemente (scienter) si assumeranno la responsabilità d’accogliere (receptare) e difendere, o favorire (eis favere) coloro che, come già detto, siano colti sul fatto, o confessino o siano convinti in giudizio, oppure diano loro attendibilità (credere) o insegnino i loro dogmi (eorum dogmata dogmatizare); e siano tenuti come infami; né siano ammessi, né possano esserlo (nec admitti possint) con voce, sia di persona, sia per iscritto o a mezzo delegato o di procuratore per cariche pubbliche o private, consigli, o sinodi o concilio generale o provinciale, né conclave di cardinali, né alcuna congregazione di fedeli od elezione di qualcuno, né potranno testimoniare; non saranno intestabili, né chiamati a successione ereditaria, e nessuno sarà tenuto a rispondere ad essi in alcun affare; se poi abbiano la funzione di giudici, le loro sentenze non avranno alcun valore e nessuna causa andrà portata alle loro udienze; se avvocati il loro patrocinio sia totalmente rifiutato; se notai, i rogiti da loro redatti siano senza forza o validità.
Oltre a ciò, siano i chierici privati di tutte e ciascuna delle loro chiese, anche cattedrali, metropolitane, patriarcali e primaziali, delle loro dignità, monasteri, benefici e cariche ecclesiastiche (et officiis ecclesiasticis) in qualsivoglia modo, come sopra riferito, dalle qualifiche ottenute anche regolarmente, da loro come dai laici, anche se rivestiti, come si è detto, regolarmente delle suddette dignità, siano privati «ipso facto», anche se in possesso regolare, di ogni regno, ducato, dominio, feudo e di ogni bene temporale posseduto; i loro regni, ducati, domini, feudi e gli altri beni di questo tipo, diverranno per diritto, di pubblica proprietà o anche proprietà di quei primi occupanti che siano nella sincerità della fede e nell’unità con la Santa Romana Chiesa sotto la nostra obbedienza o quella dei nostri successori, i Romani Pontefici canonicamente eletti.
6 - Nullità della giurisdizione ordinaria e pontificale in tutti gli eretici.
Aggiungiamo che, se mai dovesse accadere in qualche tempo che un vescovo, anche se agisce in qualità di arcivescovo o di patriarca o primate od un cardinale di Romana Chiesa, come detto, od un legato, oppure lo stesso Romano Pontefice, che prima della sua promozione a cardinale od alla sua elevazione a Romano Pontefice, avesse deviato dalla fede cattolica o fosse caduto in qualche eresia (o fosse incorso in uno scisma o abbia questo suscitato), sia nulla, non valida e senza alcun valore (nulla, irrita et inanis existat), la sua promozione od elevazione, anche se avvenuta con la concordanza e l’unanime consenso di tutti i cardinali; neppure si potrà dire che essa è convalidata col ricevimento della carica, della consacrazione o del possesso o quasi possesso susseguente del governo e dell’amministrazione, ovvero per l’intronizzazione o adorazione (adoratio) dello stesso Romano Pontefice o per l’obbedienza lui prestata da tutti e per il decorso di qualsiasi durata di tempo nel detto esercizio della sua carica, né essa potrebbe in alcuna sua parte essere ritenuta legittima, e si giudichi aver attribuito od attribuire una facoltà nulla, per amministrare (nullam ... facultatem) a tali persone promosse come vescovi od arcivescovi o patriarchi o primati od assunte come cardinali o come Romano Pontefice, in cose spirituali o temporali; ma difettino di qualsiasi forza (viribus careant) tutte e ciascuna (omnia et singula) di qualsivoglia loro parola, azione, opera di amministrazione o ad esse conseguenti, non possano conferire nessuna fermezza di diritto (nullam prorsus firmitatem nec ius), e le persone stesse che fossero state così promosse od elevate, siano per il fatto stesso (eo ipso) e senza bisogno di una ulteriore dichiarazione (absque aliqua desuper facienda declaratione), private (sint privati) di ogni dignità, posto, onore, titolo, autorità, carica e potere (auctoritate, officio et potestate).
7 - La liceità delle persone subordinate di recedere impunemente dall’obbedienza e devozione alle autorità deviate dalla fede.
E sia lecito a tutte ed a ciascuna delle persone subordinate a coloro che siano stati in tal modo promossi od elevati, ove non abbiano precedentemente deviato dalla fede, né siano state eretiche e non siano incorse in uno scisma o questo abbiano provocato o commesso, e tanto ai chierici secolari e regolari così come ai laici (quam etiam laicis) come pure ai cardinali, compresi quelli che avessero partecipato all’elezione di un Pontefice che in precedenza aveva deviato dalla fede o fosse eretico o scismatico o avesse aderito ad altre dottrine, anche se gli avessero prestato obbedienza e lo avessero adorato e così pure ai castellani, ai prefetti, ai capitani e funzionari, compresi quelli della nostra alma Urbe e di tutto lo Stato Ecclesiastico, anche quelli obbligati e vincolati a coloro così promossi od elevati per vassallaggio o giuramento o per cauzione, sia lecito (liceat) ritenersi in qualsiasi tempo ed impunemente liberati dalla obbedienza e devozione (ab ipsorum obedientia et devotione, impune quandocumque cedere) verso quelli in tal modo promossi ed elevati, evitandoli (evitare eos) quali maghi, pagani, pubblicani ed eresiarchi, fermo tuttavia da parte di queste medesime persone sottoposte, l’obbligo di fedeltà e di obbedienza da prestarsi ai futuri vescovi, arcivescovi, patriarchi, primati, cardinali e Romano Pontefice canonicamente subentranti [ai deviati].
Ed a maggior confusione di quelli in tale modo promossi ed elevati, ove pretendano di continuare l’amministrazione, sia lecito richiedere l’aiuto del braccio secolare, né per questo, coloro che si sottraggono alla fedeltà ed all’obbedienza verso quelli che fossero stati nel modo già detto promossi ed elevati, siano soggetti ad alcuna di quelle censure e punizioni comminate a quanti vorrebbero scindere la tunica del Signore.
8 - Permanenza dei documenti precedenti e deroga dei contrari.
Non ostano all’applicabilità di queste disposizioni, le costituzioni ed ordinamenti apostolici, né i privilegi, gli indulti e le lettere apostoliche dirette ai vescovi, arcivescovi, patriarchi, primati e cardinali, né qualsiasi altro disposto di qualunque tenore e forma e con qualsivoglia clausola e neppure i decreti anche se emanati «motu proprio» (etiam motu proprio) e con scienza certa nella pienezza della potestà Apostolica, o promulgati concistorialmente od in qualsiasi altro modo e reiteratamente approvati e rinnovati od inseriti nel «corpus iuris», né qualsivoglia capitolo di conclave, anche se corroborati da giuramento o dalla conferma apostolica o rinforzate in qualsiasi altro modo, compreso il giuramento da parte del medesimo.
Tenute presenti tutte le risoluzioni sopra precisate, esse debbono aversi come inserite, parola per parola, in quelle che dovranno restare in vigore (alias in suo robore permansuris), mentre per la presente deroghiamo tutte le altre disposizioni ad esse contrarie, soltanto in modo speciale ed espresso (dum taxat specialiter et espresse).
9 - Mandato di pubblicazione solenne.
Affinché‚ pervenga notizia delle presenti lettere a coloro che ne hanno interesse, vogliamo che esse, od una loro copia (che dovrà essere autenticata mediante sottoscrizione di un pubblico notaio e l’apposizione del sigillo di persona investita di dignità ecclesiastica), siano pubblicate ed affisse sulle porte della Basilica del Principe degli Apostoli in Roma e della Cancelleria Apostolica e messe all’angolo del Campo dei Fiori da uno dei nostri corrieri; e che copia di esse sia lasciata affissa nello stesso luogo, e che l’ordine di pubblicazione, di affissione e di lasciare affisse le copie sia sufficiente allo scopo e sia pertanto solenne e legittima la pubblicazione, senza che si debba richiedere o aspettare altra.
10 - Illiceità degli Atti contrari e sanzioni penali e divine.
Pertanto, a nessun uomo sia lecito (liceat) infrangere questo foglio di nostra approvazione, innovazione, sanzione, statuto, derogazione, volontà e decreto, né contraddirlo con temeraria audacia. Che se qualcuno avesse la presunzione d’attentarvisi, sappia che incorrerà nello sdegno di Dio Onnipotente e dei suoi Beati Apostoli Pietro e Paolo.
Data a Roma, in San Pietro, nell’anno 1559 dall’Incarnazione del Signore, il giorno 15 marzo, IV anno del Nostro Pontificato.
† Io Paolo
Vescovo della Chiesa Cattolica
† Io Giovanni Bellaio, Vescovo d’Ostia
† Io R. Card. di Carpo, Vescovo di Porto e Santa Ruffina
† Io F. Card. Pisano, Vescovo di Tuscolo
† Io Fed. Card. Cesio, Vescovo di Palestrina
† Io P. Card. Vescovo di Albano
† Io R. Card. di Sant’Angelo Penitenziere Maggiore
† Io T. Card. Crispo
† Io Fulvio Card. di Perugia
† Io Michele Card. Saraceno
† Io Giovanni Card. di San Vitale
† Io Giovanni Card. Pozzo
† Io Gerolamo, Card. di Imola
† Io B. Card. di Trani
† Io Diomede, Card. d’Ariano
† Io Scipione, Card. di Pisa
† Io  Card. Reumano
† Io Antonio, Card. di San Pancrazio
† Io Taddeo, Card. Gaddo
† Io Virgilio Card. di Spoleto
† Io F. Michele Card. Alessandrino
† Io Clemente Moniliano, Card. di Santa Maria in Ara Coeli
† Io G. Asc., Diacono Card. Camerario (Camerlengo)
† Io N., Card. di Sermoneta
† Io Giacomo Card. Sabello
† Io Gerolamo, Card. di San Giorgio
† Io Innocenzo, Card. del Monte
† Io Luigi, Card. Cornelio
† Io Carlo, Card. Carafa
† Io Alfonso, Card. di Napoli
† Io Vitellio, Card. Vitelli
† Io Giovanni Battista, Card. consigliere. 
BOLLA PAOLO IV: Cum ex Apostolatus officio
Innovatio quarumcumque censurarum et poenarum contra haereticos et chismaticos quomodolibet promulgatum; et aliarum poenarum impositio in cuiuscumque gradus et dinitatis praelatos et principes, haereticae vel schismaticae pravitatis reos[1]
Paulus episcopus servus servorum Dei ad perpetuam rei memorìam. 
Exordium
Cum ex apostolatus officio, nobis meritis licet imparibus, divinitus credito, cura dominici gregis nobis immineant generalis, et exinde teneamur, pro fideli illius custodia et salubri directione, vigilis pastoris, assidue vigilare et attentius providere, ut qui hac aetate, peccatis exigentibus, propriae prudentiae innitentes, scientius[2] et perniciosius solito contra orthodoxoae fidei disciplinam insurgunt et superstitiosis ac fictiis adiventionibus sacrarum Scripturarum intelligentiam, pervertentes, catholicae Ecclesiae unita­tem et inconsutilem Domini tunicam scin­dere moliuntur, ab ovili Christi repellantur ne magisterium erroris continuent, qui discipuli veritatis esse contemnunt.
Causa huius constitutionis.
§1.  Nos considerantes  rem huiusmodi adeo gravem et periculosam esse, ut Romanus Pontifex, qui Dei et Domini nostri Iesu Christi vices gerit in terris, et super gentes et regna plenitudinem obtinet potestatis omnesque iudicat, a nemine in hoc saeculo iudicandus, possit, si deprehendatur a fide devius, redargui; et quod, ubi maius intenditur periculum, ibi est plenius et diligentius consulendum ne pseudoprophetae aut alii etiam saecularem iurisdictionem habentes simplicium anima miserabiliter illaqueent innumerabilisque populos, eorum in spiritualibus aut temporalibus curae et, regimini commissos, secum in perditionem et damnationis interitum trahant, nec aliquando contingat nos abominationem desolationis, quae dicta  est a Daniele, propheta, in loco sancto videre; cupientes, quantum cum Deo possumus, pro nostro munere pastorali, vulpes, vineam Domini demoliri satagentes, capere, et lupos ab ovilibus arcere, ne canes muti videamur nequeuntes latrare  et perdamur cum malis agricolis, ac mercenario comparemur.
Confirmat hic Pontifex omnes poenasin haereticos et schismaticos latas.
§ 2. Habita super his cum venerabilibus fratribus nostris sanctae Romanae Ecclesiae cardinalibus deliberatiobe  matura, de eorum consilio et unanim assensu, omens et singulas excomunicationis, suspensionis et interdicti ac privationis et quasvis alias sententias, censuras et  poenas, a quibusvis Romanis Pontificibus  praedeccessoribus nostris aut pro talibus  habitis, etiam per eorum literas extravagantes, seu sacris conciliis ab Ecclesia Dei receptis, vel sanctorum Patrum decretis et statutis, aut. sacris canonibus ac constitutionibus et ordinationibus apostolicis contra haereticos  aut schismaticos quomodolibet latas et promulgatas, apostolica auctoritate approbamus et innovamus, ac perpetuo observari et in viridi   observantia, si forsan in ea non sint, reponi et esse debere; necnon quoscumque, qui hactenus a fide catholica deviasse aut in aliquam haeresim incidisse seu schisma incurrisse aut excitasse seu commisisse, deprehensi aut confessi vel convinctis fuerint,  seu (quod Deus pro  pro sua clementia et in omnes bonitate avertere dignetur) in posterum deviabunt, seu in haeresim incident, aut in schisma incurrent vel excitabunt seu committent, et deviasse seu incidisse, seu schisma incurrisse,seu incidisse, aut incurrisse vel excitasse seu commisisse deprehendentur aut confitebuntur seu convincentur, cuiuscumque status, gradus, ordinis, conditionis et praeeminentiae existant, etiam episcopali, archiepiscopali, patriarchali, primatiali aut. alia maiori dignitate ecclesiastica seu cardinalatus  honore, et Apostolicae Sedis ubivis locorum, tam perpetuae quam temporalis legationis munere, vel mundana, etiam comitali, baronali, marchionali, ducali, regia et imperiali auctoritate seu excellentia praefulgeant, et eorum quemlibet sententias, censuras et poenas praedictas incurrere volumus atque decernimus.
Praelatis et principibus a fide deviantibus alias poenas imponit.
§ 3. Et nihilominus considerantes dignum esse ut qui virtutis amore a malis non abstinet, metu poenarum ab illis deterreantur; et, quod episcopi, archiepiscopi, patriarchae, primates, cardinales, comites, barones, marchiones, duces, reges, et imperatores, qui alios docere et illis bono exemplo, ut in fide catholica contineantur, esse debent, praevaricando, ceteris peccant, cum non solum seipsos perdant, verum etiam alios innumerabiles populos, eorum curae et regimini creditos seu alias eis subditos, secum illi perditionem et puteum interius trahant, de similibus consilio et hac nostra in perpetuum valitura constitutione  in odium tanti criminis, quo nullum in Ecclesia Dei maius aut perniciosius esse potest, de apostolicae potestatis plenitudine, sancimus, stauimus, decernimus et definimus quod, sententiis, censuris et poenis praedictis in suo robore et efficacia remanentibus, ac effectum , suum sortiemtibus, omnes et singuli episcopi, patriarchae, primates, cardinales,  legati, comites, , barones, marchiones, duces, reges et imperatores, qui hactenus, ut praefertur, deviasse aut in haeresim incidisse, seu schisma incurrisse, excitasse vel commisisse deprehensi aut confessi vel convicti fuerint, et in posterum deviabunt aut in haeresim incident seu schisma incurrent vel excitabunt aut committent, et deviasse seu in haeresim incidisse vel schisma incurrisse aut excitasse seu commisisse deprehendentur aut confitebuntur seu convincentur, cum in hoc inexcusabiles ceteris reddantur, ultra sententias, censuras et poenas praedictas, sint etiam eo ipso, absque aliquo iuris aut facti ministerio, sui ordinibus et cathedralibus, etiam metropolitanis, patriarchalibus et primatialibus ecclesiis ac cardinalatus honore et cuiusvis legationis munere, necnon voce activa et passiva, omnique auctoritate, ac monasteriis, beneficiis et officiis ecclesiasticis, cum cura et sine cura, saecularibus et quorumvis Ordinum regularibus, quae, ex quibusvis concessionibus et dispensationibus apostolicis, in titulum, commendam et administrationem aut alis quomodolibet obtinuerit, et in quibus vel ad quae ius aliquod habuerint, necnon quibusvis fructibus, redditibus et proventibus annuis super similibus fructibus, redditibus et proventibus eis reservatis et assignatis, comitatibus quoque baroniis, marchionatibus, ducatibus, regnis et imperio penitus et in totum perpetuo privati, et ad illa de cetero inhabiles et incapaces, habeaturque pro relapsis et subversivis in omnibus et per omnia, perinde ac si prius haeresim huiusmodi in iudicio publice abiurassent ; nec ullo umquam tempore ad eorum pristinam statum aut cathedrales, metropolitas, patriharcales et primatiales ecclesias, seu cardinalatus vel alium honorem aut quamvis aliam miorem vel minorem dignitatem, seu vocem activam vel passivam, aut auctoritatem, seu monasteria beneficia, vel comitatus, baronias, marchionatus, ducatus,, regna et imperium restitui, reponi, reintegrari aut rehabilitari possint, quinimmo saecularis relinquantur arbitrio potesstatis, animadversione debita puniendi, nisi apparentibus in eis verae poenitentiae indiciis et condignae poenitentiae fructibus, ex ipsius Sedis benignitatae et clementia in aliquo monasterio aut alio regulari loco, ad peragendum perpetuam in pane doloris et aqua mestitiae poenitentiam, retribuendi fuerint. Quodque pro talibus ab omnibus, cuiuscumque status, gradus, ordinis conditionis et praeminentiae existentibus, ac quaccumque, etiam episcopali, archiepiscopali, patriarchali et primatiali aut alia maiori ecclesiastica dignitate, et etiam cardinalatus honore, seu mundana, etiam comitali, baronali, marchionali, ducali, regia et imperiali auctoritate et excellentia pollentibus, haberi, tractari et reputari, et ut tales evitari omnique humanitatis solatio destitui debeant.
Ius patronatus aut nominandi habentes ad beneficia propter haeresim vacantia teneantur infra legitima tempora praesent alis personas.
§ 4. Et qui ius patronatus aut nominandi personas idoneas ad cathedrales, etiam metropolitanas, et patriarchales ac primatiales ecclesias  seu monasteria vel alia beneficia ecclesiastica, per privationem huiusmodi vacantia, habere praetenderint, ne illa diutinae vacationis exponatur incommodis, sed de servitute haereticorum erepta, personis concedantur idoneis, quae illarum populos in semiitas iustitiae fideliter dirigano, teneantur ad ecclesias, monasteria et beneficia huiusmodi alias personas idoneas, infratempus a iure vel ex eorum concordatis seu compactatis cun dicata Sede initis statutum, nobis seu pro tempore existenti Romano Pontifici presentare, alioquin, tempore huiusmodi elapso, plena et libera ecclesiarum, monasteriorum et beneficiorum praedictorum dispositivo ad nos et Romanum Pomtificem praedictum eo ispso pleno iure devolvantur.
Fautoresque haereticorum poenas hic descriptas incurrunt.
§ 5. Et insuper qui ipsos sic deprehensos aut confessos vel convictos scienter quomodolibet receptare vel defendere aut eis favere vel credere seu eorum dogmata dogmatizare praesumpserit, sententiam excomunicationis eo ipso incurrant, efficianturque infames, nec voce, personasscriptis vel nuncio aut procuratore aliquo ad publica sed privata officia aut consilia seu synodum vel concilium, generale  vel provinciale, nec conclave cardinalium aut aliquam fidelium congretationemseu electionem alicuius, aut testimonium perhibendum admittantur, nec admitti possint ; sint etiam intestabiles, nec ad haereditatis successionem accedant ; nullus praeterea cogatur eis super aliquo negotio respondere. Quod si forsan iudices extinterint, eorum sentatiae nullam obtineant firmitatem, nec aliquae causae ad eorum audaciam deducantur et, si fuerint advocati, eorum patrocinium nullatenus recipiatur; si vero tabelliones tabelliones extinterint, instrumenta confecta per eos nullius sint penitus roboris vel momenti. Et insuper clerici omnibus et singulis ecclesiis, etiamcathetralibus, metroplitanis, patriarchalibus et primatialibus, ac dignitatibus monasteriis, beneficiis et officiis ecclsiasticis, etiam, ut praefertur, qualificatis, per eos quomodolibet obtentis, et tam ipsi quam laici, etiam, ut praemittitur, qualificati et difnitatibus praedictis  praedicti, quibuscumque regnis, ducatibus, dominiis, feudis et, bonis temporalibus possessis privati eo ipso;regnaque, ducatus, dominia feuda et bona huiusmodi publicentur et publicata sint, efficianturque iuris et proprietatis eorum, qui illa primo occupaverint, si in sinceritate fidei  et et unitate sanctae Romanae Ecclesiae, ac sub nostrae et successorum nostrorum Romanorum Pontificum canonicae intrantium obedientia fuerint. 
Praelati et pontifices, quos ante eorum promotionem apparuerit a fide catholica deviasse, eo ipso privati sunt omni auctoritate et officio, et promotio nulla est et nullo pacto convalidari potest.
§ 6. Adiicientes quod si ullo umquam tempore apparuerit aliquem episcopum, etiam pro archiepiscopo seu patriarcha vel primate se gerentem, aut praedictae Romanae Ecclesiae cardinalem, etiam, ut praefertur, legatum, seu etiam Romanum Pontificem, eius promotionem vel in cardinalem seu Romanum Pontificem assumptionem a fide catholica  deviasse aut in aliquam haereisim incidisse[3] , promotio seu assumptio  de eo, etiam in concordiam et de unanimi omnium cardinalium assensu facta, nulla, irrita et inanis existat, nec per susceptionem muneris, consecrationis, aut subsecutam regimini et administrationis, possessionem, seu quasi, vel ispius Romani Pontificem inthonizationem aut adorationem, seu ei praestitatam ab omnibus obedientiam, et cuiusvis temporis in praemissis cursum, convaluisse dici aut convalescere possit, nec pro legitima in aliqua sui parte habeatur, nullmque talibus in episcopos seu archiepiscopos vel patriarchas aut primates promotis, seu in cadinales vel Romanum Pontificem assumptis, in spitualibus vel temporalibus administrandi facultatem tribuisse aut tribuere censeatur, sed omnia et singula per eos quomodolibet dicta, facta, gesta et administrata ac inde secuta quaecumque viribus careant, et nullam prorsus firmitatem nec ius alicui tribuant, ; sintque ipsi sic promoti et assumpti eo ipso, absque aliqua desuper facienda declaratione, omni dignitate, loco, honore, titulo, auctoritate, officio et potestate privati ; liceatque omnibus et singulis sic promotis et assumptis, si a fide antea non deviassent nec haeretici fuissent, neque schisma incurrissent aut excitassent vel commisissent.
Subiditisque eorum liceat ab obedientia et devotione impune recedere.
§ 7. Subditis personis, tam clericis saecularibus et regularibus quam etiam laicis, necnon cardinalibus, etiam qui electioni ipsius Pontifici antea a fide devii aut haeretici seu schismatici interfuerint, seu alias consenserit, et ei obedientiam praestiterint, eumque adoraverint, ac castellanis, praefectis capitaneis et officialibus, etiam alme Urbis nostrae et totius Status Ecclesiastici, etiam eisdem promotis vel assumptis homagio seu iuramento vel cautione obligatis et obnoxiis, ab ipsorum sic promotorum vel assumptorum obedientia et devotione impune quandocumque recedere, eosque ut magos ethicos, publicanos et haeresiarcas evitare ; eisdem subditis personis fidelitati et obedientiae futurorum episcoporum, archiepiscoporum, patriarcharum, primatum, cardinalium et Romani Pontifici canonice intrantis nihilominus adstrictis remanentibus, et, ad maiorem ipsorum sic promotorum et assumptorum, si eorum regimen et administrationem contuare voluerint, confusionem, contra eosdem sic promotos et assumptos auxilium brachii saecularis implorare ; nec propterea [4] ab ipsorum sic promotorum et assumptorum fidelitate et obedientia, praemissorum occasione, recedentes, tamquam tunicae Domini scissores, aliquam censurarum seu poenarum ultioni subiaceant.
Contrariorum derogatio.
§ 8. Non obstantibus constitutionibus et ordinationibus apostolicis, nec non privilegiis, indultis et literis apostolicis eisdem episcopis, archiepiscopis, patriarchis, primatibus, cardinalibus ac quibusvis clausulis et decretis, etiam motu proprio et ex certa scientia, ac de apostolicae potestatis plenitudine, seu etiam concistorialiter, aut alias quomodolibet concessis et etiam iteratis vicibus approbatis et innovatis, ac etiam in corpore iuris clausis, necnon quibusvis capitulis conclavis, etiamiuramento aut confirmatione apostolica vel quavis firmitate alia roboratis, et per nos ipsos iuratis. Quibus omnibus, eorum tenores praesentibus pro expressis ac de verbo ad verbum insertis habentes, illis alias  in suo robore permansuris, hac vice dumtaxat, specialiter  et expresse derogamus ceterisque contrariis quibuscumque.
Iussio publicandi.
§ 9. Ut autem praesentes literae ad omnium, quorum interest, notitiam  deducantur, volumus eas seu earum transumptum (cui manu notarii publici subscriptio et sigillo alicuius personae  in dignitate ecclesiastica constitutae munito, plenam fidem adhiberi debere decernimus) in basilicae Principis Apostolorum de Urbe et Cancelleriae Apostolicae vlavis atque in acie Campi Florae per aliquos ex cursoribus nostris publicari et affigi, earumque copiam inibi affixam dimitti, publicationemque , affixionem et copiae affixae  dimissionem huiusmodi sufficere et pro solemni et legitima haberi, nec aliam publicationem requiri aut expectari debere.
§ 10. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostrae approbationis, innovationis, sanctionis, statuti, derogationis voluntatum, decretorum infringere vel ei ausu temerario contraire. Si quis autem hoc attentare praesumpserit , indignationem omnipotentis Dei ac beatorum Petri et Pauli apostolorum eius se noverit incursum.
Datum Romae, apud S. Petrum, anno Incanationis dominicae  millesimo quingentesimo quinquagesimo nono [5], XV kalendas martii, pontificatus nostri IV.
Papae et S.R.E. cardinalium subscriptiones
† Ego Paulus catholicae Ecclesiae episcopus.
† Ego Jo. Bellaius, episcopus Ostiensis.
† Io R. cardinalis de Carpo, episcopus di Portuesis.
† Ego F. cardinalis Pisanus, episcopus Tusculanus.
† Ego Fed. cardinalis Celsus, episcopus Praenestinus.
† Ego P. cardinalis episcopus  Albaniensis.
† Ego R. Cardinalis Sancti Angeli maior poenitentiarius.
† Ego T. cardinalis Crispus.
† Ego Fulvius cardinalis Perusinus.
† Ego Michael cardinalis Saracenus.
† Ego Jo. cardinalis Sancti Vitalis.
† Ego Jo. cardinalis Puteus.
† Ego Hieronimus, Cardinalis Imolensis.
† Ego B. cardinalis Tranensis.
+ Ego Diomedes, cardinalis Arianensis.
† Ego Scipio cardinalis Pisarum.
† Ego cardinalis Reumanus.
† Ego Antonius, cardinalis Sancti Pancratii.
† Ego Thadeus cardinalis Gaddus.
† Ego Virgilius cardinalis de Spoleto.
† Ego F. Michael cardinalis Alexandrinus
† Ego Clemens Monilianus, cardinalis Sanctae Mariae in Ara Coeli.
† Ego G. Ascanius Diaconus cardinalis Camerarius.
† Ego N., cardinalis de Sermoneta.
† Ego Ia. cardinalis Sabellus.
† Ego Hieronimus, cardinalis Sancti Georgici.
† Ego Innocentius, cardinalis de Monte.
† Ego Aloisius, cardinalis Cornelius.
† Ego Carolus. cardinalis Carafa.
† Ego Alfonsus, cardinalis Neapolitanus.
† Ego Vitellotius cardinalis Vitellius
† Ego Joannes Baptista cardinalis consiliarius

Note:
[1] De poenis autem per alios Pontifices in eiusmodi haereticos latis, habes Nicolai III costitutionem IV, Noverint, tom. IV, pag. 47;    Innocentii IV costitutiones XXVI et XXVII,   tom. III, pag. 551 et seqq., et constitutiones XXIX, eodem tom., pag. 561; Alexandri IV constitutiones, ibid.,  XXXVI, ibid., pag. 646, et constitutiones XLVI et seqq., et habes etiam alias aliorum Pontificum constitutiones.
[2] Licentius, Cherub. et Matth. (R.T.).
[3] Matth. Addit: seu schisma incurrisse vel excitasse aut commisisse (R.T.).
[4] Propterea tales, Matth. (R.T.)
[5] Octavo Matth. (R.T.)

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