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domenica 23 dicembre 2012

Riscoprire o cestinare?


Cañizares «Gli abusi liturgici abbondano, dobbiamo riscoprire il Vaticano II» 


Antonio Cañizares Llovera con il Papa
ANTONIO CAÑIZARES LLOVERA CON IL PAPA

Il cardinale Prefetto del Culto divino presenta la riorganizzazione del dicastero e il nuovo dipartimento per la musica e l’arte: «Le chiese non sono semplici luoghi di riunione, ma luoghi dell’incontro con il mistero di Dio»

La Congregazione è stata riorganizzata e c’è un nuovo ufficio dedicato all’architettura e alla musica sacra: può spiegare perché e a che cosa serve?
 «In effetti, nella Congregazione, a partire dal 1 dicembre, si è costituito un nuovo “ufficio”: si tratta di un dipartimento dedicato all’arte e alla musica sacra al servizio della liturgia, con il quale si intende dare impulso a quanto si legge nei capitoli 6 e 7 della Costituzione conciliare “Sacrosanctum Concilium”. Un’iniziativa necessaria per poter rispondere nel migliore modo possibile e adeguato alle esigenze della liturgia in questi due ambiti. Non ogni espressione musicale o artistica risponde alla natura della liturgia, che ha le sue proprie leggi da salvaguardare. Se dobbiamo approfondire il rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II e potenziare la bellezza che la liturgia stessa è e deve avere, la musica e l’arte sono elementi fondamentali. È dunque molto importante che la Congregazione per il Culto dia impulso all’arte e alla musica per la liturgia, offra criteri e orientamenti per questo scopo in conformità con gli abbondanti insegnamenti e la ricchissima tradizione della Chiesa, favorisca i rapporti con musicisti, architetti, pittori, orafi, etc. E tutto ciò richiede un’attenzione specifica e concreta. Per questa ragione e per questo scopo si è creato questo “ufficio” o dipartimento».

Negli ultimi cinquant’anni abbiamo assistito alla costruzione in tutto il mondo di chiese che assomigliano a garage, a blocchi di cemento, a colate di piombo. Che caratteristiche deve avere, secondo lei, una chiesa cattolica?

«Il Catechismo della Chiesa cattolica lo esprime in un modo molto chiaro e semplice, presentando l’edificio della chiesa in due paragrafi. In uno afferma che le chiese “non sono semplici luoghi di riunione, ma significano e manifestano la Chiesa che vive in quel luogo, dimora di Dio con gli uomini riconciliati e uniti in Cristo”. Si capisce come l’obiettivo più profondo dell’esistenza di un edificio sacro non sia semplicemente quello di rendere possibile la riunione dei fedeli. Questo è già tanto, ma al tempo stesso è poco. In realtà, la Chiesa è il luogo dell’incontro con il Figlio di Dio vivo, e così è il luogo dell’incontro tra di noi. Il Catechismo aggiunge che la
“casa di preghiera in cui l’Eucaristia è celebrata e conservata; in cui i fedeli si riuniscono; in cui la presenza del Figlio di Dio nostro Salvatore, che si è offerto per noi sull’altare del sacrificio, viene venerata a sostegno e consolazione dei fedeli, dev’essere nitida e adatta alla preghiera e alle sacre funzioni. In questa ‘casa di Dio’, la verità e l’armonia dei segni che la costituiscono devono manifestare Cristo che in quel luogo è presente e agisce». Le nuove chiese dovrebbero essere costruite in fedeltà a questi criteri basilari, com’è avvenuto nella lunga e ricchissima tradizione della Chiesa, ed è per questo che abbiamo questi esempi di arte tanto straordinari. Nell’ultimo secolo, per citare una chiesa emblematica che tiene molto in considerazione quei criteri, ricordo la basilica della Sagrada Familia, di Antonio Gaudí, a Barcellona».

Come definirebbe lo stato della musica e del canto per la liturgia?

«Si deve riconoscere che, nonostante alcuni sforzi lodevoli e ben realizzati, la musica e il canto nella liturgia  necessitano di un rinnovamento e di un nuovo impulso. Non dimentichiamo che il grande rinnovamento liturgico di san Pio X venne accresciuto e accompagnato dallo splendido rinnovamento del canto e della musica effettuato da lui. Non ci sarebbe oggi l’urgente e quanto mai necessario rinnovamento liturgico se non si svolgesse un lavoro serio ed efficace nel rinnovamento della musica e del canto, che non è un ornamento per rendere più gradevoli le celebrazioni, ma è invece un elemento della stessa celebrazione, che ci pone davanti al mistero, davanti alla presenza di Dio stesso, che deve corrispondere con quello che accade nella celebrazione liturgica, e cioè “il cielo che si apre alla terra”».

Lei è Prefetto del Culto divino da ormai quattro anni. Può ricordare brevemente il lavoro svolto e spiegare quali siano gli obiettivi per il futuro più immediato?

«Sì, ho compiuto in questo mese di dicembre quattro anni dal mio arrivo in questo dicastero. Seguendo il lavoro rigoroso e molto valido dei miei predecessori, non ho tentato nient’altro che di dare impulso al rinnovamento liturgico del Vaticano II e questo sarà il mio obiettivo per il nuovo anno. Per questo scopo, oltre alla necessaria riorganizzazione e al nuovo regolamento del dicastero, che ha la sua complessità, si sta lavorando per offrire “orientamenti e direttrici per la formazione liturgica” dei sacerdoti, degli aspiranti al sacerdozio, delle persone consacrate, dei collaboratori parrocchiali nella celebrazione liturgica, dei fedeli cristiani in generale, per aiutare a conoscere di più e assimilare meglio gli insegnamenti sulla liturgia del Vaticano II, in continuità con la ricca tradizione ecclesiale. Stiamo anche preparando uno strumento, un sussidio, per aiutare a celebrare bene e a partecipare adeguatamente all’Eucaristia. Si stanno rivedendo le “introduzioni ai vari rituali per i sacramenti”: il lavoro è molto avanzato per quello riguardante il sacramento della penitenza. Si sta lavorando per l’introduzione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana e al rinnovamento della pastorale dell’iniziazione. Spero che tra qualche mese sia pronta la nuova introduzione al rituale per il culto eucaristico al di fuori della messa, in particolare per l’adorazione eucaristica. È a uno stadio avanzato anche il lavoro sul rituale delle esequie. Continuano poi i lavori per un quinto volume della Liturgia delle Ore. Spero che in qualche mese si finisca il progetto del Direttorio per l’omelia e si finisca un volume con i suggerimenti per le omelie per i tre cicli liturgici seguendo il Catechismo della Chiesa cattolica. Non posso non menzionare quello che già si sta facendo con il nuovo dipartimento di “arte e musica per la liturgia”: tra le altre coe, la preparazione di direttori per la musica e l’arte. Oltre agli altri lavori in corso, e agli incontri continentali con i responsabili della liturgia delle conferenze episcopali, bisogna ricordare anche la preparazione del Simposio internazionale che si terrà nel febbraio 2014 sulla Costituzione conciliare sulla liturgia, “Sacrosanctum Concilium”, che speriamo abbia una significativa risonanza».

E la correzione degli abusi liturgici?

«Un impegno che va ricordato è quello della visita ad limina dei vescovi, occasioni di grande interesse per diffondere i principi del rinnovamento liturgico richiesto dal Vaticano II, senza trascurare l’aiuto nella correzione di alcuni abusi liturgici come viene messo in pratica dall’importante istruzione della Congregazione per il Culto e per la Dottrina della fede, “Redemptionis Sacramentum”, scritta per correggere gli abusi e aiutare a celebrare e a partecipare bene alla liturgia. Tutto contribuirà all’obiettivo principale, che è far sì che la liturgia occupi il posto centrale che le corrisponde nella vita della Chiesa. Spero che il 2013 sia un anno importante in questo campo. Mi accontenterei, soprattutto, in questo Anno della fede, che si rivalorizzasse e si rivitalizzasse l’Eucaristia domenicale, che si recuperasse la domenica e si partecipasse di più e meglio al sacramento della penitenza. La nostra Congregazione continuerà in questo cammino».

Qual è, a suo avviso, lo stato della liturgia cattolica nel mondo? La stagione degli abusi è finita?

«Sto parlando della necessità approfondire il rinnovamento liturgico voluto dal Vaticano II, un segno chiaro dello stato in cui si trova la liturgia cattolica nel mondo. Non attraversa il suo miglior momento. Chiaramente c’è la necessità di ravvivare il vero senso della liturgia nella vita cristiana e nella vita della Chiesa. Si è fatto molto, senza dubbio, però risulta insufficiente e bisogna fare molto di più, soprattutto nel far sì che gli insegnamenti del Vaticano II entrino nella coscienza di noi che formiamo la Chiesa perché la liturgia sia centro della Chiesa, sia fonte e culmine della vita cristiana. Disgraziatamente, oltre a una certa superficialità, esteriorità e rischio della routine, ci sono anche abbondanti abusi. Gli abusi sono espressione di errori nella fede, che al tempo stesso conducono a sfigurare la fede stessa. Bisogna porre il massimo impegno nel correggere gli abusi e lavorare in favore della fede. Una responsabilità che tutti abbiamo sempre, ma soprattutto in quest’Anno della fede e in modo particolare i vescovi».

A che punto sono le traduzioni del nuovo Messale nelle varie lingue?

«Le traduzioni proseguono a un buon ritmo. Come si sa, è stata approvata già la traduzione in lingua inglese per tutti i Paesi anglofoni. È arrivata la traduzione italiana e si sta lavorando alla sua revisione: spero che non si tardi tanto nell’approvarla. Sono anche arrivare le traduzioni in lingua spagnola delle conferenze episcopali del Messico e della Spagna. Anche queste spero non si tardi troppo ad approvarle. Attendiamo che arrivino quelle tedesca, francese, portoghese».

Si passerà anche in Italia dalla formula della consacrazione che recita «versato per voi e per tutti» a quella che dice «per voi e per molti»?

«Dopo la lettera del Papa su questo tema, così ragionata e convincente, non credo che cambieranno le cose: sarà “per molti”. Le parole della consacrazione nella santa messa vengono approvate direttamente dal Papa».

La Costituzione conciliare «Sacrosanctum Concilium» è ancora attuale? È stata attuata?

«Quella Costituzione è totalmente attuale e ha una ricchezza ammirabile di contenuto. Se di certo quello che è più visibile nel rinnovamento liturgico appare nella riforma liturgica, è anche certo che la verità della liturgia e gli insegnamenti di “Sacrosanctum Concilium” sono entrati sufficientemente, non sono stati calati con la necessaria profondità nella mente e nella vita del popolo di Dio. Per questo abbiamo bisogno di approfondirla maggiormente e così ci sarà una nuova rinascita nella Chiesa, un nuovo vigore per l’evangelizzazione, un grande rinnovamento della Chiesa. Che non sta nel cambiare le forme, ma nell’entrare, per viverla, nell’interiorità della liturgia sacra. Per questo io non parlo di “riforma” ma di approfondimento del rinnovamento liturgico voluto dal Vaticano II».
ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO

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