ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 9 febbraio 2012

Cina. Il cardinale Zen contro Sant'Egidio

E anche contro una rivista di Comunione e Liberazione. "Con il buon cuore si possono fare cose cattive", scrive. E spiega perché le diplomazie parallele dei due movimenti recano più danno che aiuto ai cattolici cinesi 

di Sandro Magister



ROMA, 9 febbraio 2012 – Al termine della prima giornata del grande evento internazionale "Gesù nostro contemporaneo" – che è iniziato oggi a Roma e di cui ha dato notizia un precedente servizio di www.chiesa – fa spicco un'intervista di padre Bernardo Cervellera al cardinale Giuseppe Zen Zekiun, indomito combattente per la libertà e l'unità della Chiesa cattolica in Cina.

Ma già alla vigilia di questa sua uscita pubblica il battagliero cardinale ha mostrato di che pasta è fatto. Con un graffiante articolo su "Asia News", l'agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere diffusa anche in lingua cinese e diretta proprio da padre Cervellera.

Al suo articolo, il cardinale Zen ha voluto apporre questo sottotitolo: "In dialogo con la Comunità di Sant'Egidio e con Gianni Valente di '30 Giorni'".

È un sottotitolo che dice subito qual è il doppio bersaglio della polemica del cardinale.

VERITA' DIMENTICATE

 il dovere di difendere la Fede a viso aperto

Tratto dall'Enciclica Sapientiae christianae - 10 gennaio 1890 - di Leone XIII

Cedere all’avversario o tacere, mentre dovunque si alza tanto clamore per opprimere la verità, è proprio dell’inetto oppure di chi dubita che sia vero quello che professa. L’uno e l’altro atteggiamento sono ignobili e ingiuriosi a Dio; l’una cosa e l’altra contrastanti con la salvezza individuale e collettiva: sono soltanto giovevoli ai nemici della fede, perché l’arrendevolezza dei buoni aumenta l’audacia dei malvagi. Per questo è ancor più da condannare l’inerzia dei cristiani perché il più delle volte si possono confutare gli errori e le malvagie affermazioni facendolo spesso con poco sforzo; ma farlo sempre occorre un impegno molto più grande.

Preghiera del 9 febbraio 2012


9 febbraio 2012

San Paolo che nella Prima lettera ai Corinzi definisci il corpo “tempio dello Spirito Santo”, convinci qualche autorevole uomo di chiesa a prendere posizione contro il tatuaggio. Non è più una minuzia opinabile: l’altro ieri ci si tatuava per anticonformismo, ieri per conformismo, oggi per schiavismo. Una ditta americana ha offerto uno sconto perpetuo sui suoi capi di abbigliamento ai clienti disposti a farsi tatuare il marchio aziendale in modo indelebile. I poveretti sono accorsi numerosi, facendosi marchiare come bestie mentre io, chissà perché, sento odore di bestia dell’Apocalisse. Se credessi in una religione ridotta a elenco di divieti (“Non vi farete incisioni sul corpo per un defunto, né vi farete segni di tatuaggio”) non sarei cristiano bensì ebreo, ma quella radicata nel Levitico è una proibizione liberante: la libertà di non trovarsi a sessant’anni, o anche prima, col bicipite ormai flaccido imbrattato dal logo di un’azienda i cui vestiti non ci piacciono più.

Riciclaggio di denari? No, di accuse, dicono in Vaticano

“Gli intoccabili” hanno colpito ancora. La trasmissione di Gianluigi Nuzzi su “la 7 che ha già fatto tremare le autorità vaticane rendendo pubbliche le lettere d’accusa dell’attuale nunzio a Washington Carlo Maria Viganò, è tornata la sera di mercoledì 8 febbraio a chiamare in causa l’Istituto per le Opere di Religione.
L’ha fatto sulla scia di un articolo di Angela Camuso uscito la mattina stessa su “L’Unità”:
Nella tarda serata dello stesso 8 febbraio, la sala stampa vaticana ha replicato con la dichiarazione riportata qui di seguito.
Là dove vi si legge che lo IOR “ha fornito informazioni anche al di fuori dei canali formali” ai magistrati italiani l’allusione è all’interrogatorio spontaneo al quale si è sottoposto il 30 settembre 2011 il presidente della banca vaticana, Ettore Gotti Tedeschi. La sua rinuncia alle procedure di rogatoria internazionale tra Stati esteri fu molto criticata dalle autorità vaticane.

A proposito di Confessioni sacrileghe..

 IV puntata
di Don Leonardo M. Pompei

Il sacramento della Penitenza, oggi poco praticato, è spesso ricevuto in modo sacrilego, mancando le necessarie disposizioni e condizioni da parte del penitente, o reso invalido dalla noncuranza del confessore. Vediamo come non incorrere in tale pericolo.
Iniziando l’analisi dei peccati contro il Primo Comandamento abbiamo visto che l’uso sacrilego dei Sacramenti rappresenta, in assoluto, la forma più grave di offesa diretta a Dio e alla sua divina Maestà. Oltre che le Comunioni sacrileghe, purtroppo, oggi è quanto mai diffuso un altro gravissimo peccato: quello dell’uso sacrilego del sacramento della Confessione.

Prima di addentrarci in questa nuova cancrena che affligge dal profondo i figli della Chiesa, è bene osservare che uno dei precetti generali della Chiesa obbliga i fedeli all’uso minimo di questi due importantissimi Sacramenti: la Confessione almeno una volta l’anno e la Comunione almeno a Pasqua. Per la verità il santo Curato d’Ars piangeva quando doveva rammentare ai suoi fedeli questo precetto, parendogli assurdo che la Chiesa dovesse imporre sub gravi una cosa tanto bella come la santa Comunione, che dovrebbe essere ricevuta (secondo le intenzioni di Chi l’ha istituita) preferibilmente ogni giorno. Tuttavia, il santo Parroco doveva amaramente costatare che è tale e tanta la stoltezza dell’uomo, che la Chiesa, come madre premurosa di un figlio discolo, ha dovuto imporre quel minimo assolutamente indispensabile per evitare di lasciare i suoi figli in stato di dannazione. Conseguentemente, non solo chi profana, ma anche chi omette almeno questa frequenza minima a questi Sacramenti, non è scusabile da colpa grave. Ecco perché la prima cosa da dire quando si entra in confessionale è da quanto tempo non ci si confessa e, qualora il penitente non lo faccia, il sacerdote è tenuto a interrogarlo in merito. Qualora, infatti, non ci si confessasse da dieci, quindici, trent’anni il confessore capirebbe subito che sul povero fedele gravano dieci, quindici, trenta peccati mortali.
Ora, la Santa Chiesa, nel Concilio tridentino (di cui è eco fedelissimo il grande dottore sant’Alfonso Maria de’ Liguori, patrono dei confessori e dei moralisti, a cui faremo ampio riferimento) ha insegnato che per ottenere il perdono di Dio dei peccati commessi dopo il Battesimo occorrono alcune condizioni, in mancanza delle quali la Confessione o è invalida o, peggio, è sacrilega. Anzitutto oggetto obbligatorio della Confessione sono tutti e singoli i peccati mortali di cui il penitente abbia coscienza, che siano stati commessi da quando si ha l’uso della ragione al momento in cui ci si sta confessando. Tali peccati vanno confessati per numero, specie e circostanze e si otterrà la misericordia di Dio solo se di essi si è realmente pentiti ovvero se: 1) si prova dolore per il peccato commesso (perfetto se originato dal fatto di aver offeso Dio o imperfetto se scaturisce dal timore dell’inferno e dei castighi dovuti per i peccati); 2) lo si detesta con tutto il cuore; 3) si ha il fermo, risoluto e deciso proposito di non commetterlo più.
Il confessore, durante l’amministrazione di questo Sacramento, svolge, come insegna sant’Alfonso, quattro funzioni; quella di padre, in quanto interprete della bontà e della misericordia di Dio; quella di maestro, in quanto deve aiutare il penitente nell’esaminare e nel formare la sua coscienza, formulando alcune domande qualora abbia motivo di ritenere che il penitente non sia in grado di discernere le colpe gravi (cosa che oggi accade spessissimo); quella di giudice, in quanto deve verificare se la Confessione è sincera e se il penitente sia pentito, cercando, in caso negativo, di stimolarne o provocarne il pentimento durante la Confessione stessa. In quanto giudice il sacerdote deve verificare se può o meno assolvere il penitente; ed in caso positivo impartire una soddisfazione sacramentale (o penitenza) che sia proporzionata al numero e alla gravità dei peccati; quella infine di medico, in quanto deve, con le opportune esortazioni, indicare al penitente le vie di futura preservazione dal male. Anche nel decidere il tipo di penitenza da imporre, il confessore deve ricordare che sta agendo come un medico dinanzi ad un malato che ha bisogno di terapie per guarire e per ristabilirsi in perfetta forma fisica.
Dinanzi a tale disciplina, vediamo ora quando la Confessione è sacrilega. Anzitutto quando il penitente non è pentito, cioè non prova dolore per quello che ha fatto, ma soprattutto non ha intenzione di smettere. È inutile, in questi casi, andarsi a cercare confessori dalla “manica larga” (oggi, purtroppo, molto diffusi), perché se anche il sacerdote osasse assolvere un fedele non pentito, commetterebbe peccato mortale e sarebbe responsabile di tutte le comunioni sacrileghe fatte dal penitente, erroneamente illuso di essere stato assolto.
Seguono le Confessioni incomplete per colpa del penitente, o perché si vergogna o ha paura di rivelare qualche peccato, oppure perché (cosa peggiore) rifiuta di riconoscere qualche peccato come mortale (pochissimi, per esempio, oggi accettano che mancare alla Messa domenicale o commettere atti impuri sia peccato mortale).
La Confessione viene invalidata in via successiva se il penitente omette di fare la penitenza sacramentale che gli è stata imposta dal confessore, che va adempiuta seriamente e scrupolosamente. Essa, infatti, è requisito essenziale della Confessione, tant’è vero che per larga parte del Primo Millennio l’assoluzione veniva concessa solo dopo aver adempiuto alla penitenza imposta.
L’esperienza pastorale insegna che quei (pochi) fedeli che si confessano spesso lo fanno assai male e che purtroppo non pochi ministri, atteggiandosi a fare i buoni, causano una vera e propria rovina d’innumerevoli anime.
A conclusione di questo spinoso tema mi permetto di dare alcuni consigli per evitare d’incorrere in spiacevoli e gravi inconvenienti: 1) pregare Dio che ci faccia trovare un buon confessore ed avere, di norma, un confessore fisso, di sana dottrina, di vita tendenzialmente santa e animato da santo zelo. I modelli di confessori sono tre: San Pio da Pietrelcina, il santo Curato d’Ars e sant’Alfonso M. de’ Liguori, tutti pieni di misericordia ma anche di severità, di dolcezza ma anche di fermezza; 2) far bene l’esame di coscienza e chiedere di persona al confessore di essere interrogati, qualora si pensi di non essere in grado di discernere le colpe gravi; 3) essere sommamente sinceri e curare di confessare bene i peccati per specie (non basta dire “ho commesso atti impuri”: un conto è l’adulterio, un conto l’omosessualità, un conto la pornografia, ecc.), per numero (non basta dire “ho mancato alla Messa”, ma bisogna specificare il numero e, qualora non lo si ricordi, dare un ordine di grandezza) e per circostanze (se un padre bestemmia davanti a un figlio deve specificarlo); 4) preparare la Confessione ricorrendo all’ausilio della Beata Vergine Immacolata e pregare per il confessore, perché abbia da Dio la luce e la grazia per aiutarci a troncare con il peccato, giacché, come diceva il santo Curato d’Ars, «se non c’è in noi un completo cambiamento, non abbiamo meritato l’assoluzione: e c’è da temere che il nostro sia solo un sacrilegio. Ah, se almeno ogni trenta assoluzioni ve ne fosse una valida, come si convertirebbe presto il mondo!».

Sic transit gloria mundi..


Cl e il suo leader politico tra lo stallo e la “prossima mossa”

La caduta di Berlusconi e altre curve ecclesiali mettono in crisi un sistema di consenso e di governo forti

Che farà dunque Cl in politica, o almenoi suoi liberi e laici politici? Milano e la Lombardia, ma pure l’Italia intesa come campo politico, da tempo vanno strette a Cl. L’offuscarsi dello schema bipolare, della stella polare del berlusconismo come scelta di campo “ragionevole”, sono elementi che dicono che il futuro del governatore e della sua folta pattuglia sarà tutto da inventare. Anche se non va dimenticata la propensione alla responsabilità di Cl di fronte alla politica, e l’obbedienza alle indicazioni della gerarchia (uno dei problemi è, anzi, la loro attuale e totale nebulosità, in epoca post ruiniana). E soprattutto l’esistenza di un anello di Saturno piuttosto esteso, milanese e lombardo, di un mondo che dalle imprese della Cdo alla dirigenza della sanità ruota molto stretto attorno all’attuale asse orbitale, e che difficilmente accetterà o riuscirà ad autodissolversi come neve al sole. Qualunque strada prenderanno i formigones, è difficile immaginare uno sganciamento da un voto ciellino “in libera uscita”.

Il voto cattolico non esiste

Chi sono i cattolici pronti a tradire Obama e la sua guerra laicista

In America il voto cattolico non esiste, ma fino a un certo punto. I cattolici, che costituiscono il 27 per cento dell’elettorato, in passato hanno contribuito all’elezione del correligionario democratico Kennedy, del quacchero Nixon, si sono spesi per Clinton, hanno preferito il battista Al Gore al metodista Bush, salvo poi scegliere quest’ultimo quando la sfida era con John Kerry. Il cattolico John Kerry. Nel 2008 il 54 per cento dei fedeli di Roma ha votato per Barack Obama, e curiosamente è la stessa percentuale che due anni più tardi ha massacrato il suo partito alle consultazioni di midterm. Se dunque esiste in America un elettorato fluido, eterogeneo, pragmatico, non allineato e sensibile ai tratti personali dei candidati è quello cattolico. A ogni tornata elettorale gli strateghi si interrogano intorno all’impostazione politica dei rapporti con la chiesa e spesso finiscono per scoprire che l’alleanza con l’istituzione non garantisce il voto dei fedeli comuni e viceversa. Obama ha saputo dragare i voti nella comunità mentre la gerarchia era divisa fra il fronte dei vescovi che lo accusava di essere un liberal  infanticida e le suore con l’adesivo del candidato democratico sulla porta del convento, infatuate dalle sue promesse di giustizia sociale. Alla Casa Bianca Obama ha messo in campo una strategia di appeasement del mondo cattolico che in parte ha funzionato, ma adesso il presidente rischia che a forza di tirare verso il paradigma della secolrizzazione, la corda si spezzi. 

mercoledì 8 febbraio 2012

Società di Caìno

 

Abbiamo ucciso Dio per non dovergli rendere conto di nostro fratello 


De Maistre diceva che la cultura moderna è teofoba, odiatrice di Dio: e realmente, se si osserva il riflesso condizionato con cui i nostri intellettuali, nella stragrande maggioranza, reagiscono con fastidio, con ironia, con scherno, a qualsiasi discorso sul divino, più o meno come reagisce il Diavolo quando lo si spruzza, nel rito dell’esorcismo, con l’acqua benedetta, vien da pensare che ci sia qualcosa di più di una semplice disaffezione, di un semplice allontanamento.

Fides Catholica

Chiesa cattolica: anniversario di “Fides Catholica” (2006-2011)
Articolo pubblicato il: 8 febbraio 2012 @ 08:50
(di Fabrizio Cannone) E’ arrivata già al VI anno di vita, nel sospetto silenzio della letteratura teologica che va per la maggiore – e con all’attivo ben 12 numeri pubblicati (per oltre 3000 pagine complessive) – la densa “Rivista [semestrale] di apologetica teologica”, “Fides Catholica” (può richiedersi a: fifirenze@davide.it. L’abbonamento annuale è di soli 20 euro).
Ottimamente diretta da padre Serafino M. Lanzetta, uno dei più giovani e promettenti teologi cattolici contemporanei e non solo all’interno della Congregazione a cui appartiene (i Frati Francescani dell’Immacolata, fondati a Frigento nel 1970 da p. Stefano M. Manelli), FC si staglia in controtendenza in rapporto ad un clima ecclesiale segnato da una crisi strutturale che parrebbe quasi irreversibile, caratterizzata, in estrema sintesi, dall’appiattimento generale sulle posizioni filosofiche e “scientifiche” dominanti, laiche e relativiste.

Pio XII eroe durante l’Olocausto, lo dimostrano storici ed ebrei

Capita spesso di sentire detrattori e “intellettuali” giustificare l’ormai palese merito della Chiesa e delle sue istituzioni religiose nel salvare dall’Olocausto migliaia di ebrei, parlando di sole iniziative personali dei religiosi che sarebbero stati addirittura abbandonati a loro stessi dalle alte gerarchie ecclesiastiche. Studi recenti provano invece il contrario: uno sforzo coordinato e segreto ad ogni livello gerarchico, come sostengono  i numerosi esperti in occasione delle attribuzioni del titolo di Giusto Fra le Nazioni da parte proprio degli ebrei salvati o dei loro discendenti. Da questi documenti emerge innanzitutto la struttura gestita capillarmente dell’opera di salvataggio, non ottenibile senza unriferimento “in alto”. A sostegno di questa tesi si riportano i seguenti dati:
L’Associazione Culturale Coordinamento Storici Religiosi (www.storicireligiosi.it) dal 2002 ha appurato che più di 220 case religiose sulle 750 totali presenti nella sola capitale italiana avrebbero ospitato e custodito buona parte dei 10.000-12.000 ebrei  in cerca di rifugio e sicurezza. Dalla ricerca sono state inoltre escluse per scelta metodologica le parrocchie, le famiglie private e gli arcivescovadi. La Congregazione di Don Orione, a cui è andato il titolo di Giusto fra le Nazioni attribuito a Don Gaetano Piccinini il 23 Giugno 2011 a Roma, avrebbe agito nascondendo personalità ebraiche note e ricercate dal regime tramite l’accompagnamento sui mezzi pubblici, la disponibilità di nascondigli e rifugi e ogni genere di assistenza durante il trasferimento segreto. Il Corriere della Sera nella sua edizione del 26 Gennaio 2012 pubblica inoltre un articolo su Padre Giovanni da San Giovanni in Persiceto, il quale avrebbe compilato un accurato rapporto per i suoi superiori dove tratterebbe di 201 persone nascoste nei conventi femminili di Roma, variamente distribuite e classificate con precisione se militari dissidenti, civili o ebrei. Questo documento è tracciabile in ogni passo del suo viaggio attraverso l’ambasciata italiana presso la Santa Sede (di cui Padre Giovanni era Cappellano e Consigliere Ecclesiastico Onorario) fino al Ministero degli Esteri. In esso si possono trovare numerose ammissioni e prove della collaborazione delle alte sfere ecclesiastiche nell’opera di salvataggio.
Grazia Loparco, giornalista dell’Osservatore Romano nel suo articolo del 25 Gennaio 2012, ha spiegato che fuori Roma, specie per i monasteri, occorse almeno la conferma esplicita dei vescovi, muniti di speciali facoltà, a quanto stava avvenendo. I processi decisionali dei religiosi, a volte il loro cambiamento in seguito a direttive che apparivano chiare, possono illustrare meglio la relazione tra congregazioni, Chiesa locale e Santa Sede. L’arrivo, la permanenza, le strategie di occultamento degli ebrei, le relazioni interpersonali e religiose sono abbastanza note, tuttavia dietro ogni nome c’è una storia, personale e familiare. Gli elenchi di singoli o di nuclei familiari, uniti o separati per sesso ed età e parentela, sono ben più che una catena di nomi. Più di 300 sono identificati fuori Roma e più di 600 nella capitale, alcuni solo per cognome per indicare l’intera famiglia, e dunque con un numero impreciso, ma sicuramente più elevato. Certamente si tratta di una percentuale, rispetto agli almeno 4.500 ebrei di cui resta memoria spesso non identificata, che furono nascosti in vario modo nelle comunità religiose di Roma. Uno di questi è il frate di cui parla il quotidiano “La Stampa” del 27 gennaio 2012, che salvò gli ebrei con le foto degli ex-voto.
Il ricercatore statunitense William Doino jr, esperto di rapporti tra Chiesa cattolica, fascismo e nazismo, elenca su “Vatican Insider” del 27 gennaio 2012 alcuni testi storici di approfondimento, da cui emerge la figura di Pio XII in relazione alle ideologie totalitarie come «profondamente preoccupato per la sorte di ebrei e cristiani». Ha quindi citato due documenti: il primo è un messaggio del presidente americano Franklin D. Roosevelt inviato il 3/8/44 a Pio XII:  «Vorrei cogliere l’occasione per esprimere a Sua Santità il mio apprezzamento profondamente sentito per la continua azione che la Santa Sede ha compiuto, impegno generoso e misericordioso nel prestare assistenza alle vittime delle persecuzioni razziali e religiose». Il secondo è il rapporto della Conferenza sulle relazioni ebraiche del 1946, intitolato “Saggi sulla l’antisemitismo”. Il professor Koppel Pinson, che ha curato l’opera, ha commentato: «Possiamo essere d’accordo o in disaccordo con le linee generali delle politiche del Vaticano. Ma un fatto è indiscusso: il papato non ha mai parlato in questi termini inequivocabili contro il razzismo e l’antisemitismo, come nelle parole e nelle azioni del presente papa, Pio XII, e il suo predecessore Pio XI». Ha poi descritto alcuni interventi “salva-vita” diretti di Pio XII, emersi dalle testimonianze dirette degli ebrei salvati.
Il 17 gennaio 2012 Gary Krupp, l’ebreo fondatore della ”Pave the Way Foundation” (PTWF), in occasione della Giornata del dialogo ebreo-cattolico, ha rilasciato a “Zenit un’intervista in esclusiva in cui parla della «leggenda nera contro papa Pio XII», ormai «confutata dalla verità dei fatti. È una responsabilità degli Ebrei dal momento in cui abbiamo accumulato un grande mucchio di prove sul fatto che Eugenio Pacelli fu davvero uno dei grandi eroi per gli Ebrei durante l’Olocausto. L’ingratitudine è uno dei peggiori difetti nell’Ebraismo. L’accettazione della verità sull’eroismo personale di Pacelli, credo sia essenziale per portare i miei fratelli e sorelle ebrei alla redenzione. La reputazione di Eugenio Pacelli deve essere riscattata, laddove intenzionalmente il KGB iniziò la più grande campagna diffamatoria del XX secolo. Questa operazione fu portata a termine con successo per isolare gli Ebrei dai Cattolici, al momento della riconciliazione avvenuta con il documento conciliare Nostra Aetate». Sempre in quella data, “Zenit” ha pubblicato un secondo articolo informando di un nuovo dossier, intitolato “I vescovi contro i rastrellamenti” e pubblicato sulla rivista francese “Histoire du Christianisme Magazine” (HCM). Si tratta di uno studio della storica  Sylvie Bernay sul ruolo di salvataggio degli ebrei da parte dei Vescovi francesi, i quali erano «sostenuti da Pio XII». Viene citato anche un rapporto del colonnello Knochen, capo delle SS in Francia, preoccupato del continuo interesse di Pio XII per la condizione degli ebrei francesi.
Questo il ruolo “segreto” di Pio XII. Riguardo alla sua posizione pubblica e al Concordato con partito nazista, ne ha parlato Sergio Romano sul “Il Corriere della Sera” del 2 febbraio 2012, dicendo che «Pacelli sperò sempre che il Concordato, benché spesso violato, avrebbe fornito alla Santa Sede il diritto e gli argomenti per contrastare le continue aggressioni di Hitler. La prudenza del diplomatico prevalse in lui sull’indignazione del pastore».
Marzio Morganti, Luca Pavani

Altri Papi

Il viaggio del Papa in Messico sarà protetto dai narcos
Il viaggio del Papa in Messico sarà protetto dai narcos
Papa Benedetto XVI ha in programma un viaggio in Messico. L'arcidiocesi di Guanajuato ha intavolato una trattativa con i narcos del cartello dei "Cavalieri Templari" per garantire la protezione del Papa. La risposta dei narcos è arrivata tramite alcuni cartelli pubblicitari, "Vogliamo Guanajuato in pace, perciò non pensate di generare violenza o simili durante la visita di Sua Santità Benedetto XVI, siete avvertiti". Un cartello che vale più di mille iniziative.
Pubblicato il 8 Feb 2012

7 febbraio 1878


Il 7 febbraio 1878 moriva il Papa Pio IX

ricordiamolo con uno dei suoi più grandi atti magisteriali

«SYLLABUS»
SILLABO DEGLI ERRORI PRINCIPALI DEL NOSTRO TEMPO
CONTENUTI NELLE ALLOCUZIONI CONCISTORIALI,
NELLE LETTERE ENCICLICHE
E NELLE ALTRE LETTERE APOSTOLICHE
DEL SANTISSIMO SIGNOR NOSTRO PIO PP. IX

I.PANTEISMO, NATURALISMO E RAZIONALISMO ASSOLUTO.
1. Nessun supremo, sapientissimo e provvidentissimo Nume divino esiste distinto da questa universalità di cose, e Dio altro non è che la natura stessa delle cose e perciò soggetto a mutazioni, e diventa Dio realmente nell'uomo e nel mondo, e tutte le cose sono Dio, ed hanno la stessissima sostanza di Dio; ed un'identica cosa è Dio con il mondo, e per conseguenza lo spirito con la materia, la necessità con la libertà, il vero col falso, il bene col male, e il giusto con l'ingiusto.
Alloc. Maxima quidem, 9 giugno 1862.

I segni dei tempi

ovvero

LA METAMORFOSI DI TRENTO

Dall'abolizione del culto di San Simonino
alla “messa metallara”


Quando si dice “il caso”!
Dov’è che avrà luogo la prima “messa metallara” in Italia?
Guarda caso, appunto… ad Albiano, un comune a 10 kilometri da Trento.

I nuovi santi del Vaticano

Politica italiana: come il governo “tecnico” vuole mutare l’antropologia
 (di Danilo Quinto) «La diversità è un valore, deve essere tra le cose che i bambini imparano da piccoli. I semi si gettano tra i bambini e soprattutto nelle scuole. La collaborazione è già avviata con il Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo». Così, Elsa Fornero, titolare del Ministero del Lavoro, durante l’audizione dello scorso 31 gennaio davanti alle commissioni Affari costituzionali e Lavoro a Montecitorio, sulle linee programmatiche del suo dicastero in materia di pari opportunità.
La Fornero ha ricevuto il plauso di Daniel Baer, vice assistente del Segretario di Stato dell’amministrazione americana – «Avere ministri che fanno questo tipo di dichiarazioni pubbliche ha un grande impatto», ha affermato – da tempo impegnata nell’ingraziarsi le potenti lobby omosessuali americane in vista del voto presidenziale di quest’anno.

DIFENDO MONS. BRUNERO GHERARDINI

di Roberto de Mattei

Mons. Brunero Gherardini

Negli ultimi tempi sono iniziati ad apparire pesanti attacchi alla riflessione teologica di mons. Brunero Gherardini sul Concilio Vaticano II e alla storia che io stesso di quell’evento ho proposto. La discussione non è mai inutile, ma a condizione che segua determinate regole, a cominciare dal rispetto per opinioni diverse dalle proprie. Negli attacchi nei nostri confronti, la violenza e la gratuità delle accuse sembra invece proporzionale alla esiguità degli argomenti. Mons. Gherardini, il sottoscritto ed anche altre valorosi apologeti, come il padre Serafino Lanzetta F.I., Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, siamo accusati, su alcuni siti web, di essere “criptosedevacantisti”, e veniamo accomunati ai luterani, per la nostra “mentalità protestantizzata”, agli “neognostici pseudo-tradizionalisti”, e ai progressisti, a cui saremmo uniti dall’”orgoglio individuale”.

I “Cattolici” Modernisti cioè i Protestanti vogliono Distruggere la Chiesa Cattolica…

Hellmut Schüller
“Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L'abbiamo gia detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!” 
Lunedì pomeriggio (23 gennaio) in Vaticano si è tenuto un colloquio tra gli esponenti di punta della Conferenza Episcopale Austriaca e i rappresentanti dei Dicasteri romani sull’iniziativa capeggiata dal sacerdote Hellmut Schüller. Si tratta di un’assemblea di circa trecento chierici che non solo istiga a disobbedire alla Chiesa Cattolica Romana facendosi interprete di tesi che rasentano l’eresia, ma che ora vuole pure costituirsi in rete internazionale, aperta ai sacerdoti di altre nazioni e continenti. Per papa Benedetto e la Curia romana è giunto il momento di non assistere più inerti a questo movimento che si vuole sganciare da Roma. Come ha asserito frattanto Schüller stesso nelle interviste che ha rilasciato, vi sono formazioni di sacerdoti in varie nazioni come la Germania, la Francia o l’Australia, in attesa di aderire all’iniziativa.

martedì 7 febbraio 2012

L’abito del prete

Da quando il soprannaturale è stato naturalizzato cioè confuso con la vita dell’uomo, con i suoi slanci d’amore, di passione, di compassione e di morte; da quando tutto ciò ha preso il via in ossequio al metodo scientifico, all’esegesi storico critica innamorata degli arzigogoli filologici, la vita dell’uomo comune ne è risultata impoverita.
I miracoli, le apparizioni mariane, tutto ciò che non collima con l’ideologia scientista e i suoi dogmi è confinato nell’ambito dell’irrazionale se non del primitivo.
E’ questa la ragione per cui non pochi sacerdoti guardano ai tradizionali usi, alle devozioni, al culto del Sacro Cuore, all’adorazione, alle processioni, alle consacrazioni al Sacro Cuore, alle apparizioni mariane, con sospetto e con altera e compassionevole sopportazione.
A che tutto ciò se Dio è nel mondo -dicono- se egli sta alla radice di ogni esperienza personale, se egli incarnandosi ha santificato l’intero creato. Dio è nel mondo, soffre con esso, egli appartiene ad ogni amore autentico, ad ogni espressione di gratuità ad ogni intuizione artistica. Questo pensano, seppur non lo dicono, non pochi preti.

I PRETI SENZA ABITO: UN REGALO ALLA CULTURA LAICISTA


Da quando il soprannaturale è stato naturalizzato cioè confuso con la vita dell’uomo, con i suoi slanci d’amore, di passione, di compassione e di morte; da quando tutto ciò ha preso il via in ossequio al metodo scientifico, all’esegesi storico critica innamorata degli arzigogoli filologici, la vita dell’uomo comune ne è risultata impoverita.

I miracoli, le apparizioni mariane, tutto ciò che non collima con l’ideologia scientista e i suoi dogmi è confinato nell’ambito dell’irrazionale se non del primitivo.

E’ questa la ragione per cui non pochi sacerdoti guardano ai tradizionali usi, alle devozioni, al culto del Sacro Cuore, all’adorazione, alle processioni, alle consacrazioni al Sacro Cuore, alle apparizioni mariane, con sospetto e con altera e compassionevole sopportazione.

Pejora sequentur

Diario Vaticano / Mario Monti, il prediletto


"La Civiltà Cattolica" lo incensa. "L'Osservatore Romano" lo osanna. Benedetto XVI gli dà udienza. Ma il record di velocità di Berlusconi nell'essere ricevuto dal papa resta imbattuto. Quanto a Prodi, per lui furono dolori

di ***

CITTÀ DEL VATICANO, 7 febbraio 2012 – La nota politica pubblicata sull’ultimo fascicolo de "La Civiltà Cattolica", in data 4 febbraio, ha come conclusione un superlativo elogio del presidente del consiglio italiano Mario Monti, un elogio che segna il culmine degli apprezzamenti ecclesiastici che il nuovo premier ha collezionato da quando è sceso in campo con un governo "tecnico" fortemente voluto dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano.

La nota, dopo aver illustrato e analizzato il cosiddetto decreto “Cresci-Italia”, sostiene enfaticamente che "sarebbe sufficiente la realizzazione di un decimo soltanto del programma previsto per dover ringraziare il 'Professore' a motivo del lavoro che sta compiendo, anche sul piano internazionale".

La devozione agli angeli antidoto contro i poteri forti

Di fronte alla dittatura del relativismo e allo strapotere dei “poteri forti”, un senso di sgomento e di impotenza assale talvolta i cattolici e gli uomini di buona volontà. Eppure la storia non è irreversibile e chi combatte in difesa dell’ordine naturale e cristiano può ottenere vittorie inaspettate, confidando nell’aiuto della Divina Provvidenza. 
di Roberto De Mattei
Di fronte alla dittatura del relativismo e allo strapotere dei “poteri forti”, un senso di sgomento e di impotenza assale talvolta i cattolici e gli uomini di buona volontà. Eppure la storia non è irreversibile e chi combatte in difesa dell’ordine naturale e cristiano può ottenere vittorie inaspettate, confidando nell’aiuto della Divina Provvidenza.
 
La caratteristica principale dei cosiddetti “poteri forti” non è solo la potenza, ma anche la poca trasparenza con cui essi operano nella società. Si chiamino Gruppo Bilderberg o Commissione Trilaterale, questi potentati promuovono in maniera discreta ma efficace l’avvento di governi di “eccezione” affidati a una casta dirigente tecnocratica.

Evangelizzazione e modernismo


La recente vicenda relativa allo spettacolo teatrale di Castellucci ed alle su dichiarazioni in merito ripropone il problema del quale tanto si parla ossia della nuova evangelizzazione, sulla quale come è noto da tempo insistono gli ultimi Papi al seguito del programma del Concilio Vaticano II.
Nonostante l’intervento della Santa Sede fatto alla comunità cristiana a “reagire in modo fermo e composto” all’indegno insulto contro Cristo perpetrato dallo spettacolo di Castellucci, non pare proprio, considerando almeno l’atteggiamento in genere di teologi, pastori, mass-media ed intellettuali cattolici, che tale reazione si sia fatta notare, almeno nei termini auspicati nell’ormai famosa Lettera della Segreteria di Stato, in appoggio al precedente intervento della Curia milanese.

lunedì 6 febbraio 2012

Ugo Spirito, Romano Amerio e le aporie del concetto della vita come amore totale

di Francesco Lamendola - 06/02/2012

La vita è, la vita deve essere soltanto amore, amore totale, amore indifferenziato, amore di tutto ciò che esiste?
Si rifletta bene che, se la risposta sarà affermativa, allora ne consegue necessariamente che si deve amare anche il male; anzi, per dire meglio, ne consegue necessariamente che non vi sono più il bene e il male - il bene da amare e il male da odiare -, perché, essendo ogni cosa degna e meritevole di amore, ogni cosa diventa assolutamente amabile.
Questa è la linea di pensiero che sviluppa, a un certo punto del suo itinerario speculativo, il filosofo Ugo Spirito; e questa è la linea di pensiero che, qua e là, è possibile intravedere, magari non dichiarata e non esplicita, in molti atteggiamenti, in molte prese di posizione, in molti comportamenti pratici, non solo di personalità della cultura laica, ma anche di teologi che si dicono cattolici e perfino di esponenti della gerarchia cattolica, quegli stessi che hanno preparato, favorito e portato avanti gli aspetti più “modernisti” del Concilio Vaticano II.

L'Altare cattolico e il Concilio Vaticano II


 

Libro di M. Davies, prefato dal prof. de Mattei


PREFAZIONE


Michael Trehorne Davies nacque a Yeovil, nel Somerset, il 13 marzo 1936 e morì a Chislehurst in Kent, il 25 settembre 2004. Fu presidente della Federazione Internazionale Una Voce dal 1995 al 2003 e soprattutto autore di numerose opere in difesa della Tradizione cattolica, nelle quali il rigore delle argomentazioni e l’accuratezza delle informazioni si accompagnava ad una eccellente preparazione teologica. L’allora cardinale Ratzinger, che lo conobbe personalmente, lo definì “un uomo di profonda fede”, “sempre fedele alla Chiesa”.

domenica 5 febbraio 2012

L’AUTORITÀ DOTTRINALE DEI DOCUMENTI PONTIFICI E CONCILIARI (I)


 

Arnaldo Vidigal Xavier Da Silveira
da “Catolicismo”, San Paolo del Brasile, 1969
PARTE PRIMA
(ottobre 1969)
Proponiamo ai nostri lettori tre articoli scritti dal teologo brasiliano, Arnaldo Vidigal Xavier Da Silveira, stretto collaboratore di Sua Eccellenza mons. Antonio de Castro Mayer Vescovo di Campos e Direttore della rivista teologica mensile “Catolicismo” di San Paolo del Brasile nella quale sono apparsi. Essi aiuteranno il lettore a risolvere, nella misura di quel che è possibile alla umana capacità, i problemi di coscienza posti dal Vaticano II e dalle riforme scaturite da esso al cattolico fedele alla verità e all’autorità. Il Da Silveira è anche l’autore assieme a mons. De Castro Mayer di numerosi saggi teologici sul Novus Ordo Missae di Paolo VI (apparsi su “Catolicismo” tra il 1970-1971), che furono pubblicati in francese in un libro divenuto celeberrimo sotto il titolo “La Nouvelle Messe de Paul VI: qu’en penser?”, Chiré, 1975.

L’AUTORITÀ DOTTRINALE DEI DOCUMENTI PONTIFICI E CONCILIARI

«Pio XII nella Humani generis insegna: “Né si deve ritenere che gli insegnamenti delle encicliche non richiedano, per sé, il nostro assenso, col pretesto che i Pontefici non vi esercitano il potere del loro magistero supremo. Infatti questi insegnamenti sono del magistero ordinario, per cui valgono pure le parole: ‘Chi ascolta voi, ascolta me’ (Lc. X, 16)”. Come si vede, Pio XII dice: ‘per sé’, perché in realtà, ‘per accidens’ , in casi evidentemente non normali, si possono presentare situazioni in cui sia lecito sospendere l'assenso rispetto a un documento del magistero» (A. X. Vidigal Da Silveira).

Cattolici adulti?


Cattolici adulti contro la sbandatina neocentrista della banda di Todi

Se c’è una cosa sulla quale il segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone e il presidente della Conferenza episcopale Angelo Bagnasco sembrano concordare è sull’obiettivo che i cattolici impegnati in politica debbono darsi sino alla fine del governo Monti: spingere perché il bipolarismo non muoia, seppure all’interno di un sistema proporzionale. Bipolarismo proporzionale sì, dunque, bipartitismo tout court no. Non a caso, il 9 febbraio prossimo, il Forum di sigle che ha organizzato il raduno di Todi lo scorso ottobre si riunisce di nuovo nei suoi vertici. Obiettivo: avviare una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare. Nessuno intende tornare al sistema precedente, il cosiddetto “Mattarellum”, quanto a un sistema proporzionale con preferenze. E cioè lo stesso meccanismo, in vigore nella Prima Repubblica, che ha assicurato alla Democrazia cristiana almeno il trenta per cento dei consensi.