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giovedì 17 gennaio 2013

Cattopolitica



 Monti, la Chiesa frena l'entusiasmo. INSIDE

di Antonino D'Anna
Andrea Riccardi
"Sinceramente credo ci vorrebbe e ci sarebbe voluta più discrezione da parte delle autorità ecclesiastiche, vaticane e non, nel fare interventi che possono essere letti come sostegno aperto per qualcuno". Parola di monsignor Luigi Negri, ciellino Vescovo emerito di San Marino e ora di Ferrara (con interessanti possibilità di passare a Bologna diventando cardinale) che così si esprimeva sul governo di Mario Monti e l'entusiastico endorsement della Gerarchia il 29 dicembre scorso sulle pagine di Papalepapale.com.
E aggiungeva: "Non credo che il Papa si voglia esprimere nel senso di appoggiare un determinato partito o candidato. Quelli che sono a mediare tra lui e il resto della Chiesa e della società dovrebbero vivere con molta più prudenza questa responsabilità".

ORA INIZIANO I DUBBI- Insomma, il forte endorsement dato dalla Chiesa a Monti ed alla sua lista non ha convinto tutti. E anzi adesso le voci critiche iniziano a farsi sentire. Prima solo un venticello, ora con una certa costanza. No, Monti ha preso a turbare le sicurezze di vescovi e monsignori che prima avevano visto in lui il possibile cavallo vincente. Per tre motivi, dicono ad Affaritaliani da Circonvallazione Aurelia (la sede della CEI): il primo è che il Professore ha scelto di "salire" in politica, esponendosi a una lotta che lo ha reso parte e non quel soggetto super partes che, in caso di crisi di un eventuale nuovo governo Bersani, avrebbe potuto prendere in mano le redini del Paese; il secondo è dato dalla linea politica espressa nell'Agenda Monti. Che sì, avrà anche i matrimoni omosessuali come problema secondario, ma comunque non sembra più offrire quelle garanzie di cattolicità DOC che avrebbe potuto dare prima.

DI NUOVO FRAMMENTATI- Il terzo motivo è rappresentato da un fatto nuovo. Un fatto inatteso, successo la settimana scorsa: il Partito Democratico, con un colpo di scena, ha arruolato tra le sue file quattro cattolici DOC, due dei quali di montiana simpatia, proprio per erodere consenso al Professore. Un colpo politico niente male, visto che i quattro nomi non sono affatto di secondo piano. Eccoli: sono Emma Fattorini, Edo Patriarca, Ernesto Preziosi e Flavia Nardelli Piccoli. Il tutto mentre Todi3, che avrebbe dovuto segnare un ulteriore passo del movimento cattolico, è saltata. Con uno sfogo di Natale Forlani, ex portavoce del Forum, che dalle colonne del Corriere ha tuonato: "Resta il fatto che pochi giorni dopo Todi 2, qualcuno ha deciso di trasformare questa idea e questo progetto in un impegno diretto di tipo partitico e di allearsi per questo con Italia Futura e Montezemolo. Scelta del tutto legittima in sé, per carità, ma che è stata fatta senza che gli esponenti più importanti delle associazioni ne sapessero nulla". Un colpo di mano? "Beh sì, un colpo di mano. Contro di me dissero che mi ero dimesso perché volevo fare da spalla al Pdl..., anzi perché ero uno del Pdl, un uomo del centrodestra".

SANT'EGIDIO AVANTI TUTTA- Chi è quel qualcuno? È Andrea Riccardi, il fondatore di Sant'Egidio, insieme ad Andrea Olivero delle ACLI. Sant'Egidio, l'"Onu di Trastevere" come l'hanno chiamata, in questo periodo si è data molto da fare in politica. E quest'attivismo avrebbe quantomeno lasciate perplesse le altre realtà che avevano partecipato a Todi. A proposito: Sant'Egidio ha piazzato un discreto numero di simpatizzanti come candidati, circa una decina, nelle liste per Camera e Senato con cui Monti ha deciso di correre. Monti che peraltro, ieri sera, ha chiarito su Sky che "I parlamenti possono trovare 'strumenti' per altre forme di convivenze", ma ha detto chiaramente no a un matrimonio tra omosessuali. Poco importa: è un'apertura al Partito Democratico, che con Pierluigi Bersani parla di "unioni alla tedesca" (ossia con tutti i diritti degli sposati, eccetto regime fiscale e possibilità di adozione dei bambini), benedette da Rosi Bindi. Attenzione: Monti ha tenuto a ricordare che nel suo movimento "ci sono forme pluraliste".

FISICHELLA NON CI STA- E le dichiarazioni di alcuni prelati sono sintomo del fatto che l'endorsement a Monti forse è stata una scelta troppo affrettata. Ecco monsignor Rino Fisichella, che alla Stampa all'inizio di gennaio così dichiara: "La presenza trasversale dei politici cattolici in tutti i partiti è un dato ormai acquisito. La Chiesa ha a cuore i principi non negoziabili e chiede ai credenti di impegnarsi a loro difesa nella vita pubblica, a prescindere dallo schieramento nel quale si trovino ad operare". Un richiamo e un ritorno alla linea voluta negli anni '90 da Camillo Ruini e ampiamente appoggiata da monsignor Mariano Crociata, segretario CEI e numero 2 del cardinale Angelo Bagnasco. Fisichella ricorda i valori non negoziabili, espressi in una nota dall'allora cardinale Joseph Ratzinger nel 2002: "Aborto ed eutanasia non possono essere considerati dei diritti perchè contravvengono ai principi fondamentali della legge naturale. E la famiglia va giuridicamente difesa dalla mera equiparazione ad altre forme di vita comune. E' su questo campo che si misura il grado di coerenza di un politico cattolico, non sulle dichiarazioni a priori".

MOGAVERO NON CI STA- E una bordata Monti se l'è presa anche da monsignor Domenico Mogavero, Vescovo di Mazara del Vallo e membro della Commissione CEI per le migrazioni (nonché presidente del Consiglio per gli affari giuridici dei vescovi italiani), che a Repubblica negli stessi giorni è andato giù pesante: "Mi chiedo perché dovrei pubblicamente appoggiare un Monti, un Casini o un Bersani? Certe benedizioni la Chiesa non le deve assolutamente dare. Specialmente oggi che tutte le ideologie sono cadute, anche se solo Berlusconi adombra pericoli imminenti legati all'avvento del comunismo. Ormai nessuno più lo sta a sentire". Poi, pur apprezzando gli sforzi della Lista Monti, ha aggiunto: "È un fatto ormai acquisito che i cattolici si trovano in varie formazioni politiche. Ormai è storicamente assodato che l' unità politica dei cattolici non c' è più. E qualsiasi tentativo di resuscitarla è destinato a fallire perché la Chiesa non deve essere mai ingabbiata". E infine si è mostrato critico sull'Agenda Monti, definita: "Un quadro generale. Del resto, poi, non vi ho visto una grandissima attenzione ai più poveri, agli ultimi. È vero che il premier Monti era stato chiamato in fretta e furia per far fronte, con un governo tecnico, ad una situazione tragica. E per evitare il tracollo ha imposto agli italiani una cura da cavallo, tagliando le gambe ai ceti più deboli. Non vorrei che per tentare di salvare l' insieme, i più deboli vengano dimenticati". Cambiali in bianco della Chiesa a Monti? Molto probabilmente no. Forse un certo entusiasmo per il Professore poteva essere evitato.
ed ecco che..

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