ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 11 gennaio 2013

Da "adulto" vuol fare il cardinale..


Il mistero del passo indietro di Riccardi, il cattolico che non si candida

Perché Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio e storico della chiesa prestato al governo tecnico, non si candida con Mario Monti? Perché dopo aver lanciato lo scorso novembre, sul palco del teatro De Paolis a Roma, il gran rassemblement di centro insieme a Luca Cordero di Montezemolo, ad Andrea Olivero allora ancora presidente delle Acli, al presidente della provincia di Trento Lorenzo Dellai e al segretario della Cisl Raffaele Bonanni, si è chiamato fuori?

Chi lo conosce bene prova a circoscrivere e a depotenziare la portata della domanda, dice che fin da subito era stato chiaro: “Vado, appoggio l’iniziativa, ma poi rimango un passo indietro. Torno a fare lo storico”. Un po’, insomma, come fece nell’ottobre del 2011, quando le associazioni cattoliche convocarono il primo raduno di Todi: “Vado, saluto e riparto – disse – Ho impegni all’estero”.
E un po’, anche, come ha fatto recentemente durante la crisi della regione Lazio: la sinistra abbozza di volerlo candidare, lui prima nicchia, poi rifiuta. Ma subito il suo nome rispunta ancora, questa volta come aspirante sindaco di Roma al posto di Gianni Alemanno. Anche qui la solita partitura. Per un paio di settimane la candidatura sembra cosa fatta. Alla festa della Comunità di Sant’Egidio, il 21 settembre scorso, c’è tutta Roma pronta a incoronarlo leader: da Gianni Letta a Bruno Vespa, dal direttore generale della Rai Luigi Gubitosi fino allo stesso Alemanno, cui l’idea d’essere sostituito da Riccardi non dispiace perché gli permetterebbe di potersi dimettere in tempo per candidarsi alla Camera. Riccardi si dice “lusingato” che circoli il suo nome: “Fare il sindaco di Roma – dice – è una cosa bellissima. Se me lo chiedesse un segretario di partito, ne discuterei con lui e gli risponderei, sì o no”. Poi, però, l’ennesima retromarcia: “Non ritengo di potere accogliere l’offerta. Non posso interrompere il mandato ministeriale”.
Perché? Per quale motivo per settimane fa pensare di entrare nell’agone elettorale al fianco di Monti e poi, all’ultimo, il passo indietro e la porta spalancata per il suo fedelissimo Mario Marazziti?
I todini hanno le idee chiare. La loro tesi è che Riccardi ha provato a portare tutte le associazioni cattoliche con Monti. Ma, visto il rifiuto incassato nelle ultime ore da molte di queste, si è defilato.
Ricorda in questo senso il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, che “la sua assocazione non ha partecipato alla cosiddetta ‘Todi 2’, lo scorso ottobre, sostenendo allora di voler ‘evitare che l’ambizioso progetto sul piano culturale e propositivo che il Forum si è dato si trasformi o possa essere strumentalizzato come vetrina verso questa o quella ipotesi di candidatura invece che una rappresentazione chiara e compiuta dell’Italia che vorremmo’”.
Ma, Coldiretti a parte, molti todini volevano davvero andare con Monti, seppure ad alcune condizioni. “Nella piattaforma firmata a ‘Todi 2’ – dicono – c’erano inseriti i valori ‘non negoziabili’ sui quali non possiamo transigere. Mentre nel manifesto per Montezemolo firmato da Riccardi tre giorni dopo quegli stessi valori sono stati espunti. Un affronto troppo grave. E alla fine Riccardi, quando si è accorto che la Cei spingeva per far scendere i cattolici dal carro di Monti, ha dovuto fare un passo indietro”. Uno smacco politico, dunque.
Beninteso, non tutti concordano con questa versione. Andrea Olivero, ex presidente della Acli e oggi autonomamente in lista con Monti, dice: “Riccardi ha semplicemente deciso di fare spazio a Marazziti, confermando in questo senso la presenza di un uomo di Sant’Egidio nella lista per Monti. Non ci sono stati dissidi interni né ripensamenti. La situazione è tranquilla. Molti giornali sbagliano lettura sulle vicende delle ultime ore. Monti non era previsto andasse alla cosiddetta ‘Todi 3’ – il raduno previsto per oggi ma annullato, ndr – Non gli è mai stato fatto un invito formale. Ovviamente i cattolici possono scegliere con chi stare ma mi sembra significativo che proprio ieri lo stesso Monti abbia annunciato di candidare nella sua lista Luigi Marino, leader di Confcooperative, personalità che nel Forum organizza gli incontri di Todi”.
In Vaticano c’è però chi invita a guardare più in profondità. A leggere la scelta di Riccardi in un’ottica ecclesiale. E cioè come scelta di continuare a contare nel mondo della chiesa italiana, come una sorta di “cooptante” del mondo cattolico da dietro le quinte. Un ruolo che bene interpretò a suo tempo il cardinale Domenico Tardini, che giocava tatticamente cercando di trattare con lo schieramento politico vincente di turno, e sconfessando in questo senso monsignor Giovan Battista Montini che invece sollecitava la presenza politica attiva e senza compromessi dei cattolici laici. Antiche diversità di vedute delle gerarchie, che a quanto pare pesano ancora, vent’anni dopo la fine dell’unità politica, nei destini politici dei cattolici. Persino in quello del gran cooptatore di Sant’Egidio, pare.

IL FOGLIO

http://www.paolorodari.com/2013/01/10/il-mistero-del-passo-indietro-di-riccardi-il-cattolico-che-non-si-candida/
Cristo si è fermato a Todi
di Stefano Fontana10-01-2013
Il Forum delle associazioni cattoliche del mondo del lavoro e dell’impresa (detto Forum di Todi, dal luogo del primo incontro nell'ottobre 2011) ha deciso di far saltare l'atteso incontro previsto per oggi a Roma.
La sospensione di Todi 3 è un fatto da interpretare con attenzione. Essa è il segno di un evidente fallimento nell’organizzare la presenza dei cattolici in politica e può preludere ad un loro significativo oscuramento nel prossimo parlamento. Proviamo a capirne la ragioni.

La prima osservazione da farsi è fin troppo banale: ormai i buoi erano usciti dalla stalla. Todi 1, Todi 2 e poi Todi 3 avrebbero dovuto concordare, orientare o almeno coordinare la presenza politica dei cattolici in questa fase di transizione dalla Seconda repubblica e dal governo tecnico a qualcosa di altro che nessuno conosce ancora. Ma nel frattempo qualcuno è rimasto nel Pdl come Sacconi, Quagliariello o Roccella, qualche altro è andato col Pd, come per esempio Ernesto Preziosi, qualche altro tenta la volata personale con Monti come Olivero e, infine, qualche altro ha deciso di non correre come Riccardi. Già a Todi 2, però, c’era stato un primo segnale di sbandamento, con la Coldiretti e Forlani del Forum del mondo del lavoro che non vi avevano partecipato. L’invito a Monti poi (giustamente) ritirato ha completato il quadro dell’incertezza e sull’incertezza che convegni volete convocare?

La seconda osservazione parte proprio dal ritiro dell’invito a Monti. Il motivo è più che plausibile: nell’agenda Monti non c’è un minimo (ma proprio nemmeno minimo) accenno alle grandi questioni della protezione della vita da un allargamento della legge 40 sulla fecondazione assistita e da una approvazione delle legge sull’eutanasia; né della difesa della famiglia dal divorzio breve e dal riconoscimento delle coppie omosessuali. Nemmeno un accenno! E allora, si saranno detti quelli di Todi, cosa invitiamo a fare Monti che è già partito con la sua squadra e la sua proposta non degnando di un timido accenno le questioni a noi care? Il bello è che a sostenere Monti in questa mancanza di accenni alle questioni a noi care c’era un sacco di quelli di Todi. Facciamo fra tutti il nome di Riccardi, che forse è quello più emblematico, che a “Radio anch’io” ha dichiarato che i principi non negoziabili non sono urgenti. A renderli urgenti è quantomeno il fatto che sono nel programma della sinistra e che verranno tutti presi in mano nei primi cento giorni di un eventuale governo Bersani. Siamo al paradosso: quelli di Todi pensano a Monti, per farlo mettono in frigorifero i principi non negoziabili e poi non lo invitano perché ha già fatto la sua squadra senza tenere conto dei principi non negoziabili.

Ma la terza osservazione è la più importante, in onore al valore simbolico del numero tre. Quello che bisognava fare è chiaro a tutti: il cardinale Bagnasco va a Todi 1 e fa un discorsone veramente bello sulle questioni di fondo e dice che il bene comune non è un mucchio di valori messi insieme a caso ma ha un ordine e in cima a questo ordine ci sono vita, famiglia e libertà di educazione, che non sono valori come gli altri ma sono gli architravi di una società che voglia dirsi umana. Bisognava partire da lì e andare avanti: chi ci sta? Invece: analisi, tattiche, nomi e cognomi, distinguo, Todi1 poi il 2 poi il 3 … e nel frattempo il quadro si è sfilacciato fino a che la tela si è rotta. La Nuova Bussola Quotidiana ha titolato un articolo “Agenda Ratzinger”. Bisognava partire da lì, enunciarla con chiarezza e con meno parole possibili e chiedere chi ci sta. Gli altri andassero dove vogliono.

Come in effetti hanno fatto, in barba a tutti i principi non negoziabili del mondo e in barba a tutte le Note Ratzinger del mondo, secondo cui: “La coscienza morale ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge i cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti”; e ancora: “E’ avvenuto in recenti circostanze che anche all’interno di alcune associazioni o organizzazioni di ispirazione cattolica, siano emersi orientamenti a sostegno di forze e movimenti politici che su questioni anche fondamentali hanno espresso posizioni contrarie all’insegnamento morale e sociale della Chiesa. Tali scelte e condivisioni, essendo in contraddizione con  principi basilari della coscienza cristiana, non sono compatibili con l’appartenenza ad associazioni o organizzazioni che si definiscono cattoliche”. Belle parole, ma si sa, i cattolici sono adulti.

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