ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 24 gennaio 2013

Sacrilegio autorizzato


Anche se la liturgia della chiesa riformata non può certo esser presa a modello di rispetto verso la Presenza Reale di Nostro Signore Gesù Cristo nelle Specie Eucaristiche, quantomeno in confronto alla veneranda Liturgia Cattolica, c'è un caso in cui il sacrilegio non diventa solo una mera eventualità, ma è praticato sistematicamente, nella totale indifferenza della Gerarchia Ecclesiastica: ci riferiamo alle celebrazioni della setta neocatecumenale. 

Ecco la testimonianza di un appartenente al Cammino Neocatecumenale, che dovrebbe far riflettere circa i castighi divini che si stanno abbattendo sulla Chiesa. Teniamo a ricordare che gli Statuti della setta godono dell'approvazione della Sede Apostolica. I testi in grassetto sono nostri. 

In merito all’Eucarestia, le sofferenze più grosse le ho avute durante la Messa. La preparazione alla Mensa mi affascinava molto. Tutto era da sogno: fiori, tappeti, canti; la compagnia dei fratelli, l’attesa del Signore… Ma negli ultimi tempi, gli insegnamenti religiosi ricevuti da bambina mi facevano prender coscienza della gravissima situazione che stavo vivendo. Come tutti coloro che hanno ricevuto un insegnamento cattolico, conosco l’importanza del Sacramento Eucaristico. L’Ostia ed il Vino consacrati sono il Corpo e il Sangue di Cristo. Sono tutto il Cristo! Per questo, ogni volta che in qualsiasi modo si viene a contatto con queste sacre specie, bisogna porre sempre la massima attenzione. Nonostante ogni cura, nonostante che le ostie siano preparate in modo che non si frammentino, il Sacerdote sa che alla fine d’ogni celebrazione rimangono sempre dei piccoli pezzi di Eucaristia. Per questo durante la Santa Messa purifica il calice e la patena con scrupolo, alla ricerca dei più piccoli frammenti residui di Eucaristia, conscio che questi sono tutto Cristo. I Sacerdoti, i Diaconi e tutti coloro che sono autorizzati ad accedere al Tabernacolo sono adeguatamente preparati perché mai si possa sottovalutare il significato del Pane e del Vino consacrati. Queste nozioni, fondamentali per ogni cattolico, mi hanno spinto ad avere seri dubbi sulla bontà delle azioni con le quali i neocatecumeni trattano le specie Eucaristiche. Riporto a tal proposito mie personali esperienze, perché possano servire a chi ha competenza.
Il Pane - Nelle celebrazioni del Cammino si consacra esclusivamente pane azzimo, preparato dai membri della Comunità. Coloro che hanno quest’incarico sono chiamati "Ostiari". Il pane ha la forma e la grandezza d’una focaccia. Su di esso, devono essere incise una grande Croce (quella di Cristo) attorniata da piccole Croci, rappresentanti le nostre Croci. Oggi capisco come il pane (a differenza delle ostie) si decomponesse molto più lentamente e quindi, dopo la Comunione, rimanesse dentro di noi per molto tempo ancora. Pensando a questo non avremmo dovuto fumare, mangiare… ma tutto ciò non avveniva. Al momento dello spezzare il Pane, si staccavano sempre dei frammenti che rimanevano sul corporale (sempre che questo fosse stato posto sulla mensa). Capitava spesso che qualche frammento cadesse sulla Mensa o per terra (sui tappeti). Chi riceveva il Pane poneva le mani a forma di croce, con la sinistra sopra la destra, a formare un trono per Cristo Eucaristia. Le porzioni di Pane che erano distribuite avevano dimensioni variabili, a seconda del numero di partecipanti. Poteva capitare di ricevere un pezzo di Pane molto piccolo oppure grande quanto un palmo di mano. I pezzi che rimanevano sulla patena venivano distribuiti ancora fino a che non ne avanzassero. Spesso, al momento di "magiare" il Pane, viste le dimensioni, eravamo costretti a morderlo. Era naturale che così si creassero frammenti, che noi cercavamo di non disperdere.
Mio marito che è Ministro straordinario dell’Eucarestia, aiutava nella distribuzione. Più volte fu costretto a richiamare chi riceveva Gesù, seduto in atteggiamento non consono o, peggio, chi riceveva il Corpo di Cristo masticando una gomma. Questi episodi fanno capire quanta poca coscienza noi avessimo di quello che facevamo. Quando qualcuno cercava di correggere un fratello che riceveva il Pane consacrato con poco rispetto, era ripreso perché dovevamo avere pazienza, specialmente con chi era nel Cammino da poco tempo.Mentre si aspettava di mangiare il Pane, molti (specie tra i giovani) commentavano o (addirittura) scherzavano con l’Eucarestia sulla mano. Io non potevo fare altro che chiedere silenzio. A volte, mentre col Pane in mano attendevamo di comunicarci, ci si soffermava ad osservarLo, e non erano infrequenti i commenti ironici sull’eccessiva cottura, sulla durezza o sul fatto che fosse ancora crudo.Come già accennato, mangiavamo il Pane, tutti nello stesso momento. Qualcuno, avendo ricevuto due o addirittura tre pezzi di Pane, si trovava in difficoltà a consumarlo in tempo utile, perché subito dopo passava il Ministro con il Calice. Ricordo come l’Eucarestia veniva mangiata né più né meno come a tavola si mangia un tozzo di pane. Ciò mi faceva terribilmente male! Una volta consumato il sacro Pane, molti, restando seduti spolveravano i pantaloni o le gonne… Con immenso dolore oggi penso alla possibilità che qualche frammento di Eucaristia potesse essere caduto per terra. I tappeti erano puliti di tanto in tanto. Venivano sbattuti o aspirati da qualche fratello disponibile ma, vista l’elevata probabilità che su di essi si trovassero ancora dei frammenti di Pane, che fine avranno fatto?Ripensando al ballo finale attorno alla Mensa, mi chiedo: "Se per terra ci fossero stati dei frammenti Eucaristici, quale significato poteva avere quella danza? Per che cos’era tutta quella gioia? Forse perché si stava calpestando  Cristo?".Una mia cara sorella (A. Mn.), Ministro Straordinario, dopo una Celebrazione eucaristica, sconcertata, venne a raccontarmi un episodio accadutole qualche momento prima. Un uomo, marito d’una nostra sorella, ma non appartenente al Cammino, aveva messo nella tasca della giacca il Pane eucaristico. Lei vide questo gesto e, appena terminata la funzione, ne parlò al Sacerdote celebrante. Questi le rispose: "Interessati tu…". Lei si avvicinò a quell’uomo e poi disse: "Fratello, dammi il Pane che hai in tasca. Quello è Gesù. Lo mangio io". Lui glieLo diede e lei lo "consumò".Un’altra sorella (A. Mg.) mi raccontò come poco prima che io uscissi dal Cammino, durante una Celebrazione Eucaristica alla quale partecipavamo insieme, mentre attendevamo di consumare il Pane che era sulle nostre mani, si udì all’esterno della sala un rumore come di incidente automobilistico. Alcuni fratelli, temendo che la loro macchina fosse rimasta coinvolta, si precipitarono fuori a controllare. Uno, nella foga di uscire, mise il Pane consacrato in tasca.Quanta poca rispetto dell’Eucaristia, in qualcuno del Cammino!

Il vino - Dopo il Corpo di Cristo, era il momento del Sangue. Il sacerdote passava per i posti con il calice del Vino consacrato. All’inizio della mia esperienza nel Cammino i Catechisti ci suggerirono che durante la celebrazione, quando era il momento di bere dal calice, bisognava prendere un "bel sorso". Solo oggi riesco a capire quale grosso errore fosse quello! Ripenso a cosa si riduceva il bere la Sacra Specie: quasi all’assunzione di una comune bevanda. Questo mio pensiero è supportato dall’esperienza avuta nella mia Comunità. Pareva che alcuni fratelli e sorelle amanti del vino, ne bevessero diversi sorsi e, a volte, cercassero di mettersi ai primi posti, sperando che il Vino non si esaurisse al primo giro, così da poterne avere ancora. Spesso provavo grossa sofferenza al vedere un povero fratello che, innamorato del vino (inteso come bevanda normale), cercava in modo evidente di averne ancora. Confesso che a volte anch’io speravo che il Sacerdote, o chi per lui, ripassasse col Vino: questo, infatti, era liquoroso e gradevole da bere. Alcuni fratelli, seguendo il consiglio dei Catechisti e dei Sacerdoti del Cammino, bevevano il Sacro Vino a gran sorsate e a volte capitava che ne versassero sul vestito. In un’occasione vidi un fratello che, inavvertitamente, preso il calice, versò un po’ del Sacro Vino per terra. Non ricordo se questo cadde sul tappeto o sul nudo pavimento. Ricordo solo che gli Ostiari andarono ad assorbire il Vino con i purificatoi.Dopo aver fatto la Comunione, non si faceva la purificazione del Calice e della Patena. Questi erano posati in un angolo della sala e, alla fine della celebrazione, se ne occupavano il Sacerdote, i Ministri straordinari (in quel periodo c’era anche mio marito) o semplicemente un Responsabile incaricato.




Dinanzi a questo racconto, che conferma centinaia di altri, ci piacerebbe sapere cosa possa aver mosso la Santa Sede a concedere l'approvazione dello Statuto a questa setta. E come non si pretenda, con la fermezza necessaria e sotto pena di scomunica, l'immediata sospensione di queste liturgie sacrileghe e lo scioglimento di questa organizzazione nefandissima all'interno della già disastrata chiesa riformata.

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