ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 1 febbraio 2013

ALI AGCA E LE QUARANTA VERSIONI

– ORA SCRIVE: “FU KHOMEINI IL MANDANTE DELL’ATTENTATO AL PAPA” - L’AUTOBIOGRAFIA DEL TERRORISTA DESCRIVE L’INCONTRO A TEHERAN E LE PAROLE CHE GLI AVREBBE RIVOLTO L’AYATOLLAH: “UCCIDI L’ANTICRISTO, UCCIDI SENZA PIETÀ GIOVANNI PAOLO II E POI TU STESSO TOGLITI LA VITA AFFINCHÉ LA TENTAZIONE DEL TRADIMENTO NON OFFUSCHI IL TUO GESTO” - IL CONTENUTO DELL’INCONTRO COL PAPA E IL TERZO SEGRETO…
Giacomo Galeazzi per La Stampa
Attentato al Papa Giovanni Paolo II - Ali AgcaATTENTATO AL PAPA GIOVANNI PAOLO II - ALI AGCA
«L'Iran voleva Wojtyla morto. Fu Khomeini il mandante dell'attentato al Papa», afferma Ali Agca. Un incarico ricevuto direttamente dall'ayatollah Khomeini che lo accolse nel Palazzo verde di Teheran. A rivelarlo è Agca stesso nell'autobiografia «Mi avevano promesso il paradiso» (Chiarelettere), oggi in libreria. Una «verità» che arriva dopo trent'anni di bugie, false piste e processi da quel fatidico 13 maggio 1981 quando in piazza San Pietro, tra un mare di folla, papa Wojtyla fu gravemente ferito.

ali agcaALI AGCA
«Questa è la volontà di Allah, caro Ali. Non devi dubitare», gli avrebbe detto in turco Khomeini. Inoltre, «Allah ti chiama a questo grande compito. Non dubitare mai, abbi fede, uccidi per lui, uccidi l'Anticristo, uccidi senza pietà Giovanni Paolo II e poi tu stesso togliti la vita affinché la tentazione del tradimento non offuschi il tuo gesto. Questa morte aprirà una volta per tutte la strada del ritorno dell'imam Mahdi sulla terra».
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E ancora: «Questo spargimento di sangue sarà il preludio della vittoria dell'Islam su tutto il mondo e il tuo martirio sarà ricompensato con il paradiso, con la gloria eterna nel regno di Allah». Parole dure e chiare alle quali Agca, giunto in Iran dopo essere fuggito dalla prigione turca dove era stato incarcerato per l'omicidio del direttore del quotidiano liberale Milliyet, inizialmente non risponde. Ma poi accetta, desideroso di farsi valere, di uscire dalla povertà, bramoso di riscatto e di rivincita. Tanto che racconta: «Mi scopro forte, pronto a immolarmi per la causa islamica come se fosse la cosa più naturale da fare, sì, ucciderò Giovanni Paolo II e un istante dopo mi toglierò la vita».
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Un capitolo del libro è dedicato all'incontro in carcere tra il Wojtyla e il suo attentatore, il 27 dicembre 1983, colloquio finora rimasto segreto: «Santità, io conosco il terzo segreto di Fatima, me lo hanno rilevato in Iran».
La morte del Papa polacco non sarebbe arrivata per «inimicizia», ma perché gli iraniani, secondo Agca, interpretarono il terzo segreto di Fatima (rivelato da Wojtyla solo il 13 maggio 2000) come la caduta del Vaticano con la morte del Papa, e pensarono che così l'Islam avrebbe trionfato nel mondo. Un colloquio mai reso noto finora. E Agca spiega il perché: «Santo Padre, io le racconto tutto sull'attentato ma lei mi deve dare la sua parola d'onore che non dirà mai nulla a nessuno». «Hai la mia parola», fu la risposta del Papa.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ali-agca-e-le-quaranta-versioni-ora-scrive-fu-khomeini-il-mandante-dellattentato-al-50241.htm


Ali Agca rivela: "Khomeyni mi mandò a uccidere il Papa"

La rivelazione nel libro autobiografico "Mi avevano promesso il paradiso", nel quale l'ex Lupo Grigio spiega di aver vissuto per anni nell'errore del nazifascismo islamico e di essere cambiato grazie a Giovanni Paolo II

Il 13 maggio 1980 Ali Agca ricevette l'incarico di uccidere Giovanni Paolo II direttamente dall'ayatollah Khomeyni che lo ricevette nel Palazzo verde di Teheran. È l'ultima “verità” che lo stesso attentatore del Papa, che oggi si dice pentito, racconta nel libro “Mi avevano promesso il paradiso. La mia vita e la verità sull'attentato al Papa” (Ed. Chiarelettere, pag. 191, euro 12,90) che uscirà domani in libreria. In particolare, un capitolo è dedicato all'incontro in carcere tra il Papa e il suo attentatore, il 27 dicembre 1983, colloquio finora rimasto segreto: “Santità, io conosco il segreto del terzo segreto di Fatima... me lo hanno rilevato in Iran...”. La morte del papa non sarebbe arrivata per “inimicizia”, ma perché gli iraniani interpretarono, secondo Acga, il terzo segreto di Fatima (rivelato da Wojtyla solo il 13 maggio 2000) come se la morte del Papa avesse potuto far cadere il Vaticano e far così trionfare l'Islam nel mondo.
Un colloquio mai reso noto dai due protagonisti. E Acga spiega il perché: “Santo Padre, io le racconto tutto sull'attentato ma lei mi deva dare la sua parola d'onore che non dirà mai nulla a nessuno, che non rileverà mai questo segreto”. “Hai la mia parola”, fu la risposta di Karol Wojtyla secondo il racconto di Agca. Una «verità» che arriva dopo trenta anni di bugie, false piste e processi da quel fatidico 13 maggio 1981 quando in piazza San Pietro, tra un mare di folla, papa Wojtyla fu gravemente ferito. Per la prima volta è lo stesso Agca a divulgare il vero motivo dell'attentato e il contenuto del colloquio con il papa quando Wojtyla lo andò a trovare in carcere perdonandolo per quello che aveva fatto.
Agca racconta che fu direttamente l'ayatollah a dirgli in turco: “Tu devi uccidere il papa nel nome di Allah. Tu devi uccidere il portavoce del diavolo in terra, il vicario di satana in questo mondo. Sia morte al capo degli ipocriti, alla guida degli infedeli. Sia morte a Giovanni Paolo II per mano tua... Non dubitare mai, abbi fede, uccidi per lui... e poi togliti la vita affinché la tentazione del tradimento non offuschi il tuo gesto... il tuo martirio sarà ricompensato con il paradiso, con la gloria eterna nel regno di Allah”. “Io, Mehmert Ali Acga, sono pronto al martirio. Sì ucciderò Giovanni Paolo II, ucciderò il Papa e un istante dopo mi toglierò la vita”, è la risposta del terrorista turco che racconta che anche la data del 13 maggio viene indicata dall'ayatollah: “...è il giorno in cui la nostra Fatima è apparsa in Portogallo. È in quel giorno che il Vaticano deve iniziare a sgretolarsi, così come Fatima ha preannunciato”.
Poi il racconto di Agca lo riporta in Turchia, dove con i Lupi Grigi inizia l'organizzazione che lo porterà a sparare in piazza San Pietro. Agca, che nel libro ricorda tutta la sua vita a partire dall'infanzia, confessa oggi di essere pentito: “Ho vissuto per anni nell'errore del nazifascismo islamico. Fino a che sono riuscito a capovolgere lo sguardo e ad abbracciare la vita». «Oggi so che Gesù Cristo è la migliore persona che abbia mai calpestato le stradedi questo mondo...”.

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