ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 22 febbraio 2013

CONCLAVE SOTTO RICATTO?


- IL PAPA NON VUOLE IL CONCLAVE SOTTO RICATTO - BENEDETTO XVI PENSA A UNA DECISIONE CHOC: TOGLIERE IL SEGRETO DALLA RELAZIONE SUGLI SCANDALI SESSUALI E FINANZIARI IN CURIA - IL LAVORO DEI CARDINALI HERRANZ, TOMKO E DE GIORGI E’ NELLE MANI DEL PAPA E CONTIENE RIVELAZIONI AGGHIACCIANTI - BENEDETTO VUOLE CHE IL CONCLAVE SIA A CONOSCENZA DEI FATTI - L’INCOGNITA DI UN “MOTU PROPRIO” PRIMA DEL 28 FEBBRAIO… -


JOSEPH RATZINGER PAPA BENEDETTO XVIJOSEPH RATZINGER PAPA BENEDETTO XVIfederico lombardiFEDERICO LOMBARDI
Giacomo Galeazzi perLa Stampa

Sul conclave incombe come una mannaia l'incognita della relazione cardinalizia sugli scandali sessuali e finanziari in Curia.
Prima di lasciare il Vaticano, Benedetto XVI potrebbe togliere il segreto pontificio alla relazione dei tre saggi sul «Caso Vatileaks» in modo che i cardinali elettori ne prendano visione alle Congregazioni Generali che inizieranno il 1° marzo, con la Sede Vacante. I tre «commissari» (cioè i porporati ultraottantenni Julian Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi) saranno ricevuti dal Papa prima di giovedì 28, come ha lasciato intendere ieri mattina il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.

BENEDETTO XVI RATZINGER DI SPALLEBENEDETTO XVI RATZINGER DI SPALLE
La loro relazione certifica quella «sporcizia» che Joseph Ratzinger aveva denunciato nella famosa meditazione del Venerdì Santo del 2005, che non è riuscito a rimuovere del tutto e che si annida anche nella Curia Romana, come dimostra il furto delle carte private nell'appartamento papale.
«È una questione di cui abbiamo riferito al Papa esclusivamente», ha assicurato il cardinale Herranz a Radio 24 soffermandosi sull'ipotesi che proprio la relazione dei saggi abbia innescato nel Pontefice la volontà di dimettersi. «Certo - ha ammesso il cardinale - si è parlato anche di questa ipotesi dietro alle dimissioni del Papa, ma io credo che occorra rispettare la coscienza delle persone. La coscienza delle persone è il posto sacro di ogni uomo, sono decisioni che si prendono nel profondo della coscienza».
Federico LombardiFEDERICO LOMBARDI
È all'inizio della prossima settimana che Benedetto XVI potrebbe incontrare i tre cardinali. Il Papa li ringrazierà del lavoro svolto per il bene della Chiesa e intende togliere il segreto pontificio alla loro relazione in modo che i conclavisti ne prendano visione. Nonostante i sospetti, la Santa Sede per ora nega che ci sia Vatileaks all'origine della rinuncia papale.
JULIAN HERRANZ DELL OPUS DEIJULIAN HERRANZ DELL OPUS DEI
«La determinazione del Pontefice non è stata in alcun modo influenzata dalla vicenda Vatileaks - chiarisce l'Osservatore Romano - L'episodio infatti non ha sconvolto il Papa né gli ha fatto sentire il carico del suo ministero, anche se per Benedetto XVI si tratta di un atto incomprensibile. Nella risoluzione del caso per il Pontefice è comunque importante che in Vaticano vi sia stata l'indipendenza della giustizia e che non si sia verificato l'intervento di un monarca».
JOZEF TOMKOJOZEF TOMKO
Ieri Padre Lombardi ha evidenziato che la commissione cardinalizia su Vatileaks «ha fatto il suo lavoro, ha fatto il suo rapporto, lo ha consegnato nelle mani del Santo Padre». E ha aggiunto: «Non stiamo a correre dietro a tutte le illazioni, fantasie, opinioni che vengono espresse su questo, non aspettatevi commenti, conferme, smentite su punti particolari».Nel frattempo fervono i preparativi per il conclave e si cominciano a delineare le alleanze tra i cardinali chiamati all'elezione del successore di Benedetto XVI.
Salvatore De GiorgiSALVATORE DE GIORGI
«La data di inizio del conclave la stabiliranno i cardinali riuniti in congregazione generale - chiarisce il portavoce vaticano padre Federico Lombardi -. Fino al 1° marzo è impossibile indicare la data. Un eventuale "Motu Proprio" toccherebbe solo punti di precisazione, non sostanziali».
Di certezze ce ne sono poche. Forse solo una: che non esiste, al contrario di quanto accadde nel 2005, un candidato che spicca. Non c'è, insomma, un Ratzinger. Candidature solide si stanno delineando. La situazione inedita creata dal Papa con l'annuncio choc della rinuncia al Soglio petrino rende friabile ogni prospettiva e non esclude sorprese, colpi di scena, alleanze impreviste.
CARDINALE TARCISIO BERTONECARDINALE TARCISIO BERTONE
Un ruolo centrale verrà svolto dagli statunitensi. Sono tra i primi ad aver affrontato lo scandalo della pedofilia, sono all'avanguardia in questioni chiave della Chiesa cattolica nella società secolarizzata, e, più prosaicamente, rappresentano il maggior contributore delle casse della Santa Sede. Difficile che la Chiesa sia pronta per un Pontefice africano o asiatico, continenti numericamente esigui in conclave.

Vatileaks, dai commissari la verità ai conclavisti

L'ultimo Conclave
L'ULTIMO CONCLAVE

I tre porporati della commissione d’inchiesta riferiranno durante le congregazioni generali i contenuti dell’indagine vincolata dal segreto

GIACOMO GALEAZZICITTA' DEL VATICANO 
I conclavisti saranno informati sullo scandalo Vatileaks. All'inizio della prossima settimana, prima di partire giovedì pomeriggio per Castel Gandolfo, Benedetto XVI incontrerà i tre porporati ultraottantenni della commissione d'inchiesta (Julian Herranz,Jozef Tomko, Salvatore De Giorgi) e, secondo quanto si apprende in Curia, li autorizzerà a riferire ai cardinali riuniti dal 1° marzo nelle congregazioni generali i contenuti della loro indagine vincolata da segreto pontificio.

 In questo modo gli elettori potranno ascoltare direttamente dai tre commissari papali di "Vatileaks" la disamina reale ed ufficiale sul furto di documenti riservati nell'appartamento di Joseph Ratzinger e sulla situazione in cui si è inserita l'azione del "corvo" Paolo Gabriele. Il dossier Vatileaks fotografa scontri di potere e guerre interne alle gerarchie ecclesiastiche, ma, precisano Oltretevere, non denuncia scandali nè ricatti a sfondo sessuale. Prima che si aprano per loro le porte della Cappella Sistina i conclavisti potranno perciò avere la versione autentica dopo mesi di illazioni, veleni e sospetti. 

Quei contenuti della relazione Vatlieaks aveva forse in mente Benedetto XVI l'11 ottobre quando si affacciò alla finestra del suo studio privato per ricordare lo straordinario discorso di Giovanni XXIII «alla Luna», quello della carezza inviata ai bambini e a sorpresa  gelò l'entusiasmo dei 40mila ragazzi dell'Azione Cattolica che stavano ancora scandendo il suo nome. «Cinquant'anni fa in questo giorno - disse il Pontefice- anche io sono stato qui in piazza, con lo sguardo verso questa finestra, dove si è affacciato il buon Papa, il Beato Papa Giovanni e ha parlato a noi con parole indimenticabili, parole piene di poesia, di bontà, parole del cuore. Eravamo felici e pieni di entusiasmo. Anche oggi siamo felici, portiamo gioia nel nostro cuore, ma direi una gioia forse più sobria, una gioia umile». E aggiunse:«In questi cinquant'anni abbiamo imparato ed esperito che il peccato originale esiste e si traduce, sempre di nuovo, in peccati personali, che possono anche divenire strutture del peccato. Abbiamo visto che nel campo del Signore c'è sempre anche la zizzania, abbiamo visto che nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi. Abbiamo visto che la fragilità umana è presente anche nella Chiesa, che la nave della Chiesa sta navigando anche con vento contrario, con tempeste che minacciano la nave e qualche volta abbiamo pensato: il Signore dorme e ci ha dimenticato». 

Alla vigilia del ritiro spirituale di Quaresima che vede riuniti fino a sabato il Papa e la Curia romana, in un articolo in prima pagina ("Il tempo del silenzio"), l'Osservatore Romano ha ripreso le dichiarazioni di Benedetto XVI che il giornalista tedesco Peter Seewald ha riferito al settimanale "Focus". "La determinazione del Pontefice non è stata in alcun modo influenzata dalla vicenda del furto di documenti riservati dal suo appartamento", sottolinea il quotidiano della Santa Sede. "Sulla decisione di Benedetto XVI si moltiplicano i commenti e le notizie", scrive il giornale della Santa Sede. "Nell'autunno del 2011 il giornalista e scrittore tedesco Peter Seewald, autore di tre libri dove sono pubblicate due interviste al cardinale Ratzinger e una a Benedetto XVI, ha iniziato a raccogliere elementi per una biografia del Pontefice che dovrebbe completare non prima del 2014. Per questo nella seconda metà del 2012 ha tra l'altro incontrato più volte monsignor Georg Ratzinger, alcuni degli antichi allievi del Papa e, in estate e in dicembre, lo stesso Benedetto XVI.

Di questi incontri Seewald ha parlato con il settimanale tedesco "Focus". Alla domanda che cosa ci si potesse ancora attendere dal suo pontificato, il Papa avrebbe risposto di essere ormai molto avanti negli anni e di ritenere in ogni modo che quanto ha fatto sia sufficiente. Da queste parole emerge dunque quel diminuire delle forze e del vigore con il quale Benedetto XVI ha poi spiegato l'11 febbraio la decisione di rinunciare al pontificato.


La determinazione del Pontefice - prosegue l'Osservatore romano - non è stata in alcun modo influenzata dalla vicenda del furto di documenti riservati dal suo appartamento. Secondo quanto riferisce il giornalista e scrittore tedesco, l'episodio infatti non ha sconvolto il Papa, né gli ha fatto sentire il carico del suo ministero, anche se per Benedetto XVI si tratta di un atto incomprensibile. Nella risoluzione del caso per il Pontefice è comunque importante che in Vaticano vi sia stata l'indipendenza della giustizia e che non si sia verificato l'intervento di un monarca".


L'Inchiesta/2.  Le mani sul tesoro dello Ior
La Repubblica - Spogli
(Concita De Gregorio) «Tutto ruota attorno alla non osservanza del sesto e del settimo comandamento. Non commettere atti impuri. Non rubare». Questo il nucleo della Relationem che i tre cardinali incaricati dal Papa di indagare su Vatileaks hanno consegnato nelle mani del Pontefice il 17 dicembre 2012.
L’incartamento, decine e decine di interviste, delinea una rete di rapporti cementati da interessi economici talvolta complicati dal ricatto a sfondo sessuale. Ieri Repubblica ha delineato i contorni delle «influenze esterne » e dei ricatti, oggi affronta il cuore della questione: i soldi.
I segreti della Banca di Dio così la guerra del denaro ha avvelenato il Vaticano
Manovre oscure e sospetti di riciclaggio, le mani di Bertone sullo Ior
“GLI evangelisti Matteo e Luca presentano tre tentazioni di Gesù. Il loro nucleo centrale consiste sempre nello strumentalizzare Dio per i propri interessi dando più importanza ai beni materiali. Il tentatore è subdolo. Spinge verso un falso bene facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari. (…) Non abbiamo paura di combattere.
Benedetto XVI, 17 febbraio 2013, Angelus
CIÒ che soddisfa i bisogni primari. Il denaro. La tentazione del potere.
Settimo: non rubare. «Nelle tentazioni è in gioco la Fede. Vogliamo seguire l’io o Dio?», domanda Benedetto XVI dal suo balcone alla folla ammutolita di San Pietro. Angelus, 17 Febbraio, San Teodoro di Amasea soldato e martire. Anche il Pontefice è un soldato. «Non abbiamo paura di combattere», dice. Indicativo presente. Stiamo combattendo adesso. Noi, Papa.
«All’Angelus di domenica mancavano solo i nomi e i cognomi. L’atto di accusa verso la struttura di Potere che corrompe la Chiesa era nitido», dice un cardinale che per molti anni ha lavorato nelle finanze vaticane, ormai troppo anziano per partecipare al Conclave. Ricorda che già ad ottobre il Pontefice aveva detto che «i peccati personali diventano strutture del peccato ». La «struttura del peccato» di cui la Relationem consegnata a Benedetto svela gli snodi è, naturalmente, lo Ior. L’Istituto. La banca. A sorpresa l’anziano cardinale illumina, come in una parabola evangelica, un dettaglio. «Lei ha presente i bancomat vaticani? Ha sentito che per due mesi sono stati fuori uso? Ecco, può sembrare una minuzia ma tra le ragioni per cui i bancomat hanno smesso di funzionare ce ne sono alcune che hanno determinato il Papa al suo gesto». Partiamo dai bancomat, allora.
Il 1 gennaio 2013 i bancomat vaticani hanno smesso di funzionare. Le transazioni, operate da Deutsche Bank, sono state bloccate dalla Banca d’Italia. Il Vaticano, stato extracomunitario, ha un «assetto di vigilanza e scambio informazioni inadeguato », si legge nel provvedimento. Non rispetta le norme antiriciclaggio. La commissione
incaricata nel 2011 di fare pulizia allo Ior dopo se mesi dall’insediamento è stata esautorata. Da chi? Dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone che ha voluto bloccare lo scambio di informazioni e le libertà di ispezione. Nessuno è autorizzato a guardare dentro le casse dello Ior. Salvo Bertone stesso, si capisce, il suo plenipotenziario monsignor Balestrero, il direttore generale Cipriani, uomo chiave di tutta la vicenda. Ed eccoci nel pieno di Vatileaks. Eccoci alle lettere scritte dal cardinale Attilio Nicora, capo dell’Autorità di informazione finanziari (Aif), a Bertone e per conoscenza a Sua Santità. Le lettere trafugate dalle stanze di Benedetto XVI. «Ma non hanno una cassaforte in Vaticano?», ha chiesto al ministro Riccardi il Patriarca di Mosca in un recente incontro. Non sapeva, il Patriarca, che chi ha fatto uscire le lettere stava in realtà facendo una cortesia a papa Benedetto. Lo stava mettendo in condizione di combattere. Vediamo la guerra qual è.
Inizio 2012. Nicora scrive a Bertone che l’idea di restringere le norme antiriciclaggio è una pessima idea. In quel momento lavorano con lui al risanamento dell’istituto, a vario titolo e livello, un gruppo di banchieri e giuristi cattolici tra cui Gotti Tedeschi, presidente, De Pasquale e Pallini ai vertici dell’Aif. Sei mesi dopo la squadra è smantellata. Nicora non riconfermato. Pallini rientrato nel sistema bancario italiano. De Pasquale ad altro incarico. Al posto di Gotti Tedeschi assume l’incarico di presidenza ad interim il tedesco Hermann Schmitz, tedesco nato in Brasile, ex ad di Deutsche Bank.
Le finanze vaticane sono controllate dal Segretario di Stato. Il delegato ai rapporti con lo Ior monsignor Balestrero è suo pupillo. Suoi uomini sono il cardinale Giuseppe Versaldi, a capo della Prefettura affari economici (ora anche commissario dell’Idi di Roma, sull’orlo della bancarotta) e il savonese Domenico Calcagno, amministratore del patrimonio della sede apostolica, l’Apsa, in eccellenti rapporti con Cipriani. Tutti liguri, Versaldi appena vercellese. Si insedia il lussemburghese Renè Bruelhart. L’argomento che un banchiere di un paradiso fiscale non sia adatto all’antiriciclaggio è respinto. Ascende all’Aif l’astro del genero di Antonio Fazio, il giovane Di Ruzza. Brilla su tutti la stella del direttore generale dell’Istituto Paolo Cipriani, uomo di Geronzi, ex direttore della filiale del banco di Roma di Via della Conciliazione. Anche la geografia ha il suo perché, in questa storia. Cipriani è l’unico a conoscere cosa ci sia nel ventre nero dello Ior. Gotti tedeschi dirà alla magistratura di non conoscere i bilanci. I banchieri laici non hanno mai avuto accesso alle carte. «Per quanto ne sappiamo — dice uno di loro — nelle casse dello Ior potrebbero esserci anche i soldi di Bin Laden e di Riina. Abbiamo chiesto i dati, non ce li hanno mai forniti».
Il meccanismo è questo. Allo Ior possono aprire conti correnti, che si chiamano “fondi”, solo religiosi, istituti religiosi e cittadini vaticani. Sono circa 25 mila. Ciascuno di loro però può delegare ad operare sui conti chi vuole, senza limiti nel numero di deleghe e senza che ci sia registro dei delegati. Cioè: il parroco di Santa Severa, titolare del conto, può in ipotesi delegare un uomo di Provenzano a muovere i capitali. Solo Cipriani lo sa, a richiesta di riscontro non risulta: la risposta, a chi ha chiesto di vedere l’elenco dei delegati, è sempre stata «stiamo informatizzando il sistema». Dunque è chiaro che chiunque può «lavare» i suoi soldi nello Ior. Dalla politica alla criminalità, alla finanza. Restiamo alle carte della Relationem.
Parliamo dei “ladri di polli”.
In una riunione del 13 marzo 2012, San Rodrigo di Cordova, si vedono da Bertone Nicora, capo dell’autorità di controllo, i suoi collaboratori laici De Pasquale e Pallini, il direttore generale Cipriani e altri dirigenti. Controllori e controllati insieme. Cipriani e il suo vice massimo Tulli sono indagati per un movimento di 23 milioni operato da Credito Artigiano e banca del Fucino su JP Morgan: soldi all’estero che non si sa da chi partano e a chi vadano. Uno dei presenti suggerisce che «sarebbe bere autorizzare la magistratura ad indagare su quattro casi minori, daremmo così l’impressione di cominciare a collaborare». Bertone e Balestrero ne convengono. I casi minori sono don Salvatore Palumbo della parrocchia di San Gaetano, Emilio Messina dell’arcidiocesi di Camerino, il catanese Orazio Bonaccorsi, don Evaldo Biasini detto “don Bancomat” e indagato nell’inchiesta di Perugia sui “Grandi eventi della Protezione civile». Prendiamone uno, il caso di don Palumbo. Vengono versati allo Ior da una filiale Barclays 151 mila euro con la causale “Obolo per restauro convento”. Versa tale Giulia Timarco, con precedenti per truffe ai danni delle assicurazioni. L’inchiesta appura che alla Timarco i soldi arrivano da Simone Fazzari, faccendiere in collegamento con Ernesto Diotallevi, ex uomo di fiducia di Pippo Calò ai tempi della banda della Magliana, processato e assolto per l’omicidio Calvi. Fazzari ottiene i 151 mila euro truffando l’Ina Assitalia: simula un falso incidente ai danni di una Ferrari da corsa. Questi i ladri di polli, all’ombra di Pippo Calò.
Non risulta che al momento alcuna collaborazione alla magistratura sia mai stata fornita. L’inchiesta su Cipriani e Tulli, coinvolto anche Gotti Tedeschi, procede stancamente. Nel frattempo la fabbrica dei veleni vaticana mette in circolo le carte relative al “buco” di Don Paglia. Balestrero, si sa, è uomo assai stimato dall’ex premier Berlusconi. Paglia invece è un esponente della “sinistra ecclesiastica”. Nella
Relationem si parla dei 18 milioni di debiti che il monsignore ha accumulato nella diocesi di Terni: 15 di debiti bancari per ristrutturazione di patrimonio immobiliare, 3 di prestiti alle parrocchie.
La struttura di comando di Bertone fa filtrare informazioni che mettono alla stessa stregua destra e sinistra vaticana: tutti colpevoli nessun colpevole. Intanto, però, il sistema bancario fa terra bruciata attorno allo Ior. Le nuove norme antiriciclaggio del
2011, quelle che l’Istituto si è ben guardato dall’assumere, impediscono di lavorare col Vaticano. È in difficoltà persino Unicredit (ex Capitalia, ex Banca di Roma, per tornare a Geronzi) che ha sempre avuto la delega ad emettere assegni per lo Ior. In queste condizioni di opacità diventa difficile. «Anche Bin Laden potrebbe avere i soldi all’Istituto ». Anche le mafie, anche la politica delle tangenti, anche Finmeccanica e Mps. Una grande lavatrice, il ventre oscuro degli interessi temporali. I soldi, il Potere. La «tentazione da combattere», diceva il Papa all’Angelus. Senza fare nomi e cognomi, ma quasi. Un Papa anziano. Che non ha le forze per fronteggiare da solo una struttura di potere interna ed esterna al Vaticano. Che ha solo uno strumento per combattere la battaglia in nome di Dio, contro l’io. Quella descritta nel’Angelus. Ha solo, come munizione in questa guerra, se stesso.
La Repubblica - Spogli
http://ilsismografo.blogspot.com/2013/02/vaticano-linchiesta-2.html

- LA FEDE E LA “CONOSCENZA” - BENEDETTO XVI HA DECISO: LA RELAZIONE SU “VATILEAKS” SARA’ ILLUSTRATA AI CONCLAVISTI PRIMA DELLA SCELTA DEL SUCCESSORE - DAL 1 MARZO I CARDINALI DELLA COMMISSIONE D’INCHIESTA (HERRANZ, TOMKO E DE GIORGI) ILLUSTRERANNO NELLE CONGREGAZIONI GENERALI I RISULTATI DELLA LORO INCHIESTA - IL FASCICOLONE FINIRA’ COL “BRUCIARE” QUALCHE PAPABILE? - L’OSSERVATORE ROMANO GETTA ACQUA SUL FUOCO… -

Giacomo Galeazzi per La Stampa
BENEDETTO XVI RATZINGER DI SPALLEBENEDETTO XVI RATZINGER DI SPALLE
I conclavisti saranno informati sullo scandalo Vatileaks. All'inizio della prossima settimana, prima di partire giovedì pomeriggio per Castel Gandolfo, Benedetto XVI incontrerà i tre porporati ultraottantenni della commissione d'inchiesta (Julian Herranz,Jozef Tomko, Salvatore De Giorgi) e, secondo quanto si apprende in Curia, li autorizzerà a riferire ai cardinali riuniti dal 1° marzo nelle congregazioni generali i contenuti della loro indagine vincolata da segreto pontificio.
BENEDETTO XVI RATZINGER jpegBENEDETTO XVI RATZINGER JPEG
In questo modo gli elettori potranno ascoltare direttamente dai tre commissari papali di "Vatileaks" la disamina reale ed ufficiale sul furto di documenti riservati nell'appartamento di Joseph Ratzinger e sulla situazione in cui si è inserita l'azione del "corvo" Paolo Gabriele.
Il dossier Vatileaks fotografa scontri di potere e guerre interne alle gerarchie ecclesiastiche, ma, precisano Oltretevere, non denuncia scandali nè ricatti a sfondo sessuale. Prima che si aprano per loro le porte della Cappella Sistina i conclavisti potranno perciò avere la versione autentica dopo mesi di illazioni, veleni e sospetti.
BENEDETTO XVIBENEDETTO XVI
Quei contenuti della relazione Vatlieaks aveva forse in mente Benedetto XVI l'11 ottobre quando si affacciò alla finestra del suo studio privato per ricordare lo straordinario discorso di Giovanni XXIII «alla Luna», quello della carezza inviata ai bambini e a sorpresa gelò l'entusiasmo dei 40mila ragazzi dell'Azione Cattolica che stavano ancora scandendo il suo nome.
«Cinquant'anni fa in questo giorno - disse il Pontefice- anche io sono stato qui in piazza, con lo sguardo verso questa finestra, dove si è affacciato il buon Papa, il Beato Papa Giovanni e ha parlato a noi con parole indimenticabili, parole piene di poesia, di bontà, parole del cuore. Eravamo felici e pieni di entusiasmo. Anche oggi siamo felici, portiamo gioia nel nostro cuore, ma direi una gioia forse più sobria, una gioia umile».
JULIAN HERRANZ DELL OPUS DEIJULIAN HERRANZ DELL OPUS DEI
E aggiunse:«In questi cinquant'anni abbiamo imparato ed esperito che il peccato originale esiste e si traduce, sempre di nuovo, in peccati personali, che possono anche divenire strutture del peccato. Abbiamo visto che nel campo del Signore c'è sempre anche la zizzania, abbiamo visto che nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi. Abbiamo visto che la fragilità umana è presente anche nella Chiesa, che la nave della Chiesa sta navigando anche con vento contrario, con tempeste che minacciano la nave e qualche volta abbiamo pensato: il Signore dorme e ci ha dimenticato».
JOZEF TOMKOJOZEF TOMKO
Alla vigilia del ritiro spirituale di Quaresima che vede riuniti fino a sabato il Papa e la Curia romana, in un articolo in prima pagina ("Il tempo del silenzio"), l'Osservatore Romano ha ripreso le dichiarazioni di Benedetto XVI che il giornalista tedesco Peter Seewald ha riferito al settimanale "Focus". "La determinazione del Pontefice non è stata in alcun modo influenzata dalla vicenda del furto di documenti riservati dal suo appartamento", sottolinea il quotidiano della Santa Sede. "Sulla decisione di Benedetto XVI si moltiplicano i commenti e le notizie", scrive il giornale della Santa Sede.
Salvatore De GiorgiSALVATORE DE GIORGI
"Nell'autunno del 2011 il giornalista e scrittore tedesco Peter Seewald, autore di tre libri dove sono pubblicate due interviste al cardinale Ratzinger e una a Benedetto XVI, ha iniziato a raccogliere elementi per una biografia del Pontefice che dovrebbe completare non prima del 2014. Per questo nella seconda metà del 2012 ha tra l'altro incontrato più volte monsignor Georg Ratzinger, alcuni degli antichi allievi del Papa e, in estate e in dicembre, lo stesso Benedetto XVI. Di questi incontri Seewald ha parlato con il settimanale tedesco "Focus". Alla domanda che cosa ci si potesse ancora attendere dal suo pontificato, il Papa avrebbe risposto di essere ormai molto avanti negli anni e di ritenere in ogni modo che quanto ha fatto sia sufficiente. Da queste parole emerge dunque quel diminuire delle forze e del vigore con il quale Benedetto XVI ha poi spiegato l'11 febbraio la decisione di rinunciare al pontificato.
PETER SEEWALDPETER SEEWALD
La determinazione del Pontefice - prosegue l'Osservatore romano - non è stata in alcun modo influenzata dalla vicenda del furto di documenti riservati dal suo appartamento. Secondo quanto riferisce il giornalista e scrittore tedesco, l'episodio infatti non ha sconvolto il Papa, né gli ha fatto sentire il carico del suo ministero, anche se per Benedetto XVI si tratta di un atto incomprensibile. Nella risoluzione del caso per il Pontefice è comunque importante che in Vaticano vi sia stata l'indipendenza della giustizia e che non si sia verificato l'intervento di un monarca".

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