Vittorio Messori: “L’Iran volle colpire il Papa? Stavolta Ali Agca è credibile”
È da due giorni nelle librerie la biografia di Ali Agca – Mi avevano promesso il paradiso. La mia vita e la verità sull’attentato al Papa, Chiarelettere – nel quale l’ex Lupo Grigio dice che il mandante del tentato omicidio del 13 maggio 1981 in piazza San Pietro fu l’Ayatollah Khomeini.
Una versione seccamente smentita ieri dal Vaticano che per voce di padre Federico Lombardi spiega citando «testimonianze attendibilissime» che si tratta di «falsità».
Vittorio Messori – il più autorevole scrittore cattolico, autore di bestseller e intervistatore di Papi – di cosa si tratta? Dell’ultima bugia dopo anni di depistaggi?
«Non credo si possa dire così».
«Non credo si possa dire così».
«Nel fiume di ipotesi e di interpretazioni sull’attentato la pista religiosa, quella che nessuno ha mai valutato adeguatamente, è l’unica a mio avviso che merita di essere presa sul serio. Certo, non so se tutto ciò che riferisce Agca oggi sia vero, ma la pista religiosa resta l’unica verosimile».
Sta parlando dell’islam sciita?
«Certo. E anche di Fatima. Il santuario portoghese è sacro per ogni musulmano. È, infatti, il nome della figlia prediletta di Maometto che andata sposa ad Alì gli assicurò quella posterità alla quale si richiama soprattutto l’islamismo sciita, prevalente non a caso in Iran. Non si può sottovalutare che la più importante apparizione della Madonna nel ventesimo secolo sia avvenuta nel solo luogo dell’Occidente che porti il nome di colei che, per gli islamici, ha un ruolo mariano. Fra l’altro, lo stesso Corano ha per Maria espressioni di altissima lode e devozione. A Fatima, insomma, si sarebbe operata una sorta di congiunzione tra le due donne più venerate dal mondo musulmano: la madre di Gesù e la figlia di Maometto. Da qui, una lunga serie di rivendicazioni islamiche, davanti alle quali il mondo occidentale è stato sempre distratto. Ma basterebbe vagliare cosa esce ogni giorno sulla tv iraniana per capire».
«Certo. E anche di Fatima. Il santuario portoghese è sacro per ogni musulmano. È, infatti, il nome della figlia prediletta di Maometto che andata sposa ad Alì gli assicurò quella posterità alla quale si richiama soprattutto l’islamismo sciita, prevalente non a caso in Iran. Non si può sottovalutare che la più importante apparizione della Madonna nel ventesimo secolo sia avvenuta nel solo luogo dell’Occidente che porti il nome di colei che, per gli islamici, ha un ruolo mariano. Fra l’altro, lo stesso Corano ha per Maria espressioni di altissima lode e devozione. A Fatima, insomma, si sarebbe operata una sorta di congiunzione tra le due donne più venerate dal mondo musulmano: la madre di Gesù e la figlia di Maometto. Da qui, una lunga serie di rivendicazioni islamiche, davanti alle quali il mondo occidentale è stato sempre distratto. Ma basterebbe vagliare cosa esce ogni giorno sulla tv iraniana per capire».
Cioè?
«Mensilmente vengono proiettati servizi che denunciano il furto che si sarebbe consumato a Fatima. Per gli sciiti ad apparire ai tre pastorelli non fu la Madonna ma appunto la figlia del profeta Maometto, Fatima. Inoltre, sentire per voce dei responsabili dello stesso santuario di Fatima che fra i visitatori sono sempre di più in crescita i musulmani fa capire quanto davvero per questo mondo Fatima sia un luogo importante».
«Mensilmente vengono proiettati servizi che denunciano il furto che si sarebbe consumato a Fatima. Per gli sciiti ad apparire ai tre pastorelli non fu la Madonna ma appunto la figlia del profeta Maometto, Fatima. Inoltre, sentire per voce dei responsabili dello stesso santuario di Fatima che fra i visitatori sono sempre di più in crescita i musulmani fa capire quanto davvero per questo mondo Fatima sia un luogo importante».
E cosa c’entra in tutto questo Giovanni Paolo II?
«Per l’islam sciita, non è un mistero per nessuno, è intollerabile che Fatima appartenga ai cattolici. In questo senso la famosa coincidenza (il 13 maggio) tra l’attentato a Roma e l’apparizione in Portogallo potrebbe avere il valore di un segno: che paghi con la vita, per il suo sacrilegio, il capo di un chiesa che occupa ciò che Allah ha voluto per i veri credenti, appunto i musulmani. Insomma, anche da questo punto di vista sembra che non sia casuale l’intreccio tra il turco Ali Agca e la Madonna».
«Per l’islam sciita, non è un mistero per nessuno, è intollerabile che Fatima appartenga ai cattolici. In questo senso la famosa coincidenza (il 13 maggio) tra l’attentato a Roma e l’apparizione in Portogallo potrebbe avere il valore di un segno: che paghi con la vita, per il suo sacrilegio, il capo di un chiesa che occupa ciò che Allah ha voluto per i veri credenti, appunto i musulmani. Insomma, anche da questo punto di vista sembra che non sia casuale l’intreccio tra il turco Ali Agca e la Madonna».
Giovanni Paolo II ha sempre legato l’attentato subìto al segreto di Fatima. Nel 2000, egli rese pubblica la terza parte del segreto in cui si parlava dell’attentato contro un Pontefice e rivelò che era lui stesso. Ma pensava davvero all’islam sciita?
«Difficile rispondere. Di certo c’è un fatto. La pista politica non ha mai convinto fino in fondo il Vaticano. E non ha convinto nemmeno i servizi segreti esteri della Germania dell’Est. È noto che anche Markus Wolf, il capo dei servizi tedeschi che addirittura usava un infiltrato in Vaticano per carpire notizie, il benedettino Eugen Brammertz, non ritenesse verosimile la pista politica, e cioè l’attentato ordinato dai Paesi dell’Est Europa. Tanto che quando gli chiesero se la Stasi fosse in qualche modo coinvolta rispose: No, non fu opera nostra, anche perché sarebbe stato un boomerang enorme. Del resto sono noti i legami di Agca con gli ambienti del fondamentalismo islamico. Per tutti questi motivi viene naturale pensare alla veridicità di questa ultima ipotesi».
«Difficile rispondere. Di certo c’è un fatto. La pista politica non ha mai convinto fino in fondo il Vaticano. E non ha convinto nemmeno i servizi segreti esteri della Germania dell’Est. È noto che anche Markus Wolf, il capo dei servizi tedeschi che addirittura usava un infiltrato in Vaticano per carpire notizie, il benedettino Eugen Brammertz, non ritenesse verosimile la pista politica, e cioè l’attentato ordinato dai Paesi dell’Est Europa. Tanto che quando gli chiesero se la Stasi fosse in qualche modo coinvolta rispose: No, non fu opera nostra, anche perché sarebbe stato un boomerang enorme. Del resto sono noti i legami di Agca con gli ambienti del fondamentalismo islamico. Per tutti questi motivi viene naturale pensare alla veridicità di questa ultima ipotesi».
l'intervista: Gianluigi Nuzzi
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