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domenica 3 febbraio 2013

Non Angeles


Los Angeles, quel (triste) duello fra il cardinale e l’arcivescovo

Los Angeles
LOS ANGELES

Dopo la clamorosa sospensione il cardinale Mahony accusa il suo successore Gomez: “Perché solo ora questa mossa?”


Un giorno dopo la sua clamorosa sospensione “da ogni incarico amministrativo e pubblico”, il cardinale Roger Mahony, ex-arcivescovo di Los Angeles, ha risposto al suo successore, monsignor José H. Gomez, che giovedì scorso aveva emesso il provvedimento in risposta all'ennesimo scandalo pedofilia nella Chiesa cattolica statunitense.
 Il provvedimento di Gomez nei confronti di Mahony, arcivescovo di Los Angeles dal 1985 al 2011, ha pochissimi precedenti quando si tratta di cardinali – si ricorda, ad esempio, il caso del cardinale molestatore di Vienna, Hermann Groer. Il presule dell'Opus Dei ha decretato il sollevamento del suo predecessore da ogni incarico in occasione della pubblicazione, sul sito della diocesi, di decine di migliaia di documenti, fino ad oggi tenuti gelosamente custoditi, che descrivono come la Chiesa gestì i casi di 124 sacerdoti accusati di molestie nei decenni passati.

Gomez ha accompagnato il suo gesto con una lettera ai fedeli in cui ammette che la lettura dei documenti potrebbe risultare “brutale e dolorosa”: “Il comportamento descritto in quei documenti è terribilmente odioso e diabolico. Non ci sono scuse per quel che accadde a questi bambini. I sacerdoti coinvolti avevano il dovere di essere i loro padri spirituali e fallirono. Oggi dobbiamo riconoscere quel terribile errore”.
  
Mahony ha risposto con una lettera aperta indirizzata allo stesso Gomez, pubblicata sul suo blog venerdì. L'ex-arcivescovo ammette di essersi trovato impreparato all'esplodere della crisi degli abusi sui minori: “Nulla nella mia educazione o nella mia cultura mi aveva preparato ad affrontare questo grave problema”, scrive il cardinale. Quando negli anni '80 esplosero i primi casi, “mi fu consigliato di rimuovere i preti dal ministero attivo se c'era una ragionevole sospetto di abuso, e di mandarli in uno dei numerosi centri residenziali di cura del Paese perché il loro caso venisse valutato”. 

Nella sua lettera alla diocesi, Gomez aveva scritto che Mahony aveva “fallito nel suo compito di proteggere fino in fondo i giovani affidati alle sue cure”. Ma l'ex-arcivescovo difende il proprio operato, spiegando di aver migliorato le norme e le procedure di protezione dei minori, adottando criteri più stringenti man mano che venivano proposti, e trovandosi sempre in prima fila man mano che nella Chiesa statunitense ci si rendeva conto della gravità e dell'estensione del problema.
  
Mahony non si tira indietro dal lanciare una stoccata contro il suo successore: “Non una volta, in questi anni (Gomez è arcivescovo coadiutore di Los Angeles dal maggio 2010, ndr), hai mai avanzato anche un solo dubbio sulle nostre politiche, pratiche e procedure per affrontare il problema degli abusi sessuali del clero sui minori”.
  
Mahony conclude dicendo di aver chiesto scusa più e più volte per i numerosi errori fatti, soprattutto negli anni '80. “Sfortunatamente – conclude – non posso tornare indietro nel tempo e cambiare le azioni e le decisioni di allora. Ma quando mi sono ritirato del mio ruolo di arcivescovo attivo, ti ho lasciato un'arcidiocesi che non era seconda a nessuno per la protezione dei bambini e dei giovani”.


In un comunicato pubblicato venerdì, Gomez è sembrato fare parzialmente marcia indietro. Tanto Mahony quanto il vescovo ausiliare Thomas Curry – di cui il giorno prima aveva assicurato le dimissioni - “rimangono vescovi in piena regola nell'arcidiocesi di Los Angeles, con pieni diritti di celebrare i sacramenti della Chiesa e di svolgere attività pastorale presso i fedeli senza restrizioni”, ha scritto l'arcivescovo.
  
Intanto, i giornali statunitensi hanno iniziato a scandagliare la mole di documenti – oltre 12mila pagine – messi a disposizione dall'arcidiocesi di Los Angeles. Ne emerge un quadro tristemente familiare, con preti molestatori riammessi all'attività pastorale con i minori e presto colpevoli di nuovi abusi, un'attenzione alla segretezza e al nascondimento delle prove, fino alla decisione di spostare alcuni sacerdoti al di fuori della California per evitare che venissero interrogati.
ALESSANDRO SPECIALECITTÀ DEL VATICANO

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