Ho
letto tutti gli scritti di Brentano sulla mistica tedesca, la monaca
agostiniana Anna Caterina Emmerick, beatificata da Giovanni Paolo II e
ho raccolto alcuni suoi pensieri su una realtà di cui si parla poco
nella Chiesa Cattolica odierna: il demonio e la sua nefasta azione: “Il
diavolo si rivolge alla nostra mente con una tale familiarità che è
capace di ispirarci immediatamente certi pensieri che, a volte, la
stessa ragione ritiene grotteschi e abominevoli “.
“A volte, il nemico malvagio mi smuoveva
dal sonno, mi stringeva il braccio e mi scuoteva come se volesse
strapparmi dal letto. Ma gli resistevo pregando e facendomi il segno
della croce”. “Il diavolo ci toglie ogni vergogna nel momento in cui
commettiamo il peccato, e, quando abbiamo intenzione di confessarlo,
pretende di restituirci questa vergogna. Ma non ne ha il diritto!”.
“Una volta, mentre ero ammalata (il
diavolo) mi aggredì in modo spaventoso e dovetti lottare con tutte le
mie forze contro di lui, con il pensiero le parole e la preghiera.
Ringhiava contro di me, come se mi volesse pestare e fare a pezzi,
sputandomi contro la sua rabbia. Ma mi feci il segno della croce e,
tendendogli con coraggio il pugno, gli dissi: “Và e mordi!”. A questo
punto scomparve”.
“Vidi poi alcuni Angeli uscire fuori dai
cori e contemplare la propria bellezza; avevano preso coscienza di
possedere una volontà propria e iniziavano a distaccarsi da quella
divina. Gli altri Angeli erano rimasti silenziosamente uniti nei cori
furono ricomposti, vidi quegli Angeli, che si erano ribellati alla
volontà divina, cadere dalle altitudini celesti e finire in un disco
oscuro molto più sotto delle altezze celesti. Caddero così in una zona
profonda e oscura dell’universo dover furono costretti a rimanervi;
avevano perduto tutta la loro luminosità e la loro bellezza. Il mio
Angelo custode mi disse che essi erano stati condannati da Dio a vivere
nelle tenebre in uno stato di perenne impazienza”.
“Compresi che le forme di superstizione
del regno di Satana, quali la magia, il magnetismo, la scienza e l’arte
mondana, sono tutti mezzi per addormentare la coscienza degli uomini,
per adornare e addolcire la morte e i loro peccati. Queste arti vengono
praticate da coloro che vogliono allontanare dai cuori dei fedeli la
venuta del regno di Dio. Così essi cercano anche d’infrangere la
celebrazione dei misteri divini della Chiesa cattolica”.
“Vidi che Satana tormentò con mille
illusioni Giobbe per deviare la sua fiducia verso Dio, addirittura gli
inviò spiriti maligni che si presentarono sotto spoglie angeliche e lo
tentarono. I suoi discepoli persero più volte la fiducia in lui pensando
che egli non fosse giusto con Dio. Ma l’Onnipotente volle solo
provargli che Egli invia le sofferenze ai suoi prediletti per
rinforzarli nello spirito. Comunque Giobbe non tradì mai Dio nonostante
le dure prove a cui fu sottoposto; egli aspettò nostalgico la venuta del
Salvatore e contribuì alla crescita della generazione di Davide, alla
quale si riallacciava per mezzo della madre di Abramo”.
“Ho passato una notte spaventosa. Ho
visto avvicinarsi al mio letto un gatto, che è saltato sulle mie mani.
L’ho preso per le zampe e l’ho buttato fuori dal letto, desiderando di
ucciderlo, ma mi è scappato di mano ed è fuggito. Ero sveglia, e vedevo
tutto quello che mi succedeva intorno. Vidi la bambina [sua nipote]
addormentata e inquieta, e temetti che vedesse il mio stato pietoso. Per
tutta la notte, fino alle tre del mattino, il nemico continuò a
torturarmi, sotto le sembianze di qualcosa di nero e spaventoso. Mi
diede botte e mi buttò giù dal letto, in modo tale che con le mani
toccavo il pavimento. Mi scagliò in avanti con i cuscini e mi premette
con molta violenza. Tutto questo, e l’avermi sollevato in alto, mi
provocò un’angoscia indicibile. Vedevo con assoluta chiarezza che tutto
questo non era un sogno , e sapevo tutto quello che facevo; ma non ebbi
risposta. Scongiurai il nemico in nome di tutti i santi che mi dicesse
quali diritti aveva su di me. Non mi rispose nulla, ma continuò a
tormentarmi. Mi afferrava per la nuca, o metteva sulle mie spalle i suoi
artigli freddi come la neve. Alla fine, dopo essere riuscita ad
arrivare, trascinandomi per terra, fino all’armadio che si trova ai
piedi del letto, presi la stola del confessore che era lì custodita, e
me la misi al collo. E allora smise di picchiarmi”.
“Appresi che la magia egiziana era
legata alle forze occulte sotterranee, e gli spiriti malvagi erano
intrisi di potenza tellurica. Vidi un sacerdote pagano praticare la
magia contemplando gli odiosi idoli degli animali, mentre un sottile
vapore scuro entrava nella sua bocca. Subito dopo l’estatico iniziò a
profetare. Era come se si fosse svelato improvvisamente in lui un mondo
dimenticato nelle profondità della sua anima. Egli poteva vedere vicino e
lontano i paesi e gli uomini, tutte le cose nascoste, velate e segrete.
Durante l’estasi prese contatto con gli spiriti che avevano relazione
con tali cose. La magia egiziana dei tempi seguenti, invece, mi apparve
più dipendente dall’influsso degli spiriti dell’aria. Quello che i
maghi vedevano per mezzo di questi spiriti appariva come riflesso delle
loro azioni. Vidi gli spiriti del male come ombre indefinite”.
“Vidi Gesù pregare nella grotta,
inginocchiato e con le braccia levate, implorò il Padre celeste di
dargli coraggio tra le sofferenze che avrebbe dovuto sopportare. Allora
vidi apparire nella grotta decine di Angeli bellissimi, trasparenti, e
pieni di luce; essi si accostarono al Signore per consolarlo e
rassicurarlo che Dio Padre l’avrebbe sollevato da tutte le pene. Allo
stesso tempo gli mostrarono la croce, la corona di spine e tutti gli
strumenti della sua futura Passione. Poi gli mostrarono tutte le miserie
dell’umanità e la cattiveria che dimora nei cuori umani e che Egli
avrebbe dovuto sperimentare: tradimento, ironia, gelosia e calunnia;
allora lo vidi piangere con gli Angeli bellissimi. Egli seppe che la sua
missione era quella di fondare la prima Chiesa sul sangue delle sue
sofferenze, iniziando quaranta giorni di digiuno. Alla fine, per
consolarlo, il coro angelico gli mostrò come l’umanità sarebbe stata
salvata grazie al suo sacrificio”.
“Dinanzi agli occhi dell’anima mi
apparvero le immagini delle tentazioni che Satana fece a Nostro Signore.
Vidi quando Satana giunse nel deserto e si preparò in tutti i modi a
tentare il Signore. Siccome il demonio ignorava la divinità di Cristo,
avendo udito le divine parole durante il battesimo: “Questo è il mio
diletto Figlio”, considerava il Redentore un profeta privilegiato di
Dio. Così il demonio, non immaginando quanto grande fosse la forza del
Cielo, gli preparò una serie di tentazioni illusorie per farlo cadere in
grave peccato e distruggerlo. Chiesi all’Angelo custode come mai il
demonio non riconoscesse la divinità del Salvatore, allora mi fu
risposto in questo modo: “Come uomo Gesù non sapeva che il serpente
tentatore fosse Satana, così quest’ultimo non doveva sapere che Gesù, il
Redentore dell’umanità , fosse Dio. Seppi poi che Satana riconobbe la
divinità di Gesù solo quando Egli discese il limbo per liberare le anime
dei Santi Padri”.
“Il diavolo presentò al Signore
l’immagine di alcuni discepoli, credo fossero nove o sette. Essi si
presentarono al Signore uno per volta nella grotta, dissero che
Eustachio aveva loro rivelato il luogo dov’Egli si era ritirato. Essi
dissero che erano venuti per consigliargli timorosamente che non doveva
rovinarsi la salute e non doveva lasciarli. Gesù, riconoscendo in quelle
false immagini il demonio, non disse altro che queste parole:
“Allontanati da me Satana, non è giunto ancore il tempo”.
“Un altro giorno il demonio apparve al
Signore nelle vesti di un vecchio esseno stanco per aver scalato la
montagna. Il vecchio aveva una lunga barba ed era mezzo nudo, cingeva ai
lombi una pelle d’animale e si lamentava per la stanchezza. Gesù non lo
guardò neppure. Il vecchio disse di essere un eremita del monte Carmelo
e pregò quindi il Salvatore di istruirlo sul mondo celeste. Ma Gesù gli
disse: “Allontanati da me, ti riconosco, tu sei Satana a queste parole
il diavolo subito scomparve con una risata orrenda”.
“Vidi Gesù orante mentre soffriva la
fame, allora gli apparve Satana nelle belle vesti di un Angelo di Dio.
Aveva una veste scintillante e due grosse ali, un volto soave ma molto
pallido. Non era però trasparante e la luce che emanava era morta, il
Signore lo riconobbe subito e non lo guardò. Il falso angelo apparve
dalla parte orientale della grotta dove non c’era nessun ingresso. Lo
spirito del male disse che l’aveva inviato Dio per consolarlo dalle sue
pene. Ma Gesù continuava a non rispondergli e non guardarlo. Allora il
falso angelo apparve dalla parte dell’ingresso della grotta dove Gesù
era rivolto. Gli disse che era un angelo di Dio e che Egli avrebbe
dovuto guardarlo come di librava sulla roccia. Quando Gesù, ancora una
volta, non lo guardò e non gli rispose Satana mostrò il suo vero volto e
scomparve”.
“Vidi Gesù stanco e affamato, era a
piedi nudi e indossava la sua lunga e larga tunica senza cintura. A
terra c’erano il suo mantello e un paio di borse. Compresi che non
beveva e digiunava da parecchi giorni. Vidi una gloria luminosa emanare
dalla figura del Signore, diventava radiosa ogni volta che Gesù pregava e
supplicava il padre celeste. Questa volta Satana assunse le sembianze
di un notabile di Gerusalemme; l’uomo distinto invitò Gesù a recarsi con
lui al Palazzo di Erode per ricevere il riconoscimento della sua
missione. Satana gli disse che doveva seguirlo subito perché erano
attesi. Gesù non lo guardò e nemmeno gli rivolse la parola, allora il
diavolo disparve pieno di rabbia”.
“Siccome Satana era cieco come i farisei
e credeva che Gesù fosse un pio uomo, lo tentava sempre in una nuova
maniera credendo che prima o poi sarebbe caduto in tentazione. L’ultimo
tentativo lo fece presentandosi come uomo di grande sapienza e tentando
Gesù ad interrompere il digiuno, giunto ormai quasi al quarantesimo
giorno. Il redentore mostrava segni di sfinimento ed aveva fame e sete.
Il diavolo, assumendo le spoglie di un grande saggio presentò a Gesù una
cesta piena di primizie della natura, frutta ed uva grossa e
appetitosa. Gesù non lo guardò, ma rivolse lo sguardo verso l’ingresso
della caverna continuando a pregare; appena gli voltò le spalle il
demonio disparve”.
“Quando ero ancora una bambina percepivo
il suono delle campane benedette come se fossero raggi di benedizione.
Credo sicuramente che le campane benedette mettano in fuga Satana.
Quando in gioventù pregavo nel campo durante la notte, vedevo spesso i
demoni che mi circondavano, ma appena le campane di Coesfeld suonavano
il mattutino, sapevo che scappavano… Gesù ha elargito la sua benedizione
ai sacerdoti perché questa benedizione arrivi a tutte le cose
penetrando e lavorando in esse da vicino e da lontano per il suo
servizio…Il suono delle campane benedette è per me più santo, più
gioioso, più vigoroso e dolce di tutti gli altri suoni”.
“ La discordia che regnava in una
famiglia a Coesfeld mi addolorava molto. Pregai per quegli infelici e
feci la Via Crucis il Venerdì Santo nella chiesa, alle nove di sera. Mi
apparve il maligno in figura umana, in una via stretta, e voleva
uccidermi. Chiamai Dio con tutto il cuore e il maligno fuggì. Da allora
il capo di quella famiglia si comportò meglio con la moglie”.
“Ieri, 27 ottobre 1821, fui portata da
una donna che era sul punto di perdersi. Lottai con Satana davanti al
letto della malata, ma il demonio mi buttò fuori. Era troppo
tardi…Questa donna era sposata e aveva tre figli. Era considerata molto
bella e viveva secondo il mondo e la moda. Aveva un rapporto illecito
con un sacerdote, e aveva taciuto in confessione questo peccato. Aveva
ricevuto i santi sacramenti e tutti facevano grandi elogi della sua
buona preparazione e disposizione per ben morire…Tutti i miei sforzi
risultarono vani. Era troppo tardi, non mi fu possibile avvicinarmi a
lei e morì. Era atroce vedere Satana che si portava via quell’anima.
Piansi e gridai. Una donna anziana e indiscreta entrò e consolò i
parenti della defunta, parlando loro della sua bella morte. Passando per
un ponte per andare in città incontrai molte persone che volevano
andare a casa della defunta, e io dicevo a me stessa: “Se avessero visto
quello che ho visto io, certamente fuggirebbero dalla sua presenza””.
“Una volta che andavo di notte in chiesa
mi si presentò una figura simile a un cane. Misi la mano davanti e
ricevetti un colpo così forte al viso da buttarmi fuori strada. In
chiesa mi si gonfiò la faccia e le mani si riempirono di bolle. Fino al
ritorno a casa fui irriconoscibile. Mi lavai con acqua benedetta. Sulla
strada della chiesa c’era un cerchio che bisognava attraversare saltando
sopra una tavola. Quando tornai lì di mattina presto, il giorno di san
Francesco, vidi una grande sagoma nera che cercava di trattenermi.
Lottai con essa finché passai, senza provare angoscia né paura del
nemico. Sempre mi viene incontro nel cammino e vuole che io faccia un
giro lungo con lui; ma non lo ottiene”.
“Quando ero bambina, un giorno i mie
genitori erano fuori casa. Mia madre mi aveva ordinato di pulire la casa
e di non uscire. Venne una donna molto anziana che mi disse: “Vai al
mio pero e raccogli le pere, presto, prima che torni tua madre”. Caddi
in tentazione; mi dimenticai di quello che mia madre mi aveva ordinato e
corsi nell’orto di quella donna tanto in fretta che mi colpii al petto
con un aratro che era nascosto tra la paglia e caddi a terra senza
sensi. Così mi trovò mia madre, e mi fece tornare in me con una
punizione corporale. A lungo sentii il dolore del colpo preso. In
seguito seppi che il maligno si era servito della cattiva volontà di
quella donna per mettere alla prova la mia obbedienza con l’appetito
sregolato e che, essendo caduta in tentazione, mise in pericolo la mia
vita. Questo mi fece diventare molto cauta nei confronti della gola, e
mi fece riconoscere quanto sia necessario all’uomo mortificarsi e
vincere se stesso”.
“Quando tornai a pregare in quel posto,
fui presa come se venissi gettata in una grotta che era lì vicino.
Mantenni però una salda fiducia in Dio e dissi: “Non puoi nulla contro
di me, Satana”, e il demonio fuggì. Continuai a pregare con fervore, e
da allora non ho più visto le ombre, e tutto è rimasto tranquillo”.
“Non lontano da casa nostra c’era un
lungo complementare sterile, posto in mezzo ad altre terre che
producevano frutti. Quando da bambina passavo di lì provavo sempre
angoscia e mi sembrava di essere sempre estranea a quel luogo; varie
volte caddi per terra senza sapere come. Vedevo due specie di ombre nere
che vagavano, e i cavalli si imbizzarrivano quando si avvicinavano.
Avendo provato tante volte quanto fosse spaventoso quel luogo, ne chiesi
il motivo, e la gente mi rispose che avevano visto lì cose strane. Una
notte mi misi a pregare in quel luogo, con le braccia in croce. La prima
volta questo mi costò una grande violenza; la seconda venne una figura
con la forma di un cane, che poneva la testa sulla mia spalla. Io lo
guardai e vidi i suoi occhi di fuoco e il suo grugno. Ebbi paura ma non
mi turbai, anzi dissi: Oh Signore, Tu che hai pregato nell’orto degli
ulivi in mezzo alle angosce più grandi, Tu stai con me il demonio non
può nulla contro di me”. Poi ripresi a pregare e il nemico si
allontanò”.
di Don Marcello Stanzione
segnalazione: M.S.M.A. & http://www.riscossacristiana.it/
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