ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 18 marzo 2013

CHE DIO PROTEGGA I “GORILLA”-CUSTODI DEL PAPA

Padre Lombardi l’aveva detto: “Attenti agli spostamenti a sorpresa” - E Bergoglio ha già iniziato a far girare la testa alla sua scorta - Ha incontrato tutti i parrocchiani di Sant’Anna, cammina spedito a piedi e adora il contatto con la gente - Ma i rischi sono altissimi e i pericoli in agguato…
CHE DIO PROTEGGA GLI ANGELI CUSTODI DEL PAPA
Andrea Tornielli per "la Stampa"
"Speriamo che dopo 'sti primi giorni se normalizzi, sennò qua ce fa' impazzire tutti quanti». Uno degli uomini addetti alla sicurezza del Papa ha uno sguardo a metà tra il divertito e lo sconcertato. Francesco ha appena terminato di salutare uno a uno tutti i parrocchiani di Sant'Anna, la piccola chiesa dentro le mura vaticane dove ha celebrato la messa domenicale.
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E ora sguscia tra prelati e gendarmi per raggiungere la folla assiepata dietro le transenne. Vuole essere libero di avvicinare la gente, non desidera essere ingabbiato né eccessivamente protetto. Cerca il contatto diretto. Fa il vescovo che sorride e benedice le persone, stringe mani, ascolta richieste di preghiere, benedice. E intende fare tutto questo senza eccessi di protocollo, senza che si creino barriere e distanze.

Che succede se il Papa non si «normalizza»? «Guardi, io ricordo il primo periodo di Giovanni Paolo II, che ruppe tutti gli schemi. Ma questo Papa è ancora più difficile da seguire». Gli «angeli custodi» di Bergoglio, i gendarmi vaticani che insieme alle guardie svizzere devono vegliare sulla sicurezza del Pontefice, stanno cercando di adeguarsi al nuovo stile.
Certo, la sicurezza del Papa è importante, c'è da vegliare su di lui, c'è da evitare che qualche squilibrato compia gesti inconsulti, come accadde la notte di Natale del 2009, quando una giovane svizzera saltando la transenna trascinò a terra Papa Ratzinger mentre procedeva con la processione all'inizio della veglia.
Allora fu la prontezza del generale Domenico Giani, che l'agguantò, ad evitare il peggio. Ma non c'è dubbio, d'altra parte, che in nome della sicurezza si è rischiato talvolta di creare una gabbia eccessiva attorno al Papa. Persino Oltretevere: quando doveva passare l'auto del Pontefice, all'interno della stessa città del Vaticano, si bloccava il passaggio, le persone venivano fermate, era tutto un dispiegarsi di forze non sempre giustificato.
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Francesco non sembra affatto disposto a vivere blindato in una gabbia protettiva che negli ultimi anni è andata aumentando. Sabato mattina, prima dell'udienza concessa agli oltre seimila giornalisti, davanti all'ingresso della Casa Santa Marta, dove il Pontefice alloggia, è accaduto un episodio illuminante. Francesco è sceso e affacciandosi all'esterno ha trovato ad attenderlo la berlina e un'altra macchina di scorta.
Un gendarme teneva già aperta la portiera posteriore dell'auto con la quale avrebbero percorso poco qualche centinaio di metri per arrivare all'aula Paolo VI. Il Papa ha guardato i gendarmi, ha sorriso, e ha fatto un eloquente gesto con la mano, come per dire: «Ma non crederete mica che io monti in macchina per fare cento metri». Quindi con il suo passo spedito si è avviato da solo verso l'aula Paolo VI, seguito dal Prefetto e dal reggente della Casa Pontificia, nonché dal capo del gendarmi vaticani. Mentre le macchine rimanevano ferme dov'erano e gli sportelli venivano richiusi.
Nei primi quattro giorni del suo pontificato, Francesco ha sottolineato in ogni modo il suo ruolo di vescovo di Roma: ha voluto accanto a sé il cardinale Vicario Agostino Vallini al momento del primo affaccio dalla Loggia di San Pietro; ha celebrato la sua prima messa pubblica fuori dalla Sistina nella parrocchia vaticana di Sant'Anna; nel suo primo Angelus si è espresso soltanto in italiano. C'è da prevedere che il nuovo Papa intensifichi le uscite romane, le visite alle parrocchie, alle mense dei poveri. E a questa normalità di rapporto con la città dovrà adeguarsi il pur necessario apparato di sicurezza.
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Il 17 ottobre 1978, il giorno dopo l'elezione, a sorpresa Giovanni Paolo II si recò al Policlinico Gemelli per visitare l'amico vescovo polacco Andrej Deskur. Francesco il giorno dopo l'elezione ha visitato Santa Maria Maggiore (chiedendo ai gendarmi di essere discreti) ed è passato alla casa del clero di via della Scrofa per pagare il conto e ritirare la valigia. Il giorno successivo si è recato a far visita all'amico cardinale Jorge Mejia, colpito da infarto e ricoverato in una clinica sull'Aurelia. Chi conosce il Papa, dice che siamo soltanto all'inizio. Sarà davvero difficile «ingabbiarlo» nel nome della sicurezza.
 http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/che-dio-protegga-i-gorilla-custodi-del-papa-52617.htm

GLI “IMPOTENTI” DELLA TERRA A ROMA PER BERGOGLIO

Domani alle 9 e 30 la consegna dell’anello del Pescatore - I potenti della terra a Roma: al completo la delegazione sudamericana - C’è anche Joe Biden con Nancy Pelosi: parleranno con Napolitano del governo che verrà? - Una cerimonia “blindata” ma senza cecchini sui tetti…

M.Antonietta Calabrò per "Il Corriere della Sera"
La fede e la piazza. Papa Francesco uscirà domani dalla Domus Sanctae Marthae sulla jeep bianca intorno alle 8.50 del mattino. La cerimonia per l'imposizione del pallio, la consegna dell'anello del Pescatore e la Messa per l'inizio del ministero petrino del nuovo vescovo di Roma, inizierà, così com'è previsto e annunciato, alle 9.30. Cosa farà intanto Francesco? La risposta è semplice e sorprendente, nonostante le sorprese cui già ci ha abituato.
PAPA BERGOGLIOPAPA BERGOGLIO
Ebbene, per un mezz'ora abbondante il Papa girerà sulla sua jeep tra la folla radunata sulla piazza. Nonostante le previsioni del tempo non siano buone. Andrà incontro al popolo, ancora una volta. E a lungo. Tanto più a lungo rispetto alle precedenti occasioni, tanto più importante è il momento che si appresta a vivere. Il sagrato della Basilica, la piazza abbracciata dal Colonnato e la via della Conciliazione saranno strapiene di oltre duecentomila persone.
Ma tutto intorno «siamo pronti ad accogliere un milione di persone», ha detto il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro. Centotrenta delegazioni ufficiali stanno arrivando da tutto il mondo. Questa volta la lingua più parlata sarà senza dubbio lo spagnolo. I presidenti dei Paesi Sud e Centro Americani stanno giungendo in massa.
Non solo il presidente argentino Cristina Fernandez de Kirchner, ma il presidente del Brasile Dilma Rousseff - alla guida del Paese con il maggior numero di cattolici - il presidente cileno Sebastian Pinera, quello del Paraguay Federico Franco e quello messicano Enrique Pena Nieto. A essi si aggiungeranno dalla Spagna il principe della Asturie Felipe, con la moglie Letizia e il premier Mariano Rajoy, dal Portogallo il presidente Aníbal António Cavaco Silva, dalla Germania la cancelliera Angela Merkel.
DIBATTITO BIDEN RYANDIBATTITO BIDEN RYAN
Sarà il vicepresidente cattolico Joe Biden a rappresentare gli Stati Uniti, e porterà con sé il governatore del New Mexico, Susan Martinez, oltre a Nancy Pelosi (leader della minoranza democratica alla Camera). Martinez è considerata un astro nascente, ispanico, del Partito repubblicano. Farà parte della delegazione anche John J. DeGioia, presidente della Università di Georgetown di Washington, un'università dei gesuiti in cui si sono formati anche alcuni presidenti degli Stati Uniti.
La delegazione italiana sarà composta dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (accompagnato dalla signora Clio), dal presidente del Consiglio Mario Monti (accompagnato dalla signora Elsa), dai nuovi presidenti delle Camere, Pietro Grasso e Laura Boldrini, e dal presidente della Corte costituzionale. Poi ministri, in tutto 16 persone. Sei gli appartenenti a famiglie regnanti o eredi al trono. E mai come questa volta, saranno presenti i rappresentati delle Chiese cristiane non cattoliche, a partire dal patriarca ecumenico ortodosso Bartolomeo.
ANGELA MERKEL E FRANCOIS HOLLANDEANGELA MERKEL E FRANCOIS HOLLANDE
Ben quattordici saranno le altre delegazioni ortodosse, a cominciare dal metropolita Hilarion del patriarcato di Mosca (e poi rappresentanti dei patriarcati di Alessandria, di Cipro, della Grecia, dell'Albania, dell'Ucraina). Foltissima la rappresentanza ebraica: a cominciare dal rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni, dal presidente della Comunità di Roma, Riccardo Pacifici, e da Roberto Gattegna, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane. Poi, Oded Wiener, direttore generale del Gran rabbinato di Israele, esponenti del World Jewish Congress, e dall'anti Defamation League.
Ma anche i musulmani, saranno numerosi. Dall'Argentina arriverà Mohamed Youssef Hajar, segretario generale dell'Islamic Organization of Latin America, in ottimi rapporti con papa Bergoglio. E dall'Italia il presidente della Comunità religiosa islamica, Coreis, l'imam Yahya Pallavicini.
Giorgio NapolitanoGIORGIO NAPOLITANO
Le misure di sicurezza saranno importanti, con divieto di sorvolo su Roma, ma l'apparato di protezione si basa soprattutto su prevenzione e intelligence, limitando al massimo interventi «invasivi». Il modello è il piano sicurezza che è stato messo in atto per i funerali di Giovanni Paolo II. È solo una leggenda metropolitana che vengano schierati i cecchini sui tetti. «I cecchini non ci saranno domani ma non ci sono mai stati. Tutto quello che si affaccia sulla piazza San Pietro e su via della Conciliazione è nostro, del Vaticano. Figuriamoci se autorizziamo i cecchini», dicono Oltretevere.

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