ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 12 marzo 2013

CHE IL SIGNORE CI DIA UN PAPA SANTO

pss   “SENZA FEDE SI VIVE DISPERATAMENTE”. CHE IL SIGNORE CI DIA UN PAPA SANTO 
Scrisse una volta Giuseppe Prezzolini (“ateo con un gran desiderio di credere”) che la Chiesa non ha mai impedito a nessuno di farsi santo. L’aveva scritto in uno dei tanti momenti in cui fervevano polemiche sulla realtà del cattolicesimo, con critiche più o meno forti ad esponenti della gerarchia, a movimenti e a ipotesi di riforme.

Ci è tornata alla mente, questa espressione, proprio in questi giorni nei quali in quella sorta di “totopapa” in atto nei media, si sente e si legge che i compiti del nuovo eletto dovranno essere questi e/o questi altri, e che la Chiesa di qua, la Chiesa di là, in un chiacchiericcio spesso sterile.
Che qualcuno abbia detto, nelle molte e articolate preghiere e liturgie ricorrenti in cattedrali o semplici chiese: preghiamo il Signore perché ci dia dei santi; preghiamo il Signore perché i nostri pastori seguano il Suo insegnamento e portino la buona novella a tutte le genti; preghiamo il Signore per la salvezza delle nostre anime e di quelle dei peccatori; preghiamo il Signore per i perseguitati a causa della fede – e ce ne sono tanti: dal Pakistan alla Nigeria, ci sono fratelli che pagano con la vita la fedeltà a Cristo e alla Sua Chiesa, e da noi, invece?…
Da noi si parla di riforme. Sì, se ci dobbiamo aspettare cambiamenti come quello postconciliare della liturgia, meglio non riformare un bel nulla, piuttosto star fermi, saldi… nella fede!
Noi, piuttosto che nei riformatori, speriamo infatti nei santi, anche se, ovviamente, di riformatori la Chiesa ha sempre avuto bisogno. Tuttavia… vengano prima i santi, esempi di vita cristiana, maestri di fede, di carità, di speranza (non è poi detto che non ci possano essere santi- riformatori, come in passato la storia ci ha mostrato). Perché di questo abbiamo bisogno: di esempi innanzitutto.
E torniamo al Conclave alle previsioni, sul nuovo successore di Pietro. Con media che si comportano (l’abbiamo visto) come tifosi di una squadra di calcio o come sostenitori di un partito politico.
Un religioso rettore di un celebre santuario veneto, al quale ci si era rivolti ironicamente chiedendo per quale cardinale facesse il tifo, ha risposto in maniera altrettanto ironica, ma esemplare: faccio il tifo per lo Spirito Santo!…
La Chiesa Cattolica non vi ha dubbio attraversi un momento drammatico, per certi versi sconvolgente, violentemente attaccata da più parti dall’esterno, minata al suo interno da sottili, subdoli nemici, nei quali è operante uno spirito diabolico come quello a suo tempo denunciato con lucidità da Paolo VI: “il fumo di Satana”!
Che il Signore ci dia un Papa con capacità di governo, certo; con mano salda nel reggere il timone della barca, ovviamente; con intelligenza, se non con acutezza d’ingegno, d’accordo. Ma ci dia soprattutto e prima di tutto un uomo di fede e di carità, perché così soltanto potrà dare quella speranza che all’uomo d’oggi pare scarseggiare, se non mancare del tutto, sbattuto come è in un mare in burrasca chiamato mondo, sempre più privo di principi, di valori, di ideali. Un mondo dove mammona va alla grande e dove pare che tutto sia… uguale a tutto, senza distinzioni fra bene e male, lecito e proibito, buono e cattivo.
Torna il discorso di Prezzolini di quarant’anni fa: “… Secondo me, che non sono un credente, la Chiesa Cattolica (ndr, maiuscole sue!) è la più straordinaria e meravigliosa organizzazione del mondo occidentale; ma che non dovrebbe inframettersi la politica. Molte delle sue funzioni sono finite o sostituite da altri organismi. C’è un compito al quale soltanto la Chiesa può soddisfare ed è la scelta e la preparazione di uomini buoni (ndr, corsivo dell’autore). Nel mio pessimismo (che va d’accordo perfettamente con il dogma del peccato originale) credo che la bontà umana sia rara, e che sia l’ultima e sola consolazione che gli uomini possano avere. Senza fede si vive disperatamente…”.
Ecco perché c’è bisogno di santi che testimonino, nella loro persona, con le loro opere, quella fede che ci può aiutare, sorreggere nelle burrasche dell’esistenza e riempire un vuoto esistenziale sempre più diffuso.
di Giovanni Lugaresi



questo articolo è stato pubblicato anche su:
La Voce di Romagna, 12 marzo 2013

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