"In futuro qualcuno potrebbe far pressioni su un Pontefice per farlo dimettere"
ANDREA TORNIELLICITTÀ DEL VATICANO
Nell'editoriale di commiato per Benedetto XVI pubblicato su «L'Osservatore Romano», il direttore Gian Maria Vian ha scritto che il gesto della rinuncia papale è «un atto grave e nuovo che alcuni non capiscono». In effetti nelle ultime ore si sta sgretolando anche nelle pubbliche dichiarazioni quel muro granitico di consensi che aveva accompagnato del dimissioni del Pontefice.
Un cardinale di peso, l'australiano George Pell, ratzingeriano arcivescovo di Sidney, in un'intervista televisiva ha criticato Benedetto XVI per la sua decisione perché crea un precedente e lascia la Chiesa in uno stato di incertezza.
«Ci potrebbero essere persone che essendo in disaccordo con un futuro Papa potrebbero montare una campagna contro di lui per indurlo alle dimissioni». Pell ha detto che Ratzinger è un brillante teologo, ma ha anche di preferire qualcuno che sappia condurre la Chiesa. Il porporato australiano ha detto di non credere di essere «papabile», ma non ha escluso la possibilità di essere eletto: «Potrebbe accadere: io sono cattolico, sono un vescovo, sono un cardinale».
Un'altra pubblica presa di distanze dal gesto di Benedetto XVI è arrivata dalla Francia, dall'arcivescovo di Digione Roland Minnerath, vicino alle posizioni più tradizionali. Il prelato francese, dopo aver appreso la notizia della rinuncia di Ratzinger, ha raccontato di non aver voluto crederci. «Che cosa è importante nel ministero di un sacerdote, di un vescovo o del Papa? I suoi doni intellettuali o il dono che egli fa di se stesso a Cristo? È non è forse questo il frutto più importante di ogni altra cosa?».
Come aveva già fatto l'ex segretario di Wojtyla, il cardinale Stanislaw Dziwisz, anche Minnerath ha messo a confronto la decisione di Benedetto XVI con il diverso atteggiamento tenuto da Giovanni Paolo II: «Era sempre più limitato negli ultimi anni della sua vita, ma è rimasto al suo posto. E ha donato un esempio di fedeltà alla chiamata ricevuta». L'arcivescovo di Digione ha quindi osservato che introdurre un «criterio di efficienza» è comprensibile e «valido nel governo delle questioni temporali di un capo di Stato. Ma l'esercizio del presbiterato e dell'episcopato è un'altra cosa». Minnerath si è anche chiesto quale sarà adesso lo «statuto» del Papa rinunciatario.
Come si ricorderà, nei giorni scorsi il portavoce vaticano padre Federico Lombardi aveva annunciato che Ratzinger avrebbe continuato a usare il nome di Benedetto XVI, a essere chiamato Sua Santità, e avrebbe utilizzato il titolo di «Papa emerito», vestendo la talare bianca (un abito papale), anche se senza mantellina. Soltanto le scarpe non sarebbero più state rosse. Non è dato di sapere quanto i canonisti vaticani abbiano riflettuto e quanto debbano ancora riflettere su queste scelte. Ma è fuori dubbio che un «Papa emerito» vestito di bianco, che porta ancora il nome papale, seppur «nascosto al mondo», in preghiera «nel recinto di Pietro», potrebbe risultare in qualche modo un «secondo» Pontefice.
Benedetto XVI ha cercato ieri di sgomberare il campo, facendo già un anticipato atto di totale e incondizionata obbedienza al successore, chiunque esso sia. Mercoledì scorso nella piazza San Pietro gremita di fedeli, c'erano gruppi di tradizionalisti che issavano cartelli con le scritte «Benedetto XVI di nuovo Papa», auspicando una sua rielezione, come pure «Benedetto XVI, noi saremo sempre con te».
Sui siti tradizionalisti circolano poi riferimenti apocalittici a rivelazioni e apparizioni. C'è chi ricorda che ora Ratzinger assomiglia sempre di più a quel «vescovo vestito di bianco» citato nel Terzo segreto di Fatima, il quale, «mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena» sale fino alla «cima del monte» attraversando un campo di cadaveri. Si fa notare che all'Angelus di domenica scorsa Ratzinger ha usato l'espressione «salire al monte», peraltro giustificata dal Vangelo del giorno che descrive la trasfigurazione sul Monte Tabor.
Altri adattano agli eventi di questi giorni una presunta profezia di San Pio X, un «sogno» che il Pontefice avrebbe fatto, vedendo lui stesso - che si chiamava Giuseppe, come Joseph Ratzinger - o un suo successore «fuggire da Roma» e poi venire martirizzato. Di certo Benedetto XVI nei discorsi di questi ultimi giorni, pieni di speranza e di fiducia nel futuro della Chiesa, non ha concesso nulla a queste visioni apocalittiche, che associano alla sua rinuncia l'inizio di una fase burrascosa e in qualche raro caso persino l'arrivo sul Soglio di Pietro di un antipapa. Per Ratzinger bisogna «affidarci come bambini nelle braccia di Dio», certi che non lascerà affondare la «barca» della Chiesa.
LA SEDE VACANTE NEL SEGRETO DI FATIMA: MISTERO CULMINANTE DELLA STORIA
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
È un fatto: la terza parte del Segreto di Fatima, che per più di mezzo secolo è stata al centro dell’interesse del mondo, una volta pubblicata con la sconcertante idea che ne colloca al centro Giovanni Paolo 2º, ha sollevato molti dubbi. Vi era certamente un aspetto simbolico nella sua visione, dove figurava la misteriosa morte di un papa con tutto il suo seguito, vittime di spari e di «frecce». Simbolico o reale, tale fatto prospetta la vacanza del Soglio pontificio.
Infatti, quando il Papa muore la Chiesa resta in condizione di Sede vacante.
La visione del Segreto si conclude con la Sede vacante
Questa vacanza si prolunga fino all’elezione di un altro Papa cattolico.
Chi può essere sicuro che tale successione sia avvenuta a partire di Roncalli; da quando gli eletti papi hanno introdotto una «fede» ecumenista non cattolica?
Un Papa cattolico mai avrebbe potuto alterare la Dottrina e la Liturgia della Chiesa nel senso che smonti le difese della Fede, portando i fedeli alla generale apostasia, come è avvenuto con Giovanni 23. Egli, già nel 1960 aveva convocato il concilio della demolizione e riguardo al «terzo Segreto di Fatima» ha cercato di smontarlo, archiviandolo! Un nascondimento durato oltre quarant’anni.
Stupefacente è inoltre l’avversione al Segreto nel tempo di Paolo 6º.
Quando, dal 15 novembre 1966, furono abrogati gli articoli 1399 e 2318 del Codice di Diritto Canonico che proibivano la pubblicazione di libri e opuscoli che diffondessero nuove apparizioni, rivelazioni o profezie non approvate dalla Chiesa, chiunque si sentì libero di diffondere le rivelazioni più fantasiose. Qualsiasi diavoleria poteva venire alla luce. Niente più era proibito. Solo il Segreto della Vergine di Fatima, il messaggio più indubbiamente divino, restò all’Indice.
Abituati a tale lunga catena d’inganni dopo la stupefacente censura di Giovanni 23, i fedeli, alla pubblicazione del Segreto nel 2000 con una strana interpretazione, potevano pensare che si trattasi dell’ultimo tranello di una strana finzione. Eppure va ripetuto: Fatima è l’evento soprannaturale avvallato dal miracolo del sole – affinché tutti credessero nella sua natura di aiuto celeste agli uomini. Se è profezia, come crediamo, allora lo stesso fatto che sia stato censurato e manipolato è parte del mistero che intende svelare, secondo la sua emblematica datazione del 1960.
La questione centrale della Profezia di Fatima riguarda il Papato
Como si è visto, Fatima può essere considerata risposta all’appello del 5 maggio del Papa Benedetto XV, con l’apparizione di Maria SS. il 13 maggio, quindi;
al Papa sono dirette le richieste del Messaggio di Fatima;
il Papa è al centro delle persecuzioni e sofferenze profetizzate;
dal Papa dipende la risposta alle devozioni richieste da Maria Santissima;
al Papa andavano le continue preoccupazioni e preghiere dei pastorelli;
e di lui è detto che, per aver ritardato le richieste del Signore, seguirà il Re di Francia nella disgrazia!
Tale “decapitazione” fu predetta in una comunicazione di Gesù a suor Lucia nell’agosto 1931: “Fa sapere ai miei ministri che siccome essi hanno seguito l’esempio del Re di Francia nel ritardare l’esecuzione della mia domanda, lo seguiranno nella disgrazia” (Documenti su Fatima di P. Alonso e altri).
Il Re fu ghigliottinato, quindi si tratta di un’acefalia che, riguardando la Chiesa sarebbe d’ordine «metafisico», universale, quindi, delinea la Chiesa e l’umanità in preda al potere che abbatte l’Ordine di Cristo e prepara il «disordine metafisico» dell’Anticristo; il potere di un infido impero edonista ma assassino, ecumenista ma ateo; un flagello più rovinoso per le anime delle guerre e rivoluzioni messe insieme.
Ora, la visione del Terzo Segreto, ossia dello «sterminio» del Papa e dei suoi testimoni cattolici, palesa simbolicamente la «rimozione» nell’ambito interno della Chiesa del «sommo ostacolo» al male, il «katéchon» del testo di San Paolo (II Ts). Quindi il «Segreto» riguarda un’ora cruciale per il Papato: ora di Sede vacante.
E poiché l’anno per far conoscere la terza parte del Segreto – “perché più chiara” – era 1960 (nella spiegazione della Veggente al cardinale Ottaviani), quindi, qualche tempo prima, non è logico pensare che la profetizzata disgrazia valeva piuttosto per i Papi fino a Pio XII, morto nel 1958? Ma se è così, come sembra logico, un successivo «Papato» sarebbe, sia depositario del testo del Segreto, sia conseguente – riguardo allo stato della Santa Sede – alla disgrazia derivata dalla sua visione.
In altre parole: il tempo del Segreto di Fatima, avendo una sua “scadenza” in un tempo subito prima del 1960, data questa che non può essere cancellata, indica la disgrazia del periodo successivo, che è quello dell’acefalia della Chiesa.
Per dirlo in una sola frase: poiché i «ministri del Signore» fino a Pio XII non hanno eseguito la Sua richiesta, con la morte del Papa (vedi la visione), la Chiesa restava nell’acefalia di una Sede vacante. Infatti, non vi è disgrazia peggiore, non solo a causa dello sgoverno, ma della presenza in tale Luogo sacro di falsari della Fede.
Finzione o realtà apocalittica?
Il cattolico che considera la situazione della Fede nella Chiesa nel periodo seguente alla morte di Pio XII, soffre per la sua gravissima crisi da più di mezzo secolo, con gli incredibili atti e iniziative «pontificali» e «vescovili» dopo il Vaticano 2.
Sono molte le testimonianze a diversi livelli di questa demolizione della Chiesa.
Qui sarà ricordato più avanti Romano Amerio per la sua raccolta di desistenze «dell’autorità» e «variazioni» nella Chiesa degli ultimi tempi; indicante lo sfascio, anche senza approfondirne la vera causa. Eppure, la causa prima di questa va riconosciuta nell’elezione di un modernista filo-massone alla Sede, perciò datata.
Ecco l’importanza della datazione riguardante la Sede vacante in causa.
Riguardo a quella data, suor Lucia, ha sempre detto che 1960 era il tempo per far conoscere la terza parte del «Segreto» che aveva redatto: “perché così lo voleva la Madonna”! E poi, chiarendo il perché di questa data al cardinale Ottaviani nel 1955, ha detto che allora sarebbe “più chiaro”!
Si noti che per questo stesso importante Pro-Prefetto dell’allora Santo Ufficio, che è stato elettore di Giovanni 23, la sua elezione alla Santa Sede si era dimostrata una rovina, poiché egli diceva e faceva tutto alieno a ogni appello alla conversione, affinché gli uomini e i popoli smettessero di offendere Dio.
Ora che si conosce il contenuto del «Terzo Segreto» ovvero la visione simbolica della «liquidazione» del Santo Padre con tutto il suo seguito fedele, il «nuovo papato» appare avverso a quella profezia della disgrazia annunziata… (come il Re di Francia), di cui Giovanni 23 prenderà esplicitamente le distanze nel discorso di apertura del Vaticano due. A questo punto si ha il palese rapporto di opposizione tra il Segreto di Fatima e il «nuovo papato». Saranno gli stessi «papi conciliari» a ritenere il «Terzo Segreto» autentico, ma lo stesso lo hanno censurato e manipolato.
Quanti contestano ancora l’autenticità del «Segreto» pubblicato nell’anno 2000, adducendo la mancanza in esso delle parole di Maria SS., di modo a spiegare la situazione di apostasia che devasta la Chiesa oggi, dovrebbero considerare da chi e da quando parte tale demolizione. Non è proprio la mancanza dell’autorità del papa cattolico a permettere e proporzionare ogni investita contra la Fede e il Culto, che conduce all’apostasia generale? La stessa confusione attorno all’intervento divino di Fatima, va imputato a quale potere? Basta parlare di una desistenza dell’autorità, che del resto rimane evidente e continua con le «dimissioni» di Benedetto 16?
Se dalla morte di Pio XII è subentrato un «nuovo papato» che tra tante mutazione ha pure strumentalizzato la Profezia che poteva indicava il lungo interregno della vacanza cattolica, ciò non dovrebbe essere d’enorme interesse per i cattolici?
Di fatto, la visione del «Segreto» svela proprio l’«eliminazione» dell’autorità papale per in tempo! Così, chi riconosce la crisi della grande apostasia non deve trascurare il Segno di Fatima che, come tutto fa capire, apre alla giusta lettura di quanto è successo nella Chiesa prima e dopo la morte di Pio XII, cioè attorno alla data segnata per pubblicare il Terzo Segreto. Allora la situazione della presente Sede vacante cattolica ne è la spaventosa continuazione, che non si vuole capire.
Per discutere sull’autenticità del testo del «Segreto» pubblicato nel 2000 abbiamo redatto un dimostrazione in varie lingue: in italiano http://wp.me/pWrdv-Ml; in portoghese: http://promariana.wordpress.com/2010/10/05/da-validade-do-segredo-publicado-em-2000/; in inglese: http://promariana.wordpress.com/2012/11/01/2567/ e pure in spagnolo e francese.
http://www.agerecontra.it/public/pres30/?p=9944
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.