ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 12 marzo 2013

I QUATTRO DELL’AVE MARIA AL TAVOLO DEL CONCLAVE


I quattro favoriti sono Scola, Scherer, Ouellet e Sean O' Malley - Se nei primi tre giorni non ci sarà la sospirata fumata bianca può spuntarla Dolan, in agguato Ortega, Schoenborn e Tagle - Contro un Papa Usa il timore di difficoltà con gli arabi - Stasera prevista una fumata nera…

Francesca Giansoldati per Il Messaggero
Cardinale ScolaCARDINALE SCOLAVaticano dVATICANO D
Il cardinale di Santo Domingo Lopez Rodriguez scuotendo la testa, scruta da lontano il Cupolone, e a un sacerdote amico incontrato per strada affida la seguente considerazione: «Secondo me non ci siamo ancora sul nome, penso che vi siano ancora tante cose in sospeso».

Già, le cose in sospeso, come il fatto di avere un collegio elettorale frazionato in tanti piccoli gruppetti in movimento da dove filtrano visioni polarizzanti. Da una parte coloro che intravedono all'orizzonte i tratti di una Nuova Chiesa, decisamente meno istituzionalizzata di quanto non sia ora, e coloro che, invece, si spendono per lo status quo, la Vecchia Chiesa, coincidente con il centralismo romano.
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I giorni dei dibattiti nell'Aula del Sinodo, in tutto dieci congregazioni generali per un totale di 160 interventi, sono serviti a mettere a fuoco le visioni di due vaste aree diversamente articolate dalle quali uscirà (prima di domenica) una sintesi elettorale, ovvero un Papa capace di rappresentare l'unità, infondere linfa nuova e nello stesso tempo garantire il cammino fatto finora. «Un po' come costruire una casa nuova su delle fondamenta pre-esistenti» sintetizza il sudafricano Fox Napier, facendo capire che il cambio va intrapreso sulla scia di Wojtyla e di Ratzinger. E' vero che la Chiesa è semper reformanda, ma c'è modo e modo di fare riforme.
GIOCHI APERTI
Le difficoltà non mancano. Intanto perché scarseggiano delle figure eminenti capaci di coagulare subito 77 voti (che non sono pochi). Di sicuro stasera, ha assicurato padre Lombardi, il comignolo sulla Sistina non sbufferà nuvole bianche. Si attende una scia di fumo nero come il carbone. Gli elettori tuttavia rassicurano (forse scaramanticamente) che entro giovedì verrà eletto il successore di Ratzinger.
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Entrano favoriti in quattro, Angelo Scola in pole position seguito da Odilo Scherer, Marc Ouellet e Sean Patrick O'Malley. Ognuno di loro ha dalla sua un curriculum di tutto rispetto ma al tempo stesso un fardello di riserve di vario genere. Scola, tra tutti, è l'italiano più conosciuto e ammirato. E' un teologo di rango, un filosofo, è stato rettore di una università e in questi anni ha realizzato un interessante percorso di dialogo con le altre religioni. Il mondo islamico (sciita e sunnita) così come le realtà ortodosse e protestanti lo considerano un interlocutore prezioso e affidabile.
Te DeumTE DEUMSEAN PATRICK O MALLEYSEAN PATRICK O MALLEY
Ha fatto del dialogo un tratto distintivo del suo governo prima nella diocesi di Venezia e poi a Milano. Ha 72 anni, gode di buona salute, conosce le lingue e ha una visione davvero globale della Chiesa dove ormai più di due terzi dei cattolici vivono in America Latina, Africa e Asia. Lo sosterrebbero molti italiani, diversi africani ma anche tanti europei e sudamericani, circa una quarantina di voti.
A suo sfavore però potrebbero giocare negativamente i legami con Cl e un carattere un po' duro. Scherer, un brasiliano che ragiona come un tedesco, ha lavorato in curia per anni come collaboratore del cardinale Re. Ora a San Paolo governa una diocesi di 10 milioni di persone.
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E' rigoroso in dottrina ma aperturista sul fronte sociale. Si è scontrato diverse volte col governo per chiedere maggiori tutele per i poveri. C'è chi dice che in caso di stallo i suoi voti potrebbero confluire su Scola, ma questo è tutto da vedere. Ouellet, un ratzingeriano di ferro, è un amico personale di Benedetto XVI, uno dei pochi con il quale si confidava. Franco canadese, con pessime doti comunicative, ha mantenuto in questi anni un profilo un po' basso. Nonostante abbia un fratello condannato per pedofilia, i cardinali non ritengono che possa costituire un elemento deterrente per non votarlo.
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GLI USA
Infine ci son gli americani che per la prima volta sono seriamente in corsa per il papato con O'Malley e Dolan, entrambi figure capaci sia di gestione che di cuore allo stesso tempo. O'Malley, rispetto a Dolan, forse ha una percezione della globalità della Chiesa più marcata, avendo viaggiato il mondo a visitare le missioni dei cappuccini. A loro sfavore giocano gli effetti collaterali di un Papa americano sulle comunità cattoliche nei Paesi arabi. Domenica O'Malley ha pranzato con i carmelitani della chiesa in cui ha celebrato la messa, folgorandoli con il suo ottimismo e la semplicità. Ha fatto onore a un bel piatto di rigatoni col sugo e al coniglio con le olive. «Una persona umile e colta».
Piviale PontificioPIVIALE PONTIFICIO
OUTSIDER
L'impressione generale, davanti a questo strano conclave, è che le sorprese non siano da escludere, specie se nei primi tre giorni non ci sarà la sospirata fumata bianca. In caso di stallo si fanno nomi di outsider come il messicano Robles Ortega (viene dato in ticket con Bertello segretario di Stato), l'austriaco Schoenborn e il filippino Tagle (ma ha solo 56 anni).
Il 21 marzo sarà però tutto finito dato che il cardinale Re (decano nella Sistina) ha confermato all'abate di Montecassino che sarà nell'abbazia per San Benedetto, una celebrazione importante alla quale prendono parte ambasciatori e personalità varie. Ormai è un mese che Ratzinger ha comunicato l'intenzione di rinunciare al governo della Chiesa. L'identikit che ha tracciato prima di ritirarsi a Castel Gandolfo è di un uomo santo, in forze e capace di governo. Ora la scelta passa ai 115 elettori e allo Spirito Santo.


 http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-52269.htm

TOTO-PAPA: I BOOKMAKER PUNTANO SULLO SCOLA-PIATTI DI CL

Il “partito”di Scola non vorrebbe giocare subito la sua carta per non bruciarla. Ma parecchi italiani non si sono ancora rassegnati all’ipotesi milanese. ‘’Eleggere Scola vorrebbe dire consegnare la Chiesa ai movimenti, istituire accanto alle diocesi una Chiesa parallela’’…

1 - CHIESA. IL NUOVO PAPA? I BOOKMAKER PUNTANO SU SCOLA 

(DIRE) - Italiano, con un'eta' compresa tra i 70 e i 75 anni, probabilmente anche lui decidera' prima o poi di rassegnare le dimissioni. E' l'identikit del prossimo Papa che tracciano i bookmaker internazionali (in Italia una scommessa del genere non e' consentita).
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Tutte le maggiori firme delle scommesse - ha segnalato Agimeg - hanno aperto le giocate su chi sara' il prossimo Papa, e concordemente eleggono Angelo Scola che stacca quote tra il 3 e il 4,50. A seguire i cardinali Turkson (tra 3-7) e Bertone (4,50-12,90). Piu' giu' nelle quote Ravasi (13-19), Sandri (19-30) e Bagnasco (13-34). Tra i nomi circolati nei giorni scorsi, quello di Marc Oullet (7,30-13). Le quotazioni del cardinale O'Malley sono scese molto nelle ultime ore, anche per l'elevato numero di giocate che ha attratto, e adesso da alcuni bookmaker viene dato ache a 12. Piu' basse le chance del filippino Tagle (da 17 in su) e dell'honduregno Maradiag
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2 - I MOVIMENTI DI SCOLA E IL CARISMA DI DOLAN
Giulio Anselmi per "La Repubblica"
Il pronostico netto della vigilia - Angelo Scola, ambrosiano - si stempera un poco nelle ore che precedono la chiusura nella Sistina: come i "ceci nella pentola" di cui parlava Giovanni XXIII, risalgono Sherer, Dolan e Ouellet. Soprattutto il primo. E anche un paio di cardinali francesi.
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Il "partito"di Scola non vorrebbe giocare subito la sua carta per non bruciarla. Anche se il francese Jean-Louis Tauran, quello a cui spetterà intonare l'Habemus papam, spiegava ieri che, con l'attuale sistema elettorale, non ha senso sprecare voti e tempo per candidati di bandiera. Ma parecchi italiani non si sono ancora rassegnati all'ipotesi milanese. Con le parole «la misericordia non è un colpo di spugna», Scola è sembrato ricollegarsi al ratzingeriano «carità, ma prima giustizia». Con la consueta prudenza, ha aggiunto: «il nuovo papa segua le orme dei predecessori».
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Questo è il punto: quali orme? E di chi? «Eleggere Scola vorrebbe dire consegnare la Chiesa ai movimenti, istituire accanto alle diocesi una Chiesa parallela», spiega un illustre teologo che ha appena raccolto, al riguardo, le preoccupazioni di una dozzina di cardinali. «Giovanni Paolo II dette ai movimenti molto spazio, che poi Benedetto cercò di ridurre».
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Ma Opus Dei, neo-catecumenali, focolarini, Comunione e liberazione, Sant'Egidio e perfino i Legionari di Cristo hanno ancora un grande potere. E, malgrado le differenze e le reciproche ostilità, si trovano allineati nel difenderlo.
Oltre a essere l'indimenticato "don Angelo" di Cl, il cardinale Scola è stato rettore dell'università Gregoriana e fondatore (con Ratzinger) della rivista teologica Communio, interprete di una visione "centrista" del Concilio; ha creato Oasis, dedicata al rapporto tra cristiani e musulmani, nel cui comitato promotore siedono sei porporati (cinque elettori); ha una rete di rapporti in tutta la Mitteleuropa e anche in America latina.
Cardinal Camillo Ruini - Copyright PizziCARDINAL CAMILLO RUINI - COPYRIGHT PIZZI
È, insomma, un candidato forte, accreditato dell'esperienza di governo maturata a Venezia e a Milano. Quanto basta per raccogliere una quarantina (per ora scarsa) di voti e per bloccare qualunque altra candidatura.
Voci diffuse parlano dell'affievolirsi dell'ostilità del cardinale Sodano, in cambio di un avvicendamento alla Segreteria di Stato che, a tempo debito, veda Bertone sostituito da un prelato non sgradto alla curia. «Scola», ha detto anche Ruini; ma Ruini; che conta, non vota. Alto, grande e grosso come quello di Scola sullo scenario del conclave si staglia anche il profilo di Dolan, capo del potente partito americano, carismatico, trascinatore.
CARDINALE ANGELO SODANOCARDINALE ANGELO SODANO
Parecchi voti, almeno inizialmente, potrebbero convergere su di lui. Ma un anziano porporato gran conoscitore di tempi e modi ecclesiali, ancorchè escluso per la seconda volta dall'elezione, non ha dubbi: «Finirà come nel ‘95». Quando Martini, indicato come l'antagonista progressista, aderì rapidamente al gruppo di Ratzinger per evitare che la rinuncia del prelato bavarese spianasse la via a una soluzione italiana, da molti individuata in Ruini.
CARDINALE TARCISIO BERTONECARDINALE TARCISIO BERTONE
Di Scherer, e del suo, teoricamente perfetto, equilibrio pastoral-curiale, italianostraniero abbiamo già detto. Ma molti voti sono ancora a spasso. La storia è piena di papi usciti cardinali e di candidature elise a vicenda. Tutti fanno notare che dalle congregazioni è uscito il profilo di un papa trascinatore, capace di essere riferimento per una Chiesa stanca, pastore (anche se Enzo Bianchi, priore di Bose, ha messo in guardia contro gli schematismi di comodo: «Esercitare il ministero petrino sulla Chiesa universale non è come fare il vescovo di una diocesi»).
Le previsioni sono per un'elezione rapida. Ma se mercoledì sera fossimo fermi alle fumate nere si riaprirebbero i giochi. È ancora il momento della conoscenza, delle riflessioni, degli annusamenti. Calcoli umani, in attesa che domani, invocato dai conclavisti, cali su di loro lo Spirito Santo. «Speriamo faccia presto», salutò, lasciando Genova, il segretario del cardinale Siri, tre volte papabile. Ma erano altri tempi, ben lontani da Santa Marta, e nell'alloggiamento del povero monsignore mancava anche la presa per il rasoio elettrico.

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