ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 24 marzo 2013

La retorica dell'umiltà

Papa Bergoglio e la retorica dell'umiltà


 
Ahi.Ahi.Ahi. La settimana, che era cominciata sotto buoni auspici, per l'elezione del nuovo Papa, è subito precipitata. Il Pontefice non aveva quasi fatto in tempo a essere elevato al soglio di Pietro che è cominciata la sarabanda dell' 'umiltà'.
«I primi gesti umili del Papa» titolava il giorno dopo a tutta pagina il Corriere della Sera, seguito sullo stesso tono da tutti i quotidiani, dalle Tv, dai talk show, da Twitter, dai social network. «Papa Francesco va a pagare, di persona, il conto dell'albergo dove aveva risieduto da cardinale durante il Conclave», «ha respinto, con un gesto, la berlina papale ed è salito su un pulmino insieme agli altri cardinali», «al momento della vestizione, dopo l'elezione, quando il cerimoniere Guido Martini gli porgeva la mozzetta di velluto rosso bordata di ermellino l'ha respinta, come ha respinto la croce d'oro dei Papi, affermando che continuerà a portare la sua, di ferro», «nella cappella Sistina dove dovrebbe pronunciare, come da tradizione, un'allocuzione scritta, in latino, parla invece a braccio in italiano», «poi resta in piedi anzichè sedersi sulla 'sedia del Papa'», «a cena con i cardinali va a cercarsi una sedia qualsiasi».

Scriveva Alberto Savinio in un prezioso e prevvegente libretto del 1943, 'Sorte dell'Europa': «Non c'è soltanto la retorica della 'grandezza', che è quella di cui si servi' preferibilmente il fascismo, c'è la retorica della 'piccolezza', la retorica della 'bontà', la retorica della 'modestia', che non sono meno pericolose di quella». L'umiltà, come la carità, non si ostenta. E io ho il sospetto che chi troppo grandemente si umilia manchi proprio di umiltà. Del resto, a ripensarci bene, anche la scelta del nome, Francesco, è un atto di superbia mascherato da segnale di umiltà. Perchè nella cosmogonia della Chiesa il fraticello di Assisi sta dietro solo a Cristo e per questo nessuno, prima di Jorge Mario Bergoglio, aveva osato assumerne il nome.
Puo' anche darsi che gli atteggiamenti di Papa Bergoglio siano spontanei o che, più probabilmente, vogliano essere un segnale per il mondo dei credenti, ma se si potesse dare un consiglio a un Pontefice, gli direi di guardarsi dalla retorica dei media che rischia di renderli grotteschi. Ai tempi di Pertini vigeva, alimentata dal narcisismo del personaggio, la retorica della «modestia, del Presidente che si comporta come tutti gli altri». E i giornali, nella loro ansia di servilismo e di lascivia laudatoria, invece di porre un freno a questa patologia senile la incoraggiavano. Un cronista del Corriere d'Informazione, mandato all'aereoporto Forlanini per seguire l'arrivo di Pertini, scrisse: «L'aereo del Presidente atterra proprio come tutti gli altri». Spero che con la retorica dell' 'umiltà' non si arrivi, con Papa Francesco, a questi climax di cretineria piaggiatoria. Lo spero per il Papa e per tutti noi, credenti e non.
di Massimo Fini - 24/03/2013

Fonte: Massimo Fini [scheda fonte] 
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Francesco, un Papa "peronista"?
di Mario Bozzi Sentieri - 24/03/2013

Fonte: Arianna Editrice [scheda fonte] 


Ha incuriosito la presenza,  tra i “potenti della terra”,  accorsi in Piazza San Pietro per la cerimonia di intronizzazione di Papa Francesco,  del rappresentante dei "cartoneros", del Movimiento trabajadores excluidos, Sergio Sanchez.  Sanchez, invitato direttamente dal  Papa,   era alla messa vestito   con la tuta blu e verde che utilizza per raccogliere i materiali da riciclare, abbandonati dalla gente per le strade di Buenos Aires.
La sua conoscenza con il Pontefice risale a circa cinque anni fa, quando più dura era la lotta per il riconoscimento della dignità dei lavoratori.
"L'unico che ci ritrovammo a fianco – ha detto Sanchez a “L’Osservatore Romano”  – fu padre Bergoglio. Anche lui lottava contro le diverse forme di schiavitù cui erano sottoposti i lavoratori, contro la tratta degli esseri umani usati come macchine da produzione".
L’orgogliosa presenza del lavoratore in tuta blu e verde ricorda un po’ quella dei descamisados, termine che, negli Anni Quaranta,  veniva usato per indicare gli strati popolari di fede peronista.  E’ , del resto, impossibile parlare dell’Argentina senza ricordare quello che fu ed ancora è il peronismo, originale movimento politico terza forzista, nato intorno al 1943, e tuttora influente nella società argentina. Il tempo trascorso dalla scomparsa di Juan Domingo Peron, il suo fondatore,  non sembra averne fatto venire meno il valore suggestivo.  L’Argentina – in fondo – continua ad essere “peronista”, in un eterogeneo mix di populismo e di conservatorismo, di spinte rivoluzionarie e di aspettative riformiste.
Come ebbe a dire lo stesso Peron,  intervistato da un giornale inglese, “…gli argentini sono al 30 per cento socialisti, al 20 per cento conservatori, un altro 30 per cento è di radicali ”. “E i peronisti ?” lo interruppe il giornalista.  “No, no, peronisti sono tutti quanti”, rispose candidamente l’ex presidente argentino.
Lo stesso Santo Padre sembra essere “contaminato” da queste suggestioni: populista – si direbbe agli occhi di un’Europa volteriana – tanto appare caloroso, immediato, diretto, nel linguaggio, nella gestualità, nel rapporto con la gente, capace di abbracciare con uno sguardo le migliaia di persone assiepate in Piazza San Pietro e quelle in diretta televisiva e, nello stesso tempo, di guardare ognuno.
Non a caso centinaia di manifesti con la foto di Papa Bergoglio e la scritta “Argentino y peronista” hanno tappezzato le strade di Buenos Aires, mentre il quotidiano argentino “Il Clarin” ha ricordato come il neo-sacerdote Bergoglio sia stato vicino al gruppo peronista di destra “Guardia di Hierro”, con cui, negli anni, avrebbe continuato a mantenere un legame spirituale.  Pura strumentalizzazione ? Tentativo di rimarcare ancora i difficili rapporti con la presidente Kirchner, espressione del peronismo di sinistra ?
Sfugge ai nostri “parametri” occidentali l’idea di un Papa che sa parlare ai poveri e nello steso è conservatore sui principi, che sa toccare il cuore della gente senza nulla concedere alle facili mode “progressiste”, che sa ridare fierezza agli umili, i “cartoneros”, parlando di doveri morali. Siamo agli inizi di un pontificato, d’accordo. E’ presto per dare giudizi. Ma come – si diceva una volta – se questo “Ce n'est qu'un début, non è escluso che i gesti, l’esempio, le semplici parole di Papa Francesco facciano  breccia nei cuori inariditi del nostro tempo, costruendo un ponte ideale tra la passione di  Plaza de Mayo, la piazza delle grandi adunate a Buenos Aires, e Piazza San Pietro, il simbolo della Chiesa universale, riappassionata  dal suo Pastore.

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