IL FREDDO PASTORE TEDESCO È STATO AMATO SOLO NEL MOMENTO IN CUI HA MOLLATO - NON ERA UN PAPA “DA GUARDARE” COME WOJTYLA, MA “DA ASCOLTARE” - HA SEMPRE DIFESO IL “SUO” BERTONE MA NON HA CREATO UNA CHIARA SUCCESSIONE - E PROPRIO LUI, CHE HA SEMPRE TEMUTO UNA CHIESA SCHIAVA DEI MEDIA, È ANDATO VIA IN STILE HOLLYWOOD: AL TRAMONTO IN ELICOTTERO, TIPO “APOCALYPSE NOW”…
Giulio Anselmi per "la Repubblica"
PAPA RATZINGER LASCIA IL VATICANO IN ELICOTTERO
PAPA RATZINGER LASCIA IL VATICANO IN ELICOTTERO
Timido, schivo, prigioniero di un guscio settecentesco di paramenti sontuosi e di riti solenni, papa Ratzinger ha cominciato a essere amato nel momento in cui ha reso pubblico l'addio. Forse perché tutti, fedeli e cittadini del mondo, sono stati sorpresi dalla constatazione che uno dei contemporanei più potenti, a differenza dell'oscuro popolo della Curia e di molti cardinali, era estraneo alle tentazioni del potere. Simboleggiato dall'anello detto del pescatore che giovedì, con rito crudele, è finito in frantumi.
PAPA RATZINGER LASCIA IL VATICANO IN ELICOTTERO
Prima tutti affermavano, dicendo il vero, che era un grande teologo le cui parole sconfinavano nella preghiera; ma la teologia non scalda il cuore delle folle, soprattutto nell'interpretazione di un professore senza grande carisma e privo di naturale propensione al contatto con la gente. «Giovanni Paolo II era tutto da vedere», dice un cardinale vicino all'Opus Dei, «Benedetto andava ascoltato. E con attenzione».
PAPA RATZINGER LASCIA IL VATICANO IN ELICOTTERO
Narrano che a Colonia, una sera di mezz'agosto 2005, dopo aver spiegato la differenza della parola "adorazione" in greco e in latino e al termine della preghiera comune, se ne sia andato a dormire, lasciando migliaia di ragazzi imbronciati. «Brontolavano: non ci ha detto neanche buona notte», ricorda il rettore di una magnifica chiesa romana. Ma lui temeva il rischio di una Woodstok cattolica. E pochi giorni fa, quando già aveva comunicato il ritiro e una folla di romani gli si era fatta più vicina per i riti delle Ceneri, applaudendolo con particolare calore, ha sorriso, quasi sorpreso, e ha tagliato corto: «Beh, ora torniamo a pregare».
PAPA RATZINGER LASCIA IL VATICANO IN ELICOTTERO
Tra mille, era stata avanzata l'ipotesi che avrebbe disseminato la strada dell'addio di molte altre sorprese. Ma alla fine il Papa - ché alcune decisioni varate in fretta e furia allo Ior e all'Idi e certi regolamenti di conti in segreteria di Stato non possono essergli realmente attribuiti - si è limitato ad accomiatarsi dai fedeli con un «non mi ritiro a vita privata, non lascio la Croce» che, in bocca ad altri, potrebbe apparire sibillino.
«Ma che rivela solo grande sollievo», dice un monaco che lo conosce e che l'anno scorso era stato ipotizzato come predicatore per gli esercizi spirituali in Vaticano.
PAPA RATZINGER LASCIA IL VATICANO IN ELICOTTERO
Esauriti i rituali degli addii, dietro l'immagine straordinaria del primo Papa che vola via in elicottero, restano tutti gli interrogativi umani, ecclesiastici, teologici, legati al ruolo del successore di Pietro che ha deposto le chiavi del regno, anche se vengono incoraggiate vulgate semplificatorie: come se fosse uscito di scena un timido vecchietto il cui addio non va drammatizzato, dato che era già previsto dai canoni della Legge.
La papo-latria, che aveva catalogato i predecessori di Ratzinger come "il papa prigioniero" (Pio IX), "il papa universale" (Pio XII), "il papa buono" (Giovanni XXIII), "il papa forte" (Giovanni Paolo II), prova a seppellirlo come "il papa mite".
HANS HERMANN GROER CON PAPA WOJTYLA
Fu mite o debole? Di certo provò a essere giusto e si impegnò nel tentativo di purificare la Chiesa: come mostra il gran numero di arcivescovi e vescovi - circa ottanta- cacciati per vari scandali durante il suo pontificato, dopo un lungo esame, compiuto dallo stesso Benedetto, delle loro Ponenze (i dossier vescovili). Tanto rigore viene citato da cardinali e uomini di curia come prova indiretta dell'assenza di addebiti specifici a carico di cardinali, per lo meno elettori, nel dossier Vatileaks: «Non avrebbe voluto esporre il successore a un tale rischio».
RATZINGER E WOJTYLA
Di certo fu generoso con i collaboratori. Difese sempre il segretario di Stato Bertone, a cui era grato della sua fedeltà, malgrado molti cardinali lo esortassero a liberarsene per i suoi errori: «I Ratzinger sono leali», fu l'epitaffio del cardinale Joachim Meisner sulla vicenda. E salvò, fino a promuoverlo arcivescovo, il segretatario Georg Gänswein (che per ora lo segue), seriamente indiziato di essersi fatto rubare dal Corvo le fotocopie di atti del Papa che aveva conservato per sé.
CARDINALE TARCISIO BERTONE
Ma, a differenza di Wojtyla, Benedetto non è stato in grado di preparare, almeno un poco, la successione. «Di italiani non se ne parla», assicura un cardinale italiano, «tutto quello che è successo ci ha screditati in blocco». Per il porporato, ben deciso, «se me lo chiederanno», a contendere al collega Piacenza la Segreteria di Stato, i papabili possibili sono quattro, asiatici e sudamericani: l'arcivescovo di San Paolo Odilo Pedro Scherer in testa, Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, per ultimo. Nell'ipotesi, considerata remota, di un europeo , avrebbe chance Jean Pierre Ricard, metropolita di Bordeaux.
PADRE GEORG GANSWEIN JPEG
Ma tutto è in alto mare. A tal punto che ha cominciato a circolare, tra monsignori e sostituti, il nome di un membro della "covata" genovese, al pari del vescovo Guido Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche, quello che pronuncerà l'Extra omnes alla Sistina, e Ettore Balestrero, da poco nominato nunzio in Colombia. Si tratta di Francesco Moraglia, patriarca di Venezia. Ma l'ipotesi, malgrado le qualità del prelato di cui molti (cosa rara, di questi tempi, nella Città leonina) parlano bene, sembra un sintomo della confusione.
MONSIGNOR ETTORE BALESTRERO
«È vero che il patriarca porta per tradizione la veste rossa, ed è sicuro che nel prossimo concistoro a Francesco gli daranno la berretta», dice un suo compagno di seminario. «Ma ora dovrà aspettare. Neanche con Montini riuscirono a eleggere un papa fuori dal Sacro Collegio. E poi, francamente, di rivoluzione basta, e avanza, quella di Ratzinger».
ODILO PEDRO SCHERER JPEG
IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE, SOLO UNO GODE: RATZINGER -FINALMENTE A CASTEL GANDOLFO L’EX PAPA FA LA VITA CHE HA SEMPRE DESIDERATO - LA MESSA ALLE SETTE, IL ROSARIO IN GIARDINO, IL PIANOFORTE, LE PREGHIERE E TANTI LIBRI: ALTRO CHE QUEI ROMPICOJONI DELLO IOR E I CONTINUI VIAGGI - A CASTEL GANDOLFO DUE O TRE MESI MA POTREBBE RESTARCI MOLTO PIÙ A LUNGO...
Giacomo Galeazzi per "La Stampa"
PAPAGANDOLFOPAPA RATZINGER BENEDETTO
Ieri il Vaticano si è svegliato senza il Papa. E' stata una giornata a suo modo normale la prima trascorsa da Benedetto XVI come «Pontefice emerito». Mentre i mass media di tutto il mondo rilanciano le immagini di un gesto che ha cambiato la Chiesa, Joseph Ratzinger, sollevato da un peso divenuto insostenibile, lontano da una Curia segnata da «momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario», ha passato un giorno «nascosto dal mondo», il primo di una lunga serie.Ha celebrato messa alle 7 come al solito con i due segretari, si è dedicato al breviario, poi ha fatto colazione e ha aperto i messaggi ricevuti.
PAPA RATZINGER LASCIA IL VATICANO IN ELICOTTERO
In sottofondo la prediletta musica classica. Poi il pranzo assieme alla «famiglia» (Georg, Alfred, e le quattro «memores») e, dopo un breve riposo, alle 16 la recita del rosario passeggiando nei giardini di Castel Gandolfo. Al rientro nel palazzo si è immerso nella lettura dell'«Estetica teologica» di Hans Urs von Balthasar, tra i libri che ha portato con sé dal Vaticano. A cena una minestrina e un secondo, mezz'ora di telegiornale quindi un po' di pianoforte e presto a letto.«Una giornata passata tra la preghiera, la riflessione, la lettura», spiega padre Federico Lombardi. Aggiunge qualche dettaglio l'Osservatore romano. Benedetto XVI resterà a Castel Gandolfo forse due o tre mesi. «Ma chi può dirlo? Qui è a casa sua, nel senso che i luoghi gli sono familiari - spiega il direttore delle Ville Pontificie, Saverio Petrillo-. Si è trovato sempre tanto bene qui con noi. Abbiamo fatto di tutto, e faremo di tutto, per farlo stare ancora bene».
PAPACASTEL GANDOLFOPAPA RATZINGER LASCIA IL VATICANO IN ELICOTTERO
È anche stato accordato lo «Steinway & Sons», il pianoforte a mezza coda nero suonato da Benedetto XVI nei momenti di relax. Nei giorni passati, racconta don Georg, «il Papa suonava il pianoforte alla sera dopo la cena, come segno della distensione e della serenità del suo animo». A Castel Gandolfo c'è anche una piccola dimora pronta per ospitare Birgit Wansing, la laica consacrata del movimento di Schoenstatt, che lo ha sempre aiutato a scrivere. «Non ci farà mancare la ricchezza del suo pensiero», garantisce l'Osservatore. Anche il prefetto del Sant'Uffizio, Muller. non esclude che scriverà libri. Nascosto al mondo per quanto possibile dato l'assedio mediatico che costringe il Vaticano a descrivere nei dettagli la sua giornata più di quanto non si facesse quando era in carica.
LE ULTIME DA RADIO CONCLAVE: RIPULIRE IL VATICANO DAI VELENI DI VATILEAKS - QUELLA DEL PAPA ITALIANO È UNA PERVERSIONE DELLA CURIA INCAROGNITA, MALDIGERITA DALLE PORPORE STRANIERE - I NOMI DELLA ‘MOZIONE ROMANA’ (SCOLA, RAVASI E BAGNASCO) NON ECCITANO - DI PIÙ: SE L’EREDE DI RATZINGER DOVESSE USCIRE DAL LOTTO DEI ‘TERZOMONDISTI’, ANCHE IL SEGRETARIO DI STATO POTREBBE ESSERE ‘ESOTICO’…
Marco Ansaldo per "la Repubblica"
Scola, la sola roccia. A distanza, Ravasi. In fondo, lontano dalle prime posizioni, Bagnasco. Per il resto, un deserto. La lista più aggiornata dei candidati al prossimo pontificato è un fiorire di nomi stranieri. E il ritorno di un Papa italiano, un sogno che gode di ben poche speranze.
CARDINALE SCOLA
Scandali, veleni, corruzione, carrierismo minano oggi le possibilità che - 35 anni dopo Albino Luciani - venga scelto un pontefice proveniente dalla Penisola. Nel giorno in cui si riuniscono le Congregazioni generali, e le discussioni sul Conclave imminente entrano nel vivo, i cardinali stranieri mettono in forte dubbio l'elezione al Sacro soglio di un porporato italiano.
RAVASI CARDINALE
È la prima volta che la pattuglia composta dalle eminenze capaci nei secoli di fornire pontefici a profusione parte svantaggiata. Eppure continua a costituirne il gruppo più folto: 28 cardinali su 115 elettori.
Dopo di loro, gli americani: 12. E poi i tedeschi: 6. Il che significa, rispettivamente, potere e soldi. Capacità di influenza a livello geopolitico e possibilità di far affluire fondi. Non esattamente due questioni marginali, per una Chiesa in calo di fedeli e in crisi di vocazioni. Senza contare, inoltre, che gli americani sono in grado di organizzare i voti di tutto il continente, da Nord a Sud (quindi dal Canada fino a Brasile e Argentina).
IL CARDINALE ANGELO BAGNASCO JPEG
Mentre i tedeschi possono coagulare i voti importanti dell'area germanica, dall'austriaco Schoenborn allo svizzero Koch, dall'ungherese Erdo ai porporati di Polonia e Slovenia.
Ma soprattutto, la maggior parte delle eminenze venute da lontano, che questa mattina varcano l'Aula nuova del Sinodo per guardarsi negli occhi e confrontare le rispettive posizioni, non intendono ripetere l'esperienza di un Papa vecchio e non più capace di controllare la macchina, al punto da doversi clamorosamente dimettere.
CARDINALE MARC OUELLETMa soprattutto, la maggior parte delle eminenze venute da lontano, che questa mattina varcano l'Aula nuova del Sinodo per guardarsi negli occhi e confrontare le rispettive posizioni, non intendono ripetere l'esperienza di un Papa vecchio e non più capace di controllare la macchina, al punto da doversi clamorosamente dimettere.
Né quella di un governo pontificio percorso regolarmente negli anni da accuse e scandali. Nel mirino sono dunque finite la Segreteria di Stato guidata da Tarcisio Bertone e la Curia romana. A fare le spese di tutto ciò saranno in Conclave i porporati italiani. Il loro nome più spendibile resta quello dell'arcivescovo di Milano, Angelo Scola. Altri meditano invece la carta "internazionale" e di profilo alto rappresentata dal ministro della Cultura, Gianfranco Ravasi. Il compromesso verte sull'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, o su quello di Firenze, Giuseppe Betori. Ma al di là di queste scelte, è buio fitto.
IL CARDINALE BRASILIANO ODILO PEDRO SCHERER JPEG
Ben più solide appaiono alcune candidature provenienti da aree diverse. Dal canadese Ouellet all'americano Dolan, dall'ungherese Erdo al filippino Tagle, dal brasiliano Scherer al congolese Pasinya. Da oggi le eminenze si scrutano a porte chiuse, nel grande emiciclo posto due piani sopra l'Aula Paolo VI, quella delle udienze generali del mercoledì, ben attenti soprattutto a non sbagliare. Determinante diventa così quella che un osservatore definisce come «la tenuta psicologica dei cardinali». I porporati temono infatti l'ascesa di un secondo Benedetto XVI, il Papa che si è dimesso ufficialmente per ragioni di salute.
Vanno con la memoria anche a Luciani, a quel Giovanni Paolo I morto sotto il peso forse insostenibile del Papato. E procedono, informalmente, a screening psicologici che escludano candidati ritenuti oggi spendibili, ma un domani forse troppo fragili. «Votano il Papa perché faccia il Papa, e non perché un giorno molli tutto», spiega l'interlocutore. E si chiedono allora se l'emotività del canadese Marc Ouel-let, candidato perfetto secondo alcuni, non possa piuttosto costituire un criterio di giudizio. Se le accuse di non essere un decisionista al brasiliano Odilo Pedro Scherer non ne pregiudichino l'ascesa. E se la giovane età del filippino Luis Antonio Tagle non aiuti invece a pensarlo per un prossimo turno, quando mai sarà.
LARCIVESCOVO FILIPPINO LUIS ANTONIO TAGLE JPEG
Tranne Scola e Ravasi, italiani fuori dai giochi, dunque. Ma la disgrazia in cui sono caduti i candidati della Penisola rischia di andare ben oltre l'elezione del Papa, e giocare un brutto scherzo anche alla costruzione della nuova Segreteria di Stato. Che tanti stranieri vedono oggi priva di un leader tricolore.
L'irritazione dei porporati esteri è infatti tale da concentrarsi su un'ipotesi nuova: quella di un ticket tutto straniero, Papa e Segretario di Stato. Sarebbe un inedito (tranne il periodo in cui il francese Jean Marie Villot fu il braccio destro del polacco Karol Wojtyla per pochi mesi prima di morire). Ma dopo la rinuncia di Joseph Ratzinger al pontificato ora tutto è possibile.
Non solo. Ma per sostenere, almeno all'inizio, il nuovo Papa, un'ipotesi allo studio è di costituire un Consiglio della corona. Un cerchio ristretto di fedelissimi, quelli che lo eleggeranno, pronti a non lasciarlo solo e ad aiutarlo nella riforma di una Curia ritenuta ingovernabile. Un'opera di pulizia, dalla quale gli italiani verrebbero esclusi.
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