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lunedì 29 aprile 2013

Ci riprovano sempre!

Diaconesse, tabù finito?
Il presidente dei vescovi tedeschi,l’arcivescovo di Friburgo Robert Zollitsch, a conclusione di una riunione diocesana di quattro giorni alla quale hanno partecipato 300 esperti che hanno parlato di possibili riforme, ha detto che il diaconato femminile “non è più un tabù”. Nella riunione si è parlato anche della possibilità per idivorziati risposati di partecipare alla comunione eucaristica.

Le parole del presidente dei vescovi tedeschipotrebbero lasciar intendere la possibilità di arrivare all’ordinazione diaconale delle donne, anche se la dichiarazione pubblicata sul sito dell’arcidiocesi sembra riferirsi piuttosto a una forma di ministero diaconale “specifico” per le donne, distinto da quello maschile. Parole di apertura verso il diaconato ordinato femminile erano state a suo tempo pronunciate dal cardinale Carlo Maria Martini, dopo che Giovanni Paolo II, nella lettera “Ordinatio sacerdotalis” aveva escluso la possibilità per le donne di ricevere il sacerdozio. Il documento wojtyliano era stato pubblicato nel 1994, in seguito alla decisione della Chiesa anglicana di aprire al sacerdozio femminile.
Già allora diversi esperti fecero notare la differenza tra un diaconato femminile inteso come servizio e il diaconato come primo gradino dell’ordine sacro. Agli inizi del cristianesimo è infatti esistita una diaconia femminile (della quale parla anche san Paolo) ed è documentato che nel III secolo in Siria esistevano delle diaconesse che aiutavano il sacerdote nel battezzare le donne. Un ruolo attestato anche nelle Costituzioni apostoliche del IV secolo, che parlano di un apposito rito di consacrazione, distinto però da quello dei diaconi maschi.
Forme di servizio diaconale femminile sono state già da tempo istituzionalizzate -ad esempio negli anni scorsi dalla diocesi di Padova. Si tratta di donne che, pur senza vestire l’’abito religioso, hanno emesso i voti di obbedienza, povertà e castità. E sono state così consacrate come «collaboratrici apostoliche diocesane». Ruolo e compiti di questa nuova forma di servizio così viene spiegata dalla diocesi di Padova: «È una forma di diaconia femminile ispirata al Vangelo. Le collaboratrici apostoliche assumono la diaconia apostolica come progetto di vita accolto, approvato e orientato dal vescovo».
Tra i compiti a cui sono chiamate le «diaconesse» c’’è l’’annuncio della Parola, l’’educazione alla fede, le opere di carità al servizio dei poveri, la distribuzione della comunione, l’’animazione della liturgia, o la gestione di strutture come scuole e istituti.
Proprio per chiarire l’argomento, nel settembre 2001, l’’allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Joseph Ratzinger, insieme ai porporati Arturo Medina Estevez (Culto divino) e Dario Castrillón Hoyos (Clero) aveva firmato un documento, approvato da Papa Wojtyla, nel quale si affermava che «non è lecito porre in atto iniziative che in qualche modo mirino a preparare candidate all’’ordine diaconale».
Il nuovo vescovo di Ratisbona Rudolf Voderholzer , commentando le parole di Zollitsch,
ha precisato
 che il diaconato sacramentale, come il sacerdozio e l’episcopato, secondo la tradizione che si basa sulla Bibbia “è riservato gli uomini”.

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