ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 9 aprile 2013

L'ingenuo purtroppo...!


di Enrico Maria Romano
Purtroppo anche nell’era apertasi il 13 marzo u.s. con l’elezione al Soglio di Pietro di Papa Francesco, continua lo scandalo di un Osservatore Romano che, da portavoce ufficioso-ufficiale della Santa Sede, pare essersi trasformato in un foglio teo-pluralista, aperto cioè a tutte le tendenze e a tutte le ideologie, in nome della libertà religiosa, della laicità e dell’ecumenismo.
Così, il 4 aprile, assieme al solito quotidiano, è stato offerto ai lettori, il supplemento n. 11, di donne chiesa mondo, autodefinito come “inserto mensile a cura di Ritanna Armeni e Lucetta Scaraffia”, note intellettuali italiane che hanno fatto del femminismo la loro nuova religione civile.

Si tratta di un paginone di carta plastificata in cui le due menzionate intellettuali, assieme a molte altre giornaliste del gentil sesso, come Giulia Galeotti e Anna Foa, danno sfogo alle loro ansie di renvanscismo culturale, utilizzando la religione e il linguaggio cattolico come mero strumento per affermare l'ideologia femminista.

Censurando con maestria pari all’arroganza tutti i passi biblici i cui gli Apostoli e gli Evangelisti parlano dell’uomo-maschio come capofamiglia, e della donna come “sottomessa” all’uomo (sottomissione che è cosa radicalmente diversa dalla servitù e dallo sfruttamento pagano antico o laico-pagano contemporaneo), le teo-femministe usano la storia cristiana, la teologia, la spiritualità (anche di altre religioni) per portare avanti le loro istanze politiche ed ideologiche. Una vera e propria strumentalizzazione della religione per finalità non religiose, ed anzi anti-religiose, del tutto simile a quella di quei marxisti che crearono ex nihilo il mito del Cristo socialista o di quei verdi che inventarono il san Francesco ecologista, animalista e new age.

In questo numero, come negli altri fin qui pubblicati, tutto è usato in senso strumentale e spesso stravolto ai fini che sappiamo. L’editoriale di Ritanna Armeni, atea e abortista, in apertura recita: “Le donne e la politica nella storia e nell’immaginario collettivo sono state e, in gran parte, rimangono in contrapposizione. Ai più la politica non pare cosa femminile [il buon senso del popolo infatti è duro a morire…]. Ma oggi siamo ad una svolta. […] Di fronte al fallimento della politica gestita esclusivamente al maschile se ne cerca un’altra, più vera, più concreta, più vicina ai bisogni della vita quotidiana. Ed ecco che nella nebbia e nella confusione emerge un femminile […]. Sicuramente in una politica femminile sono presenti servizio, passione, fede. E anche competenza”. Ovvero le donne sarebbero più capaci degli uomini nell’amministrare la cosa pubblica? Ed esse sarebbero meno responsabili dei maschi nel collasso della politica di oggi? 

Teorie che, come faceva il vecchio femminismo, vogliono creare la guerra tra i sessi e parallelamente denigrare il sesso maschile in tutto quel che fa, mostrando per il fatto stesso che non ci sarebbero predisposizioni innate, come invece insegna la Bibbia e la tradizione sia cristiana sia universale. Gli articoli del numero sono puramente retorici e moralistici, e lo si vede sin dai titoli: Una cattolica alla guida della Polonia [ove non importa la fede, ma il sesso: per la coppia Armeni-Scaraffia è meglio una donna atea al governo di uno Stato che un uomo credente, e questo sull’OR!]; Dio e una donna fanno la maggioranza[ove si parla di Josephine Butler definita come “la femminista cristiana che fece conoscere oltremanica Caterina da Siena”]; La moderatora della Tavola[“Incontro con Maria Bonafede, la prima eletta alla guida dei valdesi”: che questi ultimi siano a favore di aborto, divorzio e nozze gay che importa al neo-OR?];  Tu in me e io in te, Signore [l’unico articolo a firma maschile: queste femministe praticano l’apartheid sessuale e fanno pure il vittimismo].

La religione cristiana in genere è odiata dalle femministe, e il buon cristiano evidentemente non può sostenere nessuna delle rivendicazioni storiche o recenti del femminismo (come l’aborto, il divorzio, il gender, la contraccezione, la parità assoluta tra i sessi, il governo “diarchico” della famiglia, il sacerdozio femminile, etc.) se vuole essere fedele alla Parola di Dio. Che queste neo-femministe ed anche teo-femministe cerchino di confondere le acque ai lettori cattolici è grave; ma che lo facciano dall’Osservatore Romano è semplicemente scandaloso.

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