ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 9 aprile 2013

Pontifex serius in curia seria


QUANDO IL SANT'UFFIZIO CONDANNAVA L'ESPRESSIONISMO

Crocifissione - Dalla Via Crucis di Servaes - 1919
di Francesco Colafemmina

C'è una storia collegata alla ferula di Scorzelli, è quella della via crucis di Albert Servaes (1883-1966). Servaes aveva realizzato nel 1919 quattordici disegni a carboncino su carta bianca che raffiguravano le stazioni di una Via Crucis pervasa da un forte pathos e una costante deformazione dei corpi nella loro espressione di estremo dolore. Si tratta di un chiaro esempio di “espressionismo” applicato al sacro. Servaes è infatti uno degli artisti della Scuola di Laethem, caratterizzati da una strenua ricerca di un privitimismo “esotico” nelle campagne di Laethem-Saint-Martin, nelle Fiandre. Il gruppo di Laethem, di cui il più noto esponente è Gustave de Smet, partiva da una critica all’Impressionismo sentito come troppo vicino alla sensibilità positivistica ed incapace di cogliere i contrasti e le ebollizioni della società che si avviava verso la prima guerra mondiale. 

L’espressionismo del gruppo di Laethem diventava così una ribellione alle forme leziose e delicate dell’impressionismo francese, attraverso la riscoperta di una tragica realtà interiore di cui l’artista si fa interprete. Ribellione sociale e individuale dell’artista, ribellione, nel caso di Laethem anche al mercantilismo tipico dei circoli espressionisti parigini. La condanna della Via Crucis di Servaes giunge così dal Sant’Uffizio, dopo la diretta approvazione di Papa Benedetto XV e costituisce un documento fondamentale giacché non è una semplice condanna di una specifica opera, bensì la messa al bando di un intero stile o di una scuola artistica: 

 DECRETUM DAMNANTUR SACRAE IMAGINES 
CUIUSDAM NOVAE SCHOLAE PICTORICAE 

Emi ac Rmi Domini Cardinales in rebus fidei et morum Inquisitores Generales, in ordinario consessu habito feria iv, die 23 februarii 1921, publice declarandum censuerunt: Imagines sacras cuiusdam novae scholae pictoricae, quarum specimen exhibetur in opusculo cui titulus: La Passion de Notre-Seigneur Jésus-Christ par Cyril Verschaeve (ornée de compositions d'Albert Servaes. Bruxelles et Paris. Librairie Natio- nale d'art et d'histoire G. van Oest et Ci e Editeurs, 1920), ad praescriptum canonis 1399, n. 12,prohiberi ipso iure, ideoque statim removendas esse ab Ecclesiis, Oratoriis, etc., in quibus forte expositae inveniantur. Et insequenti feria v, die 24 eiusdem mensis et anni, Sanctissimus D. N. Benedictus divina Providentia Papa XV, in solita audientia R. P. D. Assessori S. Officii impertita, relatam sibi Emorum Patrum resolutionem approbavit, mandans ad quos spectat ut eam servent et servare faciant. Datum Romae, ex aedibus S. Officii, die 30 martii 1921. A. Castellano, Supremae S. C. S. Off. Notarius. 

La condanna di una intera “nuova scuola pittorica” è singolare se letta alla luce di quel cambiamento che sarà introdotto nell’approccio della Chiesa all’arte con laSacrosantum Concilium nel 1963. La proclamazione dell’assenza di “stili propri della Chiesa” in SC 123, per quanto possa essere discutibile, non sottolinea tuttavia che la Chiesa ha nondimeno riprovato taluni stili come contrari alla fede e alla tradizione. E il caso dell’espressionismo realista belga è in tal senso emblematico.

La ferula di Scorzelli non è altro che la riproposizione di quell'espressionismo. E' la rivincita di Servaes proclamata al mondo nel 1965. E' vero, quella ferula è rimasta in vita per molti anni, perdendo in qualche modo il suo significato originario e assumendo nell'immaginario collettivo l'aspetto di un simbolo del pontificato di Giovanni Paolo II. Tuttavia è opportuno notare che Papa Francesco ha scelto un anello pontificio appartenuto a Mons. Pasquale Macchi, già segretario di Paolo VI.Curioso il fatto che anche questo anello abbia visto una improvvisa uscita dal sarcofago di un'altra mummia cardinalizia: il Cardinal Re. Colui che fu prefetto della Congregazione dei Vescovi pur senza esser stato né vescovo diocesano né tantomeno parroco, ha infatti suggerito a Papa Francesco la scelta di questo anello.

E Bergoglio l'ha scelto perché la sua dimensione estetica è strettamente legata all'epoca paolina. Epoca di sovvertimento estetico capitanato dai vari Lercaro, Francia e Fallani. Epoca iconoclasta par excellence. 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.